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Publio Ebuzio e Ispala Fecennia



Publio Ebuzio era un giovane romano, orfano di un cavaliere, possedeva un discreto patrimonio di cui il secondo marito di sua madre intendeva impadronirsi. Con questo fine madre e patrigno di Ebuzio lo convinsero apartecipare a un rito di iniziazione presso una setta segreta che praticava i baccanali, riti orgiastici che spesso culminavano in stupri, violenze e omicidi.
L'amante di Ebuzio, Ispala Fecennia, era una cortigiana liberta che in gioventù, da schiava, aveva ricevuto l'iniziazione bacchica e quindi sapeva bene quali pericoli si celassero dietro l'invito apparentemente innocuo ricevuto da Ebuzio. La donna convinse il suo amante a rifiutare e i genitori lo cacciarono. Il giovane cercò rifugio e consiglio presso la zia Ebuzia anziana di grande saggezza e di ottima reputazione. Ebuzia decise di rivolgersi al console Spurio Postumio Albino e di fargli ascoltare la testimonianza di Ispala Fecennia. Qiesta spiegò al console e alla sua suocera Sulpicia come i baccanali, una volta tranquille cerimonie riservate alle donne, erano divenuti, con l'arrivo di una sacerdotessa campana di nome Paculla Annia, riti notturni aperti a tutti che prevedevano orge e grande consumo di vino.
Il console, con l'approvazione del senato, aprì un'inchiesta e furono eseguiti molti arresti. Molti iniziati furono processati e quelli fra loro che avevano commesso atti di violenza furono condannati a morte. Tutti i luoghi dove venivano svolti i baccanali furono distrutti e i riti stessi vennero proibiti. Si era nel 186 a.C..
Ebuzio e Ispala ricevettero un premio in denaro, Ebuzio fu esentato dalla leva e a Ispala Fecennia furono riconosciuti tutti i diritti delle donne di libera condizione. Così racconta Tito Livio (XXXIX, 8-19).


Riferimenti letteratura:
  • Livio - Storia di Roma




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