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LUCIO ANNEO SENECA

FEDRA


Personaggi:

Ippolito
Fedra
Nutrice
Coro
Teseo
Nunzio


Il primo ad antrare in scena è Ippolito che in un lungo monologo dedicato alla caccia invoca Diana perché gli conceda il successo nella battuta alla quale si accinge. Ad esporre la situazione allo spettatore segue un dialogo serrato tra Fedra e la sua nutrice. Figlia di Minosse e di Pasifae, Fedra ha sposato Teseo ma è un'unione infelice a causa delle continue infedeltà ed assenze di lui. Mentre si svolge l'azione Teseo è infatti lontano da Atene, impegnato ad aiutare l'amico Piritoo nel folle tentativo di rapire Persefone dagli Inferi.
Ciò che sconvolge Fedra (e che costituisce il tema centrale della tragedia) è tuttavia l'essersi innamorata di Ippolito, figlio di Teseo e dell'amazzone Ippolita. Ma Ippolito è casto e misogino, consacratosi a Diana resterebbe inorridito se sapesse di essere amato dalla matrigna. Nelle parole della nutrice, che esorta Fedra ad allontanare da se l'insana passione, sono presenti concetti morali tipici dell'opera filosofica di Seneca: la lotta fra passione e volontà, la moralità, il pudore, il ruolo ammonitore della coscienza.
Fedra decide infine di morire per non cedere all'amore per Ippolito ma a questo punto è la nutrice che, per salvarla, si offre per un tentativo di convincere Ippolito ad assecondare la passione di Fedra.
Nel primo intervento del coro si parla dell'universale potere dell'amore, potere al quale uomini e dei non riescono mai a sottrarsi.
La nutrice incontra Ippolito e lo esorta a rinunciare all'ascetismo e a vivere i piaceri della sua giovane età, ma Ippolito le risponde con un elogio della semplice vita che conduce nei boschi dedicandosi alla caccia e con una dura invettiva contro le donne.
Entra in scena Fedra e finalmente confessa il suo amore ad Ippolito con un'appassionata dichiarazione. La reazione di Ippolito è violenta: maledice la matrigna scandalizzato dalla sua proposta e fugge lontano da lei.
E' a questo punto che la nutrice propone di accusare Ippolito di aver usato violenza a Fedra per evitare che Teseo, nel caso ritorni, punisca la moglie infedele. Liberato da Ercole, infatti, Teseo ritorna dagli Inferi e trova la sua casa in lutto. Fedra ha deciso di uccidersi e non vuole rivelarne la causa al marito ma quando questi minaccia di torturare l'anziana nutrice, Fedra afferma di essere stata disonorata da Ippolito.
Teseo invoca Nettuno (qui considerato suo padre) che aveva giurato di esaudire tre suoi desideri, perchè vendichi il suo onore facendo morire Ippolito.
Entra in scena un nunzio che descrive l'orrenda fine di Ippolito il cui corpo è stato trascinato dal suo carro fino ad essere completamente smembrato. A spaventare i cavalli e far cadere Ippolito è stato un mostro marino inviato da Nettuno che ha così esaudito il desiderio di Teseo.
Mentre nella tragedia di Euripide Ippolito viene raccolto ancora vivo e muore fra le braccia del padre, in Seneca il giovane muore fuori scena ed il nunzio descrive la macabra ricerca delle parti del suo corpo ad opera dei servi che cercano di ricomporre la salma.
Davanti al cadavere straziato, Fedra confessa a Teseo di aver mentito e si uccide.
La tragedia su chiude sulla disperazione di Teseo che invoca a sua volta la morte.