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Il mio nome è nessuno

Regia: Sergio Leone
Soggetto: Ernesto Gastaldi, Fulvio Morsella, Sergio Leone
Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi
Interpreti: Terence Hill, Henry Fonda, Leo Gordon, Jean Martin, Mario Brega
Genere Western
Produzione; Italia - 1973

Trama

Fonte della trama Wikipedia

Alla fine dell`Ottocento, l`era romantica del Selvaggio West si avvia alla conclusione. Un giovane vagabondo che si fa chiamare "Nessuno" (il quale dimostra fin dal principio della pellicola di possedere riflessi eccezionalmente rapidi), trascina la sua vita in maniera spensierata, selvaggia e "anonima". Nessuno si imbatte nel leggendario cacciatore di taglie Jack Beauregard, ormai anziano e desideroso di rifugiarsi in Europa.
Beauregard è l`idolo d`infanzia di Nessuno, cresciuto nel mito delle sue imprese; ma il vecchio pistolero è ormai incattivito e disilluso, consapevole della fine della "sua" era. Nessuno, da perfetto fan di Beauregard, cercherà in tutti i modi di fargli finire la carriera con un`ultima, memorabile, impresa: Jack dovrà sconfiggere da solo il mucchio selvaggio,[3] la leggendaria carica di 150 cavalieri, che in tutto il film appare e scompare periodicamente come fosse una visione.
Beauregard contro il Mucchio Selvaggio Nessuno riuscirà infine a far scontrare Jack con il mucchio selvaggio. Sembra uno scontro impossibile, ma al momento giusto Jack si ricorderà che ci sono candelotti di dinamite nascosti nelle selle di alcuni dei centocinquanta.
Concluso l`epico scontro, Nessuno organizza per Jack una perfetta uscita di scena per un grande eroe: la sua morte. Secondo Nessuno un eroe, per far in modo che le sue gesta finiscano trascritte nei libri di storia, deve assolutamente morire.
Così, dopo un finto duello tra loro, organizzato in pieno centro a New Orleans, Beauregard rimane (fintamente) ucciso, lasciando a Nessuno la sua pesante eredità di "giustiziere", oltre che lo stuolo dei suoi nemici accumulati in vita. Giocando col nome di chi l`ha (fintamente) ucciso, sulla lapide di Beauregard viene scritto: "Nessuno è stato più veloce di lui", frase che ha un evidente doppio senso e che lascia irrisolto il dubbio su chi dei due fosse veramente il migliore.
Beauregard è finalmente libero, poiché tutti lo credono morto. Dalla cabina del battello che lo porterà in Europa scrive malinconicamente al suo giovane ammiratore.


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