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Lucio Domizio Aureliano imperatore



Originario della Mesia Inferiore, nacque da famiglia povera nel 214.
Intraprese la carriera militare e si sa che nel 268 era comandante di cavalleria in Italia Settentrionale e che fu Maestro di Cavalleria sotto Claudio II.
Nel 270 accettò la nomina imperiale dopo la morte di Claudio contrastando le pretese del fratello di questi Quintilio.
All'inizio del suo regno combattè contro gli Iutungi che avevano oltrepassato il Brennero e compiuto saccheggi in territorio italiano, li intercettò sul Danubio mentre si ritiravano e li sconfisse duramente.
Dopo un breve periodo a Roma, dove venne riconosciuto dal Senato, tornò sul Danubio per fronteggiare i Vandali, sui quali trasse un'importante vittoria e per concedere la pace costrinse i nemici a lasciare ostaggi e a fornire duemila cavalieri all'esercito romano. Contemporaneamente, però, una nuova grande ondata di barbari (Alamanni e Marcomanni) dilagava in Italia. Rientrando precipitosamente, Aureliano li raggiunse a Piacenza e bloccò loro le possibili via di ritirata ma cadde in un'imboscata subendo molte perdite. Ne nacque un diffuso disfattismo che a Roma provocò gravi disordini.
Approfittando del fatto che i barbari si erano divisi in più bande per compiere i loro saccheggi, Aureliano riuscì a vincerli in una rapida serie di battaglie, quindi tornò a Roma dove domò la rivolta e punì quanti, soprattutto fra i senatori, avevano contribuito a sobillarla.
Consapevole del pericolo costituito dalle orde barbariche, nel 271 Aureliano avviò la costruzione di una nuova cinta di mura lunga dodici miglia per fronteggiare eventuali attacchi improvvisi.

Grossi problemi nascevano inoltre dai secessionisti che tentavano di separare dall'impero le province delle quali riuscivano ad ottenere il controllo. In Oriente si era creato uno stato indipendente con capitale a Palmira retto da Zenobia mentre sul Reno esisteva uno stato secessionista gallo-romano retto da Tetrico.
Nel 271 Aureliano si mise in marcia contro Zenobia, durante il percorso si scontrò con i predoni in Tracia e con i Goti oltre il Danubio riportando importanti vittorie che gli valsero il titolo di Gotico Massimo.
Con la sua campagna Aureliano recuperò l'Asia Minore, molte città greche e l'Egitto. Zenobia venne catturata e processata. Aureliano si comportò con moderazione ma quando dovette tornare in quei luoghi per i tentativi di rivolta che erano seguiti alla sua partenza scelse maniere più forti e lasciò che le sue truppe saccheggiassero Palmira.
Nel 274 affrontò ai Campi Catalaunii Tetrico il quale si arrese spontaneamente, anzi passò dalla parte delle truppe imperiali contro il suo stesso esercito.
Aureliano sfruttò con accortezza i benefici finanziari derivati dalla riconquista delle province orientali e varò una serie di provvedimenti per rilanciare l'economia ed il commercio. Riorganizzò la distribuzione gratuita di pane e cereali, istituì strumenti per il controllo dei prezzi e promosse il recupero dei terreni incolti.
Sul piano religioso introdusse il culto del Sole Invincibile, al quale dedicò un tempio a Roma dotato di un apposito collegio sacerdotale, ma diversamente da quanto aveva tentato di fare Eliogabalo, volle affiancare il culto solare ai riti esistenti e non imporlo in sostituzione della liturgia vigente.
Nell'estate del 275 Aureliano si mise di nuovo in marcia verso Oriente con l'intenzione di attaccare i Parti che avevano occupato la Mesopotamia, ma giunto in Tracia fu assassinato da un suo ufficiale di nome Mucapore che era stato indotto a credere che l'imperatore volesse giustiziarlo. Aureliano, infatti, aveva minacciato un suo segretario di nome Eros e questi, per salvarsi, aveva coinvolto alcuni ufficiali nella speranza che, come effettivamente avvenne, uno di loro eliminasse l'imperatore.
Dopo la sua morte fu nominato imperatore Tacito.


Riferimenti letteratura:
  • Storia Augusta
  • Ludovico Antonio Muratori - Annali d'Italia dal principio dell'era volgare


    Vedi anche:
  • Cronologia degli Imperatori Romani





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