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Gaio Rabirio



Ai tempi di Caio Mario, il tribuno della plebe Lucio Saturnino aveva provocato violenti moti con le sue proposte per l'assegnazione di terre ai veterani. Agendo in base ad un decreto di emergenza del Senato (senatus consultum ultimum), Mario assediò i ribelli e, nonostante gli avesse garantito l'immunità, lasciò che Saturnino venisse ucciso.
L'esecuzione sommaria era particolarmente grave anche perché violava la persona di un tribuno, che era considerata sacra.
Questi fatti avvennero nell'anno 100 a.C., quasi quaranta anno dopo (64 a.C.), il senatore Caio Rabirio venne accusato dal tribuno della plebe Tito Labieno di aver avuto responsabilità nelle morte di Saturnino.
Per l'occasione venne ripristinata un'antica procedura giudiziaria detta perduellionis che era prevista per i reati contro lo stato.
Vennero nominati i duoviri: Caio Giulio Cesare, allora agli inizi della sua carriera politica, e Lucio Giulio Cesare, suo parente e console nel 64 a.C., i quali condannarono Rabirio alla pena di morte.
Nel processo di appello Rabirio fu difeso dai più celebri avvocati del suo tempo: Marco Tullio Cicerone e Quinto Ortensio Ortalo, tuttavia il processo fu interrotto pretestuosamente dal pretore Quinto Metello Celere e non venne mai portato a termine. Rabirio ebbe salva la vita ma senza giungere ad una formale assoluzione.


Riferimenti letteratura:
  • Dione Cassio - Storia romana
  • Svetonio - Vite dei Cesari




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