4/vgF0McT6WBi1RPOKg40mK96lk1bJq1dTncfbVzjMYsVgdkLfU3L2ZoQ

Sunelweb
    
Guida rapida
A B C D E F G H I J K L M
N O P Q R S T U V W Y Z  

THOMAS MALORY

Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri

(Sintesi parziale)

Libro Primo - Merlino


Il re d'Inghilterra Uther Pendragon si innamorò di Igraine moglie del duca di Cornovaglia suo nemico. Per averla assediò i castelli di Tintagel e Terrabil ma riuscì nel suo intento solo grazie alla magia di Merlino che trasformò il suo aspetto in quello del rivale, così una notte Igraine si unì a Uther Pengragon credendo fosse suo marito: quella notte fu concepito Artù.

Il neonato fu affidato a Ser Ector, un ricco possidente che lo fece allattare da sua moglie. Due anni dopo Uther Pendragon morì indicando Artù come suo successore.

Merlino e l'arcivescovo di Canterbury convocarono a Londra tutti i nobili per il giorno di natale. Nel cimitero dietro la chiesa fu trovata una grande roccia che sorreggeva un'incudine in cui era infitta una spada. Una scritta in lettere d'oro diceva "chi estrarrà questa spada è il legittimo re d'Inghilterra".

Il giorno di capodanno fu indetto un torneo. Si presentò anche sir Ector con il figlio sir Kay e con il giovane Artù. Sir Kay aveva dimenticato la spada nel loro alloggio e mandò Artù a prenderla ma Artù non trovò nessuno che aprisse la porta e per non lasciare sir Kay senza spada pensò di prendere quella che si trovava nel cimitero e riuscì ad estrarla senza difficoltà.

Superato lo stupore iniziale, ser Ector volle che Artù rimettesse la spada nella roccia e la estraesse di nuovo. Allora parlò ad Artù della sua origine e di come Merlino lo avesse affidato alle sue cure. L'opposizione dei molti nobili che aspiravano al regno fece rimandare fino alla Pasqua la incoronazione di Artù, la prova della spada fu ripetuta molte volte finché la popolazione si sollevò e pretese di vedere Artù sul trono.

I re delle regioni settentrionali non accettarono omaggi da Artù e provocarono una guerra. Sempre consigliato da Merlino, Artù cercò nuovi alleati tra cui Ban e Bors re di paesi d'oltremare in onore dei quali fu organizzato un grande torneo nel giorno di Ognissanti. Al torneo parteciparono settecento cavalieri divisi in due squadre, molti furono gli atti di valore e di coraggio ma quando i tre re giudicarono che gli animi si stessero troppo riscaldando scesero in campo ed interruppero i combattimenti dichiarando concluso il torneo.

Dopo il torneo Artù, Ban e Bors si riunirono in consiglio insieme a Merlino, Ulfius, Brastias e il saggio chierico Gundebaldo. Fu deciso che Merlino, Gracian e Placidas si recassero in Francia, Merlino avrebbe assunto il comando degli eserciti di Ban e Bors mentre Gracian e Placidas dovevano presidiare i castelli dei due re. La missione fu portata a termine rapidamente e Merlino sbarcò a Dover con diecimila cavalieri facendoli accampare in un valle isolata. Artù partì con ventimila cavalieri e marciò per giorni e notte senza sosta.

Undici re ostili a Artù si allearono e fornirono contingenti fino a formare un esercito di cinquantamila cavalieri e diecimila soldati a piedi. Un'avanguardia inviata da Merlino riuscì a scoprire il luogo in cui l'esercito invasore intendeva accamparsi e con un assalto notturo Artù e i suoi alleati riuscirono a uccidere diecimila nemici.

Segue una lunga e dettagliata descrizione della battaglia tra le forze di Artù e quelle degli undici re. Sono molti gli episodi di eroismo e moltissimi i caduti: nonostante disponessero di molti meno uomini, Artù e i suoi alleati riuscirono a fare strage dei nemici finché non intervenne Merlino a fermare i combattimenti. Il mago redarguì Artù per l'eccessiva belligeranza e gli assicurò che per almeno tre anni non dovrà più misurarsi con gli undici re, questi infatti dovranno vedersela con i Sassoni che hanno invaso i loro paesi.

Artù e i suoi alleati accorsero per liberare il regno di Leodegrance di Camelerd che era stato invaso da Rience re del Galles del Nord. In questa occasione Artù vide per la prima volta Ginevra figlia di Leodegrance, che più tardi diverrà sua moglie, e se ne innamorò.

Ban e Bors si ritirarono nelle rispettive terre che Claudas stava devastando. Gli undici re si disperavano per l'invasione saracena dei loro regni e rimpiangevano di non essere amici di Artù che certamente avrebbe potuto difenderli. Decisero di provvedere insieme alla difesa e trovarono altri alleati tra cui Rience e suo fratello Nero.

Artù si recò a Carleon dove incontrò la moglie di Lot di Orkney accompagnata dai figli Galvano, Gaheris, Agravano, e Gareth. La donna era molto bella e Artù la sedusse senza sapere che era figlia di Igraine, dunque sua sorella. In quella occasione fu concepito Mordred.

Trascorso un mese la donna ripartì e Artù sognò che il suo regno veniva invaso da bestie mostruose. Turbato da quel sogno andò a caccia e vide presso un fiume una strana bestia il cui latrato sembrava quello di decine di cani. Un cavaliere sconosciuto si presentò a Artù e disse di inseguire la bestia latrante da dodici mesi. Mentre Artù riposava il cavaliere si impadronì del suo cavallo.

Merlino spiegò a Artù che l'incesto commesso con la moglie di Lot gli aveva alienato la grazia di Dio e che il figlio che aveva concepito lo avrebbe un giorno ucciso con tutti i suoi cavalieri. Quando ser Ector confermò che Igraine era sua madre Artù indisse una grande festa in onore della donna.

Artù sfidò un cavaliere che sostava presso una fonte e invitava i passanti a giostrare con lui, battendoli puntualmente e spesso uccidendoli grazie alla sua grande forza. Aveva già sconfitto Griflet, appositamente nominato cavaliere nonostante la giovane età. Il duello di Artù con Pellinor (questo era il nome del cavaliere della fonte) fu lungo ed estenuante. Quando Artù, perduta la spada, stava per essere ucciso Merlino intervenne e con un incantesimo fece immediatamente addormentare il cavaliere.

Cavalcando insieme, Artù e Merlino giunsero sulla riva di un lago dal quale emergeva una mano che impugnava una magnifica spada. Si avvicinava una dama e Merlino suggerì a Artù di chiederle la spada. La Dama del Lago donò ad Artù la spada in cambio della promessa di farle un dono quando lei lo avesse richiesto. Raggiunta la spada con una piccola imbarcazione, il re la prese mentre la mano che la reggeva spariva sott'acqua. Merlino spiegò che il fodero di quella spada, se portato di fianco avrebbe impedito alla ferita di sanguinare.

Riprendendo il cammino, mago e re videro un ricco padiglione e Merlino spiegò che apparteneva a Pellinor, il cavaliere con il quale Artù si era da poco battuto. Un giorno, predisse il mago, quell'uomo avrebbe reso un buon servizio ad Artù e ne avrebbe sposato la sorella.

Rience re del Galles e dell'Irlanda, dopo aver sconfitto gli undici re, inviò un messaggero a chiedere la barba di Artù per ornarne il suo mantello. Artù ovviamente rifiutò e Rience decise di muovergli guerra.
Intanto Artù aveva fatto prelevare tutti i bambini nati a calendimaggio, sapendo che in quella data era nato Mordred, il figlio dell'incesto che avrebbe distrutto il suo regno. La nave che portava i bambini fece naufragio, si salvò il solo Mordred e fu trovato da un brav'uomo che si prese cura di lui.


Libro Secondo - Balin il Selvaggio


Mentre re Rience preparava il suo esercito, Artù convocò tutti i nobili e i cavalieri nel castello di Camelot per organizzare la difesa. Giunse a Camelot una giovane che portava una spada alla cintura, spiegò che solo un cavaliere di grande virtù avrebbe potuto estrarre quella spada dal fodero. Molti provarono ma vi riuscì solo un povero cavaliere di nome Balin che volle tenere per se l'arma nonostante la ragazza gli spiegasse che gli avrebbe procurato grande dolore.

La Dama del Lago si presentò ad Artù per ottenere il dono promesso e chiese la testa di Balin oppure quella della fanciulla della spada. Artù non volle consegnarle persone che si trovavano alla sua corte. La Dama del Lago e Balin si accusarono reciprocamente di aver compiuto atti malvagi e infine Balin decapitò la donna. Il gesto offese profondamente Artù che cacciò il cavaliere. Balin partì ma fu inseguito dal cavaliere Lanceor d'Irlanda che lo sfidò a duello. Balin sconfisse ed uccise Lanceor la cui giovane fidanzata si uccise per il dolore con grande dispiacere di Balin. Dopo aver ritrovato il fratello Balan, Balin decise di cercare e uccidere re Rience per recuperare il favore di Artù.
Lanceor e la sua donna furono sepolti in una chiesa a cura di re Marco di Cornovaglia e Merlino predisse che in quel luogo si sarebbero scontrati due nobili cavalieri: Lancillotto e Tristano. Balin e Balan sorpresero re Rience, massacrarono la sua scorta, lo catturarono e lo portarono prigioniero ad Artù.

Nero fratello di Rience si alleò con Lot di Orkney ma quando attaccò Artù Lot non era con lui perché Merlino lo aveva distratto e trattenuto con le sue profezie, così l'esercito di Artù, pur essendo meno numeroso, riuscì ad avere la meglio sull'esercito di Nero e poi su quello di Lot. Dodici re caddero in combattimento tra i quali Lot ucciso da Pellam. In occasione della sepoltura dei dodici re Merlino profetizzò che Balin avrebbe inferto il Colpo doloroso

Qualche tempo dopo, infatti, Balin ormai riconciliato con Artù, si trovò ad assistere allo scontro tra una "cavaliere dolente" (Herlews il Barbuto) e il "cavaliere invisibile". Morendo, il "cavaliere dolente" raccomandò a Balin di continuare la sua ricerca insieme alla donzella che era con lui. Più tardi Balin si recò nel regno di re Pellam di Listenoise dove incontrò ed uccise Garlon, il cavaliere che sapeva rendersi invisibile, ma Pellam, che era fratello di Garlon, si battè con Balin, questi spezzò la propria lancia e si allontanò dall'avversario per cercare un'altra arma. Trovò infine una lancia presso un uomo disteso su un magnifico letto. Con quella lancià colpì Pellam ma subito dopo il castello crollò perché la lancia era quella con cui Longino aveva ferito Gesù Cristo e il colpo che Balin aveva inferto era il "colpo doloroso".
Rimasto per tre giorni sotto le macerie, Balin fu liberato da Merlino. Pellam rimase infermo per molti anni, la donzella che aveva accompagnato Balin era morta sotto il crollo e Balin lasciò il paese tra le maledizioni degli abitanti.

Le ultime avventure di Balin furono l'incontro con un cavaliere innamorato che con l'aiuto di Balin scoprì che la donna amata lo tradiva e si uccise, e il suo ultimo duello, contro suo fratello Balan.
Senza riconoscersi, Balin e Balan duellarono all'ultimo sangue e solo quando entrambi caddero a terra moribondi e si liberarono degli elmi compresero con chi si erano battuti. Una donna pietosa li soccorse ma potè soltanto provvedere a chiamare un prete e a farli degnamente seppellire.
Il mattino seguente giunse Merlino, prese la spada di Balin e la decorò con un nuovo pomo: soltanto Lancillotto e suo figlio Galahad avrebbero potuto brandire quella spada in futuro.


Libro Terzo - Tor e Pellinor


Artù decise di prendere moglie e scelse la bella Ginevra, figlia di Leodegrance re di Camelerd. Chiese a Merlino di portare la sua proposta al padre di Ginevra che l'accolse con entusiasmo e mandò in dono ad Artù la Tavola Rotonda che egli aveva avuto da Uther Pendragon.
La tavola poteva accogliere centocinquanta cavalieri ma solo cento posti erano già occupati, Merlino trovò rapidamente altri quarantotto cavalieri e due seggi rimasero vuoti. Merlino disse che spettavano al re Pellinor, provocando la gelosia di Galvano, e di suo fratello Gaheris.

Galvano chiese ed ottenne di essere investito cavaliere il giorno delle nozze regali. Anche un altro giovane di nome Tor, figlio del povero contadino Aries il Vaccaro, chiese di diventare cavaliere e Merlino svelò che il vero padre di Tor era il re Pellinor.

Al banchetto nuziale, Merlino preannunciò meraviglie, infatti un cervo bianco irruppe nella sala seguito da una muta di cani. Una cagna bianca morse il cavallo e un cavaliere la portò via, una dama su un palafreno bianco reclamò come sua la cagna ma un altro cavaliere la afferrò e fuggì con lei.
Su consiglio di Merlino, Galvano fu incaricato di catturare il cervo, Tor di riprendere la cagna e catturare o uccidere chi l'aveva presa, Pellinor di riprendere la dama e di catturare o uccidere l'uomo che l'aveva rapita. Merlino predisse che i tre cavalieri avrebbero incontrato avventure straordinarie.

Galvano partì insieme al fratello Gaheris ed incontrò due uomini che duellavano per stabilire quale dei due fosse più degno di inseguire il cervo bianco che avevano visto passare. Galvano deprecò la banalità delle loro ragioni e ordinò loro di mettersi al servizio di re Artù. I due giovani, che si chiamavano Sorlouse della Foresta e Brian della Foresta, si rimisero al suo volere.
Proseguendo la sua ricerca, Galvano incontrò il cavaliere Alardin delle Isole, accettò la sua sfida e lo uccise. Infine dei cani sguinzagliati da Galvano e Gaheris sospinsero il cervo nella corte di un castello e lo sbranarono. Un cavaliere del luogo uccise due cani e Galvano lo sfidò atterrandolo dopo un lungo scontro. Il cavaliere chiese pietà, Galvano non ne ebbe ma mentre sferrava il colpo mortale una dama si intromise e venne decapitata. Confuso e dispiaciuto per l'incidente, Galvano lasciò andare il cavaliere battuto che si chiamava Ablamor della Palude ordinandogli di andare da Artù a raccontare l'accaduto.
Quattro cavalieri attaccarono Galvano e Gaheris per vendicare la morte della dama e quando stavano per ucciderli intervennero altre quattro dame che fermarono lo scontro. Galvano, che era stato ferito, e Gaheris furono imprigionati ma presto liberati perché nipoti di Artù. Fu loro ordinato di portare al re la testa del cervo e il cadavere della dama e di riferire a corte l'accaduto.

A Camelot Artù e Ginevra, indignati per il comportamento di Galvano, lo sottoposero al giudizio delle dame. Queste lo condannarono a battersi per tutta la vita in difesa delle donne, ad essere sempre cortese e non rifiutare mai la sua clemenza a chi gliela chiedeva.

Tor, partito alla ricerca della cagna bianca, si imbattè in un nano che gli portava la sfida dei suoi padroni, due cavalieri. Tor li affrontò e li sconfisse rapidamente, concesse loro di aver salva la vita e li mandò da Artù. Il nano propose a Tor di prenderlo al suo servizio e così fu. Proseguendo la ricerca, Tor e il nano trovarono in un padiglione la cagna che cercavano ma, mentre Tor si allontanava con l'animale, fu raggiunto e sfidato da un cavaliere. Si trattò di un duello lungo e violento ma infine Tor ebbe ragione dell'avversario e quando stava per concedergli la sua clemenza giunse una dama che lo pregò di ucciderlo. La donna spiegò che il cavaliere si chiamava Abelleus ed era un uomo crudele, le aveva ucciso un fratello davanti ai suoi occhi ignorando le sue lacrime e le sue preghiere. Mentre la donna parlava, Abelleus tentò di fuggire ma Tor lo raggiunse e gli tagliò la testa. Quando Tor tornò a Camelot fu accolto con gioia dal re e dalla regina, mentre Merlino annunciò al giovane cavaliere un futuro glorioso.

Re Pellinor, partito alla ricerca della dama rapita, incontrò una ragazza con un cavaliere ferito. La giovane lo pregò più volte di aiutarla ma Pellinor aveva fretta di portare a termine la sua missione e non si fermò. Grazie alle indicazioni di un contadino, Pellinor trovò il rapitore della dama intento a battersi con un altro cavaliere. Interruppe il duello e venne a sapere che il rapitore si chiamava Hotzlake di Westland e che l'altro, Meliot di Logris, era cugino della dama che si chiamava Nimue.
Pellinor si battè con Hotzlake e lo uccise rapidamente, Meliot non volle battersi con lui, anzi gli offrì ospitalità. Il mattino seguente Pellinor ripartì con la dama e trovò che la giovane e il guerriero ferito cui non aveva prestato soccorso erano stati sbranati dagli animali e ne provò grande dolore.
A Camelot narrò la sua impresa sotto giuramento e fu gravemente rimproverato per non aver aiutato chi ne aveva bisogno. Merlino rivelò che la ragazza morta era figlia di Pellinor nata da un suo amore di molto tempo prima e affermò che, per punizione divina, sarebbe stato abbandonato dagli amici nel momento del pericolo.

Artù confermò la nomina di tutti i cavalieri della Tavola Rotonda e dotò di terre quelli che non ne avevano. Tutti i cavalieri pronunciarono un giuramento di onore e misericordia che da allora rinnovarono ogni anno.


Libro Quarto - La guerra con i cinque re


Merlino si innamorò perdutamente di Nimue, la giovane damigella del Lago che Pellinor aveva condotto a corte. Il mago predisse ad Artù la propria morte imminente e gli raccomandò di conservare con cura la spada e il fodero.
Seguì la giovane promettendole di non usare la magia per sedurla. Giunsero nella terra di Benwick il cui re Ban era in guerra con re Claudas.
Merlino vide per la prima volta il giovane Lancillotto e predisse il suo glorioso futuro. Ripresero il cammino ma Nimue era stanca della corte serrata che le faceva Merlino e decise di liberarsene. Quando Merlino le mostrò una grotta che si apriva sotto una grande pietra, la giovane lo indusse ad entrare e mettendo in pratica gli insegnamenti di lui chiuse la grotta in modo che Merlino non potesse uscirne più.

Cinque re (di Danimarca, di Irlanda, della Vale, di Soleyse, dell'isola di Longtrains) invasero con un grande esercito il regno di Artù.
Artù, Ginevra e tutta la corte si diressero a Nord e si accamparono presso il fiume Humber. I cinque re decisero di attaccare subito per non lasciare a Artù il tempo di aumentare le sue forze. Attaccarono di notte sorprendendo nel sonno Artù e i suoi.
Il re e la regina fuggirono con Galvano, Griflet e Kay ma non osarono attraversare il fiume in piena. Mentre esitavano furono raggiunti dai cinque re senza seguito. Il duello che seguì fu molto rapido, Artù e i tre cavalieri uccisero un re ciascuno, salvo Kay che ne uccise due.
Eliminati i cinque re, Artù e i suoi fecero strage di trentamila soldati nemici. Le perdite di Artù furono di circa duecento uomini tra i quali otto cavalieri della Tavola Rotonda sorpresi nei loro padiglioni. Il re ordinò la costruzione di un'abbazia nel luogo della battaglia, quindi si consigliò con re Pellinor per sostituire gli otto cavalieri caduti. Furono scelti Uriens marito di Morgana, il Re del Lago, ser Hervis di Revel e ser Galagor tra i cavalieri anziani; tra i giovani Galvano, Griflet Kay e Tor. La scelta di Tor deluse il giovane Bagdemagus che si allontanò e dopo molte avventure capitò vicino alla caverna dove Merlino era prigioniero, senti i suoi lamenti ma non riuscì a sollevare la pietra che chiudeva l'antro. Dopo altre avventure tornò a corte e fu ammesso alla Tavola Rotonda.

Artù e Accolon

Artù, re Uriens e ser Accolon durante una caccia inseguirono un cervo a grande velocità ma la corsa stroncò i loro cavalli e rimasero a piedi. I tre cavalieri, giunti presso un fiume, videro una piccola imbarcazione coperta di drappi di seta prendere terra sulla riva ma all'interno non videro essere vivente. Improvvisamente la barca si illuminò e comparvero venti belle damigelle che li invitarono in una sala dove era imbandita un'ottima cena, furono poi accompagnati in lussuose camere da letto dove dormirono profondamente per tutta la notte.
Re Artù si svegliò in una buia prigione tra i lamenti di venti cavalieri come lui incarcerati. Gli spiegarono di trovarsi nel castello di Sir Damas, uomo sleale e codardo che era in lotta contro il fratello Ontzlake per questioni di eredità ma non aveva il coraggio di battersi in duello, perciò aveva catturato quei cavalieri e promesso di liberarli solo se uno di loro si fosse battuto con Ontzlake. Fu comunicata a Artù la sfida a sostenere il duello ed accettò a condizione che in caso di sua vittoria tutti i cavalieri venissero affrancati.

Accolon si svegliò vicino a un grande pozzo. Un nano che si disse messaggero di Morgana gli annunciò che il giorno seguente avrebbe affrontato un duello, gli porse la spada Excalibur con il fodero, gli ricordò una promessa segreta fatta a Morgana. Sopraggiunse un cavaliere che invitò Accolon nel suo castello. si trattava di Ontzlake.
Quando Damas mandò la sfida a Ontzlake questi esitò perché sofferente per le ferite di un precedente duello ma Accolon si offrì di combattere al suo posto. Il mattino seguente anche Artù ricevette da Morgana una spada e un fodero, si trattava di una fragile copia di Excalibur.
Durante il duello Artù fu ferito più volte e si rese conto che qualcuno gli aveva sostituito la spada con l'inganno. Quando calando un fendente micidiale sull'emo dell'avversario la sua spada si spezzò, vedendolo perduto la damigella del Lago operò un incantesimo che fece cadere la spada dalla mano di Accolon e Artù la raccolse rapidamente.
Le sorti del duello furono capovolte ma Artù riconobbe in Accolon uno dei cavalieri della sua corte. Accolon confessò di aver avuto Excalibur da Morgana sua amante e di aver tramato con lei per impadronirsi del trono. Comprendendo che Accolon era vittima della magia di Morgana, Artù lo perdonò.

Artù ordinò a Damas di consegnare al fratello la sua parte di eredità e di liberare i venti cavalieri che teneva prigionieri. Invitò quindi sir Ontzlake a unirsi alla sua corte e Ontzlake accettò di buon grado. Artù e Accolon furono ospitati e curati in un convento ma dopo quattro giorni Accolon morì per le ferite mentre Artù si riprese perfettamente. Artù mandò il corpo di Accolon a Morgana come fosse un regalo mentre la fata, convinta che il re fosse morto, tentava di uccidere il marito sir Uriens nel sonno ma veniva fermata dal figlio Ivano.

Morgana accolse con grande dolore la notizia della morte di Accolon. Andò a cercare Artù nell'abbazia dove stava riposando e riuscì a rubare il fodero ma non la spada perché Artù, dormendo, la teneva stretta nel pugno. Inseguita da Artù, raggiunse un lago e vi gettò il fodero quindi, con un incantesimo, trasformò se stessa e i cavalieri del suo seguito in blocchi di pietra. Quando Artù trovò le pietre rinunciò alla cattura di Morgana e tornò all'abbazia. La fata sciolse l'incantesimo e ripartì con il suo seguito. Strada facendo incontrò un cavaliere che stava per uccidere un altro suo prigioniero. Quando seppe che si trattava di Manassen cavaliere di Artù e cugino di Accolon Morgana lo liberò e fece gettare il suo carnefice in un bosco.

Guarito dalle ferite, Artù tornò a Camelot. Il giorno successivo gli fece visita una giovane che recava un magnifico mantello, dono di Morgana. Su suggerimento della Damigella del Lago, Artù ordinò alla giovane di indossare il mantello prima di lui. Appena il mantello le fu appoggiato sulle spalle la giovane cadde in terra e bruciò fino ad essere ridotta in cenere.

Diffidando di Ivano figlio di Morgana, Artù lo mandò in esilio, ma Galvano volle seguirlo.
Ivano e Galvano incontrarono dodici damigelle con due cavalieri presso una torre. Le giovani sputavano e tiravano fango su uno scudo appeso a un albero, dissero a Galvano che era lo scudo di ser Moroldo, odiatore di donne.
Giunse ser Moroldo e le ragazze corsero a rifugiarsi nella torre. Moroldo si scontrò con i due cavalieri della torre e li uccise, si battè con Ivano e lo lasciò in terra sanguinante, lo scontro con Galvano durò molte ore e alla fine i duellanti posarono le spade e divennero amici.
Ser Moroldo spiegò che le ragazze che lo oltraggiavano erano maligne streghe incantatrici. Ospitò Galvano e Ivano nella sua casa e dopo alcuni giorni i tre partirono insieme per la foresta di Arroy.
Incontrarono tre damigelle: una donna di sessant'anni, una di trenta e una di quindici. Erano pronte a condurli a compiere avventure perciò Ivano prese con se la più anziana, Moroldo tenne la trentenne e Galvano la quindicenne. Scelsero tre strade diverse giurando di ritrovarsi dopo dodici mesi.

Galvano e la sua giovane accompagnatrice incontrarono sir Pelleas, un cavaliere che soffriva per amore di una donna, dama Ettard, che non ricambiava i suoi sentimenti. Galvano si offrì di aiutare Pelleas ma una volta avvicinata la donna ne fece la sua amante. Pelleas decise di lasciarsi morire ma Nimue, la damigella del lago, fece innamorare Ettard di lui con un incantesimo e cancellò dal cuore di Pelleas l'amore per Ettard. Così dama Ettard morì di dolore mentre Nimue restituiva a ser Pelleas la felicità che condivisero per tutta la vita.

Ser Moroldo e la damigella trentenne cavalcarono verso sud attraverso una foresta. Trovarono alloggio per la notte nel castello del duca delle Marche del Sud dove, tuttavia, il mattino seguente Moroldo dovette battersi contro il duca stesso e i suoi sette figli. Il duca delle Marche del sud odiava Artù e la sua corte perché Galvano gli aveva ucciso sette figli che egli aveva giurato di vendicare uccidendo un cavaliere di Artù. Il duello però fu vinto da Moroldo che fece cadere il duca e, tenendolo come ostaggio, costrinse i figli ad arrendersi.
Proseguendo il suo viaggio, Moroldo partecipò a un torneo e lo vinse ottenendo in premio una preziosa corona d'oro. Sette giorni dopo giunse dal giovane corte Fergus e si battè con il gigante Taulurd che tormentava il conte devastandone le terre. Dopo averlo ucciso Moroldo entrò nel castello del gigante, liberò molti cavalieri e dame e trovò grandi ricchezze. Rimase ospite di Fergus per sei mesi per curare le ferite riportate nel duello con il gigante e quando ripartì incontrò Galvano, Ivano e quattro cavalieri di re Artù: Sagramore l'impetuoso, Ozanna, Dodinas il Selvaggio e Felot di Listenoise. Affrontò i quattro e li sconfisse ferendoli seriamente, quindi ripartì per trovarsi all'appuntamento nel giorno convenuto.

Ivano era andato verso nord con la damigella più anziana. Nel Galles ebbe occasione di partecipare a un torneo e lo vinse, proseguendo giunse al castello della Dama della Roccia dove fu ospitato degnamente. La dama raccontò a Ivano che due suoi vicini, Sir Edoardo del Castello Ross e Sir Hugh del Castello Rosso, si erano impadroniti con la forza di parte delle sue terre. Ivano parlò con i due cavalieri ma poiché questi respingevano qualsiasi richiesta, li sfidò a duello. Dopo ore di combattimento Ivano uccise Edoardo mentre Hugh si arrese. Così la donna tornò in possesso delle sue terre. Anche Ivano era stato gravemente ferito e rimase presso la Dama della Roccia per guarire, quindi si recò al luogo dell'appuntamento con Moroldo e Galvano.
I tre, congedatisi dalle donzelle, si recarono a Camelot dove furono accolti con gioia dal re e dalla regina. Giunse anche la Damigella del Lago con Sir Pelleas.
Moroldo e Pelleas furono accolti nella compagnia della Tavola Rotonda in cui due seggi erano disponibili perché in quell'anno erano morti due cavalieri.


Libro Quinto


Alcuni ambasciatori romani si presentarono a Artù per chiedergli il pagamento di un tributo stabilito quando Giulio Cesare conquistò la Gran Bretagna. Artù, consultati i cavalieri della Tavola Rotonda, decise di non pagare e di prepararsi ad affrontare le rappresaglie dei Romani, inoltre riteneva di poter accampare diritti ereditari sull'impero. Fu preparato un grande esercito con il contributo di tutti gli alleati. Da parte sua l'imperatore Lucio, udito il rapporto degli ambasciatori, decise di imporre con la forza il tributo a Artù e formò a sua volta un formidabile esercito con forze provenienti da ogni luogo dell'impero.
Artù imbarcò a Sandwich il proprio esercito su una grande moltitudine di imbarcazioni.
Durante il viaggio sognò un grande drago colorato che uccideva un enorme cinghiale. Un sapiente del suo seguito spiegò che il drago rappresentava lo stesso Artù che si batteva con un nemico potente e lo sconfiggeva.

Quando un contadino parlò ad Artù di un gigante divoratore di bambini che aveva violentato e ucciso la moglie del nobile sir Howell, il re decise di abbattere subito quella creatura malvagia, la rintracciò e la uccise al termine di un terribile combattimento.

Giunto nello Champagna, Artù fu informato che i Romani stavano saccheggiando la Borgogna. Mandò quindi sir Galvano con Bors, Lionello e Bedivere ad intimare all'imperatore Lucio di ritirarsi e far cessare il saccheggio. Lucio rifiutò affermando che avrebbe sconfitto i Britanni e ne nacque un lungo scontro. Alla fine Galvano e i sui compagni tornarono al campo di Artù recando molti prigionieri.

Artù affidò a sir Lancillotto e a sir Cador il compito di trasferire i prigionieri a Parigi. Durante il viaggio furono attaccati dalle milizie dell'imperatore Lucio che, nonostante fossero molto preponderanti, furono sconfitte.
A questo scontro seguì la grande e decisiva battaglia che vide Artù e Lucio schierati l'uno contro l'altro con i rispettivi eserciti. Dopo aver compiuto altre prodezze, Artù affrontò personalmente l'imperatore e lo uccise. Perduto il loro capo, i Romani fuggirono inseguiti dai Britanni.
Artù ordinò di seppellire i suoi caduti con i dovuti onori, quindi fece rinchiudere i corpi di Lucio e di altri notabili romani in casse di legno con sostanze conservanti e incarico tre senatori romani sopravvissuti di portare quelle casse a Roma dicendo a tutti che in quel modo Artù pagava il suo tributo.

Dopo questa vittoria, Artù guidò il suo esercito attraverso varie regioni fino in Lombardia e da qui in Toscana dove assediò una città che rifiutava di arrendersi. Incaricato di cercare bestiame per rifornire l'esercito, sir Galvano si scontrò con un cavaliere e lo vinse ma rimase gravemente ferito. Il cavaliere sconfitto gli offrì di indicargli chi poteva guarirlo a patto che Galvano lo introducesse alla religione cristiana. Disse di chiamarsi Priamo e di essere figlio di un re che si era ribellato ai Romani. Galvano e Priamo furono guariti con unguenti magici, intanto una grande armata nemica si stava avvicinando spingendo avanti del bestiame come esca.
Seguì una grande battaglia in cui molti rimasero uccisi ma alla fine i cavalieri della Tavola Rotonda ebbero il sopravvento sui nemici. Galvano e Priamo tornarono da Artù con un grande numero di prigionieri, Priamo venne battezzato ed entrò a far parte dei cavalieri della Tavola Rotonda.

La città assediata si arrese, Artù ne entrò in possesso quindi partì per Roma preceduto da ser Florence e sel Floridas con cinquecento armati. Strada facendo conquistò Urbino mentre Milano si arrese spontaneamente, Avvicinandosi a Roma artù conquistò altre città toscane. Superata Viterbo mandò ambasciatori al senato. Fu stabilita un tregua di sei settimane al termine della quale Artù entrò in Roma e fu incoronato imperatore. Dopo aver distribuito terre e titoli a quanti avevano combattuto per lui, Artù riportò il suo esercito in Inghilterra. Sbarcò a Sandwich dove lo attendeva Ginevra.



Libro Sesto - La nobile storia di Lancillotto del Lago


Tornati in Inghilterra, i cavalieri della Tavola Rotonda si riunirono a corte organizzando giostre e tornei. Il giovane ser Lancillotto del Lago fu il migliore in tutte le prove. La regina Ginevra lo predilesse tre gli altri e lui, ricambiandola, le dedicò molte prodezze.
Qualche tempo dopo Lancillotto decise di partire in cerca di avventure insieme al nipote ser Lionello. Durante una sosta, mentre Lancillotto dormiva, un cavaliere sconosciuto catturò Lionello e lo portò nel proprio castello gettandolo in una profonda prigione insieme ad altri cavalieri.
Intanto ser Ector de Maris, fratello di ser Lionello, partì a sua volta in cerca di avventure e trovò un albero al quale erano appesi molti scudi tra cui quello di Lionello. In quel luogo ser Ector fu battuto da un cavaliere di nome ser Turquin e condotto in prigione dove ritrovò il fratello.

Lancillotto continuava a dormire sotto un albero quando fu visto da quattro regine che cavalcavano in quel luogo. Tra loro era Morgana che prolungò il sonno del cavaliere con un incantesimo. Lancillotto fu portato nel castello di Morgana.
Il mattino seguente le quattro regine chiesero a Lancillotto di scegliere una di loro e farne la sua amante, il cavaliere rifiutò e le regine lo lasciarono prigioniero e solo.

Più tardi una damigella portò il pranzo a Lancillotto e gli propose di liberarlo a condizione che si impegnasse ad aiutare suo padre Bagdemagus in torneo contro il re del Galles del Nord. Secondo i patti il mattino seguente la giovane liberò Lancillotto che raggiunse il castello di Bagdemagus. Al torneo Bagdemagus si presentò con quaranta cavalieri contro i centosessanta dell'avversario ma quando Lancillotto ebbe disarcionato, ferito o ucciso decine di nemici i cavalieri del re del Galles del Nord superstiti rifiutarono di continuare lasciando la vittoria a Bagdemagus.

Ripartito in cerca di Lionello, lancillotto incontrò una damigella che lo accompagnò al castello di Turquin. Il duello tra Lancillotto e Tarquin fu terribilmente violento, dopo due ore di combattimento i due fecero una pausa e Turquin spiegò che aveva ucciso o imprigionato tanti cavalieri perché sperava di battersi con Lancillotto del Lago che aveva ucciso suo fratello Caradoc. Lancillotto confermò di essere l'uomo che cercava e il combattimento riprese. Dopo altre due ore Lancillotto riuscì ad uccidere Turquin. Tutti i prigionieri furono liberati mentre Lancillotto si avviò con la damigella che lo aveva aiutato alla quale aveva promesso protezione. In un rapido scontro Lancillotto uccise un uomo di nome Moris della Foresta Selvaggia che molestava e violentava dame e damigelle del luogo.

Più avanti Lancillotto incontrò un castello dove due giganti tenevano prigioniere sessanta donne. Quando ebbe ucciso i giganti seppe dalle donne che si trovava nel castello di Tintagel che era appartenuto al duca di Cornovaglia e più tardi a re Uther Pendragon padre di Artù.
Lancillotto proseguì ancora alcuni giorni, incontrò ser Kay che tentava di difendersi da tre cavalieri che lo avevano aggredito e lo aiutò sottomettendo gli aggressori. Il giorno seguente, mentre Kay dormiva, Lancillotto indossò la sua armatura e ripartì.
Il suo travestimento ingannò tre cavalieri che lo aggredirono e furono ovviamente costretti ad arrendersi. Lancillotto ordinò loro di presentarsi a Ginevra e dichiararsi suoi prigionieri mandati da ser Kay.
Anche quattro cavalieri della Tavola Rotonda lo affrontarono per misurarsi con ser Kay ed ebbero la sgradevole sorpresa di essere battuti da Lancillotto, erano Sagramore, Ector di Maris, Galvano e Ivano.

Lancillotto notò una cagna che seguiva una traccia di macchie di sangue e le andò dietro. La cagna lo condusse in una sala di un vecchio maniero dove giaceva un cavaliere morto. Una dama piangeva sul cadavere e disse a Lancillotto che si trattava di ser Gilbert il Bastardo e che lei era la moglie. Uscito dal castello, Lancillotto incontrò una damigella che gli chiese aiuto per suo fratello che si era battuto con ser Gilbert il Bastardo e stava morendo per le ferite. Una maga aveva detto che per guarirlo era necessario toccare le ferite con una spada e un abito insanguinato che si trovavano nella Cappella Perigliosa. Il cavaliere era ser Meliot di Logris e faceva parte della Tavola Rotonda perciò Lancillotto si offrì senza esitare di trovare gli oggetti magici.
La cappella perigliosa si trovava in un cimitero e quando Lancillotto vi arrivò si avvicinarono trenta cavalieri molto alti e dall'espressione minacciosa ma si dileguarono quando Lancillotto avanzò. Nella cappella trovò un cadavere avvolto in un drappo di seta, tagliò un pezzo del drappo e prese la spada del morto.

Uscito nel cimitero ritrovò i trenta cavalieri che gli ordinarono di lasciare la spada, altrettanto fece una bella damigella. Questa era Hellowes la Maga che aveva preparato una trappola sperando di avere almeno il cadavere di Lancillotto, del quale era innamorata, non potendo avere il suo corpo vivo. Lancillotto ripartì e la damigella morì di dolore dopo poche settimane.
La spada e il tessuto ebbero l'effetto desiderato e ser Meliot ne fu immediatamente guarito.

Giunto a un altro castello lancillotto fu pregato da un'altra damigella di prendere il suo falcone che le era sfuggito. Si trattava di una trappola e quando Lancillotto si tolse l'armatura per scalare un albero venne avanti ser Phelot, un cavaliere del Galles che voleva ucciderlo. Sperava di battere facilmente Lancillotto disarmato ma il cavaliere del Lago, usando un grosso ramo come arma, lo sconfisse e lo uccise.

Nella successiva avventura Lancillotto tentò di salvare una donna dal marito geloso ma questo riuscì comunque ad ucciderla. Rifiutando di battersi, l'uomo scampò all'ira di Lancillotto ma la regina Ginevra lo mandò dal papa a Roma con il cadavere della moglie e al ritorno l'uomo, che si chiamava Pedivere, divenne buono e si fece eremita.

Lancillotto tornò a casa due giorni prima della Pentecoste, arrivarono anche i cavalieri con i quali Lancillotto si era battuto durante le sue recenti avventure e tutti confermarono i suoi racconti. Lancillotto narrò le sue imprese al re, alla regina e a tutta la corte e fu elogiato come il più rinomato tra i cavalieri del mondo.


Libro Settimo
Storia di ser Gareth di Orkney che fu chiamano Bellamano


Mentre artù celebrava la festa della Pentecoste nel castello di Kinkenadon, gli fece visita un giovane molto alto e bello accompagnato da due cavalieri e da un nano. Chiese al re di accordargli tre doni, il primo subito e gli altri dopo un anno. Il primo desiderio era di avere da mangiare e da bere per un anno. Artù fu stupito della modestia della richiesta ma il giovane confermò e ser Kay il siniscalco fu incaricato di provvedere.
Il giovane, chiamato Bellamano da ser Kay, da allora mangiò in cucina con la servitù e si comportò sempre con molta umiltà. Trascorso un anno giunse a corte una damigella che chiedeva aiuto per la sua signora assediata dal Cavaliere Rosso delle Terre Rosse, noto per la sua forza. Poiché la damigella non volle rivelare il nome della sua signora, Artù non concesse ai suoi cavalieri il permesso di aiutarla. Bella mano avanzò allora le due richieste che il re gli aveva promesso di esaudire. Chiese il permesso di aiutare la damigella e l'onore di essere nominato cavaliere dal Lancillotto del Lago.
Delusa, la damigella andò via credendo che l'unico ad aiutarla sarebbe stato un addetto alle cucine.

Bellamano fu vestito ed armato con il suo equipaggiamento portatogli da un nano e si mise in cammino dietro alla damigella. Fu raggiunto da ser Kay che lo considerava un suo sottoposto, lo sfidò e venne subito battuto. Quando anche Lancillotto lo raggiunse, Bellamano gli chiese di battersi con lui. I due giostrarono a lungo, alla fine Lancillotto, sorpreso dalla forza dell'avversario, propose di cessare subito il duello per evitare di farsi inutilmente del male. Fu allora che Bellamano rivelò a Lancillotto di chiamarsi Gareth e di essere fratello di ser Galvano. Lieto di saperlo, Lancillotto lo armò cavaliere, quindi si occupò di riportare a corte ser Kay che fu salvato a stento.

Bellamano raggiunse la damigella che lo cacciò con parole di disprezzo, ma continuò a seguirla senza reagire. Strada facendo incontrarono un cavaliere aggredito da sei ladri. Neanche dopo che Bellamano ebbe ucciso da solo i sei ladri la damigella cambiò il parere sul suo conto, accettò comunque di essere ospitata per la notte dal cavaliere che Bellamano aveva salvato.
Il mattino dopo Bellamano e la damigella giunsero alla riva di un grande fiume, ma sulla riva opposta erano due cavalieri certamente ostili. Bellamano li affrontò e li uccise entrambi ma la damigella si ostinò ad attribuire il suo successo alla fortuna. Proseguendo incontrarono un cavaliere completamente vestito di nero, uno vestito di verde e poi uno vestito di rosso. Tre fratelli, tre duelli e tre vittorie per Bellamano. Il cavaliere nero fu ucciso, gli altri due giurarono di presentarsi a Artù e mettersi al suo servizio.

Quando giunsero alla città di ser Persant dell'India, la damigella raccomandò a Bellamano di fuggire e al suo rifiuto finalmente comprese che Bellamano non era un servo di cucina e si scusò per tutte le contumelie che gli aveva detto. Il duello con ser Persant durò due ore e alla fine Bellamano prevalse sull'avversario che chiese misericordia. Risparmiato da Bellamano ser Persant rivelò di essere fratello dei cavalieri nero, verde e rosso e rese onore al suo avversario.
L'ospitalità di Persant giunse all'estremo: ordinò alla figlia diciottenne e illibata di entrare nel letto di Bellamano ma questi la respinse affermando che solo un cavaliere senza onore avrebbe approfittato di quella situazione. Al mattino Persant, congedando i suoi ospiti, spiegò a Bellamano che il cavaliere che teneva prigioniera la sorella della damigella era tra i più forti ed era pronto a battersi anche con Lancillotto. Bellamano decise di rivelare la propria identità a Persant e alla sua compagna di viaggio facendo loro giurare di mantenere il segreto.

La dama prigioniera, che si chiamava Lionora, fu informata da un nano delle gesta di Bellamano e convocò Bellamano e la damigella (che si chiamava Lynet ed era sua sorella) presso un eremo nelle vicinanze. Il mattino seguente Bellamano e Lynet giunsero nella pianura che circondava il castello di Lionora e trovarono i corpi impiccati agli alberi di quaranta cavalieri. C'era, appeso a un sicomoro, un grande corno che Bellamano suonò per chiamare a battersi il cavaliere Rosso delle Terre Rosse. Il duello durò l'intera giornata, a sera Bellamano con un estremo sforzo mise a terra l'avversario che chiese misericordia. Il cavaliere delle Terre Rosse spiegò che aveva ucciso tanti avversari su richiesta di una donna che aveva amato e che lo aveva ingannato. Bellamano rimise la decisione a Lionora la quale perdonò il cavaliere delle Terre Rosse ordinandogli di dare riparazione a tutti i suoi torti.

Quando Bellamano, curato da damigella Lynet, si fu ripreso volle far visita a Lionora ma questa fece chiudere l'entrata del castello e gli spiegò che per avere il suo amore doveva andare per un anno in cerca di avventure. Rimasta sola Lionora fece rapire il nano di Bellamano da suo fratello Gringamore. Il nano, senza opporre resistenza, rivelò la vera identità di Bellamano e quando questi giunse al castello fu accolto amorevolmente da Lionora.
Ser Gareth e Madonna Lionora si giurarono eterno reciproco amore e presto si accordarono per un incontro notturno, ma Lynet se ne accorse e ricorse alle sua arti magiche per salvaguardare l'onore della sorella.
Durante la notte i due amanti iniziarono a scambiarsi baci ed effusioni quando apparve un cavaliere in armi che sfidò ser Gareth e lo ferì gravemente ad una coscia prima di essere decapitato. Lionora e il fratello, accorso alle sue grida, cercavano di tamponare la ferita di Gareth quando entrò Lynet che con un unguento riattaccò la testa al corpo del cavaliere ucciso che si rialzò ed uscì con la damigella.
Dieci giorni dopo Gareth e Lionora si accordarono per un nuovo incontro notturno ma di nuovo arrivò il cavaliere armato. Durante il duello la ferita di Gareth si riaprì e sanguinò copiosamente. Gareth uccise di nuovo il suo avversario, fece la testa in cento pezzi e li gettò dalla finestra, poi svenne per il troppo sangue perduto. Mentre la ferita di ser Gareth veniva medicata, Lynet recuperò i pezzi della testa del cavaliere e li rimise insieme con il suo unguento. Dichiarò di agire per il bene e l'onore di ser Gareth e di tutti loro. I medici dissero che la ferita di Gareth poteva essere guarita solo da chi lo aveva colpito con un incantesimo.

Il cavaliere verde, il cavaliere rosso, ser Persant d'India si presentarono con il loro seguito a Carleon dove Artù aveva indetto una festa per la Pentecoste e gli riferirono di essere stati sconfitti da Bellamano. Giunse anche Ironside o il cavaliere rosso delle Terre Rosse, anche lui battuto da Bellamano, che si muoveva con un seguito di seicento cavalieri. Tutti si misero al servizio di Artù, Ironside si inginocchiò davanti a Lancillotto e a Galvano pregandoli di perdonare la sua precedente inimicizia. Artù promise ai quattro cavalieri vinti da Bellamano di nominarli cavalieri della Tavola Rotonda.

Giunse a corte anche la regina di Orkney, madre di ser Gareth e sorella di Artù, a chiedere ragione del poco onorevole trattamento che era stato riservato a suo figlio. Artù spiegò che Garet si era presentato in miseri panni, la regina accettò le sue scuse e tutti si ripromisero di trovare ser Gareth.

Galvano, Agravano, Gaheris, tutti fratelli di ser Gareth si offrirono di andarlo a cercare ma Lancillotto suggerì di invitare donna Lionora che aveva certamente notizie di Gareth. Lionora si presentò ma invece di rivelare che Gareth si trovava nel suo castello propose a Artù di indire un torneo, cosa che avrebbe certamente attratto il cavaliere. Per il torneo si tennero grandi preparativi al Castello Periglioso, Gareth non voleva essere riconosciuto prima dei combattimenti e Lionora gli prestò un anello magico capace di cambiare il suo aspetto.

Durante il torneo, Gareth cambiò spesso i propri colori grazie alla magia dell'anello. Si scontrò con molti cavalieri e tutti li disarcionò. Quando Artù chiese a Lancillotto di battersi con lui, Lancillotto non volle affrontare un cavaliere che aveva già combattuto per oreed era certamente molto stanco.
Finiti i duelli con la lancia si passò alle spade e ser Gareth dimostrò ancora il suo valore. Durante una pausa di ristoro Gareth affidò il prezioso anello al suo nano per evitare di perderlo ma tornando in pista se ne dimenticò e fu subito riconosciuto. Finito il torneo fuggì dopo aver incaricato il nano di restituire l'anello a Lionora.

Giunto a un castello, chiese ospitalità per la notte. Fu accolto dalla proprietaria del castello che lo avvertì che suo marito, il duca della Rowse, era nemico di Artù. Il mattino seguente, preso congedo dalla dama del castello, Gareth riprese il suo cammino ma incontrò un cavaliere di nome Bendelaine che lo sfidò. Gareth sconfisse Bendelaine che morì poco dopo per le ferite ricevute. Più avanti incontrò amici e familiari di Bendelaine e dovette misurarsi contemporaneamente con trenta cavalieri e ancora ne uscì vittorioso. Dopo aver ucciso il cavaliere bruno che teneva prigioniere trenta donne, Gareth incontrò il duca di Rowse, lo sconfisse e gli fece giurare di andare a rendere omaggio a Artù.

Il successivo, ennesimo avversario, si mostrò molto più forte dei precedenti e quando furono entrambi mal ridotti damigella Lynet (non è chiaro come si trovasse sul posto) li avvertì che stavano combattendo tra fratelli, il cavaliere con cui Gareth si batteva era infatti ser Galvano, suo fratello.

Informato da Lynet, Artù accorse sul posto con tutta la corte e quando vide i due fratelli perse i sensi per la contentezza. Svenne anche la regina di Orkney alla vita dei figli e, riavutasi, si unì alla gioia generale. Il mattino seguente arrivò sul posto anche Lionora e alla presenza del re dichiarò il suo amore per Gareth, altrettanto fece il cavaliere e fu concordato il loro matrimonio.

Il giorno stabilito a Kinkenadon l'arcivescovo di Canterbury celebrò il matrimonio di ser Gareth con Lionora, poi Gaheris sposò Lynet e ser Agravano sposò la damigella Laurel, nipote di Lionora.
I cavalieri vinti da ser Gareth si congratularono con lui e per rendergli omaggio chiesero umili incarichi come essere il ciambellano o il coppiere della festa. Trenta donne raccontarono a Artù che ser Gareth le aveva liberate dalla Torre Dolorosa, e tutti sedettero a un meraviglioso banchetto. Seguirono giochi e giostre ma ser Gareth non partecipò per richiesta della sposa, quindi Artù nominò cavalieri della Tavola Rotonda ser Persant e i suoi due fratelli, ser Ironside e il duca della Rowse.
A tutti Artù dono vasti possedimenti e grandi ricchezze perché potessero vivere regalmente fino alla fine dei loro giorni.


Libro Ottavo - Il libro di ser Tristano di Liones


La contrada di Liones era retta da re Meliodas, marito di Elisabetta sorella di re Marco di Cornovaglia. Il re e sua moglie di amavano molto e furono felici quando Elisabetta rimase incinta.
Nella stessa contrada viveva un'altra donna innamorata del re che un giorno, con un incantesimo, riuscì a farlo prigioniero durante una caccia.
Elisabetta, avvertita la sua mancanza, corse a cercarlo con una gentildonna ma dovette fermarsi perché iniziò il travaglio del parto. Con l'aiuto dell'accompagnatrice, Elisabetta riuscì a partorire ma soffrendo tanto che sentì arrivare la morte. Pregò la sua ancella di narrare a re Meliodas la sua sofferenza e di chiedergli di battezzare il neonato con il nome di Tristano a ricordo del suo dolore.

Elisabetta morì e l'ancella avvolse il bambino per proteggerlo dal freddo. Lo salvò inoltre dai baroni che credendo morto anche il re volevano ucciderlo per impadronirsi del trono. Il giorno seguente ritornò re Meliodas liberato da Merlino, fece seppellire la regina con grande cerimonia e fece battezzare Tristano, il bambino nato nel dolore.

Sette anni dopo il re sposò la figlia di re Howell di Bretagna che gli diede dei figli ma sapendo che l'erede del trono era Tristano decise di sopprimerlo.
Tentò con il veleno ma per errore la pozione fu bevuta da uno dei suoi figli che ne morì. La donna volle ritentare ma quando vide che Meliodas stava per bere accorse a fermarlo, il re comprese la verità e costrinse la moglie a confessare. La matrigna fu processata e condannata al rogo ma fu risparmiata in extremis per intercessione di Tristano. Con l'andare del tempo Meliodas perdonò la moglie ma preferì allontanare Tristano dalla sua corte.

Tristano fu mandato in Francia, accompagnato da un gentiluomo di nome Governale, e vi rimase per sette anni apprendendo la lingua e molte altre cose, quindi tornò sa suo padre e studiò con passione l'arpa e altri strumenti musicali. Scrisse inoltre un manuale per la caccia col falcone.

Re Agwisance d'Irlanda mandò a chiedere a Marco di Cornovaglia un tributo che da sette anni aveva smesso di pagare. Re Marco gli rispose che se voleva il tributo doveva mandare un cavaliere capace di conquistarlo. Il re irlandese mandò ser Moroldo, cavaliere dalla Tavola Rotonda e fratello della regina. La nave che portava ser Moroldo approdò vicino al castello di Tintagel e il cavaliere rimase a bordo in attesa dell'avversario o del pagamento del tributo.
In Cornovaglia fu gridato un bando per cercare un cavaliere disposto a sfidare ser Moroldo ma poiché questo aderiva alla Tavola Rotonda gli altri cavalieri erano riluttanti a battersi con lui.

Con il consenso del padre, Tristano andò dal re di Cornovaglia per essere investito cavaliere e poter affrontare ser Moroldo. Tristano aveva sangue reale, prerogativa rischiesta da Moroldo, dunque aveva tutti i requisiti per affrontare il duello. Moroldo, molto cortesemente, invitò il giovane Tristano a rinunciare a combattere ma Tristano non accettò di essere disonorato nello stesso giorno in cui aveva ricevuto l'investitura di cavaliere.
Il duello durò più di mezza giornata, entrambi i cavalieri erano esausti e sanguinanti quando Tristano, più giovane e robusto dell'avversario, riuscì a colpirlo alla testa. La spada ruppe l'elmo e ferì gravemente il capo. Moroldo riuscì a stento a rialzarsi e fuggire di corsa verso la propria nave. Tristano gli gridò dietro che avrebbe tenuto con se la sua spada e il suo scudo da mostrare a Artù come trofei.

Quando ser Moroldo giunse in Irlanda nessun medico fu in grado di estrarre il frammento di spada rimasto nel suo cranio e ser Moroldo ne morì. Dopo la sua morte la regina sua sorella volle conservare il frammento metallico che le aveva ucciso il fratello pensando che le sarebbe servito per la vendetta.
Anche Tristano era gravemente ferito, il suo servitore Governale lo trovò privo di sensi sull'isola dove si era svolto il duello e lo portò in salvo. Tristano giacque a letto nel castello di Tintagel più di un mese perché la lancia con cui Moroldo lo aveva ferito aveva la punta avvelenata.
Dopo aver ascoltato molti medici che si erano dichiarati impotenti, re Marco seppe da una donna molto saggia che per salvarsi Tristano doveva recarsi nel paese da cui proveniva il veleno.

Con un vascello approntato per ordine di re Marco, Tristano e il fido Governale raggiunsero la costa dell'Irlanda. Subito Tristano suonò una canzone con la sua arpa. Appena si seppe dell'arrivo di un cavaliere musicista il re del luogo lo mandò a prendere. Tristano disse di chiamarsi Tamtrist, di provenire dalla contrada di Liones e di essere stato ferito combattendo per una dama. Il re Agwisance gli promise assistenza e poi gli raccontò di aver perduto ser Moroldo, nobile cavaliere e compagno della Tavola Rotonda.
Il re affidò Tamtrist alle cure della figlia Isotta la Bella. La giovane guarì in poco tempo la ferita e Tamtrist, presto innamoratosi di lei, per ricambiare le insegnò a suonare l'arpa. Ser Palamede il Saraceno corteggiava appassionatamente Isotta e Tamtrist ne era molto contrariato.
Re Agwisance fece bandire un grande torneo in onore di sua cugina la Signora delle Lande. Isotta chiese a Tamtrist di partecipare per lei e Tamtrist accettò per amor suo. Nel torneo ser Palamede, detto il cavaliere dallo scudo nero, sconfisse molti valorosi cavalieri conquistando grande onore.
Giunse uno scudiero chiamato Hebes il Rinomato, riconobbe Tristano e si gettò ai suoi piedi ma il giovane lo rialzò rapidamente e lo pregò di non rivelare la sua identità. Isotta aveva notato la scena e compreso che Tamtrist doveva essere più di un giovane cavaliere inesperto.
Il mattino seguente Tamtrist con un cavallo bianco e un'armatura dello stesso colore comparve sul campo per affrontare ser Palamede.
Disarcionato al primo assalto, Palamede tentò di lasciare il torneo ma Tamtrist lo inseguì e lo costrinse a battersi. Quando Palamede, di nuovo caduto, chiese clemenza, Tamtrist gli ordinò di non avvicinarsi mai più a Isotta e di non indossare più l'armatura per un intero anno.
Tristano armò cavaliere Hebes, che prese parte al torneo, e tornò alle cure di Isotta la Bella.

Un giorno la regina madre di Isotta scoprì casualmente che alla spada di Tamtrist mancava un pezzo di lama e comprese che la parte mancante era stato trovata nel cranio di sir Moroldo. La regina informò della sua scoperta il marito che le ordinò di lasciare a lui la faccenda.
Il re considerò un'infamia uccidere un ospite, quindi concesse a Tamtrist di andare via illeso a condizione di svelargli il suo vero nome. Tristano spiegò di era e di chi era figlio e aggiunse che ser Moroldo era sopravvissuto al duello, quindi chiese al re il permesso di prendere commiato da Isotta e dagli altri cavalieri. Scambiò anelli e promesse d'amore con Isotta, quindi salutò tutti i baroni di corte, nessuno dei quali osò contrastarlo.

Tristano partì e giunse per mare a Tintagel il Cornovaglia dove fu lietamente accolto dal re e da suo padre Melodias.
Dopo qualche tempo, Tristano si innamorò della moglie del nobile Segwaride che lo ricambiava ma re Marco, innamorato della stessa donna, ne fu geloso. Intercettando un nano che portava messaggi tra i due amanti, il re venne a sapere del loro prossimo incontro e tese un'imboscata a Tristano. Aggredito dal re e da due cavalieri, Tristano ferì gravemente il primo e uccise gli altri, ma fu ferito a sua volta. Si recò comunque dalla donna ma nell'impeto della passione il sangue della sua ferita macchiò il letto.

Tristano partì poco prima dell'arrivo del marito della donna, questi notò le macchie di sangue sul letto e costrinse la moglie a rivelargli la verità. L'uomo inseguì Tristano e lo aggredì, Tristano si difese ma non lo uccise, limitandosi a lasciarlo svenuto e ferito dove si erano battuti. Tristano tornò a Tintagel e ser Segwaride, trovato dai suoi uomini, fu riportato a casa. Passarono molte settimane e ser Segwaride guarì ma non osò affrontare di nuovo Tristano.

Un giorno ser Bleoboris di Ganis, cavaliere della Tavola Rotonda, chiese un dono a re Marco: voleva la dama più bella della corte e poiché Marco aveva imprudentemente accordato prima di conoscere l'oggetto della richiesta, nessuno impedì a Bleoboris si scegliere la dama più bella e portarla via con se.
Scelse la moglie di Segwaride. Il marito inseguì Bleoboris e lo affrontò ma fu battuto e ferito. Tristano, che aveva aspettato di vedere l'esito del duello, si lanciò all'inseguimento di Bleoboris per liberare la sua amante. Durante la ricerca si imbattè in due cavalieri della Tavola Rotonda, Sagramore e Dodinas che lo sfidarono, lottò con loro e li atterrò entrambi.

Proseguendo, Tristano raggiunse Bleoboris e i due combatterono a lungo, infine sospesero il combattimento in nome dell'amicizia che legava entrambi a Lancillotto del Lago e decisero di risolvere pacificamente la questione lasciando scegliere alla dama chi seguire. La dama, delusa dal comportamento poco sollecito di Tristano, scelse di andare con Bleoboris al quale chiese di riportarla dal marito.

Re Marco, che desiderava far perire Tristano, lo incaricò di recarsi in Irlanda a chiedere in moglie Isotta la Bella. Tristano, pur consapevole dei pericoli che avrebbe incontrato, armò un buon seguito di cavalieri con i quali si imbarcò ma una tempesta li spinse verso la costa inglese e approdarono nei pressi di Camelot dove Tristano eresse il proprio padiglione.
Intanto ser Agwisance di Irlanda fu convocato alla corte di Artù sotto accusa di tradimento ma essendo Artù e Lancillotto lontani da Camelot il giudizio fu delegato a Caradoc di Scozia.

Ser Blamor di Ganis accusò Agwisance di tradimento per aver ucciso un suo cugino in Irlanda. Secondo l'uso del tempo a un'accusa simile doveva seguire un duello, l'accusato poteva decidere di battersi personalmente oppure trovare un campione che si battesse per lui. Informato su questa situazione, Tristano si offrì di battersi con ser Glamor per il re d'Irlanda. Agwisance accettò con gratitudine l'offerta di Tristano. Questi gli chiese di giurare la propria innocenza e di concedergli dopo la vittoria quello che avrebbe ragionevolmente richiesto.
Prima del combattimento ser Blamor giurò a suo fratello ser Bleoberis di morire piuttosto che arrendersi.

Blamor fu subito disarcionato, anche Tristano smontò dal cavallo e i due combatterono a lungo a piedi. Infine ser Blamor, che era stato battuto ma non voleva arrendersi, pregò Tristano di ucciderlo.
Tristano, che non intendeva versare il sangue di un parente di Lancillotto, rimise la decisione ai giudici della gara. Sir Agwisance si disse pronto a risparmiare la vita di Blamor, fu ascoltato anche Bleoboris che confermava la decisione di Blamor e chiedeva a Tristano di uccidere l'avversario. A decidere furono i giudici che vollero risparmiare la vita di Blamor. Così tutti si riconciliarono e i congiunti di Lancillotto, da allora, furono sempre amici di Tristano.

Tristano chiese a Agwisance sua figlia Isotta per farla sposare con suo zio Marco. Agwisance acconsentì a malincuore affermando che avrebbe preferito vedere sua figlia moglie di Tristano. Per ordine della regina, donna Brangania fu scelta come dama di compagnia di Isotta insieme ad altre gentildonne. La regina affidò a Brangania e a Governale una bevanda da offrire agli sposi nel giorno del matrimonio. Durante il viaggio in mare, Tristano e Isotta trovarono casualmente una piccola fiasca d'oro e, credendo che contenesse vino, ne bevvero liberamente. Nacque così un grande amore che non li avrebbe mai lasciati per tutta la loro vita.

Un giorno, giunti casualmente al Castello del Pianto, Tristano e Isotta furono imprigionati per un'antica tradizione del posto. Tristano doveva affrontare ser Breunor, signore del castello, mentre Isotta doveva gareggiare in bellezza con la moglie del castellano. Quando le due donne furono presentate insieme, Breunor e tutta la sua corte ammisero che Isotta era la più bella e Tristano, benché inorridito, fu costretto a decapitare la donna sconfitta.

Il duello che seguì terminò con la morte di Breunor e le genti del castello prestarono omaggio al vincitore pregandolo di trattenersi per qualche tempo.
Ser Galeotto, figlio di Breunor, sfidò a duello Tristano e quando stava per essere sconfitto fu soccorso da cento cavalieri davanti ai quali Tristano fu costretto ad arrendersi.

Intanto ser Galvano era stato battuto e catturato da ser Caradoc, un re potente e simile a un gigante. Mentre tornava al proprio castello con il prigioniero, Caradoc incontrò Lancillotto che gli intimò di liberare Galvano. Dopo un'ora di terribile combattimento, Lancillotto disarcionò Caradoc e lo decapitò, liberando così ser Galvano.
Tristano fu informato di questa avventura di Lancillotto e si dolse di non essere con lui, ma doveva accompagnare la bella Isotta e partì senza esitazioni. Giunti in Cornovaglia, Tristano e Isotta furono accolti da tutti i baroni.

Re Marco sposò Isotta, ma questa e Tristano non smisero mai di amarsi. Si tenne una bella festa con giostre e tornei ma dopo i festeggiamenti due dame del seguito di Isotta decisero di eliminare donna Brangania per invidia verso la preferita della regina. Brangania fu mandata in un bosco dove venne catturata e lasciata con le mani legate a un albero. La salvò dopo tre giorni ser Palamede che passò per caso in quel luogo e la portò in un convento di monache per farla curare.

Un giorno la regina sostò presso una fonte e pianse per la scomparsa della sua ancella. La vide Palamede e le chiese un dono in cambio di Brangania, imprudentemente Isotta accettò ma Palamede, riconsegnata l'ancella, rimandò la sua richiesta a quando avrebbe potuto farla davanti al re.
Giunti al castello, Palamede chiede al re di consegnargli la regina e il re accettò certo che Tristano la avrebbe presto liberata. Quando Palamede e Isotta furono partiti, tuttavia, non fu possibile trovare Tristano che era a caccia nella foresta e re Marco cominciò a preoccuparsi seriamente. Si fece avanti ser Lambegus, un cavaliere di Tristano, che si offrì di riprendere la regina e il re accettò con gratitudine.

Lambegus raggiunse Palamede e lo sfidò, venne quasi ucciso ma durante il duello Isotta fuggì e vagò nella foresta fino a una fonte in cui penso di annegare. La trovò ser Adtherp e la portò nel suo castello, quindi andò in cerca di Palamede per battersi con lui. Palamede lo sconfisse e lo costrinse a dirgli dove si trovava Isotta, cavalcò fino al castello di Adtherp ma Isotta lo vide arrivare e fece chiudere tutte le entrate. Palamede smontò dal cavallo e sedette come impazzito davanti alla porta.
Tornato dalla caccia, Tristano fu informato sugli ultimi eventi e partì subito insieme a Governale per ritrovare Isotta. Strada facendo incontrò Lambegus e poi Adtherp, entrambi gravemente feriti. Con le loro indicazioni giunse al castello di Adtherp dove Palamede si era addormentato davanti alla porta. Svegliato non senza difficoltà da Governale, Palamede saltò in sella ed affrontò Tristano, ma dopo due ore di combattimento Isotta separò i due cavalieri e ordinò a Palamede di recarsi alla corte di re Artù per portare un messaggio premonitorio alla regina Ginevra: Vi sono in questa terra quattro perfetti amanti: ser Lancillotto del Lago e la regina Ginevra, ser Tristano di Liones e la regina Isotta.

Tristano riportò a casa Isotta e a corte tornò la letizia ma ser Andred prese a spiare suo cugino Tristano per coglierlo con la bella Isotta e denunziarlo. Alla fine riuscì a segnalare al re un incontro dei due amanti. Furibondo re Marco si scagliò contro il nipote ma non riuscì a sopraffarlo e Tristano si allontanò nella foresta lasciando il re disarmato e atterrato a faccia in giù.

Un giorno Tristano incontro due cavalieri del re, ne uccise uno e ferì gravemente l'altro, quindi lo mandò a corte con la testa recisa del fratelli. Re Marco fu consigliato dai suoi baroni di riammettere a corte ser Tristano che era troppo forte per essere battuto da un altro cavaliere, il re accettò il consiglio e mandò a chiamare Tristano con un'offerta di amicizia che il cavaliere accettò. L'incidente fu superato, si tennero giochi e divertimenti e fu bandita una caccia.
Durante questi festeggiamenti giunse ser Lamorak il Gallese che sfidò i trenta cavalieri del re disarcionandoli tutti e ferendone molti. Re Marco ordinò a Tristano di battersi con Lamorak ma Tristano protestò che era contrario alle regole della cavalleria battersi con un avversario già al limite della resistenza. Il re ribadì il suo ordine a Tristano affrontò Lamorak contro la sua volontà. Al primo scontro il cavallo di Lamorak fu abbattuto e Tristano, nonostante l'insistenza dell'avversario, rifiutò di combattere ancora.
Più tardi Lamorak intercettò un dono che Morgana aveva inviato a re Artù, si trattava di un corno rifinito in oro che aveva il potere di smascherare versando il suo contenuto la dama infedele che se ne fosse servita. Lamorak inviò il corno a Marco che mise alla prova la fedeltà di Isotta e di altre cento dame, solo quattro riuscirono a bere senza versare la bevanda. Marco annunciò che avrebbe mandato al rogo tutte le infedeli, ma tutti i baroni si opposero rifiutando di accettare come prova il sortilegio di una strega. Dal canto suo Tristano si ripromise di vendicarsi di Lamorak.

Una notte Andred riuscì a sorprendere Tristano nel letto di Isotta e lo fece assalire da dodici cavalieri che lo legarono mani e piedi. Al mattino Tristano fu accompagnato da quaranta cavalieri nel luogo dove doveva essere giustiziato. Provò a convincere i suoi aguzzini a liberarlo in nome della cavalleria ma Andred estrasse la spada per ucciderlo. Tristano si liberò dei due che lo trattenevano e abbattè Andred e altri dieci cavalieri quindi, mentre molti altri giungevano in aiuto di Andred, saltò da una finestra a picco sul mare cadendo sugli scogli.
Governale e gli altri uomini di Tristano lo trovarono e con il loro aiuto Tristano liberò Isotta che era stata chiusa in una capanna per lebbrosi e la portò in un bel maniero. Un giorno Tristano, addormentatosi nella foresta, fu colpito da un suo nemico con una freccia avvelenata. Tornato al suo maniero trovò che re Marco aveva portato via Isotta ma non far nulla a causa della ferita.

Isotta, benché strettamente sorvegliata, riuscì a far avere un messaggio a Tristano, gli fece sapere che per guarire aveva bisogno delle cure di Isotta dalle Bianche Mani, figlia di Howell re di Bretagna. Tristano fece vela per la Bretagna dove in breve tempo la figlia del re lo guarì.
Ser Caerdin figlio di re Howell fu gravemente ferito combattendo contro il conte Grip nemico del padre. Re Howell chiese allora aiuto a Tristano che riunì quanti uomini riuscì a trovare e dopo aver compiuto grandi imprese uccise il conte Grip.
Tristano rimase a lungo presso re Howell e si innamorò, ricambiato, della figlia Isotta dalle Bianche Mani, quasi dimenticando la Bella Isotta. Se ne ricordò la prima notte di nozze quando il pensiero della Isotta lontana gli impedì di andare oltre qualche bacio con la sposa.
Un cavaliere di nome ser Suppinabile visitò la corte di re Artù e raccontò a Lancillotto del matrimonio di Tristano. Indignato per l'infedeltà di Tristano, Lancillotto gli mandò a dire di essere divenuto suo nemico.
Isotta scrisse a Ginevra lamentandosi per l'infedeltà di Tristano, Ginevra le rispose incoraggiandola a sperare che presto il cavaliere sarebbe tornato a lei.

Ser Lamorak il Gallese

Dopo aver mandato a re Marco il corno di Morgana, ser Lamorak partì per un viaggio in mare ma fece naufragio e fu salvato e curato dai pescatori dell'Isola della Schiavitù. Signore dell'isola era Nabon il Nero, un gigante che odiava i cavalieri di re Artù e li uccideva quando li incontrava.
Tristano, la moglie Isotta dalle Bianche Mani e il fratello di lei Caerdin facendo una gita in barca furono spinti dal vento fino all'Isola della Schiavitù dove l'imbarcazione si spezzò. Nell'isola Tristano incontrò ser Segwaride, suo ex rivale in amore. Accantonati i vecchi rancori, i due cavalieri si accordarono per affrontare insieme i pericoli del luogo. Una donna che abitava in quei pressi spiegò a Tristano che in quell'isola non giungeva mai cavaliere che non fosse ucciso o catturato. Tristano si disse pronto a rischiare e fu ospitato dalla donna.
I pescatori portarono Lamorak da Tristano il quale aveva con lui conti in sospeso ma i due si accordarono per combattere insieme contro Nabon il Nero.

Ser Nabon indisse un torneo per festeggiare l'investitura del figlio e cinquecento cavalieri giunsero per partecipare, quelli del paese condussero al torneo anche Lamorak, Tristano, Caerdin e Segwaride.
Lamorak si battè con molti cavalieri, vincendoli tutti, infine fu sfidato da ser Nabon ma quando fu esausto Tristano prese il suo posto e uccise Nabon e il figlio. Gli fu offerta la signoria dell'isola ma egli al cedette a Lamorak il quale la rifiutò. Infine la signoria fu affidata a ser Segwaride che instaurò un buon governo. Un giorno Segwaride fece visita a re Marco e a Isotta la Bella e raccontò questi eventi. Isotta fu molto rattristata quando seppe che Tristano aveva sposato Isotta dalle Bianche Mani.
Dal canto suo Lamorak si mise in viaggio verso la corte di re Artù. Strada facendo si imbattè in quattro cavalieri che stavano per ucciderne un altro. Lamorak prese le difese del più debole e mise in fuga gli aggressori. Seppe che aveva aiutato ser Frollo delle Isole Esterne. Lamorak e Frollo si incamminarono insieme, più avanti Frollo sfidò un cavaliere bianco che, dopo averlo disarcionato senza difficoltà, rivelò di essere Lancillotto del Lago.
Lamorak e Frollo si separarono, si incontrarono di nuovo dopo qualche giorno, duellarono e Lamorak uccise Frollo. Ser Belliance, fratello dell'ucciso, cercò vendetta duellando con Lamorak. Combattendo Belliance riconobbe in Lamorak un suo vecchio nemico ma quando Lamorak, dopo averlo abbattuto, gli risparmiò la vita, tralasciò ogni rancore e i due si scambiarono promesse di pace.


Libro Nono - Ser La Cotta Maltagliata


Un giovane robusto si presentò ad Artù per chiedere di essere armato cavaliere. Indossava una cotta di un ricco tessuto d'oro che tuttavia gli pendeva malamente addosso tanto che ser Kay, per scherno, lo chiamò ser La Cotta Maltagliata. Spiegò che suo padre si era fermato a riposare in un bosco ed era stato ucciso da un nemico, indossava quella cotta che fu rovinata dai molti colpi subiti. Il giovane aveva giurato di indossarla finché non avesse vendicato la morte del padre.
Il mattino seguente mentre Artù era a caccia un enorme leone riuscì a liberarsi dalla sua prigione e tentò di aggredire la regina Ginevra ma il giovane lo fermò spaccandogli la testa con un colpo. Al suo ritorno re Artù, informato dell'episodio, conferì volentieri l'investitura al nuovo cavaliere che chiese a tutti di essere chiamato La Cotta Maltagliata come aveva proposto ser Kay.

In quello stesso giorno una ragazza si presentò a corte con un grande scudo nero sul quale era dipinta una mano bianca che reggeva una spada. Disse che lo scudo era appartenuto ad un grande cavaliere che prima di morire l'aveva incaricata di cercare chi fosse disposto a continuare la sua avventura.
Ser La Cotta Maltagliata accettò di farsi carico di quell'impresa e seguì la giovane che tuttavia, lo trattò malissimo deridendolo per la sua inesperienza.
Strada facendo incontrarono sir Bleoberis e ser Palamede, entrambi disarcionarono La Cotta Maltagliata al primo scontro e si rifiutarono di battersi a terra con lui, ma il neo-cavaliere non si sentì sminuito per essere stato sconfitto da avversari tanto più esperti di lui.
Ser Mordred fratello di Galvano si unì alla coppia e giunsero al Castello Orgoglioso dove affrontarono ed uccisero due cavalieri. Subito dopo La Cotta Maltagliata fu circondato da cento cavalieri e si difese a lungo finché una dama del castello lo aiutò a fuggire porgendogli il suo cavallo. Quando seppe di questa avventura la Damigella Maldicente dovette smettere di denigrare la Cotta Maltagliata.

Intanto era giunto a corte ser Lancillotto che avendo appreso che un giovane si era assunto l'avventura dello scudo nero, ritenuta la più pericolosa, lo andò a cercare per aiutarlo. La Cotta Maltagliata e la Damigella Maldicente furono catturati dagli uomini di ser Brian delle Isole e imprigionati nel castello di Pendrago. Quando lo seppe Lancillotto superò tutti i cavalieri che difendevano il castello e costrinse a arrendersi lo stesso Brian delle Isole e liberò tutti i prigionieri e le prigioniere del castello.
Quando giunsero alla contrada di Surluse furono fermati da molti gentiluomini e servitori che spiegarono che a causa dello scudo nero sarebbe potuto passare uno alla volta. Ser La Cotta Maltagliata volle passare per primo, Lancillotto lo lasciò andare promettendo di liberarlo in caso di necessità.

Più tardi si ritrovarono tutti alla corte di re Artù dove ser La Cotta Maltagliata e ser Plenorius furono fatti cavalieri della Tavola Rotonda. La Cotta Maltagliata riprese il suo vero nome: ser Brunoro il Nero e sposò Damigella Maldicente che da allora fu detta Damigella Bendicente.


Pazzia ed esilio di ser Tristano

Isotta la Bella scrisse a ser Tristano imitandolo a tornare alla corte di Cornovaglia insieme alla moglie. Tristano si imbarcò con ser Caerdin, dama Brangania con lo scudiero Governale ma il vento li spinse sulla costa del Galles del Nord, vicino alla Foresta Perigliosa con il solo ser Caerdin lasciando i compagni ad attenderlo per dieci giorni. Inoltratisi nella foresta trovarono un cavaliere dall'aspetto assai dolente, lo sfidarono e furono entrambi disarcionati. Era ser Lamorak il Gallese e Tristano, ricordando l'episodio del corno magico inviato alla corte di re Marco, lo attaccò senza esitazioni. Dopo un lungo duello senza vincitori, entrambi si dichiararono sconfitti e alla fine giurarono reciprocamente che non avrebbero più combattuto.

Nelle pagine che seguono si raccontano incontri tra vari cavalieri che praticavano la foresta in cerca di avventure e di avversari da affrontare. Si insiste su un tema classico della cavalleria: duellare per decidere quale sia la più avvenente tra le dame amate dagli avversari. Tra questi personaggi è anche Lancillotto che, come sempre, viene da tutti riconosciuto il più coraggioso e il più forte.
Nella Foresta Perigliosa si aggirava anche re Artù, vi era attratto dalle pratiche magiche di dama Annowre che voleva farlo uccidere per essere stata respinta.
Nimue, la Damigella del Lago, seppe che il re era in pericolo grazie alla sua magia e si affrettò a cercare aiuto. Incontrò Tristano che accettò senz'altro di aiutare Artù. Poco dopo, infatti, Tristano e Nimue trovarono Artù intento a lottare contro due cavalieri e contro la maga Annowre, Tristano abbattè i due uomini e lo stesso re uccise la maga.

Tristano tornò dai suoi compagni e con Caerdin, Brangania e Governale navigò fino alla Cornovaglia, dove ritrovò Isotta la Bella con la quale riprese i suoi incontri galanti. Di Isotta, tuttavia, si innamorò anche Caerdin che prese a scriverle lettere appassionate alle quali la dama rispose con un'altra missiva. Un giorno Tristano scoprì lo scambio epistolare di Isotta e Caerdin e li accusò di tradimento. Isotta, opportunamente, cadde in terra svenuta mentre Caerdin saltava da una finestra per sfuggire all'assalto di Tristano.

Tristano si ritirò nella foresta dove sfogò il proprio dolore con un suo cavaliere di nome Fergus e passò tre giorni in assoluta prostrazione. Lo cercava una damigella inviata da ser Palamede ma Tristano, fuori di se, prese a fuggire. La giovane lo ritrovò nel luogo dove si era battuto con Palamede e con l'aiuto della dama del vicino castello, cercò di curarlo ma Tristano, fuori di senno, si allontanò più volte. Vagò nella foresta per mesi, nutrendosi di quanto gli davano i pastori. Un giorno trovò per caso Dagonet il buffone di Artù e lo gettò nella fonte.
Ser Andred diffuse la falsa notizia della morte di Tristano per impossessarsi della contrada di Liones. Re Marco pianse la morte del nipote e Isotta la Bella decise di uccidersi per non sopravvivere all'amante, la salvò all'ultimo momento re Marco che la portò in una torre dove rimase a lungo malata e sorvegliata.
Un certo Tawlas, un gigante che da anni non lasciava il proprio castello per paura di Tristano, riprese coraggio e un giorno tentò di uccidere un cavaliere di Sir Dinant che si trovava casualmente presso i pastori. Tristano su ordine dei pastori, intervenne e decapitò il gigante. Dinant si recò da re Marco per narrargli l'accaduto e il re volle trovare il folle. Lo trovò presso la fonte, nudo con una spada accanto e lo fece portare a Tintagel dove fu lavato, rivestito e nutrito in attesa che recuperasse la memoria.
Tristano fu riconosciuto da una cagnetta che egli stesso aveva un giorno donato a Isotta la Bella, grazie alle effusioni dell'animale anche dama Brangania riconobbe Tristano e lo disse a Isotta che ... cadde svenuta.
Ripresasi, Isotta pregò Tristano di andare alla corte di Artù e attendere la sua chiamata per sfuggire all'ira di re Marco.