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Angelo Tartaglia



Angelo Broglio, o Angelo Tartaglia, nacque a Lavello (Potenza) nel 1370.
Attualmente si ritiene che "Tartaglia" non fosse un soprannome ma un vero cognome, probabilmente acquisito tramite un'adozione.
Capitano di ventura, fu assoldato da Firenze e il 26 giugno 1402, sconfitto nella battaglia di Casalecchio, venne imprigionato. Le sue responsabilità nella sconfitta guastarono irreparabilmente i suoi rapporti con Muzio Attendolo Sforza che, fino alla battaglia, era stato suo alleato.
Nel 1404 militò contro Venezia per Francesco Novello da Carrara signore di Padova e nel 1405, di nuovo con i Fiorentini, partecipò alla conquista di Pisa.
Dopo un periodo di militanza per Siena (1407) passò al soldo del re di Napoli Ladislao I (1409) per il quale combattè contro Braccio da Montone.
L'8 giugno 1413 entrò in Roma per cacciare l'antipapa Giovanni XXIII, al servizio del quale passò dopo la morte di Ladislao per riconquistare Viterbo alla Chiesa.
Nel 1416 si alleò con Braccio da Montone che gli affidò il comando dell'esercito nella battaglia di Colfiorito nella quale perse la vita il condottiero Paolo Orsini. L'anno successivo entrò di nuovo in Roma con Braccio da Montone che il 16 luglio 1417 iniziava l'assedio di Castel Sant'Angelo contro Martino V; in agosto Tartaglia fu sconfitto da Muzio Attendolo Sforza inviato dalla regina di Napoli Giovanna II.
Nel 1419 lo Sforza riuscì a far tornare dalla sua parte il Tartaglia ed insieme conquistarono Assisi. Martino V, che aveva preso a stipendio Tartaglia, sollecitò che la riconciliazione fra i due condottieri fosse ufficializzata con un atto formale e con un matrimonio fra i figli di Sforza e Tartaglia.
Nel 1421 Tartaglia, che aveva ricevuto titoli nobiliari da Martino V e conquistato vari territori, fu inviato nel Napoletano a supporto dello Sforza che combatteva per Luigi III d'Angiò. Sospettato di aver avuto intese segrete con Braccio da Montone ai danni di Muzio Attendolo Sforza, Tartaglia venne arrestato a tradimento, costretto a confessare con la tortura e decapitato ad Aversa.
Luigi d'Angiò, che avevva voluto la sua morte, ne fu danneggiato perchè i soldati di Tartaglia passarono a Braccio da Montone.


Riferimenti letteratura:
  • Ludovico Antonio Muratori - Annali d'Italia dal principio dell'era volgare



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