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Sordello da Goito



Il più famoso dei trovatori italiani. Nacque all'inizio del XIII secolo da famiglia della piccola nobiltà campagnola, non benestante.
Compì i suoi studi alla corte estense di Azzo VII sui Colli Euganei. In questa corte erano ospitati molti trovatori provenzali, musici e giullari e pare che Sordello, come i suoi colleghi, vi conducesse vita mondana e sregolata. Assiduo giocatore di dadi, bevitore, partecipe alle risse come si evince dalle sue tenzoni poetiche.
Nel 1226 fu protagonista di un'impresa molto audace dalla quale ricavò grande notorietà: il rapimento di Cunizza da Romano.
Cunizza aveva sposato nel 1222 Rizzardo di San >Bonifacio, matrimonio che suggellava una temporanea pacificazione fra le famiglie rivali dei Romano e dei San Bonifacio.
La tregua non durò a lungo e si ritiene che fu Ezzelino ad organizzare ed ordinare il rapimento della sorella per sottrarla ad eventuali rivalse dei suoi avversari.
Sordello, rapita la nobildonna, se ne innamorò ricambiato e forse i due furono amanti per qualche tempo.
Successivamente il poeta avrebbe contratto un matrimonio segreto con Otta di Strasso, conosciuta nel castello di Levada dove soggiornò dopo il rapimento di Cunizza.
Prima del 1229 Sordello si trasferì in Provenza forse per sfuggire alle ire di Rizzardo di San Bonifacio o a quelle degli Strasso o, infine, allo stesso Ezzelino che non aveva tollerato la sua relazione con Cunizza.
La sua permanenza in Francia fu interrotta da un breve soggiorno in Spagna alla corte di Ferdinando III di Leon e Castiglia ed a quella di Giacomo I d'Aragona.
Dal 1233 fu alla corte di Raimondo Berengario IV Conte di Provenza, dove sembra abbia raggiunto un posizione molto elevata.
Raimondo Berengario IV morì nel 1245 e sua figlia Beatrice sposò Carlo d'Angiò portandogli in dote i domini del padre. Sordello rimase alla corte di Carlo e Beatrice, mantenendo il prestigio che aveva acquisito con Raimondo Berengario.
Nel 1265 seguì Carlo d'Angiò nella sua spedizione italiana, spedizione sollecitata dal papa Urbano IV contro gli Svevi.
Nel 1266 fu incarcerato a Novara per ragioni a noi ignote, poi scarcerato per intervento del nuovo pontefice Clemente IV.
Dopo la battaglia di Tagliacozzo, quando ormai gli Angioini dominavano l'Italia Meridionale, Carlo d'Angiò conferì a Sordello alcuni feudi in Abruzzo, nonchè particolari privilegi a corte. Da alcuni componimenti pervenutici si evince che Sordello non fu particolarmente soddisfatto delle donazioni ricevute.
Morì in Italia nel 1269 senza lasciare eredi ed i feudi tornarono agli Angioini che li assegnarono ad altri cavalieri.


Riferimenti letteratura:
  • Divina Commedia - Purgatorio



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