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Chretien de Troyes

Perceval


Il romanzo si apre con la dedica dell'autore al suo protettore, Filippo d'Alsazia, "generoso più di quanto si sappia". Su richiesta del conte, dunque, Chretien si accinge a narrare "il racconto del Graal".

Era primavera nella "Guasta Foresta" quando il figlio della donna vedova incontrò cinque cavalieri. Rimase affascinato dal bagliore delle insegne delle armi e, tornato a casa ne parlò con la madre in termini entusiastici. La donna, che aveva perduto il marito e due figli in combattimento, se ne addolorò: aveva fatto del suo meglio per tenere il giovane all'oscuro dell'esistenza della cavalleria. Nonostante l'angoscia della madre il ragazzo partì in cerca di re Artu, del quale gli avevano parlato i cavalieri, e neanche quando vide cadere esamine la donna si trattenne per soccorrerla.
Il primo incontro del giovane selvaggio è con una damigella addormentata in un padiglione di caccia: fraintendendo completamente gli insegnamenti materni il ragazzo bacia per forza la damigella, si impossessa del suo anello, si nutre dei cibi che trova nel padiglione e si rimette in cammino, convinto di aver agito per il meglio. Lo sposo della damigella la trova in lacrime e, appreso l'accaduto, si infuria per la gelosia, la minaccia e giura vendetta.
Dopo qualche tempo il ragazzo trova il castello di Artu nei pressi del quale incontra il Cavaliere Vermiglio, rivale e nemico spietato del re. Il ragazzo ammira le armi del Cavaliere Vermiglio e decide di chiederle per se. Ignaro di ogni etichetta entra a cavallo nella reggia dove Artu sta soffrendo per le offese recentemente ricevute dal Cavaliere Vermiglio.
Il ragazzo chiede al re di essere nominato cavaliere e viene schernito dall'arrogante Ken ma una fanciulla lo saluta gentilmente e gli rivolge un sorriso. Di quella ragazza un giullare aveva predetto che non avrebbe sorriso finché non avesse incontrato il "signore di tutta la cavalleria": Ken si offende, schiaffeggia la ragazza e prende a calci il giullare. Intanto Artu spiega che il Cavaliere Vermiglio è suo nemico, che lo ha appena insultato offendendo la sua sposa. Il ragazzo esce dal castello, ritrova il Cavaliere Vermiglio e gli intima la consegna delle armi, ottenuto un rifiuto ed un colpo di bastone non esita ad uccidere l'avversario con il suo giavellotto. Il cavaliere Yvonet, che lo ha seguito dal castello, lo aiuta a spogliare l'ucciso e a vestirne le armi, torna quindi da Artu per rendergli la coppa d'oro che il nemico gli aveva sottratto. Artu, che aveva intuito il potenziale valore del ragazzo, depreca il comportamento di Ken e si rammarica di aver lasciato andare quello che sarebbe potuto diventare un grande cavaliere.
Continuando a vagare, il giovane giunge al castello del Cavaliere Gorneman di Gorhaut che lo prende in simpatia e gli insegna l'uso delle armi e le prime regole cavalleresche.
Al momento del commiato Gorneman gli porge gli ultimi fondamentali insegnamenti: aver pietà del nemico sconfitto, aiutare i bisognosi, praticare la religione. Gli consiglia inoltre di non nominare troppo spesso la madre per non sembrare sciocco.
Il ragazzo riparte preso dal rimorso per aver abbandonato la madre, ma non sa tornare a casa. Capita in un castello dove viene accolto da una damigella bellissima, ma nel castello e nel contado infuria la carestia ed i suoi ospiti non possono offrirgli che un magro pasto. Durante la notte la damigella, disperata, decide di far visita al giovane ospite e gli racconta che la miseria in cui versa è opera di Clamedeu delle Isole e del suo perfido siniscalco Anguingueron che l'hanno assediata per avere il castello e lei stessa come prigioniera. La damigella giura di uccidersi piuttosto che subire questa sorte. Il giovane l'abbraccia e la conforta tenendola con se, castamente, tutta la notte.
L'indomani il giovane affronta coraggiosamente l'assediante Anguingueron e lo vince dopo un lungo duello. Memore degli insegnamenti di Gorneman evita di ucciderlo e gli ordina di consegnarsi alla dama del castello, ma il siniscalco sa di essere odiato da lei e prega di essere mandato altrove; il giovane pensa a Gorneman ma Anguingueron, che gli ha ucciso un fratello, dichiara che preferirebbe morire. Infine lo sconfitto viene inviato dal vincitore a costituirsi a re Artu e l'assedio viene tolto. Il ragazzo viene gioiosamente accolto nel castello dalla principessa Biancofiore, ma re Clamedau non tarda a tornare all'attacco. Il giovane cavaliere e gli estenuoti castellani resistono eroicamente tanto che a Clamedau non rimane che sospendere l'attacco e riprendere l'assedio.
Miracolosamente un gran vento costringe una nave ad un approdo di fortuna presso il castello, è una nave di mercanti, carica di cibo e di bestiame che gli assediati sono ben felici di acquistare.
Vedendo ormai inutile l'assedio Clamedau sfida il giovane cavaliere a singolar tenzone ma esce sconfitto dal duello e, liberati tutti i suoi prigionieri, è costretto a raggiungere il suo siniscalco e rendersi prigioniero di Artu.
Re e siniscalco si presentano dunque al re Artù e riferiscono come il giovane cavaliere che li ha vinti abbia affidato loro un messaggio: egli vendicherà l'oltraggio subito dalla damigella schiaffeggiata per avergli sorriso.
Intanto il giovane, tormentato dal pensiero della madre, prende commiato da Biancofiore, promettendo di tornare.
Durante il suo cammino il giovane incontra un fiume e, non sapendo come traversarlo, si rivolge a due pescatori, uno dei quali gli offre ospitalità per la notte. La casa del pescatore si rivela un castello nel quale un anziano ed infermo signore fa dono al giovane di una spada preziosa. Gli viene offerto un sontuoso banchetto mentre una bella damigella mostra un graal d'oro tempestato di pietre preziose. Al mattino il castello sembra deserto ed il cavaliere, che aveva sperato di soddisfare la propria curiosità interrogando i servi è costretto a partire senza incontrare nessuno.
Nel bosco il giovane incontra una damigella che piange presso il cadavere di un cavaliere. La damigella gli spiega che quello in cui ha trascorso la notte è il castello del "Re pescatore", un re che ha perso in duello l'uso delle gambe.
Gli chiede se ha visto il Graal e se ha chiesto cosa fosse. Il giovane, che aveva nascosto la propria curiosità memore degli insegnamenti del suo maestro, conferma di aver veduto il prezioso calice e di non aver fatto domande. Pronuncia per la prima volta il propio nome, del quale è divenuto improvvisamente consapevole: Perceval il Gallese.
La damigella si rammarica del silenzio di Perceval perché una domanda sul Graal, dice, avrebbe aiutato e forse guarito il re pescatore. Svela di essere cugina germana di Perceval e gli annuncia che la madre è morta di dolore. Perceval le offre di vendicare il cavaliere ucciso e la giovane lo diffida dall'usare la spada ricevuta in dono che, usata in duello, lo tradirebbe.
Ripartito, Perceval incontra una giovane vestita di stracci, in groppa ad un cavallo macilento. Perceval la interroga e la giovane terrorizzata lo incita a fuggire per salvarsi dal crudele signore che l'ha ridotta in quello stato: l'Orgoglioso della Landa. Si scopre che questi personaggi sono la damigella alla quale il giovane, all'inizio della sua avventura, aveva preso l'anello baciandola per forza ed il suo gelosissimo innamorato. Ora lui ha preso l'abitudine di uccidere chiunque avvicini la giovane, ma non prima di aver raccontato l'onta subita. Candidamente Perceval ammette di essere colui che l'Orgoglioso della Landa cerca con tanta sete di vendetta e subito i due iniziano a battersi. La spada donata dal Re Pescatore si rompe, come aveva predetto la cugina, ma usando quella del Cavaliere Vermiglio, Perceval costringe alla resa l'avversario. Anche questa volta la condizione di resa di Perceval consiste nel mandare il nemico battuto da re Artu a raccontare le sue gesta e a portare al siniscalo Ken (quello che aveva schiaffeggiato la giovane triste) la sua promessa di vendetta. Prima però l'Orgoglioso della Landa dovrà procurare cure e ristoro alla sua fidanzata, così ingiustamente punita.
Così Artu, venuto a conoscenza delle nuove gesta del giovane e sconosciuto cavaliere decide di partire alla sua ricerca.
Un mattino Perceval si ferma a contemplare il sangue di un'oca selvatica ferita sulla neve, il rosso ed il bianco gli ricordano il viso dell'amica e mentre fantastica Sagramon l'Impetuoso, uno dei cavalieri di Artu, gli intima di presentarsi al re.
Perceval non lo ascolta, l'Impetuoso si offende e lo attacca ma viene battuto. Lo scontro avviene nei pressi del campo di Artu ed il re, vedendo tornare solo il cavallo di Sagremon, manda Ken a sfidare lo sconosciuto. Anche Ken viene battuto e riporta nel duello la frattura di un braccio.
Il terzo ad andare incontro a Perceval è il nobile Galvano, questi non cerca il duello ma si rivolge allo straniero con parole gentili e riceve in cambio altrettanta cortesia. Perceval si rallegra di conoscere il famoso Galvano e questi di aver trovato il cavaliere cercato da Re Artu. I due fanno amicizia, quindi si recano a corte dove Artu accoglie paternamente Perceval, con grande disappunto di Ken. Alla corte di Artu si tiene una grande festa.
Dopo tre giorni di festeggiamenti si presenta al castello una strana damigella dall'orribile aspetto a cavallo di una mula. La strega accusa Perceval di aver fatto del male al Re Pescatore omettendo di chiedere spiegazioni a proposito del Graal e della lancia sanguinante che aveva visto alla sua corte. Quindi invita tutti a recarsi al "Castello Orgoglioso" dove si svolgono sempre tornei e tenzoni e dove una damigella attende di essere liberata. Il cavaliere che compirà l'impresa potrà senza timore cingere "la spada dalle strane fibbie". Galvano e tutti gli altri cavalieri sono presi dall'entusiasmo, Perceval invece giura che non si darà pace finché non avrà ritrovato il Graal e la lancia sanguinante.
Entra in scena Guingambrezil, che accusa di tradimento Galvano che avrebbe attaccato senza sfida il suo signore. Sfidato da Guingambrezil, Galvano che si proclama innocente accetta di seguirlo davanti al re Escavalon. Ha così inizio la lunga parentesi sulle vicende di Galvano.
Egli incontra un gruppo di viaggiatori al seguito del cavalier Meliou de Lis. Questi, che Galvano dice di conoscere, era stato allevato nella casa di Tebaldo di Tintagel e si era innamorato della figlia del suo ospite. Divenuto cavaliere ne aveva chiesto la mano. La giovane aveva voluto, come prova d'amore, che il pretendente sfidasse in torneo un cavaliere di suo padre Tebaldo ed i due avevano accettato.
Ma Tebaldo non trova nessuno, nel suo consiglio, disposto a combattere. Quando Galvano si appresta al suo castello lo trova chiuso, tutte le porte sono state murate o serrate. Un vecchio consigliere di Tebaldo suggerisce che si approfitti dell'occasione e che Meliou e gli altri cavalieri sfidino Galvano ed il suo seguito. La proposta viene accettata e ben presto, sotto gli occhi della figlia di Tebaldo, si comincia a giostrare.
Fra la figlia maggiore di Tebaldo (la responsabile del torneo) e la sorella (detta la Damigella dalle Maniche Strette) nasce una discussione su quale sia il cavaliere più bello del torneo.
Galvano non partecipa al torneo e questo suscita curiosità o maldicenza da parte delle dame. Ma Galvano si astiene perché non vuole rischiare che una ferita o altro impedimento lo ostacolino nella sua missione in difesa dell'onore.
Quando a sera il torneo viene sospeso, il consigliere di Tebaldo offre ospitalità a Galvano che gli spiega i motivi per cui si è astenuto dal combattere. Tebaldo, istigato dalle figlie, sospetta che Galvano non sia un cavaliere ma un mercante o un malfattore, tuttavia incontrandolo ed ascoltando la sua spiegazione si convince della sincerità di Galvano. La sorella minore prega Galvano di partecipare almeno l'indomani al torneo e questi, secondo le regole della cavalleria, non può rifiutare.
Al mattino Galvano combatte valorosamente ed il primo a cadere è Meliou de Lis, con grande dispetto della fidanzata e grande piacere della figlia cadetta di Tebaldo.
Finito il torneo, Galvano prese congedo, nonostante le insistenze di Tebaldo e della figli aminore che lo vorrebbero trattenere. Il giorno seguente, durante una caccia, il cavallo di Galvano perde un ferro e Galvano, in cerca di un maniscalco, accetta l'ospitalità della gente di un castello sul mare.
La bella castellana lo accoglie volentieri ed inizia ad amoreggiare con lui ma un valvassore denuncia il cavaliere accusandolo di aver ucciso il padre della castellana. Il valvassore solleva il popola ma Galvano si difende arditamente e mette in fuga i villani.
Sopraggiungono Guingambrezil ed il re Escavalon, davanti al quale Galvano avrebbe dovuto battersi. Il popolo inferocito cerca di abbattere la torre in cui si trova il cavaliere ma un saggio consigliere propone un tregua di un anno perché Galvano possa trovare la lancia sanguinante e portarla al re, oppure consegnarsi per essere imprigionato.
Galvano accetta la tregua e lascia il castello dopo aver prestato giuramento ed aver preso commiato dalla castellana.
Il racconto torna alle prodezze cavalleresche di Perceval, che continua a mandare ad Artu i rivali sconfitti. Dopo cinque anni, un venerdi di passione, Perceval che ha ormai perso la fede in Dio, incontra un gruppo di penitenti che lo convince a confessarsi presso un vecchio eremita.
L'eremita, che conosce le sue vicende, ascoltata la confessione gli spiega che sta ancora scontando l'abbandono della madre. Quanto al Graal gli rivela che viene utilizzato per nutrire di ostie un grande e misterioso santo. Gli assegna come penitenza l'obbligo di recarsi in chiesa tutte le mattine e gli propone di rimanere due giorni a pregare presso di lui.
Si torna a Galvano che durante il cammino viene avvertito da un cavaliere gravemente ferito dei molti pericoli della strada. Galvano procede ed incontra una bella giovane che lo prega di recuperare il suo cavallo lasciato oltre il fiume. Mentre lo fa dei viandanti lo avvertono che toccare quel cavallo gli recherà grandi sventure e la stessa damigella, riavuto l'animale invece di ringraziarlo lo maltratta e gli augura disgrazie.
Galvano torna dal cavaliere ferito e cerca erbe curative per medicarlo. Il ferito, volendo confessarsi, lo prega di procurargli una cavalcatura. Si stava avvicinando uno scudiero dall'aspetto volgare al quale Galvano ciede in prestito il ronzino. Lo scudiero lo insulta e maledice. Intanto il ferito, ripresosi, si impossessa del cavallo di Galvano e lo insulta a sua volta. Si viene a sapere che il ferito era un tal Greoreas, uno stupratore, che Galvano aveva in passato battuto ed umiliato. Greoreas se ne va con il cavallo di Galvano mentre la malvagia fanciulla che era con lui deride il nostro eroe.
Più tardi vengono raggiunti da un altro cavaliere (il nipote di Greoreas, spiega la donzella) in sella al cavallo di Galvano con il quale il cavaliere si batte recuperando il suo destriero, mentre la damigella scompare. Si presenta un nocchiero che pretende da Galvano il cavallo in forza di una strana tradizione ma vedendoselo rifiutare si accontenta di far prigioniero il cavaliere ferito ed offre a Galvano ospitalità in un castello nei pressi dal quale molte dame hanno seguito il duello.
L'ospite racconta che il castello appartiene a due dame che chiama regine. Vi vivono cinquecento soldati e molte dame giovani e anziane, tutte dame cacciate o ripudiate ingiustamente. Tutti gli abitanti del castello attendono da sempre l'arrivo di un cavaliere valoroso e puro di cuore che regoli i torti e divenga signore del luogo, ma un incantesimo fa morire chiunque tenti di entrare senza avere le doti morali richieste. Immediatamente Galvano decide di recarsi al castello.
Il castello è incredibilmente ricco e nel centro di un sontuoso salone campeggia un letto d'oro. Il nocchiero avverte Galvano che chi tocca quel letto muore e, ovviamente, Galvano decide subito di stendervisi. Viene colpito da innumerevoli frecce scagliate da arcieri invisibili e viene addirittura aggredito da un leone, ma Galvano riesce a parare le frecce con lo scudo e ad uccidere il leone con la spada. E' subito gran festa, Galvano è dunque il cavaliere liberatore della profezia. Tutta la gente del castello accorre ad encomiarlo e a mettersi al suo servizio. Un'avvenente ragazza gli reca il saluto della regina e vesti sontuose con cui cambiarsi.
Rimasto solo con l'ospite, Galvano scopre che la profezia prevede che il nuovo signore del luogo non esca più dal castello, e ciò lo rattrista molto. Tuttavia l'incontro con l'anziana e cortese regina lo rende di nuovo sereno e Galvano passa molte ore a banchettare, insieme a duecentocinquanta donzelle che lo servono incantate.
Al mattino Galvano chiede alla regina, che lo accorda malvolentieri, il permesso di uscire. Incontra la fanciulla malvagia con un cavaliere con il quale subito si batte, vincendo come sempre.
La fanciulla malvagia sfida Galvano a superare il "Guado Periglioso", un orrido sul fiume molto difficile: Galvano ci riesce al secondo tentativo, al primo cade infatti in acqua con il cavallo e si salva a stento.
Superato il guado incontra un giovane e bellissimo cavaliere che gli racconta di essere stato l'amico della fanciulla malvagia. I due fanno amicizia. Il giovane, che si chiama Guiromelan, rivela di essere il feudatario della vicina città di Orqueneselles, racconta anche che la fanciulla malvagia è detta l'"Orgogliosa di Nogres" ed il cavaliere che Galvano ha appena sconfitto è l'"Orgoglioso del Passaggio della Via Stretta".
Quando Galvano racconta di provenire dal castello Guiromelan non lo crede e si offende ma il cavaliere gli mostra gli artigli del leone ancora conficcati nello scudo e lo convince ottenendo molte scuse ed onori. Guiromelan gli spiega che la Regina dalle Trecce Bianche, signora del castello, è la madre di re Artu, Ygerne. Inoltre l'altra regina del castello è la vedova di re Lot e madre di Galvano che Galvano stesso credeva morta da vent'anni.
Guiromelan dice di odiare Galvano, il cui padre ha ucciso il suo, e che gli ha ucciso un cugino. Quando infine Galvano rivela la propria identità è inevitabile che Guiromelan lo sfidi a duello.
Il duello viene fissato di lì a sette giorni perché i duellanti abbiano il tempo di avvertire gli amici. Tornando al castello Galvano ritrova la fanciulla malvagia che ha però cambiato atteggiamento, gli chiede perdono e gli confida di essere diventata cattiva da quando Guiromelan ha ucciso il suo amante. Galvano la porta con se al castello e da qui invia un valletto ad avvertire re Artu dell'imminente duello.
IL romanzo rimase incompiuto da Chretien, a questo punto. Quanto segue è tratto dal "Manoscritto di Mons", di altri autori ignoti.
Artu raggiunse Galvano con tutto il suo seguito. Galvano rivela alle due regine la propria identità e queste le riconoscono come proprio figlio e nipote.
Il duello fra Guiromelan e Galvano dura molte ore, ad interromperlo è la bella Clarisson, sorella ritrovata di Galvano, che aveva accettato di essere la dama del cuore di Guiromelan. La giovane supplica Artu di far cessare il combattimento ma Artu, secondo le regole cavalleresche, non può intervenire, le suggerisce quindi di provare personalmente a dividere i contendenti. All'intervento della giovane i due cavalieri finalmente desistono, entrambi imbattuti. Guiromelan sposerà Clarisson e diverrà amico di Galvano, con la benedizione di Artu.