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Vesta
Resti del Tempio di Vesta
nel Foro Romano
Dea romana corrispondente alla Hestia greca. Vesta era la dea del focolare e in ambito statale la dea della città di
Roma
. Da qui l'importanza del fuoco sacro che le
Vestali
dovevano custodire perennemente acceso. Al suo culto privato presiedeva la mater familias, al suo culto pubblico le
Vestali
del suo tempio.
Il santuario di Vesta si distingueva da altri templi per la sua forma circolare, in modo che lo spazio interno iscrivesse virtualmente un globo, dal momento che la dea era identificata con la terra, come ad esempio in
Ovidio
(
Fasti
6,627).
Vesta è la custode del focolare della città il cui fuoco perenne veniva rinnovato solo una volta l'anno (il primo marzo). Il fuoco del santuario di Vesta e gli oggetti in esso custoditi fra cui il Palladium (una statua di
Pallade
che si credeva proveniente da
Troia
) rappresentavano per i
Romani
il pegno della loro potenza.
Ad accudire il fuoco erano le
Vestali
che, ordinate sacerdotesse ancora giovanissime, rimanevano in servizio per trent'anni, durante i quali dovevano rispettare il più rigido voto di castità . Le
Vestali
conservavano anche i talismani e preparavano la salsa con la quale veniva cosparso il capo degli animali da sacrificare.
La festa della dea, Vestalia, si celebrava il 9 giugno. Dal 7 al 15 giugno il santuario era aperto solo alle donne che dovevano entrarvi scalze. L'ultimo giorno era dedicato alla rituale pulizia del tempio.
Ovidio
parla anche di sacrifici che si offrivano il 1 febbraio nell'atrio del tempio di Vesta, dove si credeva situata la tomba di
Numa Pompilio
.
Vesta sfuggi a lungo all'antropomorfismo diffuso dai
Greci
, infatti ai tempi di
Ovidio
nel suo tempio non c'erano statue della dea.
Livio
racconta che in occasione del
sacco di Roma
le
vestali
e gli arredi del tempio furono portati a
Cere
(
Cerveteri
), qui gli abitanti accolsero con grandi onori le sacerdotesse e custodirono gli oggetti sacri nel locale tempio di Vesta. L'importanza che le vestali e tutti gli elementi del culto di Vesta era tale che più tardi gli abitanti di
Cere
ottennero concessioni dal
senato romano
proprio in memoria di questo evento.
Ancora
Livio
ricorda come l'accidentale spegnimento del fuoco nel
tempio di Vesta
avvenuto nel
206 a.C.
fu espiato con preghiere pubbliche e sacrifici per allontanare le sciagure che in questi casi ci si aspettava colpissero la città .
Riferimenti letteratura:
Inni Omerici
Plutarco - Vita di Licurgo e Numa
Ovidio - Fasti
Livio - Storia di Roma
Dionigi di Alicarnasso - Storia di Roma Antica
Gaio Giulio Solino - Delle cose meravigliose del mondo
Agostino di Ippona - La città di Dio
Theodor Mommsen - Storia di Roma Antica
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