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Giovanni Calvino



Noyon 1509 - Ginevra 1564
Teologo francese che fu, insieme a Lutero, il più grande esponente della Riforma Protestante.
Figlio di notaio, si dedicò a sua volta agli studi giuridici ad Orleans e a Bourges.
Ritornò a Parigi nel 1531 dove pubblicò (1532) un commento al De Clementia di Seneca e si unì ai gruppi 'evangelici'.
Costretto dalla reazione di Francesco I ad abbandonare la Francia, Calvino riparò a Basilea, dove nel 1635 pubblicò la 'Christianae Religionis Istitutio'.
Le edizioni successive avrebbero ampliato le sei brevi sezioni della prima edizione, arrivando ai definitivi 79 capitoli, che costituiscono l'esposizione organica della sua dottrina.
Calvino ripensò i temi della teologia luterana, accentuando il riconoscimento della sovranità assoluta (onnipotenza, grandezza, provvidenza) di Dio, e deducendone con rigore logico la dottrina della predestinazione. (Dio decreta cosa dovrà avvenire di ciascun uomo, infatti alcuni sono destinati alla vita eterna, altri all'eterna dannazione).
La Chiesa ed i sacerdoti sono i mezzi esterni di salvezza. La Chiesa, la comunità dei predestinati, si riconosce dalla sua fede, dalla rettitudine della vita e dal desiderio di partecipare alla Santa Cena. Calvino rifiutò il sacerdozio ministeriale.
Più vicina a Lutero e a Zwingli la sua posizione circa la presenza di Cristo nell'Eucarestia.
I Sacramenti non sono simboli ma mezzi attraverso i quali Dio opera nei credenti sostenendo la debolezza della nostra fede. Il lavoro è inteso da Calvino come
vocazione religiosa che permette la realizzazione del progetto di Dio nel mondo.
Lo Stato, istituito dopo la caduta dell'uomo, deve combattere l'idolatria e garantire il rispetto della religione.
I cristiani devono obbedire all'autorità, ma solo se queste agiscono secondo la parola di Dio.


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