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Ratto delle Sabine
Tra i racconti tradizionali relativi alla fondazione di
Roma
e ai primi tempi della città quello del rapimento delle donne sabine è certamente tra i più famosi.
Livio
racconta che dopo la fondazione
Romolo
e i suoi soffrivano la carenza di donne e non riuscivano a intrecciare rapporti con quelle delle città vicine i cui genitori e fratelli guardavano con sospetto i nuovi venuti (probabilmente ne avevano tutte le ragioni).
I
Romani
allora organizzarono una grande festa invitando tutti i vicini che vennero numerosi, soprattutto i
Sabini
con le loro famiglie.
Bastò la confusione di un tumulto appositamente provocato per consentire ai
Romani
di catturare molte giovani donne (il numero varia tra le fonti da una trentina a diverse centinaia) mentre i loro parenti e difensori, colti di sorpresa, venivano messi in fuga. Ma tornarono. Indignati per l'affronto subito, preoccupati per la sorte delle loro figlie, molti
Sabini
si armarono contro
Roma
. I primi furono gli abitanti di
Cenina
, una cittadina non lontana da
Roma
, i cui abitanti non ebbero la pazienza di attendere che
Tito Tazio
, capo o re dei
Sabini
, organizzasse un'azione in grande stile, e si avventurarono da soli contro i
Romani
. Furono sconfitti e il loro capo
Acrone
cadde duellando con
Romolo
. Le sue armi furono dedicate a
Giove
nel tempio sul
Campidoglio
. Anche gli abitanti di
Antemnae
e di
Crustumerio
attaccarono isolatamente e furono sconfitti ma per intercessione delle donne rapite vennero risparmiati ed invitati a stabilirsi a
Roma
.
Tito Tazio
arrivò alle mura di
Roma
ed intraprese l'assedio ma le donne sabine si erano ormai abituate, forse in qualche caso affezionate ai mariti che erano toccati loro in sorte e si fecero mediatrici della pace.
Sabini
e
Romani
infine si accordarono e
Romolo
, che aveva sposato una bella sabina di nome
Ersilia
, fu lieto di condividere il potere con
Tito Tazio
.
Oltre a
Livio
raccontano questo episodio
Dionigi di Alicarnasso
e
Plutarco
nella sua
Vita di Romolo
, vi fanno inoltre un rapido accenno
Properzio
,
Giustino
,
Cicerone
(nella Repubblica) ed altri.
Nel
quinto secolo
Agostino di Ippona
stigmatizzò il rapimento come uno dei primi atti abominevoli compiuti dai
Romani
per mancanza di scrupoli morali.
Ci si è chiesti quanto di vero possa nascondersi dietro al narrato tradizionale. L'attacco a villaggi e cittadine di un territorio da parte del gruppo più forte a fini di saccheggio e di rapina non è certamente improbabile, così come la cattura di prigionieri e prigioniere. Che poi le prigioniere siano state stuprate e ridotte in schiavitù è, purtroppo, praticamente una certezza. Tutto il resto, la festa, gli inviti, il trattamento cortese riservato alle donne rapite sono probabilmente abbellimenti del racconti inseriti per migliorare l'immagine del gruppo dei fondatori.
Riferimenti letteratura:
Virgilio - Eneide
Ovidio - Fasti
Cicerone - La Repubblica
Livio - Storia di Roma
Dionigi di Alicarnasso - Storia di Roma Antica
Properzio - Elegie
Plutarco - Teseo e Romolo
Giustino - Epitome delle Storie Filippiche Di Pompeo Trogo
Flavio Eutropio - Compendio della Storia di Roma
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