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Stige



Uno dei fiumi infernali dell'oltretomba greco e latino, con la dea che aveva lo stesso nome, 'la più illustre delle Oceanine' (Esiodo - Teogonia) si dice che Zeus avesse generato la regina degli Inferi, Persefone.
In Esiodo è la più potente tra le figlie di Oceano e Teti.
Stige (figlia di Oceano), unita a Pallante generò Nike (la vittoria), Zelo (l'ardore o la rivalità), Crato (il potere) e di Bia (la forza) quest'ultimi poi entrati nel corteggio di Zeus.
Per l'aiuto ricevuto da Stige e dai suoi figli, Zeus stabilì che il giuramento supremo degli dei venisse pronunciato sulle acque dello Stige.
La divinità spergiura non poteva più ricevere ambrosia e doveva quindi restare inerte per nove anni perchè privata del suo stesso principio vitale.

Lo Stige dantesco
Dalle fessure del Veglio di Creta sgorgano le lacrime che formano i tre fiumi infernali: l'Acheronte, lo Stige e il Flegetonte (Inf. XIV, 116).
Dante incontra per la prima volta lo Stige nel settimo canto, ne segue il corso per passare dal quarto cerchio (avari e prodighi) al quinto cerchio (iracondi e accidiosi). Inizialmente è una fonte che bolle che versa acqua buia, Dante e Virgilio seguono le sue onde bige, nel quinto cerchio il fiume si fa palude, pantano. Vi si trovano gli iracondi intenti a colpirsi reciprocamente:
Queste si percoteano non pur con mano
ma con la testa e col petto e cou piedi
troncandosi co'denti a brano a brano

Mentre questa violenza bestiale rappresenta efficacemente il peccato e la pena degli iracondi, gli accidiosi - come spiega Virgilio - giacciono sul fondo sospirando un inno che gorgoglia nelle loro bocche sommerse, facendo pullular quest'acqua al summo.
Per attraversare lo Stige i due visitatori si servono della barca di Flegias, secondo nocchiero dell'Inferno, il quale, in tema con il contesto, si presenta nell'ottavo canto gridando. Come in altre occasioni (Caronte, Minosse) bastano a Virgilio poche parole per respingere ogni minaccia e il traghettatore, reprimendo la sua ira impotente, accoglie sul suo legno i due visitatori.
Durante la traversata della morta gora Dante viene apostrofato dal un peccatore "pien di fango" e lo respinge sdegnosamente: si tratta di Filippo Argenti, un fiorentino verso il quale Dante aveva motivi personali di risentimento.
Giunti alla riva opposta i due poeti sono alle porte della città di Dite, circondata dalla palude.



Riferimenti letteratura:
  • Esiodo - Teogonia
  • Strabone - Geografia
  • Pseudo-Apollodoro - Biblioteca
  • Seneca - Ercole Furioso
  • Divina Commedia - Inferno



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