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Esarcato di Ravenna



L'esarcato di Ravenna, detto anche esarcato d'Italia, fu istituito nel 567 dall'imperatore d'oriente Giustiniano I sostituendo la precendente organizzazione della Penisola in prefettura.
L'apparato politico-amministrativo dell'esarcato vedeva i poteri civili e militari accentrati nelle mani dell'esarca che era in genere un funzionario della corte bizantina ed aveva lo scopo di controllare direttamente la situazione in Italia, recentemente liberata dal dominio dei Goti con la Guerra Gotica che si era conclusa con la vittoria di Narsete del 553.
Fin dai primi tempi l'esarcato fu costretto ad affrontare i Italia nel 568 sotto la guida di Alboino che conquistarono rapidamente il Friuli, giunsero a Milano nel 569 e negli anni successivi costruirono un loro regno con capitale a Pavia per dilagare ininterrottamente verso il Meridione.
Bisanzio non disponeva di forze adeguate per contrastere questa invasione che nei primi anni procedette indisturbata mentre la spedizione bizantina del 576 comandata da Baduario fallì completamente.
La belligeranza fra Bizantini e Longobardi proseguì sotto l'imperatore Tiberio II, che nel 580 divise l'esarcato in cinque province, e sotto Maurizio che nel 584 operò una nuova riorganizzazione nel tentativo di migliorare il controllo verso gli invasori coinvolgendo nella difesa militare del territorio le popolazioni locali.
Nel 587 l'esarca Smaragdo costrinse con la violenza il patriarca scismatico di Aquileia Severo a partecipare ad un sinodo a Ravenna e a sottoscrivere una condanna dei Tre Capitoli, condanna che successivamente il patriarca ritrattò.
L'eccessivo attivismo di Smaragdo contro gli scismatici provocò il suo richiamo a Costantinopoli e l'esarcato passò per qualche tempo a Giuliano, quindi a Romano che riaprì le ostilità contro i Franchi Childeberto II, Romano organizzò una vasta offensiva ma l'impresa fu abbandonata a causa dell'improvvisa defezione dei Franchi.,
Quando nel 591 il duca longobardo di Spoleto Ariulfo interruppe la vie di comunicazione fra Ravenna e il Lazio ed assediò Roma, il papa Gregorio I fece appello a Smaragdo perché intervenisse ma l'esarca non si mosse finché il pontefice non avviò trattative dirette con Ariulfo.
Nel 592 Romano raggiunse Roma e da qui avviò una campagna militare liberando Perugia ed altre città occupate da Ariulfo ma questa iniziativa fece naufragare le trattative intavolate da Gregorio I con la conseguenza che il re longobardo Agilulfo riprese Perugia ed assediò Roma, ritirandosi solo quando il pontefice gli ebbe corrisposto un tributo.
A Romano seguì Callinico che nel 589 concluse un trattato di pace con Agilulfo con la mediazione di Gregorio I, ma quando i duchi del Friuli e di Trento si ribellarono al trono di Pavia, Callinico tentò di approfittarne ed arrivò a catturare la figlia di Agilulfo, provocando la dura reazione dei Padova, Cremona e Mantova.
Nel 606 Smaragdo, che aveva riavuto l'esarcato nel 603, promosse l'elezione di un nuovo patriarca di Aquileia contrario allo scisma contribuendo ad aggravare la crisi dei rapporti fra le Chiese.
Sotto il regno di Eraclio, agli inizio del VII secolo, l'erario bizantino a causa della guerra contro i Persiani si trovò nell'impossibilità di pagare il soldo alle truppe di stanza in Italia. Ciò provocò una rivolta e l'esarca Giovanni Lemigino venne trucidato dai soldati.
L'ordine fu ristabilito dal successore Eleuterio che tentò di restaurare l'impero d'Occidente e di farsene incoronare imperatore, ma venne assassinato mentre si recava a Roma per ricevere la corona.
Durante l'esarcato di Isacco l'Armeno, successore di Eleuterio, l'imperatore Eraclio venne in contrasto con il papa Severino che rifiutava di sottoscrivere il suo editto sulla questione monotelita denominato Ectesi. Severino venne allontanato dalla sua sede ed Isacco, su ordine di Eraclio, si recò a Roma e saccheggiò il Palazzo del Laterano.
Intanto il re dei Rotari estendeva i suoi domini in Italia ai danni dell'esarcato e quando arrivò a minacciare Ravenna si svolse la battaglia sul fiume Panaro nel corso della quale venne ucciso Isacco (643).
I papi Giovanni IV e Teodoro I condannavano il monotelismo e l'imperatore Costante II, salito al trono nel 641, emanò l'editto intitolato Typos per troncare ogni discussione in merito ma quando il nuovo papa Martino I condannò l'Ectesi e il Typos, Costante II ordinò il suo arresto all'esarca Olimpio il quale non riuscì ad eseguire l'ordine perché morì in Sicilia combattendo contro i Saraceni.
Martino I fu catturato da Teodoro Calliopa, successore di Olimpio, processato e condannato a morte per alto tradimento ma la condanna fun commutata in esilio perpetuo per volontà di Costante II.
Nel 663 Costante II sbarcò a Taranto ed attaccò senza successo il ducato longobardo di Benevento, quindi si recò a Roma per incontrare il papa Vitaliano col quale intendeva allearsi contro gli Arabi ma finì per saccheggiare la città, si stabilì quindi a Siracusa dove fu ucciso nel 668.
Nel 680 l'impegno contro Arabi e Bulgari indusse l'imperatore Costantino IV a concludere la pace con i Costantinopoli, detto Concilio Trullano, condannò definitivamente il monotelismo. L'Ectesi fu abrogato ed il papa Onorio I che aveva espresso un giudizio di compromesso sulla questione venne dichiarato eretico.
Il concilio del 692 detto Quinisento confermava la parità della Chiesa di Costantinopoli con quella di Roma. Il papa Sergio I rifiutò di sottoscrivere gli atti del concilio e l'imperatore Giustiniano II inviò ad arrestarlo il protospataro Zaccaria che non riuscì ad eseguire l'ordine per la ribellione delle sue truppe.
A costantinopoli intanto Giustiniano II veniva mutilato e deposto dal generale Leonzio.
Durante il governo di Leonzio l'esarcato assunse carattere più accentuatamente militare. Intanto i Italia Meridionale.
Nel 704 Giustiniano II riprese il potere e mandò a morte Leonzio. Nel 709 l'imperatore inviò una sanguinosa repressione contro i Ravennati che avevano sostenuto Sergio I ed intimò al nuovo papa Costantino di ratificare le deliberazioni del concilio del Trullo, ma Costantino, con diplomazia, riuscì a ripristinare relazioni serene con Costantinopoli.
Nel 711 l'esarca Giovanni Rizocopo, responsabile della morte dei cardinali dissidenti, fu linciato a Ravenna dalla popolazione insorta, intanto Giustiniano II veniva deposto ed ucciso dal generale Filippo Bardane che non venne riconosciuto al papa perché monotelita.
Bardane fu a sua volta deposo nel 713 dai suoi ufficiali che acclamarono imperatore Anastasio II.
L'esarca Eutichio, successore di Giovanni Rizocopo, riconobbe Anastasio II, concesse un'amnistia generale e domò rivolte a Forlì e in altre città.
Nel 717 venne incoronato l'imperatore Leone III che prese ad aumentare le imposte per finanziare le campagne militari contro gli Arabi, provocando nuovi disordini.
Quando nel 726 Leone III proibì il culto delle immagini sacre le popolazioni dell'esarcato insorsero e l'esarca Paolo venne assassinato, Eutichio ebbe per la seconda volta il mandato di esarca.
Negli anni successivi il pontefice Gregorio III, sostenuto anche dall'arcivescovo di Ravenna Giovanni, convocò un concilio contro l'iconoclastia che negò l'autorità dell'imperatore in materia religiosa.
Della situazione approfittò il re dei Liutprando nel 727 per attaccare l'esarcato. Ravenna venne occupata nel 733 dai Veneto, riuscì a riprendere la città.
Le ostilità tuttavia perdurarono, nel 743 i Cesena e nel 751 il re Astolfo si impadronì dell'intero esarcato.
Già nel 739 la Chiesa aveva chiesto l'intervento dei Franchi ma Carlo Martello non aveva preso posizione e nel 751 papa Zaccaria di fronte alla minaccia di Astolfo, ordinò al vescovo Bonifacio di Soisson di incoronare Pipino il Breve, inaugurando un'usanza che sarebbe durata parecchi secoli e che conferiva all'incoronazione un significato religioso in quanto sottintendeva l'approvazione di Dio tramite il suo legato in terra.
Nel 752 a Zaccaria successe Stefano II che fu costretto a versare un tributo ad Astolfo e che nel 754 si rivolse a Pipino offrendogli il titolo di Patrizio dei Romani in vitrù della Donazione di Costantino, un documento falso secondo il quale spetttava al papa la supremazia sull'occidente ed il diritto di nominarne un difensore.
Intervenendo militarmente contro Bizantini, nel 756 Pipino consegnò al papa Ravenna e gran parte delle città che avevano fatto parte dell'esarcato.
Astolfo morì poco dopo ed il trono, conteso fra Ratchis e Desiderio, andò a quest'ultimo con l'appoggio di Stefano II, ma quando Desiderio prese iniziative minacciose il nuovo papa Adriano I chiese aiuto a Carlo Magno che nel 774 mise definitivamente fine al regno longobardo mentre sotto il controllo di Costantinopoli rimasero solo Puglia, Lucania e Calabria.


Cronologia degli esarchi di Ravenna

Flavio Longino - 568 - 573
Baduario - 573 - 576
Decio - 576 - 585
Smaragdo - 585 - 589
Romano - 589 - 598
Callinico - 598 - 603
Smaragdo - 603 - 611
Giovanni I Lemigio - 611 - 615
Eleuterio - 616 - 619
Isacco - 620 - 637
Platone - 638 - 648
Olimpio - 649 - 652
Teodoro I Calliope - 652 - 666
Gregorio - 666 - 678
Teodoro II - 678 - 687
Giovanni II Platino - 687 - 702
Teofilatto - 702 - 710
Giovanni III Rizocopo - 710 - 711
Eutichio - 711 - 713
Scolastico - 713 - 726
Paolo - 726 - 728
Eutichio - 728 - 751


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