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TITO MACCIO PLAUTO

CASINA


Personaggi:
Olimpione, fattore di Lisidamo
Calino, scudiero di Lisidamo
Cleostrata, moglie di Lisidamo
Pardalisca, ancella di Lisidamo
Mirrina, amica di Cleostrata e moglie di Alcesimo
Lisidamo, un vecchio
Alcesimo, un vecchio, amico di Lisidamo
Citrione, cuoco
Un flautista.

Prologo
Nel prologo del testo in nostro possesso la commedia viene presentata come "vecchia". Si tratta infatti di una ripresa per nuove rappresentazioni tenutesi dopo la morte dell'autore. Si informa il pubblico che il modello greco è la commedia Clerumenoe (in latino Sortientes = Sorteggianti) del poeta Difilo e si anticipa brevemente l'argomento: il vecchio Lisidamo si è innamorato di una giovane che, abbandonata infante, era stata adottata dalla moglie di lui, Cleostrata. Per poter godere libermante della fanciulla cerca di farle sposare il suo fattore, ma anche il figlio di Lisidamo è innamorato della stessa ragazza e ha ideato un analogo espediente. Lisidamo trova il modo di allontanare il figlio rivale, ma sua moglie avendo intuito la tresca, prende le parti dell'assente ed ostacola i piani del marito.
 
Atto primo. Scena unica.
Olimpione e Calino, i servitori che vorrebbero sposare la giovane Casina, dialogano e litigano fra loro, quindi entrano nella casa di Lisidamo.

Atto secondo.
Cleostrata, moglie di Lisidamo, confida prima all'ancella Pardalisca, poi all'amica Mirrina, la sua gelosia verso il marito che - ha scoperto - si è innamorato della giovane che lei stessa ha allevato. Sopraggiunge Lisidamo, profumato di unguenti per far colpo su Casina, ed inizia un'animata discussione con la moglie a proposito della scelta di un marito per la giovane. Come anticipato nel prologo, egli vorrebbe che Casina sposasse il suo fattore, ma Cleostrata preferisce darla allo scudiero per compiacere suo figlio. I due decidono di convocare i servitori, Cleostrata tenterà diconvincere il fattore a rinunciare, Lisidamo farà altrettanto con Calino. Falliti i due tentativi a causa dell'ostinazione dei servitori, Lisidamo propone di tirare a sorte. Il sorteggio, preceduto da un vivace scambio di battute salaci fra i personaggi, assegna la vittoria ad Olimpione, il fattore e Lisidamo è ben lieto di poter ordinare alla delusa Cleostrata di procedere con i preparativi delle nozze.

Atto terzo.
Calino, di nascosto, spia i discordi di Lisidamo ed Olimpione. Lisidamo, fuori di se per la gioia, non risparmia effusioni verso il fattore tanto che Calino sospetta che si tratti di omosessualità, ma poi capisce come stanno realmente le cose. Continuando ad origliare, Calino viene a conoscere il piano di Lisidamo (egli vuole che Olimpione conduca la sposa nella casa del suo amico Alcesimo e gli permetta di trascorrere la notte con lei, promette in cambio la libertà al fattore). Calino, gongolante per la scoperta, prepara la sua vendetta.
Alcesimo ha concordato con Lisidamo di mandare sua moglie e tutta la servitù ad aiutare Cleostrata nei preparativi per le nozze, in modo da far trovare la casa vuota, ma Cleostrata - avvertita da Calino - rifiuta l'aiuto. Quando rientra Lisidamo, Cleostrata racconta che Alcesimo non ha voluto mandare la moglie ad aiutarla e suscita in questo modo una lite fra i due vecchi, tuttavia alla fine Alcesimo promette nuovamente all'amico di liberare la casa.
L'ancella Pardalisca esce correndo dalla casa e racconta terrorizzata a Lisidamo che Casina è impazzita, ha preso una spada e minaccia tutti, promettendo di uccidere lui ed Olimpione. Bisbigliando verso il pubblico, però, Pardalisca avverte che si tratta di un inganno tramato da Cleostrata e dalla sua amica Mirrina.

Atto quarto.
Mentre Lisidamo freme d'impazienza i preparativi procedono a rilento, Cleostrata ha infatti convinto i cuochi a perdere tempo e tutti contribuiscono a creare mille piccoli contrattempi incrementando la comicità della situazione. Lisidamo, che ha rinunciato a banchettare, comunica alla moglie la sua decisione di accompagnare gli sposi alla loro dimora in campagna per difenderli da eventuali malintenzionati. Infine entra in scena la sposa, ma in realtà si tratta di Calino opportunamente velato e camuffato.

Atto quinto.
Olimpione che ha condotto "la sposa" nella casa di Alcesimo ne esce inorridito. Nell'attesa di Lisidamo ha cercato di unirsi a Casina ma qui ha scoperto la triste verità. Preso a calci da Calino è scappato dalla casa lasciando che Lisidamo, che stava sopraggiungendo, facesse a sua volta la scoperta. Anche Lisidamo, sconvolto, esce dalla casa di Alcesimo e si trova fra due fuochi: da un lato Cleostrata vuole portarlo in casa e dargli la meritata ricompensa, dall'altro Calino, ancora vestito da donna ma con il volto scoperto, lo minaccia con un bastone. Alla fine le trame di Lisidamo ed Olimpione vengono confessate e Cleostrata, su invito dell'amica Mirrina, accetta di perdonare il pentitissimo marito.