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Arnaldo da Brescia



Nato a Brescia intorno al 1090, a venticinque anni prese gli ordini minori e si trasferì a Parigi per studiare con Abelardo.
Nel 1119 tornò a Brescia dove divenne abate in un monastero agostiniano. Iniziò la sua propaganda anticlericale confannando i costumi della chiesa, il lusso ed i vizi dell'altro clero e predicando il ritorno alla povertà. Negava che vescovi e sacerdoti avessero il diritto di possedere terre ed altre ricchezze materiali, di esercitare l'usura e di occuparsi di politica.
Il Concilio Lateranense II del 1139 condannò le idee di Abelardo ed Arnaldo, che quelle idee condivideva, decise di tornare in Francia. Nel 1140 partecipò al Concilio di Sens assistendo alla disputa fra Abelardo e Bernardo di Chiaravalle. Quest'ultimo ottenne dal re di Francia Luigi VII l'espulsione di Arnaldo che si recò a Zurigo e poi in Boemia dove fu ospite del legato pontificio Guido Ghefucci di Castello (che sarà papa con il nome di Celestino II), suo vecchio compagno di studi.
Bernardo continuò a perseguitarlo scrivendo una dura lettera al legato ed Arnaldo dovette di nuovo fuggire, probabilmente in Germania.
Intanto a Roma una rivolta del 1143 aveva instaurato un libero comune. Il papa Lucio II chiese aiuto all'imperatore Corrado III per riprendere il governo ma senza risultato, tentò quindi di attaccare il Campidoglio con le esigue milizie a sua disposizione ma fu gravemente ferito negli scontri e morì pochi giorni dopo (15 febbraio 1145), immediatamente sostituito da Eugenio III.
Giunto a Roma in quel periodo, forse su invito del comune, Arnaldo intraprese un'intensa propaganda politica a favore della fazione repubblicana, sostenendo la separazione fra potere spirituale della chiesa e potere temporale dello stato.
Arnaldo ed i suoi sostenitori inviarono ripetuti inviti a Corrado III perché scendesse a prendere il potere restaurando quella che era stata la gloria dell'Urbe. Nel 1151 Corrado III accettò e prese contatti per preparare il suo ingresso in città ma l'evento non si realizzò in quanto Corrado morì prima di mettersi in viaggio.
Federico Barbarossa, successore di Corrado, prese accordi con Eugenio III per essere incoronato imperatore in cambio del suo aiuto contro la Repubblica. Nel 1152 il pontefice tornò a Roma e riconobbe ufficialmente il comune, raggiungendo una pace che la morte, avvenuta poco dopo, gli impedì di godere.
A Eugenio III successe Anastasio IV e a questi, dopo soltanto diciotto mesi, Adriano IV.
In città venne ucciso un cardinale, evento che spinse Adriano IV a colpire Roma con l'interdetto, provvedimento che comportava la sospensione di tutte le funzioni religiose. Per revocare l'interdetto che andava provocando pericolose tensioni e tumulti fra la popolazione, Adriano IV pose la condizione che Arnaldo da Brescia venisse espulso da Roma.
Pochi giorni dopo Adriano IV incontrò Federico alle porte di Roma e gli chiese di catturare Arnaldo che si era rifugiato presso il visconte di Campagnano.
I soldati del Barbarossa prelevarono Arnaldo e lo consegnarono al papa. Imprigionato e processato da un tribunale ecclesiastico, Arnaldo fu impiccato. Il suo corpo fu arso sul rogo e le sue ceneri disperse nel Tevere per evitare che amici e sostenitori le recuperassero.


Riferimenti letteratura:
  • Ludovico Antonio Muratori - Annali d'Italia dal principio dell'era volgare




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