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Atti degli Apostoli



1) L'autore (tradizionalmente l'evangelista Luca) si rivolge a Teofilo già dedicatario del suo Vangelo per introdurre il racconto di quanto avvenne e di quanto fecero gli Apostoli dopo la passione di Gesù.
Gesù risorto rimase con gli Apostoli per quaranta giorni, quindi mentre cenavano sul Monte degli Ulivi ordinò loro di rimanere a Gerusalemme in attesa di essere toccati dallo Spirito Santo che li renderà suoi testimoni in Giudea, Samaria e ovunque sulla Terra. Detto questo si elevò verso il cielo e una nube lo sottrasse al loro sguardo.
Tornati in città si riunirono nella loro casa, c'erano Pietro, Giovanni, Giacomo, Andrea, Filippo, Tommaso, Bartolomeo, Matteo, Giacomo di Alfeo, Simone Zelota, Giuda di Giacomo, erano con loro alcune donne, Maria madre di Gesù e i fratelli di Lui.
Pietro ricordò come uno di loro, Giuda, avesse abbandonato il proprio compito di apostolo. Dopo aver tradito Gesù aveva comperato un terreno con la ricompensa e su quel terreno era caduto in avanti spargendo a terra le proprie viscere. Si trattava ora di sostituirlo e a sorte fu scelto Mattia.
2) Il giorno di Pentecoste venne un rombo dal cielo e una lingua di fuoco si posò su ciascuno degli Apostoli ed essi, pieni dello Spirito Santo, cominciarono a parlare in molte lingue con grande stupore degli stranieri che si trovavano a Gerusalemme ed erano Parti, Medi, Elamiti e genti della Mesopotamia, della Cappadocia e di altri paesi.
Pietro iniziò a predicare annunciando che in quel Gesù che era stato crocifisso si era attuata la profezia di Davide che parlava di resurrezione e di salvezza e che era giunto il giorno del Signore annunciato in Gioele 3. Esortò chi lo ascoltava a pentirsi dei propri peccati e a farsi battezzare per ricevere lo Spirito Santo. In breve tempo furono convertite tremila persone che divennero una comunità. Pregavano insieme ed ascoltavano gli Apostoli. Chi aveva dei beni li vendeva per mettere il ricavato in comune. Ogni giorno si aggiungevano nuovi proseliti.
3) Recandosi al tempio insieme a Giovanni, Pietro vide uno storpio che chiedeva l'elemosina e porgendogli la mano lo guarì. Mentre l'uomo camminava e saltava felice, Pietro parlò al popolo che osservava stupefatto e attribuì il miracolo al Signore e al suo divino figlio che era stato condannato davanti a Pilato. Era giunto il momento di pentirsi per ottenere il perdono di un così grave peccato.
4) Mentre Pietro e Giovanni parlavano giunsero dei sacerdoti che li condussero in prigione in attesa che il Sinedrio li giudicasse. Il mattino seguente davanti a Anna, Caifa ed altri sacerdoti, Pietro rispose all'interrogatorio affermando di agire in nome di Gesù il Nazareno che era stato crocifisso e che a lui si doveva il miracolo appena avvenuto.
Molto preoccupati, i sacerdoti constatarono di non aver pretesti per punire i due apostoli e poiché intanto si era radunata una grande folla che ne chiedeva la liberazione, decisero di rilasciarli dopo aver loro intimato di non parlare più di Gesù.
Tornati liberi, Pietro e Giovanni parlarono ancora al popolo che si riunì per pregare e lo Spirito Santo scesero sui fedeli che ne furono illuminati. Allora tutti coloro che possedevano dei beni li vendettero e consegnarono il ricavato agli Apostoli perché lo destinassero ai bisogni comuni. Così fece anche Giuseppe detto Barnaba con il campo che possedeva.
5) Un uomo di nome Anania, d'accordo con la moglie Saffira, vendette il proprio podere e consegnò il ricavato a Pietro trattenendone una parte. Pietro lo rimproverò per questo e l'uomo cadde a terra e spirò. Mentre veniva sepolto, arrivò la moglie e confermò a Pietro l'importo non veritiero dichiarato da Anania. Anche lei fu rimproverata e morì a sua volta.
Intanto la fama degli Apostoli cresceva e molti accorrevano da Gerusalemme e dalle città vicine portando i loro cari ammalati o indemoniati nella speranza che Pietro li guarisse. Ciò non fu tollerato dal sommo sacerdote e dai suoi compagni sadducei che fecero imprigionare gli Apostoli, ma durante la notte furono liberati da un angelo e al mattino le guardie riferirono al sinedrio che la cella era vuota. Li trovarono nel tempio intenti a predicare alla folla e li portarono di fronte al consiglio. Pietro affermò che bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini e molti chiesero di metterlo a morte. Intervenne il fariseo Gamaliele, dottore della legge molto stimato, che affermò che se la missione degli Apostoli era di natura umana, come era stato in precedenza nei casi di Teuda e di Giuda il Galileo che avevano fatto proseliti, si sarebbe presto conclusa senza conseguenze, ma se veniva da Dio non sarebbe stato possibile fermarla ed esortò il sinedrio a non rischiare di agire contro la volontà di Dio.
I sacerdoti lo ascoltarono e liberarono gli Apostoli dopo averli fatti fustigare, ma essi non cessarono di annunciare che Gesù è il Cristo.
6) Per poter dedicare tutto il loro tempo alla loro missione, gli Apostoli decisero di affidare il "servizio delle mense" a sette uomini "pieni di Spirito e di Saggezza": furono scelti Stefano, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas e Nicola e i Dodici li accolsero con l'imposizione delle mani. Ben presto Stefano iniziò a fare miracoli e a disputare con personaggi della Sinagoga detti "Liberti" che non riuscendo a competere con la sua saggezza decisero di eliminarlo e lo accusarono di bestemmia davanti al Sinedrio organizzando false testimonianze.
7) Stefano tenne al Sinedrio un lungo discorso riepilogando il Vecchio Testamento da Abramo a Salomone e concluse che gli Ebrei ortodossi avevano sempre perseguitato i profeti così come avevano tradito e ucciso Gesù. Presero Stefano, lo condussero fuori città e lo lapidarono. Morì pregando per il perdono dei suoi uccisori.
08) Stefano fu sepolto da persone pie. Saulo, che aveva approvato la sua uccisione, prese parte alla persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme arrestando molte persone.
Filippo predicava in una città della Samaria liberando diversi indemoniati. In quella città un sedicente mago di nome Simone aveva fatto proseliti con i suoi trucchi ma di fronte ai miracoli di Filippo si convertì e si fece battezzare.
Anche Pietro e Giovanni raggiunsero quella città e pregarono perché lo Spirito Santo scendesse su quanti Filippo battezzava. Simone offrì denaro a Pietro per ottenere il potere di evocare lo Spirito Santo imponendo le mani. Pietro, inorridito, gli ordinò di chiedere perdono per aver creduto di poter acquistare con il denaro i doni divini.
Per ordine di un angelo Filippo si recò sulla strada da Gerusalemme a Gaza dove incontrò un eunuco funzionario della corte etiope che viaggiava su un carro leggendo il libro di Isaia, gli spiegò la scrittura, gli annunciò la buona novella di Gesù e lo battezzò, quindi fu rapito dallo Spirito del signore e si trovò ad Azoto dove riprese a predicare procedendo fino a Cesarea.
9) Munito di lettere del sommo sacerdote che lo autorizzavano ad eseguire arresti, Saulo si diresse a Damasco con l'intenzione di catturare i cristiani che vivevano in quella città e condurli in catene a Gerusalemme per essere giudicati.
Sulla via di Damasco fu avvolto da una luce portentosa ed udì la voce di Gesù che lo chiamava. Cadde in terra, chiuse gli occhi e quando li riaprì era cieco. Quanti erano con lui lo accompagnarono in città mentre Cristo appariva a un fedele damasceno di nome Anania per istruirlo in merito a Saulo. Anania, come gli era stato detto di fare, impose le mani a Saulo che recuperò la vista dopo essere rimasto per tre giurni digiuno e cieco. Fu subito battezzato e prese a parlare di Gesù figlio di Dio ma i Giudei di Damasco progettarono di ucciderlo e i suoi compagni di fece lo fecero fuggire in incognito.
Tornato a Gerusalemme era temuto dai discepoli e odiato dai Giudei che anche qui decisero di ucciderlo Fu presentato da Barnaba agli Apostoli che lo accolsero tra loro e prese a predicare nelle sinagoghe ma per salvargli la vita fu necessario farlo fuggire di nuovo, questa volta a Tarso.
Intanto Pietro prese a percorrere la Giudea predicando e facendo miracoli. Nella città di Didda guarì un paralitico di nome Enea, a Giaffa resuscitò una pia donna chiamata Tabita. Osservando questi miracoli molti si convertivano.
10) Pietro ebbe la visione di molti animali che scendevano dal cielo e di un angelo che gli ordinava di nutrirsene, alla sua obiezione in merito ai cibi "profani o immondi" l'angelo gli vietò di chiamare profano ciò che Dio ha purificato. Subito dopo vennero a chiamarlo i servi di un centurione di Cesare di nome Cornelio, uomo pio e timorato di Dio che aveva avuto da un angelo l'ordine di invitare Pietro alla sua casa. Pietro comprese il significato della visione: nessuno è indegno di ricevere lo Spirito Santo, così andò nella casa di Cornelio e predicò davanti a molte persone, lo Spirito scese su quanti lo ascoltavvano e Pietro li fece battezzare.
11) A Gerusalemme Pietro raccontò quanto era accaduto a Cesarea, a casa di Cornelio, a quanti lo accusavano di aver mangiato insieme a uomini non circoncisi. Intanto in Fenicia, Cipro e Antiochia i fedeli dispersi dalla persecuzione iniziarono a predicare anche ai Pagani. In Antiochia li raggiunse Barnaba che li esortò a proseguire su quella via. Barnaba si recò a Tarso e, ritrovato Saulo, lo portò con se in Antiochia dove i due vissero un anno facendo molti proseliti. Un uomo di nome Agabo profetizzò una carestia che scoppiò sotto il regno di Claudio e i fedeli di Antiochia mandarono aiuti in Giudea. Ad Antiochia si iniziò a chiamare "cristiani" quanti si convertivano.
12) Erode fece uccidere Giacomo fratello di Giovanni e arrestare Pietro che una notte fu liberato da un angelo. Dopo aver visitato i confratelli Pietro si recò altrove, Erode non riuscì più a trovarlo e mise a morte i suoi guardiani. Più tardi, mentre parlava al popolo, Erode fu colpito da un angelo e spirò roso dai vermi.
Barnaba e Saulo tornarono da Gerusalemme e presero con loro anche Giovanni detto Marco.
13) Predicazione di Saulo-Paolo: nella città di Pafo (isola di Cipro) convertì il proconsole romano ed invocò la punizione divina sul falso profeta Elima che perse temporaneamente la vista. Nella sinagoga di Antiochia, in Pisidia raccolse un gran numero di proseliti suscitando l'invidia dei Giudei per le trame dei quali fu cacciato da quella regione e insieme a Barnaba si trasferì a Iconio continuando a predicare.
14) Paolo e Barnaba furono avversati dai Giudei non convertiti anche a Iconio e infine furono costretti a fuggire. Nella città di Listra Paolo risanò uno storpio e i pagani presenti credettero che i due predicatori fossero Zeus e Hermes e tentarono di offrire loro sacrifici, ma i Giudei convinsero la folla a lapidare Paolo il quale, tramortito dalle pietre, si salvò perché fu creduto morto. Dopo aver predicato a Derba, in Pisidia, in Panfilia, a Perge e in Attalia e aver fatto molti proseliti, Paolo e Barnaba tornarono a Antiochia dove raccontarono ai discepoli il loro viaggio.
15) Alcuni Giudei convertiti di Antiochia insistevano perché tutti i discepoli fossero circoncisi. Per definire la questione gli Apostoli e gli anziani con Paolo e Barnaba si riunirono a Gerusalemme e decisero che la circoncisione non era necessaria. I partecipanti alla riunione scrissero una lettera per gli Antiocheni comunicando e spiegando la loro decisione e la affidarono a Giuda detto Barsabba e a Sila.
Riportata la concordia in Antiocia, Paolo e Barnaba intendevano ripartire ma si trovarono in disaccordo a proposito di Giovanni detto Marco che aveva perduto la fiducia di Paolo e si separarono: Barnaba si imbarcò per Cipro con Marco mentre Paolo riprese la via della Siria e della Cilicia.
16) A Listra Paolo conobbe e prese con se un discepolo di nome Timoteo, figlio di una giudea credente e di padre greco. L'itinerario di Paolo e Timoteo nei paesi asiatici fu condizionato dal divieto dello Spirito Santo di predicare nelle province d'Asia e in Bitinia. Deviarono verso la Troade dove Paolo ebbe la visione notturna di un macedone che chiedeva aiuto, raggiunsero quindi Filippi, Paolo riprese la predicazione, battezzò dei fedeli e liberò una schiava da uno spirito divinatorio ma i padroni della donna, che lucravano sulle profezie di lei, non gradirono e denunciarono Paolo e Sila che furono bastonati e chiusi in prigione, ma durante la notte un terremoto spalancò le porte liberando tutti i prigionieri. Per questo fenomeno anche il carceriere si convertì. Quando al mattino giunse l'ordine di liberare i predicatori, Paolo dichiarò di essere cittadino romano e pretese, ottenendole, le scuse dei magistrati per i trattamenti subiti.
17) A Tessalonica Paolo si recò per tre sabati nella sinagoga dove discutendo del Cristo risuscitato convertì molti Greci ma i Giudei misero in subbuglio la città e Paolo e i suoi compagni furono fatti fuggire in segreto.
Anche a Beera molti si convertirono ma di nuovo i Giudei minacciarono Paolo che fuggì a Atene lasciando Sila e Timoteo con l'ordine di raggiungerlo al più presto. A Atene Paolo parlò sull'Areopago annunciando Gesù e la salvezza ma quando parlò di resurrezione molti lo derisero, riuscì comunque a convertire alcuni Ateniesi tra cui Dionigi membro dell'Areopago e una donna di nome Damaris.
18) Recatosi a Corinto l'Apostolo si stabilì nella casa di Aquila e Priscilla, due giudei espulsi dall'Italia sotto Claudio. Si trattenne a Corinto per un anno e mezzo convertendo e battezzando molte persone. I Giudei anche qui lo accusarono di predicare un culto vietato ma il proconsole romano si rifiutò di ascoltarli.
Paolo proseguì la sua missione a Efeso, Cesarea, Antiochia, in Galazia e in Frigia. Aquila e Priscilla lo seguirono fino a Efeso, qui si unirono a un colto giudeo di nome Apollo che prese a sua volta a predicare per dimostrare che Gesù è il Cristo.
19) In Efeso Paolo trovò alcuni discepoli che erano stati battezzati con il battesimo di Giovanni, li battezzò nel nome di Gesù e lo Spirito Santo scese su di loro.
Per tre mesi Paolo parlò nella Sinagoga ma poiché alcuni respingevano la sua dottrina se ne separò e continuò a predicare nella scuola di un certo Tiranno operando numerosi miracoli.
I figli di Sceva, sacerdote giudeo, provarono a guarire malati in nome di Gesù e di Paolo ma uscirono malconci da un tentativo di esorcismo. Da allora i fedeli rinunciarono alla pratiche magiche e bruciarono i libri di magia. Negando la santità del famoso tempio di Artemide, Paolo provocò una rivolta degli artigiani che producevano oggetti per il culto della dea. Un magistrato cittadino riuscì a riportare la calma.
20) Paolo ripartì attraverso la Macedonia e giunse in Grecia dove si trattenne per tre mesi, quindi lasciò la Grecia per motivi di sicurezza.
Erano suoi compagni Sopatro di Berea, Aristarco, Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe, Timoteo, Tichicho, Trofimo. Il gruppo si riunì in Troade.
Una sera, durante una riunione al piano superiore di una casa, un ragazzo di nome Eutico si addormentò ascoltando il discorso di Paolo e morì precipitando dalla finestra su cui era seduto ma l'abbraccio di Paolo lo riportò in vita.
Il viaggio di Paolo proseguì: Asso, Mitilene, Chio, Samo, Mileto. Qui Paolo mandò a chiamare gli anziani della Chiesa di Efeso ed annunciò loro di essere diretto a Gerusalemme dove non sapeva cosa gli sarebbe accaduto. Li chiamò a testimoni del suo operato e li avvertì che non lo avrebbero mai più rivisto. Si raccomandò infine di custodire il suo insegnamente guardandosi da chi cerca di diffondere altre dottrine.
Commossi, tutti lo accompagnarono alla nave.
21) Durante il viaggio, Paolo fece sosta a Tiro dove ritrovò i discepoli che lo pregarono di non andare a Gerusalemme. Dopo una settimana Paolo e i suoi compagni ripartirono, sostarono ancora un giorno con i discepoli di Tolemaide. A Cesarea furono accolti nella casa dell'Evangelista Filippo che era uno dei sette. Filippo aveva quattro figlie nubili che avevano il dono della profezia. Qui venne un profeta dalla Giudea di nome Agabo che avvertì Paolo che a Gerusalemme sarebbe stato catturato e consegnato ai pagani. Ancora una volta Paolo non volle dare ascolto a quanti lo pregarono di non andare e dopo alcuni giorni si recò a Gerusalemme con alcuni compagni. Fu ospitato da un discepolo chiamano Mnasone di Cipro e accolto festosamente da tutti i confratelli.
I Giudei accusarono Paolo di predicare contro le loro leggi e quando lo videro nel tempio lo aggredirono e stavano per ucciderlo quando intervennero i soldati romani che sottrassero Paolo alla violenza della folla ma lo arrestarono e lo incatenarono per condurlo alla fortezza.
22) Ottenuto dai soldati il permesso di parlare, Paolo di rivolse alla folla dei Giudei e raccontò la propria conversione ma quando passò a parlare di Gesù la gente riprese a urlare contro di lui e i soldati lo portarono via.
Alla fortezza i Romani lo avrebbero interrogato "a colpi di flagello" ma quando Paolo affermò di essere cittadino romano fu trttato con rispetto. Il gioro dopo il tribuno fece riunire il sinedrio e presentò Paolo liberato dalle catene.
23) I membri del sinedrio si divisero esaminando Paolo: essendo egli Fariseo i Farisei lo difesero mentre i Sadducei volevano la sua morte. Per evitare disordini il tribuno lo rimandò alla fortezza. Durante la notte gli apparve Gesù per incoraggiarlo e dirgli che avrebbe testioniato la fede anche a Roma. Quarante Giudei ordirono un complotto giurando che non avrebbero mangiato e bevuto prima di uccidere Paolo ma questi venne a conoscenza del complottoe ne informò il tribuno che lo fece trasferire durante a notte a Antipatride per sottoporlo al giudizio del governatore Felice.
24) Felice trattenne Paolo e convocò i suoi accusatori, alcuni giorni dopo giunsero il sommo sacerdote Anania con altri anziani ed affermò che Paolo fomentava rivalità tra i Giudei e aveva tentato di profanare il tempio. Paolo si difese negando ogni accusa di costpirazione ed affermando la propria fede in Dio. Felice rimandò il giudizio e congedò i Giudei ma trattenne Paolo in un regime di semilibertà per circa due anni. Infine, scaduto il suo mandato, Felice fu sostituito da Porcio Festo.
25) Porcio Festo convocò nuovamente Paolo e i suoi accusatori e quando Festo gli chiese se voleva essere giudicato a Gerusalemme, Paolo fece appello a Cesare.
Dopo aver consultato i suoi consiglieri, Festo decise di mandare Paolo a Roma per essere giudicato dall'imperatore. Nell'attesa della partenza di Paolo, Festo incontrò a Cesarea Agrippa e Berenice e narrò loro il caso di Paolo. Anche Agrippa volle ascoltare le ragioni di Paolo.
26) Paolo ripetè anche a Agrippa la sua storia, parlò di come era stato persecutore dei cristiani e di come una visione sulla via di Damasco lo aveva fatto convertire. Agrippa e Festo, dopo l'udienza, convennero che Paolo non aveva commesso colpe meritevoli di morte ma, essendosi appellato a Cesare, non poteva essere rimesso in libertà.
27) La nave che doveva portare Paolo a Roma incappò in una terribile tempesta presso l'isola di Creta e dopo diversi giorni fece naufragio incagliandosi in una secca. Tutte le persone che erano a bordo si salvarono come Paolo aveva predetto in base a una visione notturna.
28) A nuoto o con zattere di fortuna, i naufraghi raggiunsero l'isola di Malta dove furono accolti con molta umanità dagli abitanti. Mentre accendevano un grande guoco, Paolo fu morso da una vipera ma rimase incolume: i Maltesi credettero fosse un dio.
Furono ospitati da un certo Publio, un notabile locale. Paolo guarì il padre di Paolo dalla dissenteria e nei giorni successivi operò altre guarigioni.
Ripartirono dopo tre mesi, sostarono a Siracusa, Reggio, Pozzuoli e infine giunsero a Roma. Paolo fu accolto dai discepoli e i Romani gli concessero di abitare per suo conto con un soldato di guardia.
Paolo rese la sua testimonianza ai Giudei che vivevano a Roma, ma solo alcuni lo ascoltarono mentre altri non vollero credere come aveva predetto il profeta Isaia.
Paolo rimase due anni in quella casa accogliendo tutti coloro che venivano a lui e parlando del regno di Dio e del signore Gesù Cristo.


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