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PROCOPIO DI CESAREA
LA GUERRA GOTICA
Libro Primo
I
Mentre a
Bisanzio
regnava
Zenone
, l'
impero di Occidente
era tenuto da
Romolo Augustolo
, adolescente, sotto la reggenza del padre
Flavio Oreste
. Da tempo l'
impero d'Occidente
aveva stretto alleanze con alcune genti
gotiche
che erano entrate in modo preponderante a far parte dell'esercito. Quando queste genti pretesero l'assegnazione di un terzo delle terre d'
Italia
,
Oreste
si oppose e venne ucciso.
La rivolta dei soldati barbari fu guidata da uno di loro, di nome
Odoacre
, membro della guardia personale di
Augustolo
. Questi lasciò che il giovane imperatore si ritirasse a vita privata e prese personalmente il potere.
Intanto i
Goti
stanziati in
Tracia
minacciavano
Costantinopoli
. Accortamente
Zenone
persuase il loro capo
Teodorico
ad attaccare
Odoacre
in
Italia
per "procacciare a se ed ai
Goti
il dominio dell'
impero occidentale
".
Allettato dall'idea di conquistare l'
Italia
,
Teodorico
organizzò una grande spedizione portando con se tutta la sua gente. La mancanza di navi lo costrinse a procedere via terra lungo le coste dell'
Adriatico
fino alle
Alpi
.
Arrivati in
Italia
i
Goti
si scontrarono con l'esercito di
Odoacre
in numerose battaglie e conquistarono molte città. Infine assediarono
Ravenna
, città difficile da espugnare perché dotata di difese naturali, dove
Odoacre
ed i suoi si erano rifugiati.
Dopo tre anni di assedio
Odoacre
e
Teodorico
, con la mediazione del vescovo di
Ravenna
, si accordarono per regnare insieme, ma dopo qualche tempo
Teodorico
uccise a tradimento
Odoacre
durante un banchetto e prese definitivamente il potere.
Stando a
Procopio
,
Teodorico
fu un ottimo governante, all'altezza dei più grandi imperatori. Rispettò e fece rispettare le leggi, difese efficacemente i suoi confini e si fece amare dai sudditi
goti
e
italiani
.
L'unica ingiustizia commessa da
Teodorico
fu la condanna a morte dei senatori
Simmaco
e
Boezio
. Il prestigio dei due personaggi aveva attirato su di loro ogni sorta di invidia e provocato molte calunnie. A queste calunnie
Teodorico
aveva creduto ed aveva pronunciato la condanna, ma presto era stato colto dal rimorso: durante un pranzo aveva creduto di riconoscere nel muso di un grosso pesce che gli veniva servito le fattezze di
Simmaco
ed era rimasto tanto colpito dalla visione da morirne poco dopo.
II
A
Teodorico
successe il nipote
Atalarico
di otto anni, figlio di
Amalasunta
, sotto la reggenza della madre.
Amalasunta
governò con grande saggezza e moderazione ma fu avversata dai maggiorenti goti perché non si atteneva alle tradizioni barbariche.
Le continue cospirazioni spinsero
Amalasunta
ad allontanarsi dall'
Italia
chiedendo ospitalità e protezione al nuovo imperatore
Giustiniano
. In effetti
Amalasunta
partì portando con se il tesoro della corona dopo aver ordinato l'uccisione dei suoi tre principali avversari. Quando ebbe conferma che il suo ordine era stato eseguito tornò a
Ravenna
e riprese a regnare.
III
Atalarico
crebbe "immerso nella crapula smodata" e questo stile di vita minò rapidamente la sua salute. Comprendendo che il figlio non sarebbe vissuto a lungo,
Amalasunta
progettò di rimettere il potere nelle mani di
Giustiniano
.
Nello stesso periodo
Teodato
, figlio della sorella di
Teodorico
Amalafrida
, signore della
Toscana
, decise di vendere i suoi domini all'imperatore per trasferirsi a
Bisanzio
.
Giustiniano
, al quale
Amalasunta
aveva segretamente comunicato le proprie intenzioni, inviò in
Italia
come suo legato il
patrizio Pietro
.
IV
Amalasunta
controllò e represse gli abusi di
Teodato
sui suoi sudditi e sui sui vicini in
Toscana
, ma quando
Atalarico
morì, considerando la debolezza della sua posizione, la regina volle associare
Teodato
al trono. Poco dopo
Teodato
raccolse intorno a se gli avversari politici di
Amalasunta
e, deposta la regina, la fece imprigionare nel castello dell'
Isola Martana
nel lago di
Bolsena
.
Quando il legato
Pietro
informò
Giustiniano
di queste vicende, l'imperatore fece sapere ad
Amalasunta
che l'avrebbe protetta ed aiutata ma
Teodato
permise che i vecchi nemici della regina penetrassero nella prigione di lei e la uccidessero.
Per ordine di
Giustiniano
Pietro
presentò a
Teodato
la dichiarazione di guerra.
V
La prima azione di
Giustiniano
nella guerra contro i
Goti
fu la spedizione comandata da
Mundo
, capitano degli
Illiri
, per conquistare
Salona
in
Dalmazia
. Intanto si organizzava un esercito ed una flotta e
Giustiniano
inviava ambasciatori presso i
Franchi
per invitarli ad un'alleanza contro i
Goti
.
Il comando generale fu affidato a
Belisario
, reduce della vittoriosa campagna contro i
Vandali
.
Belisario
attaccò la
Sicilia
togliendo a
Goti
Catania
,
Siracusa
e - con l'intervento della flotta -
Palermo
.
VI
Tramite l'ambasciatore
Pietro
ed altri inviati
Teodato
tentò un accordo riconoscendo la supremazia di
Giustiniano
e accettando una serie di limitazioni della propria autorità, ma i legati portavano all'imperatore anche una proposta alternativa da presentare nel caso in cui la prima fosse stata rifiutata. Infatti, quando
Giustiniano
respinse le condizioni di resa,
Pietro
mostrò la seconda lettera con la quale
Teodato
rimetteva il regno all'imperatore con la sola richiesta di possedimenti che gli garantissero una vita dignitosa.
Contento di questa soluzione
Giustiniano
inviò di nuovo
Pietro
con un suo messaggio di conferma e
Belisario
per prendere in consegna il regno.
VII
I
Goti
attaccarono
Salona
per riprenderla. Nella battaglia morì
Maurizio
, figlio di
Mundo
. Per vendicare il figlio,
Mundo
intraprese una nuova battaglia, i due scontri ebbero esito incerto e molti caduti da ambo le parti.
Teodato
ricevette gli ambasciatori di
Giustiniano
ma non volle firmare alcun trattato e trattenne gli ambasciatori senza fornire giustificazioni. Saputo ciò
Giustiniano
ordinò a
Belisario
di portare senz'altro la guerra in
Italia
.
VIII
Muovendo dalla
Sicilia
,
Belisario
risalì la penisola con l'esercito e la flotta. Giunto a
Napoli
trattò con i cittadini perché si arrendessero spontaneamente. A
Napoli
prevalse l'opinione di quanti preferivano il dominio dei
Goti
e
Belisario
cinse d'assedio la città.
IX - X
L'assedio di
Napoli
si presentava difficile ma un soldato di
Belisario
trovò il modo di accedere alla città tramite un acquedotto e, dopo soli venti giorni, l'esercito imperiale concluse vittoriosamente la vicenda.
Belisario
si comportò con clemenza sforzandosi di limitare la violenza dei suoi soldati e liberando i prigionieri.
XI
Mentre
Belisario
avanzava in
Italia
e conquistava
Napoli
,
Teodato
rimaneva inerte a
Roma
, incapace com'era (secondo
Procopio
) di organizzare una difesa valida contro un avversario tanto potente.
Questa situazione non fu tollerata dai
Goti
che scelsero un nuovo re nella persona di
Vitige
, già ufficiale dell'esercito di
Teodorico
(
536
).
Teodato
cercò di mettersi in salvo fuggendo a
Ravenna
ma, su ordine di
Vitige
, venne catturato ed ucciso.
Vitige
decise di ritirarsi a
Ravenna
e di rimandare lo scontro con l'esercito imperiale in considerazione dell'impegno militare che i
Goti
stavano sopportando nella guerra contro i
Franchi
.
XII
Per chiarire la situazione
Procopio
apre una digressione sui
Franchi
. In origine i
Franchi
erano una modesta tribù germanica della
Gallia
, per molto tempo sottomessa ai
Romani
.
Successivamente ampie regioni della
Gallia
passarono sotto i
Visigoti
che, dopo essersi scontrati con
Odoacre
, trovarono con questi un accordo in merito. Morto
Odoacre
, i
Visigoti
, preoccupati dai
Germani
, cercarono l'alleanza di
Teodorico
, alleanza che fu suggellata con il matrimonio di
Alarico II
, re dei
Visigoti
, con
Teodegota
figlia di
Teodorico
.
I
Franchi
avevano combattuto contro i
Borgognoni
.
Teodorico
aveva preso parte a questa guerra ma aveva volutamente fatto in modo che il suo esercito giungesse in ritardo sul campo della battaglia decisiva ottenendo così i benefici della vittoria senza rischio per le sue truppe.
Più tardi i
Franchi
, accresciuta la loro potenza, attaccarono i
Visigoti
. L'esito di questa guerra fu disastroso per i
Visigoti
che persero gran parte dei loro domini in
Gallia
e contarono numerosi caduti fra i quali lo stesso
Alarico
. Al sopraggiungere dell'esercito di
Alarico
, tuttavia, i
Franchi
si ritirarono oltre il
Rodano
lasciando ai
Goti
i territori appena conquistati.
Teodorico
diede il regno a suo nipote
Amalarico
, ancora bambino, assumendo la tutela, quindi tornò a
Ravenna
collocando presidi in
Gallia
e in
Spagna
.
XIII
Morto
Teodorico
i
Franchi
ripresero la loro espansione ai danni dei
Turingi
e dei
Borgognoni
.
I
Visigoti
cercarono l'amicizia dei
Franchi
e
Amalarico
sposò la sorella del loro re
Teodeberto
, ma più tardi
Franchi
e
Visigoti
, ortodossi i primi e
ariani
i secondi, vennero in contrasto per questioni religiose. I
Visigoti
furono sconfitti ed i superstiti rifugiarono in
Spagna
dove
Teude
, il comandante
goto
inviato da
Teodorico
, governava da tiranno.
Al momento della nomina di
Vitige
un presidio di
Goti
in
Gallia
vigilava contro eventuali tentativi di invasione da parte dei
Franchi
.
Vitige
decise di stipulare con i
Franchi
un accordo che era già stato proposto da
Teodato
, quindi richiamò il presidio.
XIV
Belisario
, lasciati trecento uomini a presidiare
Napoli
, si mise in marcia verso
Roma
. I
Romani
, considerata la rapida caduta di
Napoli
e sollecitati da papa
Silverio
, fecero sapere che avrebbero accolto l'esercito imperiale senza combattere. Il presidio militare
goto
lasciò la città e si ritirò a
Ravenna
, ad eccezione del comandante Leuderi che
Belisario
inviò a
Bisanzio
con le chiavi delle porte di
Roma
.
Belisario
si insediò a
Roma
e si dedicò a fortificare la città come se prevedesse un assedio.
VI
Durante la marcia dalla
Sicilia
a
Roma
di
Belisario
molte popolazioni si erano volontariamente consegnate agli imperiali, tanto che
Procopio
può affermare che a questo punto
Belisario
aveva sottomesso tutta l'
Italia
"al di qua del golfo
Ionio
fino a
Roma
e al
Sannio
".
XVI
Da
Roma
Belisario
inviò milizie a conquistare varie città dell'
Umbria
e della
Toscana
.
L'esercito imperiale si scontrò vittoriosamente con quello dei
Goti
(
537
) a
Perugia
. Intanto
Vitige
cercava di riprendere la
Dalmazia
ed assediava
Salona
. Venuto a sapere che l'esercito di
Belisario
era più esiguo di quanto credesse, decise di attaccare gli imperiali a
Roma
.
XVII
Belisario
, preparandosi all'attacco dei
Goti
, richiamò i propri ufficiali lasciando in
Umbria
solo alcuni presidi in punti strategici. Giunti a breve distanza da
Roma
i
Goti
trovarono un presidio degli imperiali sul
Tevere
, dove era stata costruita una torre fortificata per ritardare il passaggio dei nemici. I soldati di guardia alla torre, tuttavia, disertarono e fuggirono.
XVIII
I
Goti
superarono quindi la torre senza difficoltà e, oltrepassato il
Tevere
, si scontrarono con un manipolo comandato da
Belisario
in persona che stava perlustrando la zona. Nella battaglia che seguì il generale rischiò di perdere la vita. I combattimenti durarono fino a notte ma infine
Belisario
riuscì ad allontanare i nemici dalle mura e rientrò in città.
XIX
Procopio
descrive gli accampamenti che, dopo la prima battaglia, i
Goti
disposero intorno alla città e l'organizzazione di
Belisario
per resistere al lungo assedio.
XX
Vitige
inviò ambasciatori a
Belisario
proponendogli di lasciare
Roma
indisturbato ma il generale rifiutò seccamente, nonostante il malcontento dei cittadini che, senza aver avuto alcuna responsabilità, si trovavano a dover sopportare i disagi ed i pericoli dell'assedio.
XXI
Fallito il tentativo diplomatico,
Vitige
si preparò all'attacco predisponendo le sue macchine da guerra. Dal canto suo
Belisario
fece altrettanto munendo i difensori di balestre ed altri ordigni.
XXII
Belisario
respinse facilmente il primo attacco alla
Porta Salaria
colpendo i buoi che tiravano le torri mobili con le quali i nemici intendevano superare le mura. Il suo ufficiale
Costantino
difendeva la
Porta Aurelia
dove un altro attacco venne respinto lanciando pietre dall'alto della
Mole Adriana
.
XXIII
Dopo aver difeso per alcune ore le porte della città
Belisario
ordinò una violenta sortita che ebbe grande successo. I
Goti
persero molti uomini e furono costretti a ritirarsi.
XXIV
Consapevole delle difficoltà di difendere
Roma
,
Belisario
scrisse a
Bisanzio
chiedendo rinforzi.
Giustiniano
organizzò rapidamente truppe e navi affidandone il comando agli ufficiali
Valeriano
e
Martino
, ma il sopravvenire della cattiva stagione costrinse la flotta a svernare presso le coste greche.
XXV
Per diminuire il fabbisogno di cibo
Belisario
ordinò che le donne, i bambini e quanti non potevano contribuire alla difesa della città partissero per la
Campania
. Non era difficile allontanarsi indisturbati da
Roma
perché i
Goti
non riuscivano a circondare completamente la città.
Fra i vari provvedimenti di
Belisario
,
Procopio
ricorda che espulse il papa
Silverio
, sospettato di connivenza con i
Goti
e lo sostituì con
Vigilio
.
XXVI
Per rappresaglia
Vitige
fece uccidere tutti i senatori romani che si trovavano a
Ravenna
, quindi conquistò il porto alla foce del
Tevere
privando gli assediati di un'importante fonte di approvvigionamenti.
XXVII
Venti giorni dopo la perdita del porto gli assediati furono raggiunti da rinforzi inviati da
Bisanzio
, milleseicento uomini a cavallo.
Belisario
ne approfittò subito e con una rapida serie di sortite inflisse ai nemici gravi perdite.
XXVIII
Nonostante il successo delle sue incursioni,
Belisario
sollecitato dai suoi stessi soldati decise che era giunto il momento di rischiare la battaglia campale. Lasciò nella retroguardia la scarsa fanteria e le forze composte dalla cittadinanza romana inesperta di combattimenti e schierò la cavalleria arricchita dai rinforzi da poco giunti da
Bisanzio
.
XIX
La battaglia campale ebbe per i
Romani
un pessimo esito: la superiorità numerica dei
Goti
prevalse e gli uomini di
Belisario
furono costretti a rientrare precipitosamente entro le mura.
Libro Secondo
I
Dopo questo insuccesso gli imperiali tornarono alla guerriglia:
Procopio
descrive una serie di rapide azioni, incursioni, duelli nei quali
Bizantini
e
Romani
avevano in genere la meglio sugli assedianti.
II
Verso l'estate arrivarono i messi da
Bisanzio
portando denaro per pagare i soldati. Per evitare che la missione fosse sopraffatta dai nemici
Belisario
eseguì una serie di incursioni distraendo i
Goti
ed impedendo loro di allontanarsi dalla città. Mentre si svolgevano nuovi combattimenti una scorta di cavalieri andava incontro ai legati di
Giustiniano
e li accompagnava incolumi a
Roma
.
III
All'inizio dell'estate arrivò la peste che insieme alla fame portò gli assediati alla disperazione. I
Goti
avevano fortificato un tratto degli antichi acquedotti fra la
via Appia
e la
via Latina
e, evitando di combattere ancora, si limitavano ad impedire ogni rifornimento. I
Romani
sollecitavano
Belisario
perché si arrivasse con uno scontro finale ad una conclusione dell'assedio ma il generale prendeva tempo confidando in nuovi aiuti da
Bisanzio
.
IV
Belisario
inviò
Procopio
a
Napoli
in cerca di rifornimenti e rinforzi. Si tratta del
Procopio
autore dell'opera che dimostra quanto diretta sia la sua testimonianza.
Intanto una parte dei soldati di
Belisario
uscirono segretamente dalle mura e, sistemandosi oltre i campi dei nemici, ostacolavano i rifornimenti dei
Goti
.
A
Napoli
Procopio
reclutò cinquecento soldati e procurò frumento e vettovaglie da spedire a
Roma
, dopo poco fu raggiunto da
Antonina
, moglie di
Belisario
.
V
Intanto a
Napoli
,
Otranto
ed altri porti italiani approdavano altre truppe inviate da
Giustiniano
che si concentrarono a
Napoli
e si misero in marcia verso
Roma
mentre una flotta bizantina le seguiva lungo la costa trasportando rifornimenti. Informato dell'arrivo dei rinforzi, per evitare che venissero ostacolati,
Belisario
organizzò nuove azioni per impegnare il nemico.
VI
Non meno stremati degli avversari dalla peste e dalla guerra i
Goti
decisero di tentare una soluzione pacifica ed inviarono ambasciatori a
Belisario
.
Procopio
riferisce (o immagina) un colloquio nel quale gli ambasciatori sostengono che l'
Italia
appartenga di diritto ai
Goti
da quando
Zenone
mandò
Teodorico
contro
Odoacre
mentre
Belisario
insiste che
Teodorico
, che avrebbe dovuto liberare l'
Italia
e non occuparla, abusò dell'incarico.
Il generale rifiuta tutte le proposte degli ambasciatori ma accetta di stipulare una tregua per permettere a
Vitige
di inviare una delegazione a
Bisanzio
per trattare direttamente con l'imperatore.
VII
Mentre si discutevano i termini della tregua ed i contendenti si scambiavano ostaggi,
Belisario
riuscì a ricevere i rifornimenti che furono trasportati dal mare risalendo il
Tevere
.
Non mancarono da ambo le parti violazioni della tregua e
Belisario
inviò un contingente comandato dal suo ufficiale
Giovanni
nel
Piceno
pronto ad aggredire e saccheggiare i centri locali dove si trovavano i parenti di molti
Goti
impegnati nell'assedio.
Intanto gli imperiali avevano preso
Civitavecchia
per impedire che gli assedianti ricevessero rifornimenti via mare e, occupando anche la cittadina di
Albano
, avevano di fatto circondato la zona in cui erano accampati i
Goti
.
VIII
Durante la tregua
Belisario
fece uccidere
Costantino
, uno dei più alti ufficiali del suo esercito. In questa opera
Procopio
fornisce come pretesto un'insubordinazione di
Costantino
ma, come si evince dalla
Storia segreta
a spingere
Belisario
a questo atto fu la moglie
Antonina
perché
Costantino
aveva scoperto una sua tresca amorosa.
IX
Durante la tregua i
Goti
tentarono più volte di penetrare nella città ma senza successo.
Procopio
racconta alcuni tentativi falliti, l'ultimo dei quali si conclude con il tradimento di un soldato
goto
che rivela l'insidia a
Belisario
.
X
Belisario
ordinò a
Giovanni
di agire e questi prese a devastare il
Piceno
, arrivò a conquistare
Rimini
e da qui minacciò
Ravenna
. Proccupatissimi per questa minaccia i
Goti
si affrettarono a lasciare
Roma
dopo un assedio durato un anno e nove giorni.
Belisario
li inseguì combattendo un'ultima violenta battaglia.
XI
Vitige
cercò di organizzare la difesa di
Ravenna
e di riprendere
Rimini
, dal canto suo
Belisario
non si curò particolarmente di
Rimini
preferendo viaggiare verso la capitale.
Durante il viaggio i
Romani
tentarono di prendere la fortezza di
Petra Pertusa
(Passo del Furlo)
, dotata di formidabili difese naturali. Vi riuscirono soltanto provocando una valanga di rocce sul presidio. I
Goti
che si trovavano nella fortezza si arresero senza combattere.
XII
Quando
Vitige
attaccò
Rimini
a difenderla c'era un piccolo gruppo di soldati imperiali al comando di
Giovanni
. Intanto una parte delle forze di
Belisario
raggiunse via mare
Genova
e di qui
Pavia
, che fu cinta d'assedio dopo una violenta battaglia, e
Milano
che venne rapidamente conquistata.
I
Goti
, insieme a truppe alleate inviate da
Teodeberto
re dei
Franchi
, assediarono gli imperiali a
Milano
. Si era alla fine del terzo anno di guerra.
XIII
La guerra dilaga e
Goti
ed imperiali si scontrano in numerose località dell'
Italia
centrale e settentrionale. Mentre i
Goti
cercavano di espugnare la fortezza di
Ancona
nell'estate del
538
giunse nel
Piceno
un nuovo esercito bizantino comandato da
Narsete
, un eunuco prefetto del tesoro imperiale.
XIV
La presenza nell'esercito di
Narsete
di un cospicuo contingente di
Eruli
da occasione a
Procopio
di una digressione su questo popolo.
Anticamente gli
Eruli
vivevano oltre il
Danubio
, erano pagani ed avevano costumi estremamente barbari, come la soppressione dei vecchi e dei malati. Cresciuti di numero si rivelarono molto bellicosi ed aggressivi verso i vicini ed arrivarono a sottomettere i
Longobardi
. Successivamente gli
Eruli
attaccarono di nuovo i
Longobardi
, che pure pagavano il tributo che era stato loro imposto, ma questa volta furono sconfitti e sterminati.
I superstiti vagarono a lungo. Occuparono il paese che i
Rugi
, trasferitisi in
Italia
con i
Goti
, avevano abbandonato, più tardi emigrarono nel paese dei
Gepidi
con i quali vennero in contrasto. Passarono infine il
Danubio
ed ottennero dall'imperatore
Anastasio
un territorio dove stabilirsi ma dimostratisi ostili verso i
Romani
vennero nuovamente scacciati.
Giustiniano
fece loro dono di un altro territorio e li persuase a convertirsi al
Cristianesimo
. Resi più miti i loro costumi dalla nuova religione, gli
Eruli
stabilirono rapporti amichevoli con i
Romani
e a volte combatterono al loro fianco.
Quando uccisero il loro capo decisero di affidare il comando ad una persona di stirpe regale da far venire dall'isola di
Thule
.
XV
L'isola di
Thule
era un'isola dell'estremo Nord dove per quaranta giorni in estate il sole non tramontava mai mentre in inverno per quaranta giorni non sorgeva.
Qui era giunta una parte degli
Eruli
dispersi dai
Longobardi
e qui furono inviati ambasciatori per cercare un nuovo re. Mentre si svolgeva questa missione, tuttavia, fu richiesto anche a
Giustiniano
di mandare un nuovo capo e l'imperatore scelse un
erulo
di nome
Suartua
da tempo residente a
Bisanzio
. Inizialmente gli
Eruli
mostrarono di gradire
Suartua
ma quando si seppe che la missione inviata a
Thule
stava tornando con il nuovo capo si crearono tensioni,
Suartua
ordinò di uccidere tutti i membri della missione, l'imperatore di
Bisanzio
gli confermò il comando. Infine gli
Eruli
, temendo le legioni imperiali, defezionarono e passarono ai
Gepidi
.
Suartua
fuggì a
Costantinopoli
dove ebbe dall'imperatore il comando delle truppe stanziate in città.
XVI
Belisario
e
Narsete
riunirono i loro eserciti a
Fermo
dove si discusse se liberare
Rimini
o attaccare direttamente
Ravenna
.
Belisario
avrebbe preferito evitare
Rimini
perché temeva il forte presidio
goto
di
Osimo
ma
Narsete
ed altri ufficiali insistevano sostenendo che la caduta di
Rimini
avrebbe comportato gravi danni per l'impero.
Intanto giunse un messaggio di
Giovanni
che avvertiva che non sarebbe riuscito a reggere l'assedio per più di sette giorni a causa della carenza di viveri.
Infine si decise di concentrare le forze, compresa la flotta, su
Rimini
lasciando un presidio di mille uomini a contrastare, se necessario i
Goti
di
Osimo
.
XVII
Quando
Giovanni
era giunto nel
Piceno
, nella confusione un neonato era stato abbandonato e nutrito da una capra. Di questo singolare episodio fu testimone oculare
Procopio
al quale vennero mostrati il bambino e la capra che ancora se ne prendeva cura.
Avvicinandosi a
Rimini
Belisario
incontrò un piccolo drappello di
Goti
che rapidamente debellò. I
Goti
superstiti corsero da
Vitige
per avvertire dell'arrivo di un esercito imperiale del quale esagerarono le dimensioni. Durante la notte, come aveva ordinato
Belisario
, i
Romani
accesero molti fuochi per dare l'impressione di un accampamento più grande del reale. All'alba fu avvistata la flotta bizantina che si avvicinava alla costa. Il risultato di tutto ciò fu la fuga dei
Goti
che lasciarono
Rimini
senza combattere.
XVIII
Il comandante della flotta fece prigionieri tutti i
Goti
che non erano riusciti ad allontanarsi in tempo e prese possesso di tutti i beni abbandonati dai fuggiaschi. L'episodio di
Rimini
acuì i contrasti fra
Belisario
e
Narsete
che discussero di nuovo a proposito delle successive operazioni da compiere.
Belisario
affermava di detenere il comando supremo come veniva confermato da una lettera di
Giustiniano
, ma
Narsete
sosteneva che le idee di
Belisario
non giovavano alla causa dell'impero e che quindi gli altri ufficiali non avrebbero dovuto eseguire i suoi ordini.
XIX
Belisario
assediò
Urbino
mandando parte delle sue forze ad assediare
Orvieto
. Dopo qualche tempo
Narsete
, che insisteva per concentrare le azioni militari in
Emilia
, abbandonò
Urbino
per muovere nuovamente verso
Rimini
.
Belisario
, nonostante la defezione di
Narsete
, riuscì ugualmente a prendere
Urbino
, agevolato dalla penuria di acqua potabile che tormentava gli assediati.
Intanto
Narsete
inviò
Giovanni
alla conquista di
Cesena
, operazione che non ebbe successo, in compenso conquistò
Imola
e ridusse l'
Emilia
in potere dell'imperatore.
XX
Belisario
mandò parte dell'esercito a svernare a
Fermo
e si concentrò su
Orvieto
che continuava a resistere grazie alle sue formidabili difese naturali.
Intanto in molti luoghi d'
Italia
la guerra aveva portato la carestia e la fame uccideva migliaia di persone.
XXI
Belisario
inviò gli ufficiali
Martino
e
Uliari
contro
Uraia
che assediava
Milano
.
Milano
era difesa da
Mundila
, "lancia spezzata" di
Belisario
il quale in un discorso esortava i suoi a resistere fino alla fine preferendo una morte gloriosa ad una vita di servitù.
Tuttavia i
Goti
assedianti erano molto forti ed erano aiutati da contingenti di
Liguri
e di
Borgognoni
. Gli imperiali raggiunsero le rive del
Po
ma prima di oltrepassare il fiume
Martino
scrisse a
Belisario
per chiedere aiuti da parte di
Giovanni
e
Giustino
che si trovavano nell'
Emilia
ormai sottomessa. La solita discordia fra
Belisario
e
Narsete
ritardò l'invio di rinforzi e prima che i
Romani
passassero il
Po
Milano
si era arresa ai
Goti
.
XXII
Al termine dell'inverno
Belisario
mosse verso il
Piceno
e durante il viaggio fu informato della caduta di
Milano
.
Giustiniano
richiamò
Narsete
a
Bisanzio
confermando a
Belisario
il comando supremo. Intanto
Vitige
, preoccupato a un prevedibile attacco di
Belisario
contro
Ravenna
, decise con i suoi consiglieri di provocare un'altra guerra che impegnasse i
Bizantini
lontano dall'
Italia
.
Inviò quindi due messaggeri, falsi sacerdoti
liguri
, con una lettera al re persiano
Cosroe
che fu così indotto ad attaccare
Bisanzio
violando trattati precedenti.
Giustiniano
decise quindi di concludere rapidamente la guerra in
Italia
e richiamare
Belisario
in Oriente.
XXIII
Belisario
aveva intanto deciso di eliminare quelle forze gote che avrebbero potuto contrastarlo durante l'attacco a
Ravenna
. Inviò quindi
Cipriano
e
Giustino
contro
Fiesole
,
Martino
e
Giovanni
sul
Po
per controllare
Uraia
e si diresse contro
Osimo
.
La posizione elevata di
Osimo
la rendeva praticamente inespugnabile e
Belisario
si rassegnò a sperare di conquistare la città per fame. I suoi uomini bloccavano le sortite degli assediati ma spesso cadevano nei loro agguati, così
Belisario
- consigliato da
Procopio
- organizzò opportuni segnali di ritirata per minimizzare le perdite di questi combattimenti.
XXIV
Il presidio
goto
di
Osimo
con un espediente riuscì ad inviare una richiesta di aiuto a
Vitige
e questi rimandò indietro i messi con la promessa di un sollecito intervento ma, riflettendo sui rischi dell'operazione e sulle difficoltà che avrebbe incontrato nel rifornire il suo esercito, infine si astenne dal soccorrere
Osimo
.
Mandò invece i
Liguri
di
Uraia
in aiuto a
Fiesole
ma
Uraia
si accampò nei pressi degli assedianti senza decidersi ad intervenire concretamente.
XXV
I
Franchi
pensarono di approfittare della situazione per tentare un'impresa in
Italia
, certi che
Goti
e
Romani
fossero esausti per la lunga guerra.
Un esercito franco comandato da
Teodeberto
varcò le
Alpi
, superò il
Po
ed attaccò
Pavia
. Qui i
Franchi
riuscirono a sconfiggere sia i
Goti
che i
Romani
ma in breve si trovarono a corto di vettovaglie. Scoppiò inoltre fra di loro un'epidemia di dissenteria e
Teodeberto
, comprendendo che non sarebbe riuscito a spingersi oltre, tornò al suo paese.
XXVI
Gli assediati di
Osimo
corruppero un soldato romano perchè portasse un loro messaggio a
Vitige
. Il re rispose adducendo come pretesto per il suo ritardo l'attacco dei
Franchi
e promise di nuovo il suo aiuto. Lo scambio di messaggi si ripetè rinnovando le speranze degli assediati. Infine
Belisario
catturò un
Goto
che rivelò le attività del messaggero corrotto, il quale venne bruciato vivo.
XXVII
Belisario
tentò di interrompere l'acquedotto che alimentava
Osimo
per prendere gli assediati con la sete, ne nacque una furiosa battaglia con molti caduti, allora
Belisario
fece avvelenare l'acqua ma gli assediati resistettero ancora accontentandosi di un pozzo interno alle mura.
Fu la resa di
Fiesole
, che avvenne in quel periodo, a convincere il presidio di
Osimo
che gli aiuti da
Ravenna
non sarebbero arrivati ed infine i barbari si arresero con la condizione di aver salva la vita e metà dei loro beni.
XXVIII
Dopo la resa di
Osimo
Belisario
intraprese la conquista di
Ravenna
. Iniziò preoccupandosi di bloccare i vettovagliamenti che la città poteva ricevere sia dal
Po
che dal mare e, corrompendo un Ravennate, fece incendiare i granai della città.
Intanto
Vitige
riceveva ambasciatori
franchi
e
bizantini
. I primi gli proponevano un'alleanza per espellere
Belisario
dall'
Italia
e governare insieme il paese, i secondi cercavano un accordo per concludere la guerra.
Consultati i suoi consiglieri,
Vitige
rifiutò le proposte dei
Franchi
ed avviò trattative con i
Bizantini
, ma non per questo
Belisario
smise di intercettare i rifornimenti alla città.
La resa spontanea di alcuni presidi goti in
Liguria
impedì che
Uraia
, che si trovò improvvisamente privato di molti uomini, portasse soccorsi a
Ravenna
.
XXIX
I senatori
Domnico
e
Massimino
portarono a
Vitige
il messaggio di
Giustiniano
che gli proponeva di conservare metà del tesoro e regnare sulla regione al di la del
Po
lasciando all'impero l'altra parte del tesoro e tutti i paesi al di qua del
Po
.
Vitige
promise di accettare ma
Belisario
, che aveva sperato in una resa incondizionata dei
Goti
, non si mostrò soddisfatto dell'accordo e si rifiutò di confermarlo con documenti da lui firmati. Ciò rese sospettosi i
Goti
che a loro volta dichiararono che non avrebbero concluso il trattato se a controfirmarlo non fosse stato
Belisario
.
Belisario
pretese, per evitare in futuro responsabilità non sue, che tutti i comandanti dell'esercito imperiale sottoscrivessero un presenza dei legati un documento in cui dichiaravano di essere favorevoli all'accordo proposto da
Giustiniano
.
Intanto fra i
Goti
cresceva il malcontento nei confronti di
Vitige
e fu avanzata la proposta di convincere
Belisario
ad accettare il titolo di imperatore d'Occidente. Si intendeva evitare che
Giustiniano
, firmata la pace, deportasse a
Bisanzio
tutti i
Goti
residenti in
Italia
.
Belisario
non aveva alcuna intenzione di accettare, anche per lealtà verso l'imperatore, tuttavia si finse interessato e mandò i suoi delegati a
Ravenna
invitando i
Goti
a consegnarsi a lui attuando materialmente le loro proposte.
Vitige
rimandò i legati a
Belisario
chiedendogli di giurare che non avrebbero fatto del male ai
Goti
e che sarebbe divenuto imperatore.
Belisario
pronunciò il primo giuramento rimandando il secondo all'incontro con
Vitige
e, allontanati con dei pretesti gli ufficiali che sapeva più avversi, si recò con tutto l'esercito a
Ravenna
mentre la flotta imperiale entrava con carichi di vettovaglie nel porto di Classe.
Belisario
fece prigioniero
Vitige
ma usandogli molti riguardi quindi lasciò che i
Goti
che abitavano oltre il
Po
tornassero alle proprie case. Si impadronì del tesoro reale per recarlo all'imperatore ma non operò appropriazioni ai danni della cittadinanza. Molti altri
Goti
in
Italia
, visto il destino dei
Ravennati
, si offrirono a
Belisario
che stipulò con loro trattati analoghi e prese possesso di
Treviso
e di molti centri veneti.
XXX
Incalzato dalla minaccia persiana,
Giustiniano
richiamò
Belisario
a
Bisanzio
. I
Goti
furono molto delusi vedendo che il generale si preparava per partire e di nuovo temettero la deportazione.
Offrirono il potere a
Uraia
che rifiutò e propose a sua volta di nominare
Ildibado
. Questi accettò ma prima di assumere di fatto il potere volle inviare ambasciatori a
Belisario
per tentare un'ultima volta di convincerlo ad accettare la corona degli
Italiani
e dei
Goti
.
Belisario
giurò che, vivo
Giustiniano
, non avrebbe mai usurpato il titolo di re, quindi partì per
Bisanzio
.
Libro Terzo
I
Così
Belisario
tornò a
Bisanzio
portando con se
Vitige
e la sua famiglia, molti ottimati goti, i figli di
Ildibado
ed il tesoro di
Teodorico
.
Non gli fu concesso il trionfo ma ebbe ugualmente grande fama e prestigio per le sue vittorie.
Procopio
si sofferma in queste pagine sulle virtù e le capacità di
Belisario
: saggio, coraggioso, determinato, modesto, prudente, ottimo generale e uomo equilibrato e generoso.
Intanto in
Italia
Ildibado
, rimasto in pratica signore della sola
Pavia
, prese a raccogliere seguaci e soldati coltivando il progetto di riconquistare il regno italiano.
Un funzionario bizantino di nome
Alessandro
,
logotheta
, cioè addetto ai conti pubblici, soprannominato
Forbicetta
, fu inviato in
Italia
per controllare le finanze e iniziò a vessare gli
Italiani
con le imposte. Questa circostanza demotivò anche gli ufficiali
bizantini
che lasciarono mano libera ad
Ildibado
. Gli si oppose solo
Vitalio
, che operava in
Veneto
con un forte contingente di
Eruli
, ma venne sconfitto.
Ildibado
venne in contrasto con
Uraia
a causa di una lite fra le rispettive mogli ed infine lo fece uccidere attirandosi l'odio di gran parte dei
Goti
. Più tardi
Ildibado
venne assassinato da un certo
Vila
al quale aveva sottratto la sposa. Era il mese di giugno del
541
.
II
Morto
Ildibado
fu eletto re
Erarico
, capo dei
Rugi
, una stirpe gotica che si era unita a
Teodorico
nella conquista dell'
Italia
ma aveva mantenuto la propria identità etnica non unendosi mai con altre genti.
La scelta di
Erarico
deluse molti
Goti
che offrirono il trono a
Totila
, parente di
Ildibado
che comandava una schiera di
Goti
stanziata a
Treviso
.
Totila
aveva preso accordi con il bizantino
Costanziano
per consegnare se stesso e
Treviso
agli imperiali, ma rispose all'offerta che avrebbe accettato se
Erarico
fosse stato eliminato prima del giorno convenuto per concludere l'accordo con i
Bizantini
.
Erarico
inviò persone di sua fiducia come ambasciatori a
Bisanzio
, ufficialmente per trattare le condizioni di pace ma, in realtà, per negoziare il proprio tradimento in cambio di denaro. Comunque prima che gli ambasciatori tornassero
Erarico
venne ucciso e
Totila
, come convenuto, assunse il regno.
III
Riuniti a
Ravenna
gli ufficiali
bizantini
decisero di espugnare
Verona
e poi attaccare
Totila
a
Pavia
.
La presa di
Verona
sarebbe stata facilitata dalla collaborazione di un cittadino filobizantino di nome
Marciano
che corruppe i guardiani delle porte. Una parte dell'armata bizantina, guidata dall'armeno
Artabaze
, penetrò in città nottetempo ma litigando per la spartizione del bottino perse tempo prezioso ed al mattino fu messa in fuga dai
Goti
.
IV
Totila
raccolse le sue forze e marciò contro i nemici. Nonostante le sue truppe fossero sensibilmente inferiori a quelle nemiche riuscì a sconfiggere gli imperiali. Durante la battaglia
Artabaze
fu ferito e morì dopo pochi giorni.
V - VII
Conquistate le fortezze di
Cesena
e del
Furlo
,
Totila
passò in
Toscana
. I
Goti
attaccarono
Firenze
e si scontrarono nella zona del
Mugello
con i
Bizantini
(primavera
542
) e questi avrebbero potuto vincere facilmente se la loro disorganizzazione non li avesse gettati in una tale confusione che fuggirono sconfitti disperdendosi nelle campagna.
Totila
si diresse a sud, evitando
Roma
, fino a
Benevento
che espugnò rapidamente abbattendone le mura. Con una parte del suo esercito assediò
Napoli
quindi proseguì la sua marcia sottomettendo in poco tempo l'intera
Italia Meridionale
.
Intanto i soldati imperiali, che da tempo non ricevevano la paga, davano segni di insubordinazione.
Giustiniano
nominò
Massimino
prefetto d'
Italia
e lo dotò di truppe considerevoli. Tuttavia
Massimino
era inesperto di cose belliche e la paura lo spinse a perdere tempo lungo le coste greche.
Quando la flotta giunse in
Sicilia
Massimino
esitò ancora e solo dopo molti solleciti mandò le sue truppe guidate da
Demetrio
a
Napoli
che si trovava sotto assedio (
543
) ma le navi vennero spinte dal vento presso il campo nemico e molti
Bizantini
vennero trucidati.
Mostrando agli assediati la triste fine dei soccorritori
Totila
li convinse ad arrendersi e si comportò con grande clemenza con i Napoletani e con il presidio bizantino comandato da
Conone
(giugno
543
).
VIII
Totila
fece curare i
Bizantini
che si trovavano a
Napoli
con
Conone
quindi li lasciò partire liberamente dotandoli di cavalli e provviste.
Fece abbattere le mura di
Napoli
perché in caso di nuovo attacco avrebbe preferito combattere in campo aperto.
Un suo ufficiale che aveva violato una fanciulla del luogo venne giustiziato e
Totila
tenne un discorso sull'importanza del rispetto delle leggi.
IX
La popolazione italiana pagava le peggiori conseguenze della guerra mentre l'esercito bizantino, sempre più insubordinato, non era più in grado di affrontare la situazione.
Totila
invitava tutti, con pubblici proclami, a passare dalla sua parte promettendo incolumità agli
Italiani
.
Sul finire del nono anno di guerra i
Goti
assediarono il castello di
Otranto
.
X
Giustiniano
rimandò in
Italia
Belisario
insieme a
Vitalio
, comandante degli
Illiri
. I due radunarono a
Salona
un modesto esercito, decisero di stabilire a
Ravenna
la loro base operativa ed inviarono via mare provviste agli assediati di
Otranto
.
Intanto
Totila
occupava
Tivoli
per avere il controllo della valle dell'
Aniene
.
XI - XII
Vitalio
si accampò a
Bologna
per tentare di recuperare l'
Emilia
ma i suoi
Illiri
che da tempo non ricevevano la paga disertarono in massa e tornarono nel loro paese che era stato attaccato dagli
Unni
. Con i pochi rimasti
Vitalio
seppe comunque difendere
Bologna
quando fu attaccata dai
Goti
.
Dopo un fallito tentativo di liberare
Osimo
,
Belisario
occupò
Pesaro
e fece ricostruire le mura distrutte da
Vitige
.
Intanto i
Goti
conquistavano
Assisi
e
Spoleto
ed assediavano senza successo
Perugia
.
XIII
Quando
Totila
assediò
Roma
Belisario
si rese conto di aver commesso un grave errore nel restare a
Ravenna
.
Roma
infatti era isolata e circondata dai
Goti
i quali avevano preso anche
Napoli
e dalla costa campana intercettavano i rifornimenti spediti a
Roma
via mare.
Per riparare
Belisario
si recò in
Dalmazia
per reclutare altri soldati. Rinforzi gli furono inviati da
Bisanzio
mentre
Narsete
convinceva gli
Eruli
a combattere in
Italia
.
XIV
Una parentesi:
Procopio
descrive gli usi degli
Slavi
.
XV
Belisario
inviò al porto di
Roma
delle truppe comandate da
Valentino e Foca
. Questi si accordarono con
Bessa
, comandante del presidio romano, per tentare una sortita ma al momento opportuno
Bessa
non intervenne. In un secondo tentativo un disertore avvertì
Totila
dell'attacco imminente ed i
Goti
, preparatisi opportunamente, ebbero una facile vittoria.
Valentino e Foca
furono uccisi.
Papa
Vigilio
, che era in viaggio per
Bisanzio
, inviò dalla
Sicilia
molte navi cariche di rifornimenti al porto di
Roma
ma i
Goti
se ne impossessarono.
XVI - XVII
I
Romani
assediati erano allo stremo per la fame. Tentarono di ottenere una tregua mandando come ambasciatore
Pelagio
(futuro papa) ma senza successo.
Bessa
ed altri ufficiali, che avevano segretamente ammassato viveri a
Roma
, li vendevano a prezzi altissimi a chi poteva acquistarli. Quando anche le loro scorte furono esaurite consentirono alla popolazione di lasciare la città ma i più morirono uccisi dai nemici o dagli stenti.
XVIII
Belisario
e
Giovanni
partirono da
Bisanzio
, il primo diretto a
Roma
, il secondo in
Calabria
.
Giunto al porto di
Roma
Belisario
attese
Giovanni
ma questi, pur riconquistando pacificamente o con la forza numerose località meridionali non giudicava possibile raggiungere
Roma
.
XIX
Belisario
prese a risalire il
Tevere
con navi cariche di rifornimenti. Con delle armi incendiarie riuscì a superare gli sbarramenti dei
Goti
e sarebbe arrivato in città se non gli fosse giunta notizia che i nemici avevano attaccato il suo campo.
Belisario
, che in quel campo aveva lasciato la moglie, fu sconvolto anche dall'idea di non avere più un punto di riferimento in territorio nemico e, abbandonata l'impresa, ordinò di tornare indietro.
In realtà era stato un suo ufficiale che disubbidendo agli ordini aveva attaccato il campo dei
Goti
ed era stato sconfitto.
XX
Grazie al tradimento di alcune sentinelle,
Totila
riuscì ad entrare in
Roma
senza combattere. Trovò la città quasi deserta perché gran parte della popolazione era fuggita o perita per la fame. I soldati
bizantini
ed i loro ufficiali fuggirono o si rifugiarono nelle chiese.
Accogliendo la preghiera di
Pelagio
Totila
vietò che si facesse del male a quanti erano rimasti in città, consentì il saccheggio ai suoi soldati ma proibì di violentare le donne.
Il bottino fu molto ricco, in particolare nella casa di
Bessa
che si era arricchito vendendo il grano agli assediati. I superstiti rimasero illesi ma furono ridotti in assoluta miseria. Fra loro era
Rusticiana
, moglie di
Boezio
e figlia di
Simmaco
.
XXI
Totila
stabilì un regime temporaneo improntato a moderazione e clemenza, quindi inviò a
Bisanzio
una delegazione per proporre la pace a
Giustiniano
. Questi rimise la decisione a
Belisario
.
XXII
In
Lucania
il notabile Tulliano organizzò presidi per impedire ai
Goti
l'accesso alla regione. Saputolo
Totila
decise di distruggere
Roma
per poi attaccare Tulliano. Secondo
Procopio
fu una lettera di
Belisario
che gli ricordava di quale nobile città si trattasse che fece desistere
Totila
dal progetto. In effetti egli si limitò a demolire parte delle mura ed evacuò la città. Lasciato in zona un forte presidio mosse verso sud con il resto dell'esercito.
Tulliano, che pure aveva superato un primo tentativo dei
Goti
di forzare il blocco, sapendo dell'imminente arrivo di
Totila
si allontanò lasciando al re la via libera per il
Gargano
.
XXIII
Un finto disertore bizantino penetrò a
Spoleto
e convinse i soldati del presidio a collaborare, grazie a lui gli imperiali riuscirono a riprendere la città.
Belisario
volle visitare
Roma
per valutare i danni e si scontrò con truppe nemiche che riuscì a sconfiggere. Intanto
Giovanni
organizzava la difesa di
Taranto
. Dal canto suo
Totila
stabilì un presidio ad
Acerenza
e si mise in marcia verso
Ravenna
.
XXIV - XXV
Belisario
decise di tentare un'impresa molto ardita: si trasferì a
Roma
con tutte le sue forze e consistenti scorte di viveri. I
Bizantini
ricostruirono come poterono le mura e prepararono la difesa mentre molti fuoriusciti rientravano in città insieme a gente del contado.
Quando i
Goti
attaccarono i
Romani
resistettero validamente finché
Totila
non si ritirò a
Tivoli
deprecato dai maggiorenti
Goti
per non aver distrutto
Roma
. Prima di attaccare
Perugia
, secondo
Procopio
,
Totila
tenne un discorso per chiarire la situazione. Si era nel dodicesimo anno di guerra.
XXVI
Con un colpo di mano
Giovanni
liberò i senatori romani prigionieri in
Campania
con le loro famiglie. Furioso per lo smacco subito
Totila
si precipitò contro
Giovanni
ma commise l'errore di attaccare di notte e molti
Bizantini
si dileguarono nel buio rendendo irrilevante l'impresa dei
Goti
.
XXVII
Giustiniano
inviò diversi contingenti militari con l'ordine di concentrarsi sulla costa ionica e scrisse a
Belisario
di raggiungerli per attaccare insieme il nemico.
XXVIII
Belisario
fece rotta verso
Taranto
ma il vento contrario lo portò a
Crotone
dove si accampò mentre la cavalleria comandata da Faza poneva il campo a qualche distanza sulla costa. I
Goti
attaccarono la cavalleria e ne fecero strage uccidendo lo stesso Faza.
Informatone,
Belisario
riprese il mare e sbarcò a
Messina
.
XXIX
Qui
Procopio
inserisce due fatti di cronaca: un'inondazione del
Nilo
che non si ritirò impedendo le operazioni agricole e provocando carestia e la cattura di una grande balena che da anni infestava le acque di
Bisanzio
.
Quanto a
Totila
cinse d'assedio il campo bizantino di
Rossano
.
XXX
Giustiniano
continuava ad inviare nuova forze in
Italia
ma quando
Belisario
tentò di liberare il castello di
Rossano
l'impresa si rivelò particolarmente difficile. Si decise allora che una parte dell'esercito sarebbe andato a
Roma
con
Belisario
ed il resto, guidato da vari ufficiali, si sarebbe spostato nel
Piceno
.
Si sperava in questo modo di distogliere i
Goti
da
Rossano
, ma
Totila
non tolse l'assedio finché non ottenne la resa. Anche in questo caso fu clemente con gli assediati e permise a quanti lo desideravano di rimanere ed arruolarsi nel suo esercito.
Intanto a
Roma
Conone
era stato ucciso dai suoi soldati per aver trafficato con gli approvvigionamenti.
Antonina
, moglie di
Belisario
, si recò a
Bisanzio
per chiedere all'imperatrice
Teodora
di intercedere presso
Giustiniano
perché mandasse in
Italia
rinforzi decisivi, ma
Teodora
era già morta.
Antonina
chiese a
Giustiniano
di richiamare il marito e lo ottenne facilmente perché l'imperatore aveva già deciso di mandarlo in
Persia
.
XXXI
L'armeno
Artabane
, comandante generale per l'
Africa
, godeva di grande prestigio per aver eliminato il ribelle Gouthari uccisore di
Ariobindo
.
Egli chiese a
Giustiniano
di essere richiamato a
Bisanzio
e poter sposare
Proietta
, nipote dell'imperatore e vedova di
Ariobindo
, la quale era consenziente.
L'imperatore soddisfece la prima richiesta nominando
Artabane
comandante delle truppe di
Bisanzio
ma non potè far nulla per la seconda perché
Artabane
risultava già sposato con una donna la quale, ripudiata, si era rivolta all'imperatrice che aveva confermato la validità del matrimonio.
Intanto
Germano
, nipote di
Giustiniano
era estremamente contrariato per la decisione dell'imperatore in merito ad un'eredità.
Intanto
Germano
, nipote di
Giustiniano
era estremamente contrariato per la decisione dell'imperatore in merito ad un'eredità.
XXXII
Si trovava a
Bisanzio
anche un certo Arsace, parente degli
Arsacidi
, che era stato punito per spionaggio a favore dei
Persiani
e per questo motivo odiava
Giustiniano
.
Costui cominciò a cospirare per eliminare l'imperatore riuscendo a coinvolgere
Artabane
ed altri. Tentò anche con
Germano
e con suo figlio
Giustino
ma questi ne parlarono con il prefetto della guardia palatina
Marcello
che, accertata la realtà del complotto, spinse
Giustino
a denunciarlo all'imperatore.
I congiurati vennero arrestati, torturati e confessarono. Rischiarono di essere implicati anche
Giovanni
e
Giustino
per aver troppo indugiato nella denuncia ma la testimonianza di
Marcello
valse a scagionarli.
XXXIII
I barbari andavano conquistando tutto l'Impero d'Occidente. I
Franchi
si impadronirono di
Marsiglia
e dell'intero litorale, inoltre approfittarono della guerra fra
Goti
e
Bizantini
per prendere indisturbati gran parte della
Venezia
.
I
Gepidi
occuparono la
Dacia
, i
Longobardi
ottennero dall'imperatore gran parte del
Norico
e della
Pannonia
.
XXXIV
Longobardi
e
Gepidi
, che erano vicini ed entrambi alleati dei
Romani
, giunsero a combattersi.
Gli uni e gli altri inviarono ambasciatori a
Giustiniano
per chiedergli di schierarsi con loro o almeno di non intervenire.
Giustiniano
decise di aiutare i
Longobardi
che erano molto meno numerosi ma prima che il suo esercito giungesse al fronte i
Gepidi
si affrettarono a concludere la pace.
XXXV
Belisario
tornò a
Bisanzio
senza aver concluso la guerra. I
Goti
continuavano, fra l'altro, ad assediare
Roma
e
Perugia
.
Intanto il papa
Vigilio
sollecitava l'imperatore perché risolvesse la situazione in
Italia
ma
Giustiniano
era assorbito dalla questione dei
Tre Capitoli
XXXVI
Totila
concentrò le sue forze nell'assedio di
Roma
che era difesa da
Diogene
, lancia spezzata di
Belisario
.
I difensori erano validi e l'assedio durò a lungo finché gli
Isauri
non tradirono e si accordarono con
Totila
per aprire le porte della città. Presa di nuovo
Roma
,
Totila
si comportò con moderazione offrendo agli imperiali la scelta fra tornare a
Bisanzio
o entrare nelle sue file ed in generale dimostrando di non voler distruggere la città.
XXXVII
Totila
chiese la mano della figlia di
Teodeberto
re dei
Franchi
che gliela rifiutò perché non era stato capace di tenere
Roma
dopo averla conquistata la prima volta ed averla semidistrutta.
Il
Goto
si diede quindi a ricostruire quanto aveva in precedenza danneggiato e a richiamare in città i
Romani
che ne erano fuggiti.
Intimò a
Diogene
ed ai
Bizantini
che si erano rifugiati nel castello di
Centocelle
di arrendersi e passare dalla sua parte oppure di tornare illesi a
Bisanzio
.
Diogene
chiese tempo e lo ottenne e
Totila
partì per la
Sicilia
fermandosi ad attaccare i castelli di
Reggio
e
Taranto
mentre nel
Piceno
altri
Goti
conquistavano
Rimini
.
XXXVIII
Quell'anno (
549
) due piccole schiere di
Slavi
passarono il
Danubio
e sorprendentemente vinsero tutte le resistenze degli imperiali entrando nell'
Illirico
ed in
Tracia
.
In questi paesi portarono terrore e devastazione uccidendo gli abitanti in modi atroci e deportandoli come schiavi.
XXXIX
Intanto i
Goti
prendevano
Reggio
e passavano a saccheggiare la
Sicilia
.
Giustiniano
mandò la flotta comandata da
Liberio
ed
Artabane
(che era stato perdonato) e nominò
Germano
comandante generale per la guerra contro i
Goti
.
Poco tempo prima era morta
Passara
moglie di
Germano
e questi aveva sposato
Matasunta
, figlia di
Amalasunta
e nipote di
Teodorico
.
Germano
la portò con se sperando che i
Goti
rispettassero la sua presenza in memoria di
Teodorico
.
Germano
raccolse un grande esercito arruolando
Illiri
,
Traci
e
Longobardi
.
Queste notizie rincuorarono gli imperiali che si trovavano in
Italia
molti dei quali si riunirono in
Istria
per attendere
Germano
, anche
Diogene
rifiutò di consegnare il castello di
Centocelle
.
XL
Quando
Germano
stava per muovere verso l'
Italia
morì improvvisamente di malattia e
Giustiniano
affidò il comando dell'esercito a
Giustiniano
e
Giovanni
, rispettivamente figlio e genero di
Germano
.
Un questore di
Totila
di nome
Spino da Spoleto
, di stanza a
Catania
, fu catturato dai
Bizantini
.
Totila
propose di scambiarlo con una prigioniera di alto lignaggio ma i
Bizantini
accettarono lo scambio solo quando
Spino
promise loro di convincere il re ad abbandonare la
Sicilia
.
In effetti
Spino
parlò a
Totila
osservando come i
Goti
avessero già ampiamente depredato l'isola e come fosse per loro pericoloso rimanervi mentre in
Italia
il nemico preparava nuove offensive.
Persuaso,
Totila
tornò in
Italia
con un ricchissimo bottino e si preparò a fronteggiare il nuovo esercito bizantino.
XLI
Contro gli
Slavi
che continuavano a devastare il territorio dell'impero,
Giustiniano
inviò un esercito comandato da vari ufficiali. Questo esercito fu sconfitto presso
Adrianopoli
ma quando i barbari furono giunti ad un giorno di strada da
Bisanzio
gli imperiali riuscirono a metterli in fuga liberando molti prigionieri.
Libro Quarto
I
I
Persiani
invasero una parte della
Colchide
detta
Lazica
e vi collocarono un forte presidio comandato da un ufficiale di nome Choriane.
II -VI
Lunga divagazione di
Procopio
per descrivere la
Colchide
, le regioni del
Ponto
e del
Caucaso
e le loro popolazioni e per riferire le varie opinioni su quale sia la linea di confine fra
Europa
ed
Asia
.
VII
Il re persiano
Cosroe
aveva attaccato la
Lazica
per la sua vicinanza a
Bisanzio
che gli avrebbe consentito di portare più facilmente la guerra nei territori dell'impero.
VIII
Il re dei
Colchi
Gubaze ed il comandante degli imperiali
Dagisteo
decisero di attaccare i
Persiani
. All'inizio la battaglia ebbe uno svolgimento lento ed incerto anche a causa dello scarso coraggio dei
Colchi
, ma quando il loro comandante Choriane venne ucciso i
Persiani
fuggirono nel loro accampamento lasciando la vittoria ai nemici.
IX
Calunniato dai
Lazi
presso l'imperatore,
Dagisteo
venne rimosso e sostituito da
Bessa
che fu incaricato anche di punire la popolazione degli
Abasghi
che, già soggetti ai
Romani
, si erano segretamente alleati con i
Persiani
.
La spedizione contro gli
Abasghi
che vivevano lungo la costa del
Ponto Eusino
si concluse con la vittoria degli imperiali e lo sterminio di quella popolazione.
X
Intanto il re persiano
Cosroe
, scoperte le tresche del figlio
Anasozado
, lo mandò in esilio. Quando qualche tempo dopo
Anasozado
tentò di ribellarsi e prendere il potere,
Cosroe
lo fece catturare e gli bruciò le palpebre procurandogli una mutilazione che, secondo la legge persiana, gli avrebbe impedito per sempre di regnare.
XI
Scaduta una tregua di cinque anni,
Giustiniano
mandò
Pietro Illirico
da
Cosroe
per trattare la pace ma
Cosroe
lo rimandò indietro e poco dopo inviò a
Bisanzio
, per lo stesso fine, un ambasciatore di nome Isdigusna che pare fosse particolarmente arrogante e polemico.
Isdigusna infatti, invece di avviare le trattative di pace, accusò i
Bizantini
di aver violato la tregua e di altre minori irregolarità.
Intanto l'esercito comandato da
Bessa
assediava
Petra
, che era in mano persiana e, dopo una durissima battaglia drammaticamente descritta da
Procopio
, se ne impadroniva (
551
).
XII
Cinquecento
Persiani
superstiti asserragliati nell'Acropoli di
Petra
rifiutarono ogni proposta di resa e preferirono morire bruciati vivi quando i
Bizantini
incendiarono l'Acropoli piuttosto che passare all'esercito di
Giustiniano
.
Furono trovate grandi scorte di armi e provvigioni ed i vincitori rasero al suolo le mura per evitare futuri problemi.
Bessa
recuperò così il prestigio che aveva perduto quando non era riuscito a difendere
Roma
dai
Goti
.
XIII
Persa
Petra
i
Persiani
decisero di continuare a controllare la
Lazica
con un esercito comandato da Mermeroe che assaltò la città di Archeopoli presidiata dagli imperiali.
XIV
Subendo l'assalto, i
Bizantini
che erano numericamente molto inferiori dei
Persiani
, si trovarono in grande pericolo e decisero di tentare una sortita confidando nella sorpresa. Fu la scelta giusta: i
Persiani
che non si aspettavano di dover combattere corpo a corpo furono rapidamente sopraffatti, dovettero abbandonare l'assedio lasciando sul terreno oltre quattromila caduti.
Mermeroe si accampò presso un vecchio castello diruto nella regione più fertile della
Colchide
e da qui prese a bloccare i rifornimenti ai presidi romani della zona.
XV
Dopo un lungo soggiorno del legato Isdigusna a
Bisanzio
fu conclusa una nuova tregua di cinque anni (ottobre
551
). Le condizioni della tregua, che prevedevano il pagamento di ingenti somme ai
Persiani
ed il lasciare nelle loro mani la
Lazica
, crearono malcontento e sfiducia a
Bisanzio
.
XVI
Il re dei
Lazi
Gubaze era in buoni rapporti con
Bisanzio
, non altrettanto una parte dei suoi sudditi. Tra questi un notabile di nome Teofobio si accordò con Mermeroe per la presa del castello di Urchimerio.
Spargendo la voce che i
Persiani
disponevano di un enorme esercito e che ormai possedevano tutta la
Colchide
, Teofobio convinse il presidio di quel castello ad arrendersi senza combattere. Avuto Urchimerio, Mermeroe conquistò facilmente molte altre località, intanto Gubaze svernava sui monti con la famiglia ed il suo seguito.
XVII
Alcuni monaci venuti dall'
India
(forse
Nestoriani
) importarono nell'impero navi di bachi da seta e cominciarono a produrre la seta con grande soddisfazione dell'imperatore (fino ad allora la seta veniva importata dalla
Persia
).
Cosroe
convalidò la tregua incassando il pegno ma non volle lasciare la
Lazica
.
XVIII - XIX
Intanto
Gepidi
e
Longobardi
ripresero le ostilità ma poiché inopinatamente entrambi gli eserciti si diedero alla fuga prima di combattere fu firmata una tregua di due anni.
Prima dello scadere della tregua i
Gepidi
cercarono l'alleanza degli
Unni
e poiché questi mandarono immediatamente le loro schiere i
Gepidi
le dirottarono per devastare territori romani.
Giustiniano
chiese ad altri
Unni
di intervenire e quelli eseguirono sconfiggendo gli invasori ma poi si offesero quando videro l'imperatore usare clemenza con i vinti e concedere loro territori dove abitare.
Giustiniano
riparò al torto con grandi donativi.
XX
I
Varni
che abitavano oltre il
Danubio
fecero guerra agli abitanti dell'isola denominato Brittia che si trovava nell'Oceano Settentrionale (non è chiaro di quale isola si tratti, forse
Procopio
confondeva la posizione della
Gran Bretagna
).
Causa della guerra fu un fidanzamento annullato da un principe dei
Varni
che aveva preferito imparentarsi con i
Franchi
per motivi politici. La fidanzata, che era una principessa della Brittia, organizzò un esercito e sconfisse i
Varni
e concluse la pace solo quando la promessa di matrimonio venne rispettata.
Un racconto favoloso di quei tempi - al quale
Procopio
dichiara di non credere - voleva che in Brittia si radunassero le anime dei defunti che venivano traghettate (invisibili) durante la notte da mercanti in cambio dell'esazione dai dazi.
XXI
Giustiniano
nominò
Belisario
comandante della guardia del corpo imperiale e lo trattenne presso di se a
Bisanzio
dove il generale ricevette molti onori.
L'esercito che svernava in
Italia
rimase praticamente inattivo, si era nel sedicesimo anno di guerra (
551
).
Giustiniano
ordinò di attendere l'arrivo dell'eunuco
Narsete
al quale aveva deciso di affidare il comando della guerra contro i
Goti
.
XXII
Totila
richiamò a
Roma
i senatori ed affidò loro la cura della città.
Procopio
divaga brevemente descrivendo la "nave di
Enea
", di mirabile fattura, che ai suoi tempi si conservava a
Roma
.
Totila
inviò una flotta a devastare le coste della
Grecia
.
XXIII
Intanto
Ancona
era assediata dai
Goti
e gli abitanti erano ormai a corto di viveri. Il comandante
Giovanni
decise di attaccare nonostante l'ordine di attendere
Narsete
che aveva avuto da
Giustiniano
.
Bizantini
e
Goti
si affrontarono in una grande battaglia navale nelle acque di
Senigallia
ed i primi, molto più esperti di combattimenti in mare, riportarono la vittoria e liberarono
Ancona
.
XXIV
Il re dei
Franchi
Teodeberto
morì lasciando il trono al figlio
Teodebaldo
al quale
Giustiniano
inviò come ambasciatore il senatore Leonzio per proporgli un'alleanza contro i
Goti
.
Teodebaldo
rifiutò ed inviò messi a
Bisanzio
per risolvere la questione di certi territori in
Liguria
occupati dai
Franchi
e reclamati da
Giustiniano
.
Intanto i
Goti
conquistavano la
Corsica
e la
Sardegna
.
XXV
Gli
Slavi
irruppero nell'
Illirico
mentre
Longobardi
e
Gepidi
ripresero a combattere.
Giustiniano
, che aveva già firmato il patto di alleanza con i
Longobardi
, ne firmò un altro anche con i
Gepidi
e questo lo costrinse ad un comportamento ambiguo durante quella guerra. Comunque i
Longobardi
, guidati dal re
Audoino
, vinsero ed i
Gepidi
furono quasi sterminati.
Un terribile terremoto sconvolse la
Grecia
con enormi danni e numerosissime vittime.
XXVI
I
Bizantini
intervennero per liberare il presidio di
Crotone
dai
Goti
, questi proposero una trattativa ed un ufficiale di nome Pacurio, comandante ad
Otranto
, fu incaricato di occuparsene.
Intanto
Narsete
salpava da
Salona
con un enorme esercito e con ingenti mezzi finanziari ricevuti dall'imperatore.
Poichè i
Goti
impedivano il transito nella zona di
Ravenna
,
Narsete
marciò lungo la strada costiera con tutto l'esercito mentre navi e barche lo seguivano presso la costa e formavano ponti quando si trattava di superare la foce dei fiumi.
XXVII
Si verificarono nuovi incidenti diplomatici fra
Longobardi
,
Gepidi
,
Unni
e impero a causa di fuoriusciti per i quali veniva richiesta l'estradizione. Gli incidenti furono risolti giustiziando i fuoriusciti.
XXVIII
I
Bizantini
incontrarono difficoltà presso
Rimini
ma riuscirono a uccidere il capo di quel presidio
goto
e a procedere liberamente evitando
Pietra Pertusa
che era saldamente in mano ai nemici.
XXIX
Narsete
attraversò la
Toscana
, percorse l'
Appennino
e si accampò non distante dal campo di
Totila
presso un villaggio di nome
Tagina (Gualdo Tadino)
.
XXX
Narsete
mandò a
Totila
dei messi proponendo la pace ma
Totila
rifiutò e l'indomani gli eserciti già si fronteggiavano.
Con cinquanta uomini i
Bizantini
avevano occupato una posizione favorevole e non valsero ripetuti assalti della cavalleria nemica per farli indietreggiare.
XXXI - XXXII
Dopo le rituali esortazioni dei comandanti supremi, gli eserciti si schierarono per la battaglia ma
Totila
, che sapeva che un ulteriore contingente di duemila uomini lo stava raggiungendo, con vari espedienti rimandò il combattimento per l'intera mattinata.
Infine attaccò improvvisamente nel tentativo di cogliere il nemico di sorpresa ma
Narsete
non si era lasciato ingannare ed aveva mantenuto e perfezionato i suoi schieramenti.
La disfatta dei
Goti
fu totale, cavalleria e fanteria fuggirono dopo i primi assalti e furono inseguite dai
Bizantini
che ne fecero strage.
Lo stesso
Totila
fu ferito a morte, secondo
Procopio
mentre stava fuggendo ma l'autore riporta anche l'opinione di chi diceva che fu colpito mentre combatteva.
Riuscì in ogni caso ad allontanarsi compiendo un breve percorso fino ad una località detta
Capre
dove spirò.
XXXIII
Esultante per il successo,
Narsete
si dedicò alle cose più urgenti. Liquidò i
Longobardi
che eccedevano in violenza, quindi progettò l'assedio di
Verona
ma desistette per evitare incidenti con i
Franchi
.
Intanto i
Goti
occupavano
Pavia
e nominavano re
Teia
.
Marciando verso
Roma
,
Narsete
liberò
Narni
,
Spoleto
e
Perugia
.
Il presidio
goto
di
Roma
, consapevole di non poter difendere l'intera città, organizzò una fortificazione intorno alla tomba di
Adriano
e vi si rinchiuse ma i
Bizantini
comandati da
Dagisteo
li sopraffecero rapidamente (autunno
552
).
XXXIV
Molti cittadini romani furono uccisi dai
Goti
in fuga ed altri dai barbari che militavano nell'0esercito imperiale.
I
Bizantini
riconquistarono
Taranto
e
Pietra Pertusa
, quindi
Narsete
mandò parte dell'esercito ad assediare
Cuma
dove i
Goti
custodivano il tesoro di
Totila
.
Teia
raccolse tutte le sue forze e marciò verso
Cuma
per liberarla dall'assedio.
XXXV
La battaglia per
Cuma
durò diversi giorni mentre i due eserciti si fronteggiavano con armi da lancio dalle opposte rive del fiume
Sarno
.
Infine i
Goti
si riunirono sul Monte Lattaro e da qui attaccarono compatti il nemico.
Teia
combattè eroicamente ma infine venne ucciso. I
Goti
continuarono la battaglia ma dopo due giorni offrirono la resa chiedendo di poter lasciare indisturbati il territorio italiano.
Narsete
accettò le loro condizioni ed ebbe fine la guerra gotica (
553
) che era durata diciotto anni.