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Atilio



Ai tempi di Tiberio, Atilio era un liberto arricchitosi con le speculazioni. Proprio per una speculazione costruì un anfiteatro per i giochi gladiatori a Fidene e si dedicò ad organizzare spettacoli, l'attività era particolarmente redditizia in quel periodo perché Tiberio, che non amava quel tipo di giochi, aveva tagliato i fondi destinati alla loro organizzazione da parte dello stato lasciando la gestione all'iniziativa privata, per altro non chiaramente regolamentata.
Atilio aveva costruito l'anfiteatro facendo economia di materiali e di mano d'opera e quando nel 27 uno spettacolo richiamò un pubblico molto numeroso la struttura non resse il carico e il teatro crollò facendo strage di quanti si trovavano all'interno e nelle immediate vicinanze.
Tacito descrive l'episodio con toni drammatici e sottolinea il dolore e l'angoscia dei parenti e degli amici delle vittime alla ricerca dei loro cari fra le macerie ed i cadaveri. Difficile calcolare il bilancio delle vittime: Tacito parla di cinquantamila persone coinvolte fra morti, mutilati e feriti; Svetonio indica in oltre ventimila il totale delle sole persone uccise dal crollo.
In quell'occasione Tiberio si comportò con insolita generosità nel soccorrere le famiglie delle vittime e, addirittura, tornò brevemente da Capri per presenziare a una cerimonia di commemorazione.
A seguito della tragedia Atilio venne esiliato e il senato varò provvedimenti per regolamentare la costruzione dei teatri e l'organizzazione dei giochi.


Riferimenti letteratura:
  • Tacito - Annali




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