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Riferimenti Genealogici

Genitori:
  • Giacobbe
  • Rachele
    Fratelli e sorelle:
  • Dan
  • Neftali
  • Simeone
  • Gad
  • Ascer
  • Issacar
  • Ruben
  • Levi
  • Zabulon
  • Dina
  • Giuda
  • Beniamino
    Figli:
  • Manasse
  • Efraim
  • Giuseppe figlio di Giacobbe



    Figlio di Giacobbe e di Rachele.
    Giuseppe, che aveva ereditato da Rachele una grande avvenenza, era il preferito di Giacobbe. Ciò suscitò la gelosia dei fratelli.
    In Genesi 37.5 e seguenti Giuseppe sogna che i covoni costruiti dai suoi fratelli si inchinano al covone costruito da lui e che il sole, la luna ed undici stelle si inchinano davanti a lui. Sogni profetici che rappresentano la sua supremazia futura su fratelli e genitori e che non mancano di suscitare ulteriori gelosie familiari. I fratelli si propongono di ucciderlo, solo uno - Ruben - si oppone al proposito; infine i fratelli vendono Giuseppe ad una carovana di mercanti Madianiti diretti verso l'Egitto e lo fanno credere morto a Giacobbe.
    I mercanti portarono Giuseppe in Egitto e lo vendettero a Putifar, capitano delle guardie del Faraone.
    Giuseppe conquistò subito la benevolenza di Putifar che lo nominò suo maggiordomo e gli affidò la conduzione della sua casa, concedendogli quindi la massima fiducia.
    Pier Francesco Mola
    Galleria di Alessandro VII (Sala Gialla),
    Palazzo del Quirinale, Roma
    Tuttavia la moglie di Putifar, invaghitasi di Giuseppe e da questi respinta per fedelà al padrone, si vendicò inscenando un falso tentativo di insidia da parte di Giuseppe e lo calunniò con il marito. Putifar fece imprigionare Giuseppe nelle carceri del Faraone e qui l'Eterno intervenne in suo favore procurandogli questa volta la fiducia del responsabile del carcere che lo nominò sorvegliante degli altri detenuti.
    Fra i compagni di prigionia di Giuseppe erano due funzionari del Faraone: il gran coppiere ed il gran panettiere. Un mattino i due detenuti raccontarono ciascuno un sogno a Giuseppe: il gran coppiere aveva sognato di spremere i grappoli di tre tralci di vite e servire il succo al faraone, il gran panettiere aveva sognato di recare tre canestri di vivande al Faraone ma gli uccelli ne mangiavano il contenuto. Nell'interpretazione di Giuseppe i tralci ed i canestri rappresentavano tre giorni, ma al terzo giorno il coppiere sarebbe stato liberato mentre il panettiere sarebbe stato giustiziato. Allo scadere del terzo giorno, compleanno del Faraone, la sentenza di questi conferma la predizione di Giuseppe.
    Ricordandosi di Giuseppe, dopo qualche tempo, il coppiere lo raccomandò al Faraone che era turbato da alcuni sogni che i suoi consiglieri non riuscivano ad interpretare. Il sovrano aveva sognato sette vacche magre che divoravano sette vacche grasse, nonchè sette stente spighe di grano che 'divoravano' altre sette spighe floride e piene di semi. Giuseppe fu mandato a chiamare e fornì una spiegazione convincente: le sette vacche grasse rappresentavano sette anni di carestia che avrbbero fatto tristemente dimenticare la precedente abbondanza. Giuseppe si prodigò in saggi consigli tanto che Faraone, colpito, lo nominò vicerè e gli affidò l'incarico di ammassare parte dei raccolti degli anni di abbondanza come lo stesso Giuseppe aveva suggerito.
    Giuseppe, che da carcerato era improvvisamente divenuto il numero due dell'Egitto, sposò Asenath, figlia del sacerdote Putifar, e ne ebbe due figli: Manasse e Efraim.
    Trascorsi i sette anni di abbondanza, puntualmente, giunse la carestia.
    Poiché la carestia colpiva anche Canaan, Giacobbe inviò tutti i suoi figli in Egitto, ad eccezione di Beniamino, a comperare provviste. Giuseppe riconobbe i fratelli quando si presentarono a lui per chiedere il permesso di acquistare ma non fu da loro riconosciuto e decise di far finta di nulla.
    Giuseppe dimostrò di sospettare della lealtà dei suoi visitatori e li fece arrestare, dopo tre giorni acconsentì a farli ripartire con il grano ma trattenne Simeone in ostaggio ordinando loro di tornare con il fratello più giovane che avevano detto di avere.
    Tornati a casa, i fratelli spiegarono la situazione a Giacobbe ma questi rifiutò di lasciar partire Beniamino finché la carestia non lo costrinse a cercare ancora in Egitto nuove provviste.
    I fratelli tornarono in Egitto. Giuseppe li accolse benevolmente e liberò Simeone, quindi al momento della partenza ordinò al suo amministratore di nascondere nel loro grano l'oro con cui lo avevano pagato, come aveva già fatto la prima volta. Ordinò inoltre di nascondere una coppa d'argento fra le cose di Beniamino.
    Durante il viaggio di ritorno i fratelli di Giuseppe furono circondati da soldati a cavallo ed accusati di aver rubato la coppa.
    Beniamino, ovviamente inconsapevole, fu trovato in possesso della coppa e tutti furono riportati in presenza di Giuseppe dove si dimostrarono disperati ed umiliati. In effetti Giuseppe aveva ordito l'inganno per saggiare l'affetto dei fratelli verso il giovane Beniamino e quando li vide pronti a pagare con la propria vita pur di salvare il fratello minore, si rivelò, dichiarò di perdonarli per quanto gli avevano fatto tanti anni prima e li invitò a trasferirsi in Egitto con le loro famiglie.
    Pentiti della loro colpa nei confronti di Giuseppe e lieti di averlo ritrovato, i fratelli si affrettarono a tornare a casa per prendere Giacobbe e portarlo in Egitto. Durante il viaggio Giacobbe esitò, ma Dio gli apparve in sogno rassicurandolo. Seguendo la Bibbia, Giuseppe Flavio dice che il gruppo familiare di Giacobbe che si mise in viaggio verso l'Egitto era composto da settanta persone.
    Giuseppe andò incontro alla sua famiglia fino ai confini dell'Egitto e, dopo un emozionante incontro con Giacobbe, condusse tutti al cospetto del Faraone che riservò loro una benevola accoglienza.
    L'accorta politica di Giuseppe permise all'Egitto di superare i sette anni di siccità e carestia e quando il Nilo tornò ad irrigare il terreno producendo ricchi raccolti, Giuseppe ed il Faraone restituirono i campi a quanti li avevano ceduti in cambio del grano, imponendo una tassa del venti per cento sui raccolti futuri.
    Trascorsi diciassette anni in Egitto, Giacobbe - che aveva allora centoquarantasette anni, si ammalò. Prima di morire benedisse i suoi numerosi figli e predisse che la loro discendenza sarebbe tornata in Canaan. Ordinò, inoltre, che i figli di Giuseppe fossero considerati alla pari dei suoi (cioè li adottò) nella spartizione delle future ricchezze. Espresse infine il desiderio di essere sepolto in Ebron, desiderio che fu esaudito da Giuseppe ed il suoi fratelli trascorsero felicemente in Egitto il resto della loro vita.


    Riferimenti letteratura:
  • Bibbia
  • Bibbia - Genesi
  • Giuseppe Flavio - Antichità Giudaiche
  • Giovanni Zonara - Storia del mondo



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