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Cicco Simonetta



Francesco Simonetta detto Cecco, Ceco o Cicco, nacque intorno al 1410 probabilmente a Caccuri, paese della Sila.
Nipote di Angelo Simonetta che era amministratore dei possedimenti calabresi degli Sforza, intorno ai venti anni entrò al servizio della famiglia milanese.
Recevette un'ottima educazione, studiò diverse lingue e si laureò in diritto civile.
Nel 1424 Muzio Attendolo Sforza morì ed il figlio Francesco assunse il comando del suo esercito. Negli anni successivi Cicco e lo zio seguirono Francesco Sforza nella sue campagne militari durante la guerra fra Milano e Venezia, ma nello stesso periodo Cicco intrattenne rapporti anche con il regno Angioino di Napoli presso il quale ricoprì alcune cariche.
Negli anni quaranta Cicco, importante funzionario e diplomatico alla corte di Francesco Sforza, svolse alcune missioni, nel 1449 ricevette di comando di Lodi da poco conquistata dagli Sforza.
Nel 1460 Francesco Sforza sposò Bianca Maria Visconti, figlia di Filippo Maria, ed il 25 marzo dello stesso anno divenne duca di Milano.
In quell'occasione i Simonetta ottennero la cittadinanza milanese oltre a vari feudi e riconoscimenti. Cicco ricevette un feudo (Sartirana in Lomellina) ed entrò a far parte della cancelleria milanese degli Sforza.
Nel 1452 Cicco sposò Elisabetta Visconti dalla quale ebbe sette figli.
In quegli anni, mentre era a capo della cancelleria, Cicco compose le Costitutiones ed ordines, opera considerata fondamentale nel contesto della nuova concezione politica ed organizzativa che si andava affermando.
Questo periodo di opulenta serenità ebbe termine con la morte di Francesco Sforza (8 marzo 1466) al quale successe il figlio Galeazzo Maria. I rapporti del giovane duca con la madre Bianca Maria non erano buoni e Cicco, che godeva la piena fiducia della nobildonna, si trovò presto coinvolto nei contrasti familiari. Tuttavia quando Galeazzo Maria rischiò di essere esautorato per le pressioni del re di Napoli e dei Veneziani, Cicco Simonetta si schierò dalla sua parte e Bianca Maria fu confinata a Melegnano dove morì poco dopo in circostanze non chiare.
Nel 1462 Galeazzo Maria stabilì la sua sede principale nel nuovo castello milanese dove tenne una delle corti più sfarzose d'Europa. Cicco viveva a stretto contatto con il duce dirigendo la vita e le cerimonie di corte ed intrattenendo rapporti con i maggiori artisti e letterati dell'epoca come Antonello da Messina, Dilelfo, Costantino Lascaris.
Svolgeva nel frattempo un'intensa attività diplomatica stringendo alleanza con Firenze e con gli Aragonesi ed agendo per favorire le nozze fra Gerolamo Riario, nipote del papa Sisto IV, e Caterina Sforza.
Galeazzo Maria mirava ad unificare l'Italia per divenirne re ma questo progetto contrastava le analoghe aspirazioni di Ferdinando d'Aragona re di Napoli il quale in quel periodo stava cospirando con i papa ai danni di Lorenzo dei Medici.
Milano si alleò con Firenze ma il 26 dicembre 1476 Galeazzo Maria venne assassinato da alcuni congiurati milanesi che facevano parte della fazione ghibellina, favorevole agli Aragonesi.
Insieme a Bona di Savoia, vedova di Galeazzo Maria, Cicco gestì abilmente la situazione e riuscì ad evitare che la città si sollevasse richiamando i fratelli del defunto, Ludovico, Sforza Maria e Ottaviano, che erano stati precedentemente esiliati per le loro tendenze filo-ghibelline.
Poco dopo, tuttavia, i fratelli di Galeazzo Maria tentarono una ribellione, rapidamente sconfitti furono costretti alla fuga.
Seguì un periodo di relativa calma: lo stato era formalmente nelle mani della duchessa ma di fatto governato da Cicco Simonetta.
Nel 1419 Sforza Maria e Ludovico il Moro si ribellarono e si allearono al re di Napoli. Il 29 luglio dello stesso anno Sforza Maria morì improvvisamente e molti sospettarono che fosse stato avvelenato per ordine di Cicco Simonetta.
Ludovico il Moro raggiunse rapidamente un accordo con Bona e pochi giorni dopo fece arrestare Cicco per soddisfare le richieste dei ghibellini ma, rendendosi conto di quanto fosse delicata la situazione, si limitò ad espropriare i beni del Simonetta e rimandò con vari pretesti il processo per oltre un anno.
Infine nell'ottobre 1480, cedendo alle pressioni ghibelline, Ludovico acconsentì all'apertura del procedimento. Condannato da un tribunale apertamente prevenuto ed ostile, Cicco Simonetta venne decapitato il 30 ottobre 1480 a Pavia, mentre Bona veniva deposta ed imprigionata.


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