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Antonio da Sangallo il Giovane



Sintesi della biografia di Antonio da Sangallo in Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti di Giorgio Vasari:

Nato a Firenze il 12 aprile 1484, si chiamava in realtà Antonio Cordini. Suo padre Bartolomeo Picconi di Mugello gli insegnò il suo mestiere di bottaio e legnaiolo.
Apparteneva ad una famiglia di architetti ed artisti, suo nonno era Francesco Giamberti, scultore ed intagliatore in legno, suoi zii gli architetti Antonio da Sangallo il Vecchio e Giuliano da Sangallo.
Nel 1503 si trasferì a Roma dove lavoravano gli zii Antonio e Giuliano. Quando Giuliano tornò a Firenze per curare la sua calcolosi, Antonio divenne apprendista e presto aiutante del Bramante.
Secondo Vasari Antonio il Giovane si dimostrò tanto capace e solerte da guadagnare la piena fiducia del Bramante che nel 1512 gli affidò importanti lavori riguardanti il Corridoio dei fossati di Castel Sant'Angelo, opera che tuttavia venne interrotta dalla morte di Giulio II.
Antonio completò la costruzione della chiesa di Santa Maria di Loreto e costruì il Palazzo Baldassini su ordine del giurista Melchiorre Baldassini il quale, soddisfattissimo, fece affrescare una sala del palazzo da Perino del Vega.
Costruì la casa dei Centelli presso la Torre di Nona ed il Palazzo Farnese di Gradoli. Ancora a Gradoli restaurò la rocca di Capo di Monte quindi progettò la fortezza di Caprarola.
Per il cardinale Albornoz realizzò una cappella ed una sepoltura nella chiesa romana di San Iacopo degli Spagnoli, la cappella fu dipinta da Pellegrino da Modena ed ornata con una statua di S. Iacopo opera del Sansovino.
Poco dopo Bartolomeo Ferrantino gli commissionò un palazzo in Amelia.
Antonio continuò a realizzare le sue opere: un palazzo in Roma per Antonio di Monte cardinale di Santa Prassede, uno a Tolentino su commissione del cardinal d'Arimini.
Intantò morì Bramante e papa Leone X nominò tre architetti per la fabbrica di San Pietro: Raffaello Sanzio, Giuliano da Sangallo, fra' Giocondo da Verona. Poco dopo Giocondo lasciò Roma e Giuliano, ormai molto anziano, si ritirò a Firenze. Antonio ottenne l'incarico dello zio Giuliano e continuò la fabbrica in compagnia di Raffaello.
In quel periodo fu scelto, per le fortificazioni di Civitavecchia, il progetto di Antonio, ciò procurò grande prestigio all'autore che fu incaricato anche i porre riparo ad un errore di progettazione di Raffaello che minacciava di far crollare le logge papali.
Ancora sotto Leone, Antonio restaurò la rocca di Montefiascone e realizzò due tempietti sull'isola Visentina nel lago di Bolsena e la chiesa di Santa Maria di Monferrato a Roma.
Alla morte di Leone fu eletto Adriano VI che non fu certo un protettore delle arti tanto che minacciò di demolire la Cappella Sistina perché considerava oscene le figure nude. Sotto il suo pontificato la fabbrica di San Pietro fu praticamente arrestata ed Antonio si dedicò a piccole opere di restauro.
Per buona fortuna delle arti Adriano VI morì ed il Seggio passò a Clemente VII che riprese immediatamente i lavori. Per Clemente, Antonio sistemò i giardini del Vaticano, rifece la facciata della Zecca Vecchia di Roma e completò le Logge Vaticane interrotte dalla morte di Leone.
Tracciò le basi per le fortificazioni di Parma e Piacenza e, affidatone il completamento ad altri architetti, tornò a Roma dove realizzò nuovi ambienti nei palazzi del Vaticano per poi passare a Loreto. Qui ampliò, consolidò e restaurò la cattedrale dando prova di grande perizia ed esperienza.
Dopo il Sacco di Roma il papa rifugiò ad Orvieto ed ordinò ad Antonio da Sangallo di costruire il famoso pozzo per garantire l'approvvigionamento idrico in caso di assedio. Antonio realizzò il pozzo con due scale che non si incrociano mai per evitare ostacoli alle bestie da soma utilizzate per il trasporto dell'acqua: una soluzione del tutto nuova che destò stupore e ammirazione.
Ancora durante il pontificato di Clemente, Antonio progettò la fortezza fiorentina di Porta al Prato con Alessandro Vitelli e Pierfrancesco da Viterbo, opera che fu completata con straordinaria velocità.
In quel periodo si trovò impegnato contemporaneamente in cinque grandi opere distanti fra loro: le fortezze di Firenze e di Ancona, la cattedrale di Loreto, il Pozzo di San Patrizio e il palazzo Apostolico di Orvieto. Antonio non mancò mai di seguire minuziosamente i lavori supplendo alle distanze con la collaborazione del fratello Battista.
Per Paolo III, successore di Clemente VII, lavorò alla fortezza ed al palazzo della città di Castro e realizzò un grande arco trionfale in legno per la visita a Roma dell'imperatore Carlo V.
Lavorò alle fortificazioni e all'urbanistica di Nepi, ai bastioni di Roma che comprendono la Porta di Santo Spirito ed alla Cappella Paolina in Vaticano.
Costruì la fortezza di Perugia (Rocca Paolina) per la quale vennero abbattute le case dei Baglioni e la fortezza di Ascoli. Anche queste due opere destarono stupore per la velocità della realizzazione.
Rivedendo e modificando l'originario progetto di Bramante, realizzò un grandioso modello in legno per la Basilica di San Pietro, secondo un suo disegno successivamente modificato da Michelangelo. In ogni caso ad Antonio da Sangallo sono dovute molte opere di fondazione che assicurarono in modo magistrale la stabilità della Basilica.
Nel 1546 Antonio fu inviato da Paolo III a regolare le acque delle Marmore per risolvere una contesa fra Narni e Terni che risaliva ai tempi di Cicerone.
Antonio svolse il lavoro (un'opera di ingegneria idraulica sul fiume Velino detta Cava Paolina) ma per i disagi dell'ambiente e del clima si ammalò e poco dopo morì.
In conclusione della biografia Vasari ricorda un concorso indetto da Paolo III (Alessandro Farnese) per i cornicioni del suo palazzo al quale partecipò Vasari stesso e che fu vinto da Michelangelo. Questa iniziativa non fu molto gradita al Sangallo, evidentemente geloso dei suoi rapporti con la Chiesa e con la famiglia Farnese.


Riferimenti letteratura:
  • Giorgio Vasari - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti



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