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Gesualdo Bufalino



Figlio di un artigiano, Gesualdo Bufalino nacque a Comiso in provincia di Ragusa il 14 giugno 1920.
Fin dall'infanzia fu appassionato di letteratura e lettore instancabile. Frequentò i licei di Ragusa e Comiso e nel 1939 vinse il Premio letterario di prosa latina, un concorso per insegnanti e studenti organizzato dal regime fascista.
Iniziò a frequentare l'Università di Catania (facoltà di lettere e filosofia), poi quella di Palermo ma nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, fu richiamato alle armi.
Catturato dai tedeschi nel 1943 riuscì a fuggire e riparò in Emilia ma si ammalò di tubercolosi, malattia che lo costrinse a lunghe degenze ospedaliere prima in Emilia poi in Sicilia.
Guarì nel 1946 e completò gli studi laureandosi a Palermo.
Negli anni successivi pubblicò poesie e brevi prose su alcuni periodici ma rinunciò ad una carriera di scrittore per dedicarsi all'insegnamento in un istituto di Comiso.
Contemporaneamente lavorava in privato al suo primo romanzo, Diceria dell'untore, senza tentare di pubblicarlo: lo scrisse negli anni cinquanta e lo rivide negli anni settanta.
Quando firmò l'introduzione del catalogo di una mostra fotografica dedicata a Comiso, Bufalino venne notato dall'editrice Elvira Sellerio e dallo scrittore Leonardo Sciascia (che diventò suo grande amico) i quali con molta insistenza lo convinsero ad ammettere di aver scritto un romanzo.
Diceria dell'untore fu pubblicato nel 1981 ed ebbe subito grande successo, venne tradotto in più lingue, ne fu tratto un film e vinse il Premio Campiello 1981.
Da questo primo succcesso, che lo aveva raggiunto a sessantuno anni, Bufalino dedicò il resto della sua vita a scrivere e pubblicare poesie e romanzi di grande qualità ed importanti lavori di traduzione dal francese e dal latino.
Gesualdo Bufalino morì per un incidente stradale nei pressi di Comiso il 14 giugno 1996.

Opere:
Diceria dell'untore - 1981 (Premio Campiello)
Museo d'Ombre - 1982
L'amaro miele - 1982 (poesie)
Dicerie coniugali - 1982
Argo il Cieco ovvero i sogni della memoria - 1984
Cere perse - 1985 (racconti)
L'uomo invaso ed altre invenzioni - 1986 (racconti)
Il malpensante, lunario dell'anno che fu - 1987
La luce e il lutto - 1988
Saline di Sicilia - 1988
Le menzogne della notte - 1988 (Premio Strega)
Il matrimonio illustrato - 1989 (con la moglie)
La panchina - 1989 (racconto)
Calende greche - 1990
Saldi d'autunno - 1990
Qui pro quo - 1991
Rondò della felicità - 1991
Il Guerrin Meschino, frammenti di un'opera di pupi - 1991
Cento Sicilie - 1993
Bluff di parole - 1994 - aforismi
I languori e le furie - 1995
Il fiele ibleo - 1995
Tommaso e il fotografo cieco - 1996


Traduzioni
Jean Giraudoux - Susanna e il Pacifico - 1980
Madame de la Fayette - L'amore geloso - 1981
Charles Baudelaire - I fiori del male - 1983
Terenzio - Adelphoe - 1983


Link
Fondazione Gesualdo Bufalino



Note su alcune opere di Gesualdo Bufalino

Argo il cieco ovvero i sogni della memoria

Bufalino, sessantenne, racconta di se stesso in due momenti diversi: l'attuale condizione di anziano malandato (è a Roma per esami clinici) e l'estate del 1951 vissuta a Modica come insegnante di lettere in una scuola femminile.
Nel ricordo di quell'estate tre bellissimi personaggi femminili (Maria Venera, Cecilia e Isolina) riappaiono a tormentare ma nello stesso tempo a consolare con la loro immagine lo scrittore.
Maria Venera è una ragazza sedotta dal cugino che fra alterne vicende è sempre amata da Gesualdo senza mai corrisponderlo, Cecilia è una donna del nord, amante e mantenuta di un notabile del luogo con la quale Gesualdo vive una breve avventura, Isolina è una studentessa che rivelerà il proprio amore a Gesualdo solo troppo tardi, al proprio matrimonio.




Le menzogne della notte
Quattro condannati a morte. Cospiratori, dinamitardi risorgimentali.
Una fortezza-prigione su un'isola selvaggia e desertica.
Il governatore della prigione (detto Sparafucile) offre loro la salvezza e la libertà in cambio del nome del loro capo, concedendo una notte di tempo per decidere.
I condannati vengono condotti in una "camera consolatoria" dove si concedono ai detenuti minori disagi rispetto alle normali celle. Con loro è anche Frate Cirillo, un brigante di strada in attesa di esecuzione.
Su proposta di Frate Cirillo i quattro trascorrono la notte raccontando la propria storia ed all'alba il frate, dopo aver estorto con uno stratagemma al più giovane dei condannati il nome del capo rivela di essere in realtà il governatore della prigione.
L'esecuzione avviene puntualmente ed il governatore perseguita il fratello del re che i condannati hanno indicato come capo della congiura.
Infine il governatore viene colto dal dubbio di essere stato ingannato, dubbio suffragato dal fatto che alcune indagini rivelano false quasi tutte le confidenze notturne dei morituri e dal timore di essersi tradito durante la notte.
Questo dubbio indurrà Sparafucile al suicidio.


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