Uomo politico romano, membro della gens Licinia, fu pretore nel 104 a.C. anno in cui intervenne in Campania dove era scoppiata la rivolta degli schiavi guidata da Tito Minucio Vettio.
Nel 103 a.C. fu propretore in Sicilia dove sostituì Publio Licinio Nerva nel comando militare contro una più grave rivolta degli schiavi, poi detta seconda guerra servile. Lucullo riportò una grande vittoria sui ribelli combattendo in campo aperto ma quando i superstiti si rifugiarono a Triocala (Caltabellotta), città che avevano preventivamente fortificato ed attrezzato, Lucullo li assediò ma non condusse l'assedio come avrebbe dovuto per indolenza o per corruzione e alla fine venne sconfitto. Quando venne richiamato congedò i soldati e fece distruggere gli accampamenti per rendere più difficile il compito del successore.
Rientrato a Roma fu accusato di corruzione ed esiliato in Lucania.

Sposò Cecilia Metella Calva ed ebbe da lei due figli: Lucio Licinio Lucullo, console nel 74 a.C. e famoso generale, e Marco Terenzio Varro Lucullo, console nel 73 a.C.
In seguito ripudiò la moglie colpevole di adulterio e condotta scandalosa.

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Riferimenti letteratura:

Plutarco - Vite di Cimone e Lucullo

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Vedi anche:

Cronologia dei magistrati romani

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