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ARISTOFANE
TESMOFORIAZUSE - LA FESTA DELLE DONNE


Personaggi:
Mnesiloco
Euripide
Un servo di Agatone
Agatone
La banditrice
Coro delle donne
Tre donne
Clistene
Un pritano
Un arciere


La commedia è ambientata nel secondo giorno della Festa delle Donne. Si tratta delle Tesmoforie che si tenevano forse in ottobre in onore di Demetra e di Persefone.
La situazione spietatamente parodistica proposta da Aristofane è la seguente: Euripide, il grande tragediografo, è seriamente preoccupato che le donne di Atene, riunendosi in occasione della festa lo vogliano condannare per punirlo "di aver parlato male di loro" nelle sue tragedie.
Per prevenire questo pericolo ha deciso di chiedere all'effeminato poeta Agatone di travestirsi da donna e partecipare all'assemblea per parlare in sua difesa.
Euripide, accompagnato da Mnesiloco (un parente? un amico?) si reca a casa di Agatone per presentargli la sua richiesta.
Agatone compare in abiti femminili declamando versi dell'opera che sta componendo, comportamento che provoca commenti salaci da parte di Mnesiloco.
Agatone rifiuta, temendo di essere scoperto dalle donne ed a sua volta condannato, segue una scena marcatamente comica in cui Mnesiloco si offre di aiutare Euripide e viene da questi maldestramente rasato e depilato. Infine, vestito da donna con indumenti prestati da Agatone, Mnesiloco si avvia all'assemblea ma non senza aver fatto giurare ad Euripide che interverrà in caso di pericolo.
Ora la scena rappresenta l'assemblea delle donne, le quali discutono con vivacità gli argomenti del giorno.
Una di loro propone senza mezzi termini che Euripide venga eliminato perché colpevole di aver reso difficile la vita delle donne.
Le accuse che la donna muove contro Euripide, volutamente, non hanno un nesso logico diretto: ad esempio egli viene ritenuto responsabile del fatto che gli uomini sorveglino il comportamento delle donne con maggiore attenzione di un tempo.
Un'altra donna interviene sostenendo che lo scetticismo in materia religiosa che Euripide diffonde con le sue tragedie ha rovinato i suoi affari di venditrice di corone votive. Mnesiloco interviene in favore di Euripide, sostenendo che il poeta ha parlato male solo di personaggi del mito e non delle sue reali contemporanee sul comportamento delle quali ci sarebbe invece molto da dire, e lo dimostra con una serie di esempi di scaltrezza e di libidine muliebri provocando la reazione scandalizzata delle presenti e presto si arriva alla rissa.
Entra in scena Clistene, personaggio particolarmente effeminato che, proprio per questo, si dichiara affine e solidale con le donne: è venuto ad avvisare le partecipanti all'assemblea che gira voce ci sia fra di loro un infiltrato, un vecchio mandato da Euripide per spiare le loro deliberazioni. Con una rapida indagine il clandestino viene scoperto.
Per salvarsi Mnesiloco strappa una bambina dalle braccia di una donna e minaccia di ucciderla, ma si accorge che il suo ostaggio è in realtà una piccola botte di vino che la donna aveva avvolto in panni infantili per introdurla segretamente in assemblea.
Mnesiloco beve il vino inscenando, fra l'orrore delle donne, la parodia di un sacrificio rituale, viene trattenuto e minacciato, intanto Clistene corre a chiamare i pritani.
Di qui ha inizio la parte più movimentata e forse più divertente della commedia.
Per salvare Mnesicolo, Euripide entra in scena travestito da Menelao e tenta di convincere la donna che fa la guardia al prigioniero, che Mnesicolo sia in realtà Elena, da lui finalmente ritrovata in Egitto, innocente e vittima di Teoclimeno (si tratta di una parodia della tragedia Elena di Euripide).
Fallito questo tentativo, Euripide ci riprova travestito da Perseo ed ovviamente Mnesicolo passa ad interpretare Andromeda, ma intanto è arrivato un pritano che ha incatenato il povero Mnesicolo ad un palo e lo ha affidato alla soveglianza di un arciere.
L'arciere, che è uno scita, parla un pessimo greco con forte accento barbarico, particolare questo che, reso come si può nelle traduzioni, contribuisce non poco alla comicità della situazione.
Anche questa volta, davanti alle minacce del burbero custode, Euripide è costretto a ritirarsi.
Rientra infine in scena senza travestimento per proporre un accordo alle donne: se lasceranno libero Mnesicolo si impegna a non parlare male di loro nelle future tragedie, altrimenti - minaccia - quando i loro mariti torneranno dalla guerra racconterà loro tutti gli episodi di cui è a conoscenza.
Le donne accettano ma a questo punto il problema è quello di sottrarre Mnesicolo alla sorveglianza del guardiano. Euripide lo risolve con un espediente antico ma sempre efficace: si traveste da vecchia mezzana e rientra portando con se una giovane prostituta la quale riesce a facilmente distrarre lo scita coprendo la fuga del poeta e del suo amico.
La commedia si chiude sulla comica disperazione dell'arciere che, scoperto l'accaduto, non riesce ad accettare di essere stato ingannato.