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Braccio da Montone
Andrea Fortebraccio o Fortebracci, detto Braccio, nacque a
Perugia
il 1 luglio
1368
da Oddo Fortebracci e Giacoma Montemelini. La famiglia Fortebracci aveva la signoria del castello di Montone, nei pressi di
Perugia
.
Le sue prime imprese, compiute prima dei vent'anni, furono la repressione di una congiura contro la sua famiglia e la partecipazione ad una battaglia contro i Malatesta di
Rimini
. In questa occasione Braccio, che militava per i Montefeltro, venne ferito e catturato, quindi liberato dai commilitoni (
1391
).
Tornato a Montone, nel
1393
tentò di occupare Fratta Todina per evitare che fosse presa dalla fazione rivale dei Raspanti ma fu di nuovo catturato. Questa volta venne liberato grazie alle trattative condotte da Biordo Michelotti, ma Braccio rifiutò di passare al servizio di quest'ultimo.
Nello stesso anno i Raspanti presero il sopravvento in
Perugia
ed i nobili, fra i quali la famiglia Fortebracci, vennero esiliati.
Nel
1395
combattè nel regno di
Napoli
per
Alberico da Barbiano
. Quando i Michelotti conquistarono Montone, Braccio passò al servizio di
Firenze
(
1397
), quindi combattè per la Chiesa nella guerra contro
Perugia
(
1398
).
Nel
1400
, morto Biordo Michelotti che era stato signore di
Perugia
, i Perugini sottoscrissero un trattato di alleanza con
Gian Galeazzo Visconti
.
Il 3 settembre
1402
Gian Galeazzo Visconti
morì ed il Papa fece lega con
Firenze
per riprendere
Perugia
, Bolognae gli altri possedimenti che il ducato milanese aveva sottratto allo Stato Pontificio. La campagna ebbe inizio nell'ottobre
1402
.
Agli inizi del
1403
Braccio, che militava per la Chiesa, occupò
Assisi
scontrandosi con l'esercito visconteo.
Nell'agosto
1403
il papa ed i Visconti conclusero la pace e
Perugia
,
Bologna
ed
Assisi
tornarono alla Chiesa. Il trattato, che non prevedeva il rientro degli esuli, non piacque a Braccio da Montone che trovò solidarietà nei Fiorentini che non avevano ricevuto alcun beneficio dalla conclusione della guerra.
Passò quindi ad
Alberico da Barbiano
per il quale milità in varie regioni. Alberico lo nominò cavaliere e lo inviò in aiuto a Francesco da Carrara, signore di
Padova
minacciato dai
Veneziani
. In quel periodo fu coinvolto in polemiche con i colleghi Lorenzo da
Cotignola
e Rosso dell'Aquila, polemiche che minarono la sua reputazione ma infine tutto fu chiarito e Braccio fu riabilitato agli occhi di Alberico.
Dal
1406
con i fuoriusciti suoi concittadini attaccò ripetutamente
Perugia
ed il suo contado, fronteggiato da Ceccolino Michelotti e, nel marzo
1407
, da
Paolo Orsini
.
La cittadina di Rocca Contrada si ribellò a Ludovico Migliorati signore del
Piceno
e, assediata, chiamò in soccorso Braccio da Montone offrendogli la signoria. Tentò di fronteggiare Braccio il condottiero Angelo della pergola che venne rapidamente sconfitto.
Dopo una battaglia vinta da Braccio, Ludovico Migliorati trattò la pace quindi Ludovico e Braccio domarono insieme una rivolta ad
Ascoli
.
In quel periodo Braccio accettò le proposte di Ladislao re di
Napoli
che progettava di occupare l'intera
Italia
iniziando da
Umbria
,
Toscana
e stati della Chiesa.
Braccio iniziò a svolgere il nuovo incarico conquistando per Ladislao il territorio da
Todi
a
Deruta
.
Pur di non essere sconfitti dai fuoriusciti, i Perugini consegnarono segretamente la città a Ladislao il quale accettò tradendo gli accordi presi con Braccio (
1408
), anzi ordinò di sciogliere la compagnia del condottiero e probabilmente lo avrebbe arrestato se Braccio non fosse fuggito a
Jesi
dove organizzò valide difese.
Mentre Ladislao si volgeva contro la
Toscana
, i fiorentini assoldavano Braccio, lo Sforza e il Malatesta. I condottieri riuscirono a respingere le truppe napoletane che si ritirarono verso Roma.
Intanto il papa
Alessandro V
e
Firenze
invitavano Luigi II d'Angiò a prendere possesso del regno di
Napoli
. Luigi II traversò l'
Italia
scortato da Braccio da Montone, dal Malatesta e da Angelo della Pergola, ma non riuscendo a battere i Napoletani a Roma, tornò in
Francia
.
Tuttavia il 2 gennaio
1410
i Napoletani abbandonarono Roma e le truppe alleate della Chiesa e di
Firenze
presero possesso della città . Pare comunque che in quel momento Braccio stesse operando in
Umbria
non volendo rinunciare al progetto di riprendere
Perugia
.
La notte del 13 dicembre
1410
Braccio tentò un assalto a
Perugia
, non riuscì nell'intento e dovette ritirarsi a
Torgiano
che aveva recentemente conquistata.
Nel maggio
1411
Tartaglia e Ceccolino Michelotti lo attaccarono a
Torgiano
, Braccio li sconfisse e fece molti prigionieri.
Nei mesi successivi Braccio continuò a rinforzare i propri domini in
Umbria
conquistando
Marsciano
, Ponte San Giovanni ed altre località . Lo sovvenzionava l'antipapa
Giovanni XXIII
, ma quando questi concluse un accordo con Ladislao (15 giugno 1412) dovette cessare gli aiuti al condottiero contro
Perugia
e lo inviò a governare
Bologna
.
Secondo Ariodante Fabretti, Braccio da Montone lasciò mal volentieri l'
Umbria
, tuttavia non desistendo dal progetto di conquistare la città che lo aveva esiliato lasciò nei dintorni di
Perugia
un forte presidio di fuoriusciti suoi seguaci.
Lungo la via per
Bologna
Braccio fu ostacolato da truppe di
Rimini
e Faenza che debellò rapidamente, ma una volta entrato in città si trattenne per poco tempo in quanto venne informato che lo Sforza, per conto di Ladislao, stava riprendendo le sue conquiste in
Umbria
. Tornò rapidamente indietro ed affrontò lo Sforza in una guerra di scarso rilievo, recuperando comunque il contado perugino.
Nel febbraio
1414
Braccio tornò a
Bologna
dove si era stabilito anche
Giovanni XXIII
, quest'ultimo partì nel mese di ottobre per il concilio di Costanza affidando a Braccio la provincia.
Nel gennaio
1416
Bologna
si ribellò e, cacciati i rappresentanti del Papa, riconquistò l'autonomia. Braccio non tentò di recuperare la città ma trattò con i capi dei ribelli ed accettò di cedere i castelli che occupava ed allontanarsi in cambio di una cospicua somma.
Questo importo, aggiunto a quanto aveva razziato in
Romagna
durante il governo della provincia, costituiva un patrimonio considerevole e Braccio, forte di queste risorse finanziarie, si volse di nuovo contro
Perugia
.
Per evitare che i Perugini preparassero la difesa, Braccio fece credere di essere passato ai
Visconti
che lo chiamavano in
Lombardia
. Intanto aveva raggiunto un accordo con il Tartaglia, recentemente licenziato dai Perugini.
Nell'aprile
1416
, con una serie di rapidissime azioni, Braccio e Tartaglia occuparono il circondario di
Perugia
, quindi assediarono la città .
L'assedio durò oltre due mesi durante i quali la popolazione di
Perugia
resistette strenuamente e le truppe di Braccio continuarono a razziare il contado.
Il 12 luglio
1416
, dopo aver sconfitto Carlo Malatesta al quale i Perugini avevano affidato l'estrema difesa, Braccio da Montone entrò in città per accettare la signoria che gli veniva offerta dal consiglio cittadino.
Braccio seppe comportarsi con moderazione, sanò molti problemi creati dalla lunga belligeranza, contenne le pretese dei nobili che erano stati riammessi in città ed in generale si procurò il favore popolare.
Ma ovviamente non tutti gli odii erano sopiti e l'opposizione dei repubblicani, primi fra tutti i Michelotti, creò non pochi incidenti cui seguirono condanne ed esili.
Braccio continuò le sue guerre di conquista nelle
Marche
ed in
Romagna
oltre che nell'
Umbria
.
Carlo e Galeazzo Malatesta erano prigionieri di Braccio che li aveva affidati in custodia a Berardo Varano signore di
Camerino
. I Riminesi, con l'aiuto di
Venezia
e di Guidantonio da Montefeltro, li riscattarono versando 140.000 fiorini d'oro.
Quindi Braccio mosse verso Roma ed il 3 giugno
1417
arrivò a minacciarla d'assedio.
Il seggio papale era vacante ed il cardinale Giacomo Isolani teneva la carica di legato di Roma. Questo prelato si accordò con Braccio che assunse il titolo di "Rettore di Roma" e dichiarò di voler proteggere la città fino alla nomina di un nuovo pontefice, quindi assediò
Castel Sant'Angelo
che era presidiato da soldati napoletani.
Ma i soldati di Braccio soffrivano per un'epidemia e quando seppe che
Muzio Attendolo Sforza
muoveva verso Roma per liberare
Castel Sant'Angelo
per ordine della regina
Giovanna
, il Montone lasciò l'Urbe e tornò a
Perugia
(agosto 1417).
L'11 novembre
1417
, a
Costanza
, Oddo Colonna venne eletto papa e prese il nome di
Martino V
.
I Perugini inviarono ambasciatori a Costanza per chiedere la conferma della signoria di Braccio da Montone ma il Papa rinviò ogni decisione alla sua venuta in
Italia
.
Intanto Braccio continuava a richiedere la sottomissione di varie città in
Umbria
, nelle
Marche
e in
Toscana
, incassando forti somme quando le otteneva e reagendo con violenza in caso di rifiuto.
Nel
1418
Martino V
e la regina
Giovanna
conclusero un accordo di alleanza che prevedeva fra l'altro che
Muzio Attendolo Sforza
passasse al servizio del Papa per combattere contro Braccio da Montone.
Fallito un nuovo tentativo di trattare con il Papa, Braccio si preparò a combattere. Per finanziare l'impresa emise un decreto che reintegrava tutti i nobili nelle proprietà che avevano perduto andando in esilio.
L'esercito del confottiero fu radunato fra
Gubbio
ed
Assisi
, assunsero il comando lo stesso Braccio da Montone, Ruggero Ranieri e Malatesta
Baglioni
.
Gubbio
e
Assisi
erano governate da Guidantonio da Montefeltro. Le forze di Braccio le attaccarono simultaneamente e si allontanarono soltanto dopo aver ricevuto il solito lauto riscatto. Passarono quindi ad assediare
Spoleto
ma senza riuscire ad espugnarne la rocca.
Lo Sgorza si scontrò con Braccio il 20 giugno
1419
. L'esito della battaglia fu incerto ma il più danneggiato fu lo Sforza per il tradimento dei comandanti della sua cavalleria, Pietro da
Siena
e Nicolò Orsini.
L'intervento di
Francesco Sforza
che sconfisse Tartaglia e Nicolò Piccinino, tuttavia, riequilibrò la situazione.
Anche Tartaglia tradì, fece sposare una sua figlia a Giovanni Sforza e passò alla Chiesa.
Prima dell'alba del 15 ottobre
1419
Guidantonio da Montefeltro attaccò
Assisi
e la conquistò. Braccio reagì rapidamente radunando un forte esercito e recuperando la città con estrema violenza.
Assisi
venne saccheggiata, profanati monasteri e chiese, giustiziati molti cittadini.
Intanto per le trame del Caracciolo, che era ostile a
Muzio Attendolo Sforza
, la regina
Giovanna
aveva interrotto gli aiuti finanziari alla Chiesa. Il papa
Martino V
comincio allora pratiche segrete per portare sul trono di
Napoli
Ludovico d'Angiò e contemporaneamente aprì trattative di pace con Braccio da Montone.
Nel febbraio
1420
il condottiero incontrò
Martino V
a Firenze: l'accordo che si concluse prevedeva che
Bologna
fosse recuperata da Braccio in favore della Chiesa e che tornassero allo Stato Pontificio
Rieti
,
Narni
,
Terni
,
Orvieto
ed Orte mentre
Perugia
,
Perugia
,
Assisi
,
Spello
,
Todi
ed altri territori sarebbero andati definitivamente a Braccio ed ai suoi discendenti.
Dopo grandi festeggiamenti tenutisi a
Firenze
poi a
Perugia
, Braccio prese ad organizzare l'impresa di conquistare
Bologna
per consegnarla alla Chiesa. Prima di allontanarsi da
Perugia
ordinò il confino dei cittadini sospettati di essergli ostili ed altre misure di sicurezza.
L'armata di Braccio arrivò alle porte di
Bologna
il 17 maggio
1420
, fra i difensori della città erano Luigi dal Verme, Alberico Novello da Barbiano e Simone da
Canossa
. Il 3 giugno giunse in aiuto agli assediati Gambrino Fondulo Signore di
Cremona
che creò non poche difficoltà agli assedianti.
Il 16 luglio, a corto di viveri, i Bolognesi aprirono le trattative per la resa ed il 22 dello stesso mese consegnarono la città ai legati pontifici.
Rientrato a
Perugia
Braccio riprese a governare tranquillamente curando alcune opere pubbliche. Sembrava iniziato per il condottiero un periodo di serenità e sicurezza ma presto si rese conto che il Papa lo avrebbe coinvolto nella lotta per il trono di
Napoli
.
Martino V
, come si è detto, intendeva spodestare
Giovanna
ed incoronare Luigi d'Angiò, quindi avrebbe certamente chiesto a Braccio di schierarsi con quest'ultimo insieme a
Muzio Attendolo Sforza
. Ma il condottiero sapeva che se il papa gli lasciava il governo dell'
Umbria
era solo perché non aveva la forza di toglierglielo e che le nuove alleanze si basavano su equilibri instabili. Decise quindi di schierarsi con
Giovanna
.
Nell'estate
1420
Muzio Attendolo Sforza
si dimise dalla carica di connestabile del Regno di
Napoli
, organizzò un esercito con il figlio Francesco ed intimò a
Giovanna
di abdicare in favore di Luigi d'Angiò.
A fianco di
Giovanna
si schierava invece Alfonso V d'
Aragona
sperando di essere nominato erede dalla regina.
Nel
1419
era morta Elisabetta Ermanni, prima moglie di Braccio da Montone che non aveva avuto figli ed il 30 novembre
1411
Braccio sposò Elisabetta Varano, sorella di Berardo Varano signore di
Camerino
.
Nel gennaio
1421
Pietro di Pasquale da
Foligno
, castellano di Nocera, per vendicare il suo onore offeso dall'adulterio della moglie con Nicolò Trinci, attirò in un tranello alcuni membri delle famiglie Trinci e Varano e ne fece strage.
Cercando vendetta Corrado Trinci si rivolse a Braccio che assediò Nocera dove la popolazione si era sollevata sobillata da Pietro da
Foligno
, conquistò la città e, catturati familiari ed amici del castellano, li consegnò a Corrado Trinci che li trucidò brutalmente. Pochi fiorni dopo si arrese Pietro da
Foligno
che venne a sua volta giustiziato, quindi Corrado Trinci fece strage della popolazione di Nocera.
Braccio da Montone condusse una campagna militare in
Abruzzo
sottomettendo rapidamente quanti si mostravano ostili a
Giovanna
, quindi passò a
Capua
e di qui, nel febbraio
1424
, entrò in
Napoli
contemporaneamente a Alfonso V d'
Aragona
.
La regina
Giovanna
lo nominò connestabile del regno di
Napoli
e gli fece dono delle contee di
Foggia
e
Capua
. Da parte sua Alfonso V gli affidò la carica di comandante generale delle forze spagnole in
Italia
.
Intanto
Martino V
assoldava nuove truppe al comando del Tartaglia per unirle a quelle dello Sforza. Braccio continuò le sue fulminee imprese di conquista in
Abruzzo
impossessandosi di territori che poi restituì alla Chiesa in cambio di
Città di Castello
, quindi entrò in
Capua
insediandosi come nuovo signore.
In quel periodo Tartaglia, sospettato di intelligenza con Braccio da Montone e con la regina
Giovanna
, venne giustiziato per ordine di Luigi d'Angiò.
Giovanna
incaricò Braccio di intavolare trattative con lo Sforza perché tornasse al suo partito. Braccio e Muzio Attendolo si incontrarono con l'assenso del Papa e, stando ai cronisti, il loro fu un incontro cordiale alla fine del quale lo Sforza cambiò bandiera.
Nel marzo
1422
Braccio si recò a
Città di Castello
(come si è detto il papa gli aveva ceduto la città in cambio delle sue conquiste in Abruzzo) ma la popolazione oppose resistenza per oltre un mese prima di arrendersi ed accogliere il nuovo signore.
Nel gennaio
1423
Alfonso V sollecitò Braccio ad intervenire di nuovo a
Napoli
dove si temeva una rivolta, Braccio inviò il Piccinino.
Il 13 febbraio
1423
Corrado Trinci, delegato da
Giovanna
, incoronava Braccio da Montone principe di
Capua
.
Nel mese di maggio intervenne personalmente nel regno di
Napoli
conquistando vasti territori in
Calabria
e
Puglia
ed assoggettando il principato di
Bari
.
Puntò quindi sull'Aquila per assumerne il governo in nome di
Giovanna
ed Alfonso, ma anche qui la cittadinanza lo respinse e Braccio si dedicò a razziare il contado.
Nell'estate del
1423
il condottiero stava ancora assediando L'Aquila mentre la cittadinanza inviava inutilmente richieste di aiuto a Luigi d'Angiò.
Riferimenti letteratura:
Niccolò Machiavelli - Il principe
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