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Emilio Praga



Emilio Praga nasce a Gorla (Milano) il 18 dicembre 1839 da una famiglia agiata.
In gioventù si dedica alla pittura e viaggia in Europa, soggiornando a lungo a Parigi dove coltiva interessi letterari riguardo agli autori contemporanei, soprattutto Baudelaire e Musset.
Si sposa nel 1862 ed ha un figlio.
In difficoltà economiche per l'improvvisa morte del padre, cerca di mantenersi con i suoi quadri e le sue opere letterarie. Nel 1865 entra al Regio Conservatorio di Milano come insegnante di letteratura. Nel 1866 partecipa alla terza guerra di indipendenza con l'amico Boito.
Negli anni successivi alcool e droghe distruggono la sua vita familiare, si separa dalla moglie e gli viene proibito di frequentare il figlio.
Muore nel 1875 a causa dei suoi eccessi.

Fra le sue opere:
Le madri galanti commedia scritta con Boito e rappresentata a Torino nel 1863
Raccolte di poesie:
- Tavolozza 1862
- Penombre 1864
- Fiabe e leggende 1867
- Trasparenze pubblicata postuma nel 1878
Le memorie del presbiterio romanzo incompiuto completato da Roberto Sacchetti.


I temi di Praga sono la ricerca nella poesia e nell'arte in genere di un riscatto dalle consuetudini borghesi rappresentate dal "dio metallo", sono il riconoscimento dei valori di un'umanità plebea, più povera e a volte volgare ma più autentica dei raffinati personaggi dell'alta società, come nella poesia Il corso all'alba che descrive momenti che la gente comune vive mentre i ricchi ancora dormono.
Non mancano gli accenti gotici cari alla Scapigliatura come nella poesia Un frate in cui l'autore racconta l'incontro casuale con un religioso inquietante, torvo, quasi demoniaco.
Nel contrasto tipicamente scapigliato fra maledizione e sentimento, tuttavia, prevale spesso quest'ultimo e Praga affronta temi romantici come il compianto per una giovane morta o la misera vita di un vecchio professore.
in Tavolozza, la sua prima raccolta, lo stile di Praga lascia spesso a desiderare, la metrica è banale, deboli e scontati i tentativi di evocare immagini o suscitare emozioni. Il valore dell'opera ci sembra quindi da ricercare più nei suoi contenuti, così esemplari di un'epoca di transizione, che non nella sua espressione artistica.

In Penombre lo stile è più maturo, ma l'impronta di Baudelaire è tanto evidente che Benedetto Croce definì Praga un imitatore. Nella prima poesia della raccolta, intitolata Preludio e da molti considerata il manifesto della Scapigliatura, i richiami ai Fiori del Male sono numerosi e scoperti in una ricerca condivisa (o imitata?) del senso del male, della misteriosa intuizione baudeleriana che la verità, il significato dell'essere possano essere individuati solo esplorando fino in fondo la miseria e la degradazione umane.
Ancora da Baudelaire, Praga eredita un'audace blasfemia che gli permette di inscenare in Seraphina l'accoglienza tutt'altro che mistica che Cristo riserva ad una prostituta alle porte del Paradiso.
Nella forte invettiva contro i costumi del suo tempo compaiono toni tragico-eroici che ricordano Leopardi, appare più originale la vena sarcastica di Convento ideale in cui il poeta immagina di farsi priore di un convento che accolga i sette vizi capitali.


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