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Emilio Mamerco



Tribuno militare con potestà consolare nel 438 a.C. con Lucio Quinzio Cincinnato Peno (figlio di Cincinnato) e con Lucio Giulio.
In quell'anno si verificò una ribellione della colonia di Fidene, appoggiata dai Falisci e dai Veienti. Questi ultimi arrivarono ad uccidere alcuni ambasciatori romani e nel 437 Mamerco fu nominato dittatore ottenendo il comando supremo dell'esercito romano.
Vinto il nemico in una battaglia descritta da Livio, Mamerco celebrò il trionfo.
In quell'occasione furono portate a Roma e dedicate agli dei le spoglie opime del re di Veio Tolumnio, ucciso in duello da Aulo Cornelio Cosso, secondo un'antica tradizione che si faceva risalire ai tempi di Romolo.
Nel 434 a.C. il Senato affidò nuovamente la dittatura a Mamerco per contrastare, questa volta, l'attacco contro Roma che le città della Dodecapoli etrusca andavano deliberando su istanza dei Veienti. Tuttavia gli Etruschi non trovarono l'accordo e desistettero dall'iniziativa, prima di deporre la dittatura Mamerco fece approvare una legge che riduceva la durata della censura da cinque anni a diciotto mesi.
I censori, successivamente, si rivalsero attaccando Mamerco con azioni legali e forti tassazioni.
Mamerco ebbe di nuovo la dittatura nel 426 a.C., ancora per combattere contro Veienti e Fidenati e questa volta la guerra si concluse con la resa incondizionata dei Fidenati.


Riferimenti letteratura:
  • Livio - Storia di Roma
  • Diodoro Siculo - Biblioteca storica


    Vedi anche:
  • Cronologia dei magistrati romani




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