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Concilio di Trento 1545 - 1563



Mentre la dottrina di Martin Lutero prendeva piede in Europa e la riforma protestante andava consolidandosi, l'imperatore Carlo V prese a sollecitare al papa Clemente VII la convocazione di un concilio universale per la riforma della Chiesa e la pacificazione del mondo cristiano.
Clemente VII si dimostrò contrario e rimandò la convocazione per ostilità verso l'imperatore e per timore che si riaffermassero quelle idee conciliaristiche che da secoli negavano la superiorità del potere papale su quello del concilio.
Clemente VII morì il 25 settembre 1534 e salì al soglio pontificio Paolo III che durante i primi anni di pontificato vide aggravarsi sempre di più la rottura fra cattolici e protestanti. Dopo il fallimento del primo colloquio di Ratisbona il papa era costratto a convocare il concilio il cui inizio fu rimandato a causa delle ostilità tra Impero e Francia che si conclusero con la pace di Crépy firmata il 18 settembre 1544.
Il 13 dicembre 1545 il Concilio di Trento, XIX concilio ecumenico della Chiesa Cattolica, aprì i suoi lavori con una solenne cerimonia. Nella prima fase del Concilio fu necessario un compromesso fra le priorità indicate dal papa, tutte di natura dogmatica, e le richieste dell'imperatore che vertevano su questioni politiche e disciplinari.
Paolo III impose decisioni che precludevano ogni intesa con i seguaci di Luteroc/a>, come la condanna della dottrina delle giustificazioni. Fu ribadita l'efficacia dei Sacramenti e furono prese alcune risoluzioni in materia disciplinare come l'obbligo di residenza dei vescovi nelle loro diocesi.
Nel
1547 i lavori furono sospesi per contrasti fra papa e imperatore. La seconda fase del Concilio ebbe inizio nel 1551 dopo la morte di Paolo III e l'elezione di Giulio III. Questa volta erano presenti tredici rappresentanti tedeschi dei protestanti ma non riuscirono a far accettare la loro istanza di revisionare le decisioni già prese e le loro richieste conciliaristiche. In questa seconda fase fu approfondita la discussione sui Sacramenti, in particolare sull'eucarestia, ma nell'aprile del 1552 il Concilio venne di nuovo sospeso e riprese colo dopo dieci anni, il 18 gennaio 1562, durante il pontificato di Pio IV.
L'ultima fase terminò il 4 dicembre 1563, venne decretato che si tenessero sinodi diocesani e provinciali oltre alle regolari visite pastorali alle diocesi da parte dei vescovi.
Fu reso vincolante il celibato ecclesiastico e si deliberò su questioni disciplinari minori. Sul piano dogmatico si riaffermarono le prerogative dell'eucarestia, del sacerdozio e del matrimonio, vennero confermate le dottrine sul Purgatorio e sui santi.
Il Concilio di Trento non ricompose lo scisma ma definì più chiaramente le differenza fra cristianesimo cattolico e protestante.
L'opera successiva di riorganizzazione nell'ambito della Chiesa cattolica fu attuata nel periodo detto Controriforma e influenzò la Chiesa stessa e la vita culturale europea in generale per secoli.
Dopo il Concilio nacquero nuovi ordini religiosi e fu rinnovata l'Inquisizione, ma i pontefici riporesero anche una più attiva politica di controllo sullo Stato Pontificio, sui suoi domini e sulla sua popolazione.

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