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Concilio di Roma dell'826



Nell'826 papa Eugenio II convocò un sinodo a Roma per trattare vari argomenti concernenti il diritto ecclesiastico, l'amministrazione delle abbazie e delle chiese private, le attività del clero in ambito secolare. Inoltre il concilio stabilì che in ogni diocesi si aprissero nuove scuole per lo studio delle lettere e delle arti liberali.
Fra i partecipanti si contarono sessantatré vescovi, furono promulgati trentotto canoni sui suddetti argomenti.
Poco prima di convocare questo concilio, Eugenio II aveva ricevuto dall'imperatore Ludovico il Pio la proposta di rivedere l'atteggiamento ufficiale della Chiesa di Roma sul tema dell'iconoclastia che si andava diffondendo in Oriente e di affrontare la questione con maggiore permissività. A sua volta Ludovico il Pio era stato invitato a fungere da mediatore dall'imperatore di Bisanzio Michele II. Eugenio II, tuttavia, non prese neanche in considerazione la richiesta dei due imperatori, infatti il sinodo romano non affrontò in alcun modo il problema degli iconoclastici. Rimaneva valida, per il pontefice, la condanna già pronunciata dal secondo concilio di Nicea quasi quaranta anni prima.


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