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Marco Valerio Levino console 210 a.C.



Console nel 210 a.C. con Marco Claudio Marcello ebbe il comando militare in Apulia per difendere le coste da eventuali attacchi di Filippo V di Macedonia che si era alleato con Annibale.
Nel 214 si recò in Epiro per liberare Orico che era stata conquistata da Filippo V e costringere i Macedoni a togliere l'assedio ad Apollonia.
Stabilitosi ad Orico ebbe il rinnovo della carica di pretore fino al 211 quando fu eletto console per l'anno successivo. Prima di lasciare la Grecia liberò dai Macedoni Zacinto, Eniade ed altre località. Sostò quindi a Corcira impossibilitato a proseguire da una malattia.
Rientrò a Roma nell'estate del 210 e presentò al Senato le suppliche degli abitanti di Capua e Siracusa che si dicevano vessati dai proconsoli Quinto Fulvio Flacco e Marco Claudio Marcello.
Su sua proposta venne stabilito di prelevare i finanziamenti per la flotta dai patrimoni personali di ex magistrati e senatori per evitare sollevazioni popolari.
Partì quindi per la Sicilia dove rimase per alcuni mesi prima di essere richiamato a Roma per convocare i comizi per le elezioni consolari dell'anno successivo. Mentre il prefetto della flotta Marco Valerio Messalla, che Levino aveva inviato in Africa lo teneva informato sui preparativi dei Cartaginesi, Levino annunciò al senato di aver completamente liberato l'isola dai nemici ed ottenne per il capo numida Muttine che lo aveva aiutato la cittadinanza romana.
Quando Messalla comunicò che una nuova flotta cartaginese stava per attaccare la Sicilia il senato ordinò a Levino di nominare un dittatore per i comizi e tornare rapidamente al fronte ma si crearono contrasti e Levino partì di nascosto senza aver ottemperato alle disposizioni del senato.
Il senato convocò urgentemente l'altro console Claudio Marcello che nominò dittatore Quinto Fulvio che era stato scelto da popolo.
Tornato in Sicilia Levino riprese il comando militare e affidata la parte orientale dell'isola al suo luogotenente Lucio Cincio Alimento presidiò la parte occidentale. Incentivò la ripresa delle attività di pace e la coltivazione di frano tanto da garantire abbondanti rifornimenti per l'esercito e per la popolazione romana.
Nel 206, dopo un breve periodo ad Arezzo, fu uno degli ambasciatori che si recarono presso il re Attalo I di Pergamo per richiedere il simulacro della Magna Mater come era stato indicato dai Libri Sibillini.
Di nuovo inviato in Grecia per la Seconda Guerra Macedonica, vi morì nel 200 a.C.
Livio ricorda i giochi funebri celebrati in suo onore nel Foro.


Riferimenti letteratura:
  • Livio - Storia di Roma
  • Theodor Mommsen - Storia di Roma Antica


    Vedi anche:
  • Cronologia dei magistrati romani



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