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FLAVIO EUTROPIO

COMPENDIO DELLA STORIA DI ROMA

(Sintesi parziale)

LIBRO I


1) L'impero romano ebbe inizio da Romolo che con il fratello gemello Remo nacque dalla vestale Rea Silvia amata da Marte. Cresciuto fra i pastori all'età di diciotto anni fondò una piccola città sul Palatino, trecentonovantaquattro anni dopo la caduta di Troia.
2) Chiamò la città Roma, vi accolse molti vicini e scelse cento consiglieri che chiamò senatori. Rapì le donne dei vicini e per questo dovette combattere contro Ceninesi, Antemnati, Crustumini, Sabini, Fidenati e Veienti. Svanì durante un temporale dopo trentasette anni di regno e fu divinizzato. Per un anno il governo fu retto dai senatori che si alternavano ogni cinque giorni al potere.
3) Fu quindi eletto Numa Pompilio che stabilì le leggi della città, riordinò il calendario e i riti religiosi. Morì di malattia dopo aver regnato quarantatre anni.
4) A Numa successe Tullo Ostilio che assoggettò gli Albani, i Veienti e i Fidenati. Ingrandì la città includendo il Celio. Dopo trentadue anni di regno morì nell'incendio della reggia colpita da un fulmine.
5) Seguì Anco Marzio che ampliò Roma annettendo Aventino e Gianicolo e fondò Ostia. Morì di malattia nel ventiquattresimo anno di regno.
6) Tarquinio Prisco raddoppiò il numero dei senatori, fabbricò il Circo e istituì i giochi ed il trionfo. Costruì le mura, le cloache e sconfisse i Sabini. Nel trentottesimo anno di regno fu ucciso dai figli di Anco Marzio.
7) Servio Tullio, successore di Tarquinio Prisco, era figlio di una madre nobile ma schiava. Sconfisse i Sabini, aggiunse alla città il Viminale, il Quirinale e l'Esquilino. Suddivise la popolazione in base al censo e eseguì il primo censimento dal quale risultarono 83.000 cittadini. Fu ucciso dalla figlia e dal genero Lucio Tarquinio nel quarantesimo anno di regno.
8) Lucio Tarquinio Superbo vinse i Volsci, conquistò Gabi e Suessa Pomezia e fece pace con gli Etruschi. Mentre combatteva contro Ardea perse il regno a causa del figlio che violò la matrona Lucrezia moglie di Tarquinio Collatino provocando una rivolta che portò alla caduta della monarchia.
I sette re avevano governato Roma per duecentoquarantatre anni, i confini del dominio romano a quei tempi non superavano le quindici miglia.
9) Da allora invece di un re vennero eletti due consoli con mandato annuale. I primi due consoli furono Lucio Giunio Bruto e Tarquinio Collatino, marito di Lucrezia. Collatino fu destituito perché non si volle permettere a un membro della famiglia dei Tarquini di rimanere a Roma. Lasciò la città in modo onorevole e fu sostituito da Valerio Publicola. Intanto Tarquinio il Superbo radunava un esercito e attaccava i Romani per riprendere il potere.
10) Nel primo scontro, vinto dai Romani, Bruto e Arunte figlio di Tarquinio si uccisero a vicenda. Publicola scelse come collega Spurio Lucrezio Tricipitino padre di Lucrezia che poco dopo morì e fu sostituito da Orazio Pulvillo.
11) Nel secondo anno Tarquinio continuò la guerra con l'aiuto di Porsenna re degli Etruschi. Nel terzo anno, avendo Porsenna concluso la pace separata con i Romani, Tarquinio si ritirò con la famiglia a Tuscolo dove visse altri quattordici anni.
Nel quarto anno i Sabini attaccarono Roma e furono sconfitti, nel quinto anno morì Valerio Publicola, tanto povero che le esequie furono pagate con una questua.
12) Nove anni dopo la cacciata del re, per fronteggiare il genero di Tarquinio fu istituita la dittatura, il primo dittatore fu Larcio che scelse Spurio Cassio come maestro di cavalleria.
13) Sedici anni dopo l'espulsione dei re il popolo si sollevò ed ottenne l'istituzione dei tribuni della plebe, difensori del popolo contro gli abusi del senato e dei consoli.
14) L'anno successivo i Volsci riaprirono le ostilità ma furono sconfitti e persero la città di Corioli.
15) Il diciottesimo anno dopo la cacciata dei re venne bandito da Roma il conquistatore di Corioli Quinto Marcio il quale si accordò con i Volsci e mosse guerra ai Romani.
16) Nel consolato di Cesone Fabio e Tito Virginio trecento membri della famiglia Fabia vollero affrontare da soli i Veienti e perirono tutti, della famiglia rimase solo un bambino troppo giovane per combattere.
17) L'anno seguente mentre l'esercito romano era bloccato sul Monte Algido venne eletto dittatore Lucio Quinzio Cincinnato. Lo trovarono nei campi a coltivare la terra con le proprie mani, subito intervenne, sconfisse i nemici e liberò l'esercito.
18) L'anno 302 di Roma invece dei consoli furono eletti dieci Decemviri. Governarono bene nel primo anno ma nel secondo Appio Claudio si invaghì della figlia di un certo Virginio ma questi per salvare l'onore della figlia la uccise suscitando una sedizione. Il decemvirato fu abolito e i decemviri condannati.
19) L'anno 315 di Roma i Fidenati e i Veienti comandati dal re Tolumnio si sollevarono contro i Romani. Il dittatore Mamerco Emilio e il maestro di cavalleria Lucio Quinzio Cincinnato li sconfissero, Tolumnio fu ucciso e Fidene distrutta.
20) Vent'anni dopo i Veienti attaccarono di nuovo. Fu nominato dittatore Furio Camillo che li vinse in battaglia quindi assediò la loro città prendendola dopo un lungo assedio, prese anche Faleria ma fu calunniato e mandato in esilio. Poco dopo i Galli Senoni sconfissero i Romani sul fiume Allia e occuparono tutta Roma tranne il Campidoglio. Camillo che viveva non lontano accorse e fece strage dei Galli che tuttavia pretesero un riscatto per togliere l'assedio al Campidoglio ma quando partirono furono raggiunti da Camillo che li sconfisse di nuovo e tolse loro le insegne che avevano preso e l'oro del riscatto. Celebrò il terzo trionfo e fu salutato come secondo fondatore della città.

LIBRO II


1) Con un cambiamento delle leggi, in luogo dei consoli vennero eletti i tribuni militari con podestà consolare. Camillo assoggettò i Volsci e conquistò Sutri e altre città.
2) Tito Quinzio Cincinnato sbaragliò i Prenestini sul fiume Allia, alle porte di Roma, inseguì i nemici e conquistò la loro città, quindi celebrò il trionfo.
3) La carica dei tribuni militari venne abrogata, poi ripristinata dopo quattro anni in cui Roma non ebbe supremi magistrati, trascorsi altri tre anni i tribuni vennero ancora aboliti e si tornò ai consoli.
4) Consoli Lucio Genuzio e Quinto Servilio, morì Camillo.
5) Tito Quinzio dittatore attaccò i Galli che erano scesi in Italia e si erano accampati nei pressi di Roma. Il giovane Tito Manlio uccise un gallo in duello e gli prese una collana d'oro da cui ebbe il cognome di Torquato e lo tramandò ai discendenti (torques=collana).
I Galli fuggirono e in seguito furono ancora sconfitti da Gaio Sulpicio. Gaio Marcio vinse gli Etruschi e nel suo trionfo sfilarono ottomila prigionieri.
6) I Latini riufiutarono la leva ma bastarono i Romani per formare dieci legioni con oltre sessantamila combattenti. L'armata comandata da Lucio Furio mosse contro i Galli. Marco Valerio accettò la sfida a duello di un Gallo e la vinse. Poiché prodigiosamente un corvo si avventò contro il Gallo durante il combattimento, Valerio ebbe il cognome di Corvo, per la sua vittoria ottenne il consolato a ventitre anni.
7) I Latini pretendevano che uno dei consoli fosse scelto fra loro, ne nacque uno scontro in cui furono sconfitti e ai consoli vincitori (Tito Manlio Torquato e Publio Decio Mure) furono dedicate statue nel Foro.
8) Si combatteva a centotrenta miglia da Roma contro i Piceni. Il dittatore Papirio Cursore, dovendo recarsi a Roma, delegò il comando a Quinto Fabio Massimo con l'ordine di non attaccare in sua assenza, ma Fabio Massimo colse un'occasione favorevole e riportò una grande vittoria. Papirio Cursore lo condannò a morte per non aver rispettato il suo ordine ma fu costretto a revocare la condanna per la sollevazione dei soldati e del popolo.
(p.73) 9) Sotto il consolato di Tito Veturio e Spurio Postumio i Romani, sconfitti dai Sanniti, subirono l'umiliazione delle forche caudine, vendicata l'anno successivo da Lucio Papirio che vinse i Sanniti e ne fece passare oltre settemila sotto il giogo.
Il quel periodo il censore Appio Claudio derivò l'Acqua Claudia e lastricò la Via Appia.
Quando i Sanniti riaprirono le ostilità riportarono una vittoria sul console Quinto Fabio Massimo che tuttavia li sconfisse in uno scontro successivo. In seguito i consoli Publio Rufino e Manio Curio Dentato riportarono la vittoria definitiva mettendo fine alla guerra sannitica che durava da quarantanove anni.


LIBRO VI


Capitolo I
1) Sotto il consolato di Marco Emilio Lepido e di Quinto Lutazio Catulo (78 a.C.) scoppiarono nuove guerre. In Spagna Sertorio, che era stato seguace di Mario, per non essere perseguito sollevò una rivolta. Gli furono opposti Quinto Cecilio Metello e Lucio Domizio (Calvino). Domizio fu sconfitto e Metello combattè contro Sertorio con esito incerto, anche quando giunse Pompeo Magno in suo aiuto. Infine Sertorio venne ucciso dai suoi stessi soldati e la guerra ebbe rapidamente termine.
2) In Macedonia morì il governatore Appio Claudio e fu sostituito da Caio Scribonio Curione che sconfisse i Dardani e dopo tre anni di guerra ottenne il trionfo.
3) Publio Servilio con una campagna di tre anni sottomise la Cilicia, conquistò le città di Faaselide, Olimpo e Corico e sconfisse gli Isauri meritando il trionfo e il nome di Isaurico.
4) Caio Cosconio, proconsole in Illiria, conquistò Salona e gran parte della Dalmazia.
5) Il console Marco Emilio Lepido tentò di riaprire la guerra civile (contro le leggi di Silla che era recentemente morto) ma l'opposizione del collega Catulo mandò a vuoto i suoi tentativi.
6) Nell'anno di Roma 676, consoli Lucio Licinio Lucullo e Marco Aurelio Cotta, morì Nicomede di Bitinia lasciando erede il popolo romano. Mitridate infranse i patti e occupòle province di Bitinia e Asia, sconfisse il console Aurelio Cotta ma fu sopraffatto da Lucullo che lo costrinse a ritirarsi a Bisanzio.
7) Nell'anno di Roma 678, Marco Licinio Lucullo, cugino di Lucio [in realtà era il fratello minore], ebbe il governo della Macedonia, In Italia un gruppo di settantaquattro gladiatori capeggiati da Spartaco, Crisso e Enomao fuggirono e sobillarono una rivolta riuscendo in breve a raccogliere sessantamila seguaci, furono infine sconfitti in Puglia dal proconsole Marco Licinio Crasso.
8) Nell'anno di Roma 681, consoli Publio Cornelio Lentulo e Gneo Aufidio Oreste, si combatteva la guerra mitridatica (Lucio Licinio Lucullo) e la Macedonica (Marco Licinio Lucullo).
Lucio Lucullo, recuperate la Paflagonia e la Bitinia, invase il Ponto, regno di Mitridate, occupando Sinope e Amiso.
In battaglia presso Cabira, Mitridate perse gran parte delle truppe e fu privato dell'Armenia Minore. Riparò presso Tigrane re d'Armenia che aveva occuipato Mesopotamia, Siria e parte della Fenicia a danno dei Persiani.
9) Lucullo entrò in Armenia e benché disponesse di forze molto minori di quelle dei nemici sconfisse Tigrane, si impadronì di Tigranocerta e di Nisibi e catturo il fratello del re ma, intanto, i presidi che aveva lasciato nelle province sottomesse venivano sopraffatti da Mitridate che rioccupò il Ponto. Mentre Lucullo si preparava ad attaccare i Persiani fu sostituito.
10) L'altro Lucullo (Marco) che combatteva in Macedonia, sbaragliò i Bessi sul monte Emo, prese le città di Uscudama e Cabile e avanzò fino al Danubio. lungo la costa el Ponto devastò Apollonia e occupò Calati, Partenopoli, Tomi, Istro, Burzarione. Tornati a Roma entrambi i Luculli celebrarono il trionfo.


LIBRO VII


1) Dopo la morte di Cesare riprese la guerra civile. Il senato favoriva gli uccisori di Cesare ma Marco Antonio li combatteva e fu dichiarato nemico pubblico. Andarono contro di lui i consoli Pansa e Irzio con Ottaviano ancora diciottenne, nipote e erede di Cesare. Pansa e Irzio morirono e Ottaviano rimase solo al comando.
2) Sconfitto, Antonio si rivolse a Lepido che lo accolse e lo riconciliò con Ottaviano. I tre si accordarono e presero il potere con le armi. Fecero uccidere tutti gli avversari fra cui Cicerone.
3) Bruto e Cassio, uccisori di Cesare, erano in Macedonia dove si preparavano a combattere. Ottaviano e Antonio lasciato Lepido a governare l'Italia, li affrontarono a Filippi e li sopraffecero al secondo scontro. I triumviri quindi spartirono fra loro le province mentre Lucio Antonio, fratello di Marco, si ribellava. A Perugia Lucio Antonio fu vinto e catturato.
4) I seguaci superstiti di Bruto e Cassio andarono in Sicilia presso Sesto Pompeo figlio di Pompeo Magno. Ottaviano e Antonio si armarono contro Sesto Pompeo ma poi vennero ad un accordo.
5) Nello stesso periodo Agrippa riportò una vittoria in Aquitania e Ventidio Basso ottenne un trionfo per la guerra contro i Parti. Anche Antonio combattè con successo contro i Parti ma durante il ritorno i suoi soldati soffrirono molto per la fame e per la peste.
7) Per cupidigia di potere si arrivò allo scontro finale fra Ottaviano e Antonio. Antonio fu sconfitto ad Azio e fuggì in Egitto ma vedendosi senza scampo si uccise. Anche Cleopatra morì facendosi mordere da un aspide. Ottaviano unì l'Egitto all'impero e lo fece governare da Gneo Cornelio Gallo.
8) Da questo momento Ottaviano Augusto regnò da solo per quarantaquattro anni. Morì a settantasei anni di morte naturale.
9) Augusto aggiunse all'impero l'Egitto, la Cantabria, la Dalmazia, la Peucezia, l'Aquitania, l'Illiria, la Rezia, la Vindelica, il paese dei Salassi e tutte le città marittime del Ponto.
Affidò le guerre in Germania e Pannonia rispettivamente a Druso e Tiberio suoi figliastri. Tolse l'Armenia ai Parti e recuperò le insegne di Crasso.
10) Sotto Augusto la Galazia fu ridotta in provincia. Giuba fondò una città in Mauretania chiamandola Cesarea in suo onore, ricevette omaggi da molti re e morendo lasciò lo stato floridissimo al figlio adottivo Tiberio.
11) Tiberio fu infingardo, avaro, libidinoso. Non combattè mai personalmente. Prese il regno di Archelao di Cappadocia imprigionandolo con un inganno. Morì in Campania dopo ventitre anni di regno.
12) Gaio Cesare detto Caligola, nipote di Druso e successore di Tiberio, fu ancora peggiore. Organizzò una spedizione in Germania senza concludere nulla, stuprò le sorelle e fu ammazzato nel quarto anno di regno.
13) L'impero passò a Claudio figlio di Druso e zio di Caligola, Claudio conquistò la Britannia con i suoi generali Gneo Senzio e Aulo Plauzio, comprese nell'impero le isole Orcadi e chiamò suo figlio Britannico. Morì a sessantaquattro anni dopo quattordici di regno.
14) A Claudio succedette Nerone, molto simile allo zio Caligola. Fu famoso per il lusso e gli sprechi, per la crudeltà, per le sue vergognose esibizioni di comico. Uccise il fratello, la moglie e la madre. Incendiò Roma per inscenare la caduta di Troia. Non osò intraprendere azioni belliche, durante il suo regno due città della Britannia furono distrutte e i Parti ripresero l'Armenia.
15) Abbandonato da tutti e dichiarato nemico dal Senato fuggì mentre si discuteva il modo di giustiziarlo e si uccise nella casa di campagna di un suo liberto. Aveva regnato quattordici anni e con lui si estinse la stirpe dei Cesari.
16) Successore di Nerone fu Servio Galba, eletto imperatore a settantatre anni, acclamato in Spagna e Gallia e poi confermato da tutto l'esercito. Galba aveva ricoperto molte cariche e compiuto importanti imprese. Governò equamente ma con eccessiva severità e dopo sette mesi fu fatto uccidere da Otone.
17) Mentre Otone prendeva il potere le legioni in Germania proclamavano imperatore Vitellio. Sconfitto a Betriaco, Otone disse ai soldati di non credersi tanto importante da valere una guerra civile e si uccise dopo novantacinque giorni di regno.
18) Divenne dunque imperatore Vitellio, di famiglia non nobile il cui padre era stato tre volte console. Vitellio, oltre che per le sue efferatezze, era noto per la sua ingordigia, sembra infatti che prendesse quattro o cinque pasti al giorno. Incendiato il Campidoglio vi fece morire Sabino fratello di Vespasiano (che probabilmente vi si era rifugiato durante uno scontro), ma fu a sua volta ucciso dai partigiani di Vespasiano che lo sgozzarono pubblicamente e gettarono il cadavere nel Tevere.
19) Gli successe Vespasiano proclamato imperatore in Palestina, famoso per le imprese militari in Germania e Britannia compiute sotto Claudio fra le quali la conquista dell'isola di Vette (Wight).
Governò con saggezza e moderazione, avido di denaro sapeva tuttavia essere liberale con i bisognosi. Sottomise la Giudea e Gerusalemme insieme al figlio Tito, ridusse a provincia l'Acaia, la Licia, Rodi, Bisanzio, Samo, la Tracia, la Cilicia e la Commagene.
20) Grazie alla modestia e alla clemenza con cui evitava di punire le offese fu amato dal senato e dal popolo. Morì di dissenteria in Sabina all'età di sessantanove anni, dopo sei di regno.
21) Gli successe il figlio Tito, detto delizia del genere ummano per le sue grandi virtù. Durante il suo principato non pronunciò alcuna condanna, trattò tutti con grande amabilità e si sforzò sempre di aiutare i sudditi. Inaugurò in Roma il grande anfiteatro.
22) Morì di malattia a quarantadue anni dopo due anni e otto mesi di regno.
23) Subentrò Domiziano, fratello minore di Tito, che non aveva le virtù di famiglia. Nei primi tempi si comportò con moderazione ma via via lasciò che la sua crudeltà prendesse il sopravvento e fece morire molte persone anche fra i senatori e i suoi stessi parenti.
Condusse quattro spedizioni contro i Sarmati, contro i Catti e due contro i Daci. Eresse a Roma molti monumenti fra cui l'odeon e il tempio di Iside e Serapide. Fu ucciso nel palazzo dai suoi familiari a quarantacinque anni di età dopo quindici di regno.

LIBRO VIII


1) L'anno di Roma 850, consoli Vetere e Valente, la Repubblica passò nelle mani di Nerva, successore del tiranno Domiziano, che fu eletto già anziano per opera di Petronio Secondo prefetto del pretorio e di Partenio uccisore di Domiziano.
Nerva resse il potere con rettitudine e umanità, adottò Traiano e morì a Roma dopo un anno e quattro mesi. Aveva settantadue anni.
2) Divenne imperatore Ulpio Crinito Traiano, originario della città spagnola di Italica, figlio di un consolare.
Ingrandì l'impero, sconfisse Decebalo conquistando la Dacia e facendone una provincia oltre il Danubio. Riprese l'Armenia ai Parti, conquistò vaste regioni fino ai confini dell'India creando le nuove province di Armenia, Siria, Mesopotamia e Arabia.
Fu molto amato per la sua giustizia e liberalità, per la modestia e per i modi cordiali con cui frequentava gli amici. Non commise ingiustizie e non condannò mai a morte. Morì di dissenteria tornando da una spedizione in Persia all'età di sessantatre anni, dopo diciannove anni di impero. Ke due ossa chiuse in un'urna d'oro giacciono nella base dell'altissima colonna che si trova nel suo foro.


LIBRO IX


...
20-22) Dopo la morte di Numeriano venne nominato imperatore Diocleziano il quale negò di aver avuto parte nell'uccisione del predecessore e uccise Apro che ne era stato l'esecutore materiale, quindi sconfisse in battaglia Carino.
Inviò Massimiano, nominato cesare, a reprimere i Bagaudi, contadini ribelli in Gallia. Uno dei comandanti di Massimiano, di nome Carausio, ebbe il compito di vigilare sulla Manica che era infestata da pirati sassoni e franchi ma fu sospettato di connivenza con i pirati stessi e Massimiano ordinò la sua eliminazione. Saputolo Carausio si proclamò imperatore e si impossessò della Britannia.
Contemporaneamente Achilleo si era ribellato in Egitto, i Quinquegenziani in Africa, Narseo in Oriente. Diocleziano per fronteggiare la situazione nominò augusto Massimiano e creò due nuovi cesari: Costanzo e Galerio. Fece sposare a Costanzo, nipote di Claudio II, la figliastra di Massimiano di nome Teodora e a Galerio la propria figlia Valeria.
Tuttavia Carausio riuscì a resistere finché non si raggiunse un accordo e fu ucciso dopo sette anni dal suo compagno Allecto che fu a sua volta eliminato dal prefetto del pretorio Asclepiodoto.
23) In Gallia, presso Lingoni, Costanzo subì una sconfitta contro gli Alemanni e fu costretto a cercare rifugio nella città ma dopo poche ore, ricevuti rinforzi, fece strage dei nemici.
Massimiano debellò i Quinquegenziani e Diocleziano fece uccidere Achilleo dopo averlo assediato per otto mesi in Alessandria.
Galerio fu sconfitto da Narseo re dei Persiani per aver affrontato lo scontro con inadeguata preparazione, successivamente riunì forze più ingenti, si scontrò ancora con Narseo in Armenia e questa volta lo sconfisse ricavando un ricco bottino. La famiglia del re e nobili persiani furon o fatti prigionieri e Narseo fu esiliato.
Diocleziano era molto intelligenti e sapeva astutamente dissimulare la propria rigidezza. Al contrario Massimiano era rozzo e feroce e non faceva nulla per nasconderlo.
Quando Dioclezianoi propose al collega di abdicare entrambi, Massimiano accettò a malincuore. Diocleziano e Massimiano, dopo aver celebrato il trionfo si ritirarono a vita privata rispettivamente a Salona e in Lucania.



LIBRO X


Divenuti augusti, Galerio e Costanzo dovevano dividere fra loro l'impero ma Costanzo, che era persona modesta e virtuosa, si accontentò delle Gallie rinunciando all'Italia e all'Africa. Governò le Gallie con saggezza e morì a Erboraco dopo aver regnato per tredici anni.
Dal canto suo Galerio nominò cesari Massimino (Oriente) e Severo (Italia), ma alla morte di Costanzo il figlio naturale di questi, Costantino, venne proclamato imperatore in Britannia. Contemporaneamente a Roma i pretoriani acclamavano Massenzio figlio di Massimiano. Il vecchio ex-augusto dal suo rifugio in Lucania riprese subito le sue ambizioni imperiali mentre Galerio incaricava Severo di reprimere Massenzio e i pretoriani ma i soldati tradirono Severo, che morì durante il ritorno, e passarono all'avversario.
Massimiano cercò di destituire il figlio e prendere personalmente il potere, non riuscendovi si ritirò in Gallia con l'intenzione di uccidere il genero Costantino, ma questi fu avvertito dalla moglie Fausta e Massimiano, dopo un tentativo di fuga, fu messo a morte.
Dopo aver nominato augusto Licinio, Galerio morì e l'impero rimase in mano alle quattro figure della nuova generazione: Costantino, Massenzio, Licinio e Massimino.
Nel quinto anno di potere Costantino combattè contro Massenzio e lo sconfisse definitivamente a Roma al Ponte Milvio. Poco dopo in Oriente Massimino moriva combattendo contro Licinio.
Mirando ad essere l'unico imperatore, Costantino attaccò Licinio, occupò la Dardania, la Mesia, la Macedonia ed altre province e dopo una guerra lunga e complessa Licinio si arrese a Nicomedia e più tardi venne ucciso.
Il potere cambiò l'animo di Costantino che incrudelì anche contro la propria famiglia, fece uccidere un figlio, un figlio della sorella, la propria moglie e molti amici.
Eutropio, pagano, esprime un giudizio nel complesso negativo su Costantino e sul suo regno anche se riconosce la sua gloria militare per le vittorie sui Goti e su altre popolazioni barbariche e la giustizia di una parte delle leggi da lui emanate. Fondò la città che ebbe il suo nome e la volle tale da emulare Roma.
Costantino morì a sessantasei anni mentre preparava una campagna contro i Parti, erano suoi eredi tre figli ed un nipote.