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Appio Claudio Cieco
Nobile romano, della
gens Claudi Pulchri
, vissuto fra la fine del
quarto secolo a.C.
e l'inizio del
terzo, Appio Claudio Cieco (Appius Claudius Caecus) è la prima personalità di rilievo nella storia della politica e della letteratura latine.
Fu
censore
nel
312 a.C.
,
console
nel
307 a.C.
e nel
296 a.C.
(entrambe le volte con
Lucio Volumnio Flamma
) ed ancora
pretore
nel
295 a.C.
Egli seguì l'intero
cursus honorum
e fu anche dittatore, interrè,
edile curule
,
questore
e tribuno militare, come testimonia il suo epitaffio funebre.
Combattè contro i
Sanniti
, gli
Etruschi
ed i
Sabini
. Nel
280 a.C.
, ormai vecchio e cieco, pronunciò in senato un'orazione 'gravissima' riferita da
Ennio
di dissuasione dalla pace con
Pirro
.
Nei
Fasti
di
Ovidio
(VI 199-206) è ricordato per aver dedicato un tempio a
Bellona
durante la guerra contro gli
Etruschi
oltre che per la sua opposizione a
Pirro
.
Al suo nome si lega la lastricazione della
via Appia
e la costruzione del primo acquedotto cittadino. Ricordato dagli antichi come riformatore di ortografia e di fonetica è considerato l'iniziatore dell'oratoria romana, scrisse forse un
carmen
con elementi di dottrina pitagorica ed una raccolta di massime morali in versi saturnii di cui ci sono rimaste tre sentenze fra cui quella che afferma il libero potere dell'uomo artefice della propria fortuna (
fabrum esse suae qunque fortunae
).
Nel
304 a.C.
egli incoraggiò il suo scrivano
Cneo Flavio
a pubblicare un libro che da lui si chiamerÃ
Ius Flavianum
che fissava per la prima volta le norme della procedura giuridica sottraendole all'arbitrio del pontefici ai quali era spettata fino ad allora l'interpretazione delle
Leggi delle Dodici Tavole
, testo giuridico fondamentale per i
Romani
; fu lo stesso
Flavio
a divulgare il
Liber Actionum
di Appio Claudio, altra compilazione di carattere giuridico.
Narra
Livio
che quando nel
310 a.C.
fu trascorso il periodo di diciotto mesi di
censura
fissato dalla Legge Emilia, Appio Claudio Cieco si rifiutò di deporre la carica. Fu duramente avversato dai
tribuni della plebe
, in particolare da
Publio Sempronio
che ne ordinò l'arresto. Tuttavia Applio Claudio chiese ed ottenne l'aiuto di altri
tribuni
che opposero il veto all'arresto, e riuscì a conservare illecitamente la magistratura.
La cecità che lo colpì in vecchiaia, da cui il soprannome, veniva considerata nella tradizione popolare, una punizione per le sue riforme religiose.
Riferimenti letteratura:
Livio - Storia di Roma
Ovidio - Fasti
Cicerone - Pro Caelio
Plutarco - Pirro e Mario
Svetonio - Vite dei Cesari
Vedi anche:
Cronologia dei magistrati romani
Figli:
Publio Claudio Pulcro
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