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Seconda guerra macedonica
Nel
201 a.C.
Attalo I
e i
Rodiesi
chiesero al
Senato Romano
di intervenire contro
Filippo V
che nel
203 a.C.
si era alleato con
Antioco III
ed aveva ripreso la sua politica di aggressione, anche gli
Ateniesi
presentarono una richiesta di aiuto.
Qualche tempo dopo
Roma
inviò un'ambasceria per intimare a
Filippo
di abbandonare le sue mire sulla
Grecia
ma
Filippo
, consapevole che accettando la richiesta avrebbe perso ogni prestigio nel mondo ellenico, rifiutò ed assediò Abido.
A questo punto una nuova guerra era inevitabile.
Nel
200 a.C.
il
console
Publio Sulpicio Galba
convocò l'assemblea in
Campo Marzio
per mettere ai voti la dichiarazione di guerra. Dopo un primo voto negativo il
console
spiegò che non si trattava di decidere se combattere o meno, quanto di permettere o impedire a
Filippo
di arrivare in
Italia
. Ripetendo la votazione
Sulpicio
ottenne il consenso.
Intanto
Filippo
espugnava Abido i cui abitanti, dopo aver resistito eroicamente, preferirono il suicidio collettivo alla schiavitù.
Nell'autunno del
200 a.C.
il
console
Sulpicio
, imbarcato l'esercito a
Brindisi
, raggiunse
Apollonia
dove decise di trascorrere l'inverno e di presidiare la costa, con grande sollievo degli abitanti.
Il legato di
Sulpicio
Lucio Apustio devastò il territorio nemico, conquistò alcune città e sconfisse Atenagora, prefetto di
Filippo
, ma per il resto non avvennero fatti di rilievo finché la diplomazia romana non raggiunse un accordo con l'
Etolia
che garantì ai
Romani
l'accesso alla
Grecia Centrale
.
Riferimenti letteratura:
Livio - Storia di Roma
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