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PUBLIO CORNELIO TACITO
Vita di Agricola



I) Tramandare le vicende di uomini famosi è un'usanza antica e Tacito loda i tempi in cui gli scrittori lo facevano senza doppi fini. L'autore scriverà di un uomo già deceduto volendo mettere in evidenza le ingiustizie di quei tempi contro le virtù del suo personaggio.
II) Aruleno Rustico perse la vita per aver lodato Trasea Peto, così Erennio Senecione per Elvidio Prisco; i loro scritti furono pubblicamente bruciati. In quei giorni furono banditi i filosofi e fu negata ogni libertà.
III) Ora, dice Tacito, con Nerva e Traiano è tornata la libertà ma è più facile spegnere gli incendi che rianimarli e recuperare gli studi e le arti sarà lungo e difficile per non parlare dei tanti che sono morti per il capriccio del principe [Domiziano] durante quindici anni di tirannia. Tacito intende ricordare in questo libro la passata servitù e testimoniare il bene presente. Dedica quest'opera a suo suocero Agricola.
IV) Gneo Giulio Agricola nacque a Forum Iulii da famiglia equestre. Suo padre Giulio Grecino fu senatore, oratore e filosofo. Rifiutò di accusare Silano come gli ordinava Caligola e venne ucciso. Agricola fu educato da sua madre Giulia Procilla poi studiò a Marsiglia dove si appassionò alla filosofia.
V) Iniziò la sua carriera militare in Britannia con Svetonio Paolino dimostrandosi subito disciplinato e desideroso di imparare. Per la Britannia fu un periodo di grande pericolo a causa dell'agitazione dei popoli locali che fu sedata da Svetonio Paolino non senza che Agricola ne ricavasse preziosa esperienza.
VI) Tornato a Roma sposò la nobile Domizia Decidiana la cui famiglia lo aiutò molto nella carriera. Ebbe un figlio che visse poco e una figlia. Fu tesoriere della provincia d'Asia con il viceconsole Salvio Tiziano dimostrandosi integerrimo in ogni circostanza. Ebbe quindi il tribunato della plebe, poi la pretura sotto Galba e fu incaricato di inventariare i beni dei templi.
VII) L'anno successivo (69) i soldati di Otone saccheggiarono la proprietà della famiglia di Agricola in Liguria e uccisero sua madre. Si schierò con Vespasiano che stava prendendo il potere. Governava Roma Muciano che gli conferì il comando della turbolenta ventesima legione già ribellatasi in Britannia.
VIII) Agricola riportò all'ordine la legione e quando il governatore Marco Vettio Bolano, uomo molto mite, fu sostituito da Quinto Petilio Ceriale (71), Agricola continuò a militare nella provincia ottenendo molti successi dei quali lasciò sempre l'onore a Ceriale.
IX) Al ritorno a Roma divenne patrizio per volontà di Vespasiano (75) che lo nominò governatore di Aquitania. Dopo meno di tre anni fu richiamato per assumere il consolato e allo scadere della carica ebbe il governo della Britannia. In quei giorni Agricola fece sposare la figlia con Tacito.
X) La Britannia era la più grande isola conosciuta, situata a nord della Gallia, a est della Spagna e a ovest della Germania, si affacciava su un mare immenso senza più terra. L'armata romana accertò che fosse un'isola circumnavigandola, scoprì e occupò le isole Orcadi e avvistò Tile (Thule) coperta dai ghiacci.
XI) Non si conosceva l'origine dei popoli della Britannia ma dall'aspetto fisico si potevano individuare parentele con i Germani in Caledonia, affinità dei Siluri con gli Iberi della Spagna ma più frequente era la somiglianza con i Galli con i quali i Britanni condividevano molte cose nella religione, nei costumi e con poche differenze nella lingua. Tuttavia i Britanni erano più rozzi e bellicosi dei Galli che da molto più tempo, perduta la libertà, avevano adottato costumi più civili.
XII) Fortissimi guerrieri, i Britanni erano indeboliti dalla loro mancanza di coesione. L'aria del loro paese è torbida per la nebbia e le frequenti piogge, la notte non è buia, il giorno non è luminoso. La terra produce solo biade ma vi si estraggono oro, argento e metalli.
XIII) Giulio Cesare fu il primo a sbarcare in Britannia con l'esercito e vinse in battaglia gli abitanti ma non fu una conquista permanente, con le guerre civili che seguirono la Britannia fu quasi dimenticata. Augusto e Tiberio non la presero mai in considerazione, Caligola pensò a una spedizione ma rinunciò, Claudio vi mandò legioni e Vespasiano vi domò alcune popolazioni.
XIV-XV) Il primo governatore fu Aulo Plauzio, poi Ostorio Scapola. A poco a poco la conquista si estese, si stabilirono rapporti amichevoli con il re Cogiduno. Governarono quindi Didio Gallo, Veranio e Svetonio Paolino che in due anni soggiogò altre popolazioni ma alla sua partenza i Britanni si ribellarono.
XVI) Iniziarono la guerra comandati dalla regina Boudicca e ripresero diversi castelli e fortezze prima che Svetonio Paolino intervenisse sconfiggendoli duramente. Successore di Paolino fu Petronio Turpiliano che riportò la pace nella provincia e la consegnò a Trebellio Massimo il quale fu messo in fuga da una ribellione dei suoi soldati, seguì il mite Vettio Bolano che fu amato per la sua clemenza e benevolenza.
XVII) Sotto Vespasiano, Petilio Ceriale sbaragliò i Briganti, il suo successore Giulio Frontino domò i Siluri.
XVIII) In questa situazione Agricola giunse in Britannia. Poco prima del suo arrivo gli Ordovici avevano massacrato una squadra di cavalieri romani e l'evento aveva incoraggiato molti alla ribellione. Agricola decise di affrontare subito gli Ordovici, nonostante l'estate fosse finita, e li sconfisse. Incoraggiato dal successo puntò alla conquista dell'isola di Mona (oggi Anglesey nel Galles nord-occidentale). Non avendo imbarcazioni fece passare una squadra di uomini scelti che conoscevano i guadi e che riuscirono a raggiungere l'isola a nuoto con armi e cavalli. I Britanni sull'isola, esterrefatti per le capacità dei Romani, si arresero senza combattere. Senza mai vantarsi per queste imprese, Agricola mantenne il suo solito atteggiamento autoritario ma modesto.
XIX-XX) Agricola prese a governare la provincia con moderazione, alleggerì le imposte eliminando quelle ingiuste inventate dai predecessori. Nel primo anno ristabilì l'ordine nella provincia, giunta l'estate riunì l'esercito e intraprese la conquista di nuove regioni occupando numerose città.
XXI) Agricola prese molte iniziative per civilizzare la popolazione della provincia, incentivò la costruzione di templi, edifici pubblici e abitazioni, fece insegnare il latino ai giovani e così via.
XXII-XIV) Il terzo anno scoprì nuove genti e proseguì la conquista così nel quarto, fino a giungere ai limiti dell'isola. La linea che venne fortificata fra le insenature dette Clota (Firth of Clyde) e Bodotria (Firth of Forth) correva nel punto più stretto dell'isola e i Romani consideravano quanto si trovava oltre (la Caledonia) come se si fosse trattato di un'altra isola. Agricola volle stabilire un presidio rivolto verso l'Ibernia (Irlanda) sperando di poterla un giorno conquistare.
XXV-XXVII) Nel sesto anno i Romani arrivarono al confine della Caledoni dove il loro campo fu attaccato di notte dai Britanni. La pronta reazione di Agricola procurò ai Romani un'altra vittoria.
XXVIII) In quell'estate una coorte di soldati germanici che militava con Agricola disertò e si impadronì di tre navi. Dopo aver compiuto scorrerie ed essersi più volte scontrati con i Britanni, ridotti alla fame i disertori persero le navi che non sapevano pilotare, furono scambiati per pirati e catturati da Svevi e Frisoni che li vendettero come schiavi. Negli stessi anni Agricola subì un duro colpo per la morte di un figlio che aveva solo un anno.
XXIX-XXXV)I Caledoni si coalizzarono per affrontare gli invasori e il loro capo Calgaco prese il comando incitando i suoi a combattere per la libertà. Tacito fa pronunciare anche a Agricola un discorso ai soldati, quindi descrive brevemente gli schieramenti avversari presso il monte Graupio: ordinato e disciplinato quello romano, agitato e rumoroso quello dei Caledoni.
XXXVI-XXXVIII) Si iniziò a combattere da lontano con armi da lancio, ma Agricola comandò ad alcune coorti di ausiliari di impegnare il nemico in uno scontro corpo a corpo sapendo che le armi dei Caledoni non erano adatte a questo tipo di combattimento. La cavalleria attaccò a sua volta ma la natura del terreno e la ressa dei combattenti resero poco efficace il suo intervento. I Caledoni, che si trovavano in posizione più alta, tentarono una manovra per circondare i Romani ma Agricola aveva tenuto in riserva degli squadroni di cavalleria che rapidamente li misero in fuga mentre un'altra parte della cavalleria romana li coglieva alle spalle. Seguì un massacro e i Caledoni lasciarono sul campo diecimila uomini contro i trecentoquaranta caduti romani.
Il mattino seguente la luce mise in risalto la desolazione della regione ormai deserta dove si vedevano in lontananza i fuochi delle case incendiate dagli stessi Britanni per non lasciarle al nemico o per sfogare la frustrazione della sconfitta.
XXXIX) Domiziano si mostrò felice delle vittorie di Agricola ma in realtà ne era gelosissimo, la prudenza gli consigliò comunque di dissimulare il suo odio sperando che col tempo la gloria del vincitore sbiadisse.
XL) Fece decretare onori trionfali per Agricola e gli fece credere di essere destinato al governo della Siria ma facendo in modo che non ricevesse mai i necessari documenti. Dopo la vittoria Agricola tornò a Roma dove arrivò di notte con la massima discrezione per evitare un'accoglienza che prevedeva troppo calorosa. Domiziano lo salutò molto freddamente, poi Agricola si ritirò a vivere in ozio e tranquillità mostrandosi tanto modesto che chi lo incontrava si stupiva che egli fosse il famoso generale.
XLI) Ma il popolo dopo aver visto tanti comandanti incapaci e negligenti mettere in pericolo le legioni e i confini reclamava a gran voce Agricola come comandante supremo e in questo modo lo metteva in grande pericolo.
XLII) In vista della nomina dei proconsoli per l'Asia e l'Africa emissari di Domiziano si sforzarono di dissuadere Agricola dal candidarsi, infine lo minacciarono apertamente e lo costrinsero a fingere di rifiutare spontaneamente la carica.
XLIII) La morte di Agricola arrecò dolore a molti e molti sospettarono che Domiziano ne fosse responsabile perché durante la malattia del generale l'imperatore si informò troppo spesso e troppo spesso inviò i suoi medici a visitare l'infermo. Domiziano simulò abilmente un dolore che non provava e si rallegrò sapendo che Agricola lo aveva nominato coerede con la moglie e la figlia, scelta chiaramente dettata dalla volontà di proteggere i familiari.
Agricola morì a cinquantasei anni il 23 agosto 93. Fu di corporatura proporzionata e viso gradevole. La sua vita fu ricca di virtù e di gloria, non teneva alla ricchezza e possedeva mezzi dignitosi, lasciò moglie e figlia vive, parenti e amici salvi. Non ebbe la fortuna di conoscere lo splendido periodo di Traiano ma ebbe quella di non vedere gli orribili ultimi anni di Domiziano.
XLV) Alla sua morte i famigerati delatori Caro Mezio/a>, Catullo Messalino e Bebio Massa non avevano ancora iniziato a rovinare onesti cittadini. Elvidio Prisco, Giunio Maurico, Aruleno Rustico, Erennio Senecione non erano ancora stati condannati.
Tacito chiama beato il suocero per la splendida vita e per il tempismo della morte che gli ha risparmiato tanti misfatti. Alla figlia e al genero rimane il rimpianto di non essere stati presenti nei suoi ultimi istanti.
XLVI) La biografia si conclude con l'augurio di Tacito che chi ha amato Agricola ricordi più che il suo volto il suo pensiero e le sue azioni perché questo è il modo più giusto di onorare i morti.
Nam multos veterum, velut inglorios et ignobile oblivio obruet; Agricola posteritati narratus et traditus, superstes erit
(Perché molti antichi senza gloria e senza onori saranno dimenticati ma Agricola, narrato ai posteri, sopravvivrà).