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EPITOME DI VITE E COSTUMI DEGLI IMPERATORI ROMANI di SESTO AURELIO VITTORE



Note tratte dall'epitome anonima del De Caesaribus

OTTAVIANO


L'anno 722 di Roma, quattrocentoottanta anni dopo la cacciata dei re, Roma tornò ad essere governata da un monarca.
Ottaviano figlio di Ottavio, della famiglia Giulia per parte di madre e poi per adozione dallo zio Giulio Cesare, dopo la vittoria fu chiamato Augusto.
Ridusse l'Egitto in provincia e fece sistemare le chiuse del Nilo per ottenere grandi raccolti di frumento. Soggiogò Cantabri, Aquitani, Reti, Vindelici, Dalmati, Svevi e Catti. Sistemò i Sicambri in Gallia e mise fine alle ostilità fra Pannoni e Bastarni.
Quando possibile evitò la guerra stimando la pace e la serenità dei cittadini più importanti di nuove conquiste.
Durante il suo regno l'esercito oltre il Reno venne sconfitto con molte perdite, Ottaviano ne fu così addolorato da battere il capo contro il muro.
Fu cordiale con i soldati, umano con i cittadini e fedele con gli amici, fra questi erano Mecenate, Agrippa e Virgilio. Amava gli studi liberali, l'arte e la cultura, ornò Roma con molti monumenti.
Anche lui ebbe i suoi vizi, soprattutto la lussuria. Rinnegò la moglie Scribonia per sposare un'altra di cui si era innamorato, Livia che aveva già due figli, Tiberio e Druso.
Nondimeno puniva severamente la lussuria altrui e esiliò Ovidio per aver scritto i tre libri dell'Arte di Amare.
Morì in Nola a settantasette anni, molti dicono ucciso da Livia. Augusto aveva infatti un nipote di nome Agrippa Postumo che viveva confinato in un'isola, quando Livia seppe che Augusto intendeva richiamarlo temette che volesse indicarlo come erede e che la punisse delle sue malvagità.
Augusto fu ricordato con solenni onori: fu chiamato padre della patria e gli dedicarono templi in Roma e in altre città.


TIBERIO


Claudio Tiberio Nerone, figlio di Livia e figliastro di Ottaviano, governò l'impero per ventiquattro anni.
Era colto ed eloquente, esperto delle cose della guerra ma crudele, avaro e insidioso. Finse di rifiutare il principato ed ascoltò con molta attenzione l'opinione dei senatori per poi rovinare quelli che non gli piacquero.
Ridusse la Cappadocia a provincia scacciando il re Archelao, punì i Getuli e ingannò Maroboduo re degli Svevi. Durante il suo regno i Parti saccheggiarono l'Armenia, i Daci la Mesia, i Sarmati la Pannonia.
Morì a settanta anni ucciso dalle insidie di Caligola.


CALIGOLA


Figlio di Germanico, fu chiamato Caligola dai soldati per certi piccoli sandali.
Molto amato prima di prendere il potere, una volta divenuto imperatore si comportò in modo crudele e immorale. Commise incesto con tre sorelle, fece sesso pubblicamente con nobili matrone, voleva essere considerato Giove o Bacco ed essere chiamato signore.
Fece costruire un ponte di navi fra Baia e Pozzuoli per percorrerlo con un carro trionfale e un abito d'oro.
Fu ucciso dai soldati dopo quattro anni di regno.


CLAUDIO


Claudio Tiberio Nerone, figlio del Druso fratello di Tiberio e zio di Caligola, regnò quattordici anni.
Fu trovato dai soldati che si nascondeva dopo l'uccisione di Caligola e nominato imperatore. Fu dedito alla crapula e alla lussuria, stupido, ignorante e pauroso, sottomesso ai liberti e alle mogli.
Ai suoi tempi l'usurpatore Scriboniano fu ucciso in Dalmazia. Fu aperto a Roma l'acquedotto dell'Acqua Claudia.
Sua moglie Messalina commetteva continuamente adulteri e faceva condannare chi le era nemico o rifiutava le sue profferte. I liberti godevano della massima autorità, soprattutto Polibio, Narciso e Pallante.
Dopo Messalina sposò Agrippina figlia di suo fratello Germanico la quale per procacciare l'impero al figlio uccise prima i figliastri poi il marito con il veleno. Claudio morì a sessantaquattro anni, l'impero passò al figliastro Nerone.
Sotto Claudio fu avvistata la fenice che ogni cinquecento anni volava in un'isola dell'Egeo mai prima di allora veduta.


NERONE


Domizio Nerone di Domizio Enobarbo e di Agrippina, regnò per tredici anni.
Nei primi cinque anni di regno si comportò bene, costruì a Roma un anfiteatro, ridusse il Ponto a provincia in accordo con il re Polemone e altrettanto fece con le Alpi Cozie dopo la morte del re Cozio.
Per il resto della vita commise ogni genere di nefandezze e dimostrò le peggiori perversioni. Giacque con la madre e poi la fece uccidere. Sposò Ottavia e Sabina, uccisi i loro mariti (errore di Aurelio Vittore nel caso di Ottavia).
Galba fu proclamato imperatore in Spagna e quando Nerone lo seppe e seppe che il senato lo aveva condannato ad essere frustato a morte preferì suicidarsi con l'aiuto di un liberto. Aveva trentadue anni.


GALBA


Appartenente alla famiglia dei Sulpici, in gioventù Galba fu lussurioso, crudele e ingordo, Prima di essere imperatore governò diverse province e fu estremamente severo con i soldati.
Regnò sette mesi e sette giorni. Fu ucciso a settantatre anni vicino al Lago Curzio mentre tentava di calmare i legionari infiammati dalla fazione di Otone.

OTONE


Nato da illustri antenati di Ferento, fu imperatore per tre mesi, ebbe vita turpe, soprattutto nell'adolescenza, sconfitto da Vitellio a Piacenza, poi a Botriaco, si uccise con una spada all'età di trentasette anni. Era così amato dai soldati che molti di loro, vedendo il suo corpo, si uccisero con le proprie mani.

VITELLIO


Vitellio, di nobile famiglia, figlio di Lucio Vitellio che era stato tre volte console, fu imperatore per otto mesi. Fu crudele, avaro quanto dissipatore. In quel tempo Vespasiano prese l'impero in oriente e Vitellio, sconfitto dai suoi soldati, fu fatto sfilare seminudo con le manio legate dietro la schiena e una spada posta sotto il mento perché non abbassasse il viso. Mentre molti gli tiravano escrementi e lo insultavano, fu trascinato alla scala delle Gemonie dove aveva fatto uccidere Sabatino fratello di Vespasiano. Morì trafitto da molti colpi. Visse cinquantasette anni.
Tutti gli uomini di cui ho parlato, in particolare quelli della famiglie dei Cesari, possedevano cultura e eloquenza che, escluso Augusto, avrebbero potuto usare per nascondere i loro vizi, se non fossero stati tanto grandi.


VESPASIANO


Vespasiano regno per dieci anni. Non serbava rancore, tanto che fornì una ricca dote alle figlie di Vitellio e gli fece sposare un nobile. Era paziente con gli amici e spesso rispondeva ai loro motti con battute spiritose. Anche con gli avversari fu clemente, salvo che con quelli che avevano agito più crudelmente preferì non infierire sapendo che gli uomini spesso agiscono per paura. Oltre a ciò con giustissime leggi abolì molti vizi.
Molti pensano che fu avaro ma non è vero perché evitò di istituire nuove imposte nonostante le ristrettezze dell'erario. Restaurò il Campidoglio, il Tempio della Pace, i monumenti dei Claudii e realizzò molte nuove opere. In tutto l'impero le città vennero rinnovate e le strade migliorate con grandi lavori. Per facilitare il transito si scavavano le colline lungo la via Flaminia, il traforo è detto Petra Pertusa (Passo del Furlo).
Molti popoli che erano stati dispersi e banditi dai tiranni furono riuniti da Vespasiano nelle città. Vologese re dei Parti concluse la pace soltanto per paura. Siria, Palestina, Cilicia, Tracia, Commagene e Giudea furono aggiunte alle province. Qundo gli amici consigliavano a Vespasiano di guardarsi da Mettio Pompeiano che aspirava ad essere suo successore egli lo fece console per procurarsi la sua gratitudine. Mantenne uno stile di vita costante per tutto il tempo del suo impero. Usava vegliare la notte e dopo aver svolto i suoi compiti ammetteva gli amici a salutarlo mentre si vestiva e, udite le loro questioni, si riposava, si lavava e poi mangiava con appetito.
Questo buon imperatore giunse al potere cinquantasei anni dopo la morte di Augusto e fu una salvezza per la Repubblica Romana dopo la crudeltà dei tiranni.
Morì a sessantanove anni, ancora amava mescolare le cose serie con i suoi scherzi, infatti quando si vide una cometa egli disse che competeva al re di Persia che ha i capelli altrettanto lunghi. Poi, esausto per aver mangiato molto, si alzò dicendo che l'imperatore deve morire in piedi.


TITO


Figlio di Vespasiano e di una liberta di nome Domitilla, Tito fu imperatore per due anni e due mesi.
Ricevette un'ottima educazione della quale fece tesoro e quando divenne imperatore fu straordinariamente clemente e liberale, cosa che suscitò grande meraviglia perché in precedenza era stato un prefetto del pretorio crudele e sospettoso. Aveva fatto scannare Aulo Cecina sospettando che avesse una relazione con la sua amante Berenice.
Avuto l'impero mutò comportamento tanto da essere chiamato Delizia del genere umano. Rimandò in patria Berenice e si liberò dei "lascivi garzoni" rinunciando a ogni intemperanza fino a considerare un giorno perduto quello in cui non avesse fatto un'opera di bene.
Fu clemente con tutti e quando furono scoperti due cospiratori li fece sedere vicini e dette loro una spada perché ne provassero il filo affermando che il destino dipende dal cielo ed è inutile tentare di cambiarlo. Pregò Domiziano che gli tendeva insidie di non commettere crimini per ottenere quanto aveva già perché partecipe dell'impero.
Ai suoi tempi il Vesuvio eruttò e Roma fu colpita da un tremendo incendio e da un'epidemia. Tito soccorse le vittime in ogni modo possibile spendendo di tasca sua.
Morì a quarantuno anni nello stesso luogo dove era morto il padre e la sua fine fu accolta con immenso cordoglio a Roma e nelle province.


DOMIZIANO


Domiziano figlio della liberta Domitilla e fratello di Tito, all'inizio del principato finse di essere clemente in patria e coraggioso in guerra. Vinse i Catti e i Germani, fu equo come giudice, completò o costruì totalmente molti edifici, ripristinò biblioteche incendiate, in particolare quella di Alessandria.
Fu un abile arciere in grado di far passare la freccia fra le dita allargate di un uomo tirando da lontano.
Quando incrudelì pretese di essere chiamato signore e dio come Caligola e prese a far morire persone innocenti. Quando in Germania il governatore Lucio Antonio insorse e cercò di diventare imperatore fu sconfitto da Appio Norbano ma Domiziano divenne ancora più crudele e sospettoso.
Partenio, Stefano, Clodiano e Domizia moglie dell'imperatore, che temeva di essere punita per il suo adulterio con Paride, congiurarono contro Domiziano e lo uccisero con molte ferite all'età di quarantacinque anni. Il senato decretò la damnatio memoriae. Durante il suo regno si tennero i ludi secolari.


NERVA


Cocceio Nerva nacque a Narni, fu imperatore per tredici mesi e dieci giorni. Appena eletto fu terrorizzato dalla voce che Domiziano fosse ancora vivo, poi confortato da amici e senatori riprese coraggio. Arrio Antonio, suo avveduto amico, gli espose gli aspetti della condizione di imperatore non nascondendo pericoli e difficoltà di quella carica.
Il governo di Nerva fu di sollievo alle città oberate dalle tasse, decretò il mantenimento a spese dell'erario di ragazze e ragazzi con genitori indigenti. Fu giudice accorto e sollecito delle dispute che doveva arbitrare. Mandò in esilio a Taranto Calpurnio Crasso, reo confesso di aver sobillato i soldati alla rivolta e fu criticato dal senato per eccesso di clemenza.
Quando gli assassini di Domiziano furono condannati a morte, Nerva ne fu sconvolto, i soldati lo ignorarono ed uccisero Petronio e Partenio come voleva il senatore Casperio che costrinse Nerva a ringraziare pubblicamente i soldati per aver eliminato quegli scellerati.
Adottò Traiano e lo ammise come collega. Durante una lite fu colto da febbre e sudorazione eccessiva, poco dopo spirò all'età di sessantatre anni. Fu sepolto nella tomba di Augusto.


TRAIANO


Aurelio Vittore scrive un elogio di Traiano forse troppo enfatico, lo dice dotato di integrià in casa, coraggio nelle armi e prudenza in entrambi e l'unico difetto che gli attribuisce è quello di essere un po' dedito al cibo e al bere.
Le virtù di Traiano sono considerate come un rimedio mandato dalla divinità per lo stato romano distrutto e prostrato da molti e terribili tiranni.
Costruì il Foro e in questo, sotto la sua colonna, furono riposte le sue ceneri quando morì all'età di sessantaquattro anni. Aveva portato sollievo ai danni subiti dalla popolazione a causa delle inondazioni del Tevere ed aveva meritato il titolo di Padre della Patria.


ADRIANO


Figlio di Elio Adriano cugino di Traiano, Adriano nacque a Italica. Aveva una grande cultura, capacità artistiche e memoria eccezionale. Visitò tutte le province dell'impero arricchendo e migliorando le città. Aveva un animo "invidioso, malinconico, edonistico, eccessivo" che dissimulava mostrandosi moderato, affabile e clemente. Sua moglie Sabina raccontava apertamente che "si era preoccupata di non rimanere incinta di lui, per la rovina del genere umano".
Ebbe rapporti pacifici con molti re, organizzò lo stato nella forma che persisteva ai tempi dell'autore. Morì miseramente a sessantadue anni a causa di un male che tormentava tutte le sue membra.


ANTONINO PIO


Fulvio Boiono Antonino che in seguito ebbe il cognomen di Pio, regnò ventitre anni. Era stato genero poi figlio adottivo di Adriano. Paragonabile solo a Numa per la lunghezza del suo governo pacifico, fu amato e considerato un patrono dai suoi sudditi. Ricevette ambasciate e omaggi anche dagli Indiani e da altre remote popolazioni.
Curava gli affari dello stato con la diligenza di un pater familias. Mancava di ambizione di gloria e di ostentazione, fu moderato anche contro chi tramò contro di lui. Morì nella sua tenuta di campagna consumato dalla febbre, gli furono decretati templi, sacerdoti e molti onori.


MARCO AURELIO ANTONINO


Regnò in un periodo di continue guerre, terremoti, carestir e secondo l'autore senza Marco Aurelio l'impero sarebbe crollato. Condivise l'imperium con il suo parente Lucio Anneo Vero che morì per apoplessia durante un viaggio nell'undicesimo anno di regno e da allora Marco Aurelio regnò da solo.
Era di carattere placido, studiò filosofia e letteratura greca. Quando esaurì i fondi per pagare i soldati organizzò una grande asta di oggetti preziosi e gioielli di sua proprietà raccogliendo molto oro. Ai suoi tempi Cassio mirò a una tirannia e venne ucciso.
Marco Aurelio morì di malattia a Vindobona all'età di cinquantanove anni. Alla notizia della sua morte la città fu sconvolta, il senato siriunì in abiti a lutto e in suo onore furono decretati templi, colonne e molte altre cose.


AURELIO COMMODO


Figlio di Antonino, regnò per tredici anni mostrando fin dall'inizio la sua indole violenta.
Libidinoso, avido e crudele, fedele a nessuno, un vero depravato. Gli piaceva combattere nell'anfiteatro con le armi dei gladiatori.
La bella liberta Marcia con le sue arti prese il controllo della sua mente e gli offrì una bevanda avvelenata. Fu finito da un fortissimo lottatore nel trentaduesimo anno della sua vita.


ELVIO PERTINACE


Di umili origini, divenne prefetto urbano e poi imperatore. Mai attratto dalla vendetta, si comportava sempre con semplicità, fu ucciso dopo ottantacinque giorni di regno.


DIDIO GIULIANO


Originario di Mediolanum, era "uomo di nobiltà, molto abile nella legge, fazioso, temerario, desideroso di governare". Durante i sette mesi del suo regno Pescennio Nigro in Antiochia e Settimio Severo in Pannonia furono dichiarati imperatori. Fu assassinato da Severo nei bagni del palazzo.


SETTIMIO SEVERO


Eliminò Pescennio e Albino che si era proclamato cesare in Gallia e regnò per diciotto anni. Costruì un muro in Britannia da mare a mare.
Era tenace, parsimonioso per i suoi bisogni, prodigo di donativi, fedele verso gli amici e appassionato contro i nemici. Nato a Leptis in Africa, era abile nell'eloquenza punica ma era ben erudito anche nelle lettere latine e greche. Ammalatosi, cercava di lenire il dolore mangiando molto, così si provocò l'indisposizione che lo uccise a sessantacinque anni. Lasciò suoi eredi i figli Bassiano e Geta.


AURELIO ANTONIO BASSIANO CARACALLA


Figlio di Settimio Severo, nacque a Lugdunum e regnò sei anni. Fu detto Caracalla dal nome di un lunga tunica che aveva importato dalla Gallia.
Uccise il fratello Geta, fu punito dalle Furie con la follia e si convinse di somigliare a Alessandro Magno. Sposò la propria matrigna. Fu ucciso da un soldato presso Edessa durante un viaggio all'età di trent'anni. Il suo corpo fu riportato a Roma.


MACRINO E SUO FIGLIO DIAUDOMENO


Proclamati imperatori dall'esercito furono eliminati dagli stessi soldati dopo quattordici mesi di regno perché Macrino limitava la spesa militare.


AURELIO ANTONIO VARIO DETTO ELIOGABALO


Figlio di Caracalla e della cugine Soemea regnò due anni e otto mesi. Il nome Eliogabalo si riferiva a una divinità solare fenicia di cui il suo bisnonno era stato sacerdote. Ordinò di chiamarlo con un nome femminile, si autoevirò e si dedicò alla Grande Madre.
Nominò cesare suo cugino Marcello.
Fu ucciso in un'insurrezione militare, il suo corpo fu trascinato fino al Tevere e gettato nel fiume attaccato a un peso. Visse sedici anni.


SEVERO ALESSANDRO


Regnò tredici anni. Durante il suo regno Taurinio fu nominato augusto ma per paura si uccise e Massimino prese il potere. Alessandro fu ucciso all'età di ventisei anni.

GIULIO MASSIMINO IL TRACE


Acclamato imperatore dalle truppe, regnò tre anni quindi fu massacrato insieme ai suoi figli dagli stessi soldati. Durante il suo regno due Gordiani, padre e figlio, presero il potere e furono eliminati uno dopo l'altro. Lo stesso destino toccò a Pupieno e Balbino.

GORDIANO


Nipote di Gordiano, nacque a Roma e regnò sei anni. Quando fu ucciso presso Ctesifonte dalle truppe sobillate da Filippo aveva ventuno anni. Il luogo dove fu sepolto fu detto "sepolcro di Gordiano".

MARCO GIULIO FILIPPO (L'ARABO)


Figlio di un brigante, regnò cinque anni e fu ucciso dall'esercito a Verona, mentre il figlio Marco Giulio Severo Filippo che era associato al potere veniva ucciso a Roma all'età di dodici anni.

DECIO


Nato a Bubalia, nella Pannonia Inferiore, regnò trenta mesi. Fu colto e cortese, pronto nelle armi. Fu annegato in una palude dai suoi soldati all'età di cinquant'anni. Suo figlio, da lui nominato cesare, morì in guerra.

VIBIO GALLO


Regnò due anni con suo figlio Volusiano. Durante il loro impero Ostiliano Perpenna fu eletto imperatore dal senato ma poco dopo morì di peste. In Mesia fu proclamato imperatore Emiliano. Vibio Gallo e Volusiano furono uccisi dai loro soldati. Emiliano fu sconfitto quattro mesi dopo tra Otricoli e Narni.

LICINIO VALERIANO


Licinio Valeriano regnò per quindici anni. Di alta estrazione sociale ma inetto. Nominò cesari Gallieno suo figlio e Cornelio Valeriano figlio di Gallieno. Quest'ultimo venne ucciso e furono creati imperatori Religiano in Media e Cassio Labieno Postumo in Gallia. Altri presero il potere in diverse province. In Mesopotamia Valeriano fu sconfitto e fatto prigioniero dal re persiano Sapore.

GALLIENO


Gallieno nominò cesare il figlio Cornelio Salonino per sostituire l'altro figlio Cornelio Valeriano che era stato ucciso.
Amava sua moglie Salonina ed una concubina di nome Pipa che aveva ottenuto quando una parte della Pannonia Superiore fu concessa al padre di lei, re di Marcomanni.
Infine assediò Aureolo a Milano ma fu ucciso dai suoi uomini. Aveva cinquanta anni e aveva regnato sette anni con il padre e otto anni da solo.

CLAUDIO




QUINTILIO




AURELIANO




TACITO




FLORIANO




PROBO




CARO




DIOCLEZIANO

Originario della Dalmazia, si chiamava Diocle e mutò il suo nome in Diocleziano quando divenne imperatore.
Regnò venticinque anni nominando suo collega Massimiano Erculeo e cesari Costanzo e Galerio. Fece sposare Teodora figliastra di Massimiano a Costanzo che ripudiò la prima moglie.
In quel periodo si fecero proclamare imperatori Carausio in Gallia, Achilleo in Egitto e Giuliano in Italia, i primi due furono uccisi, l'ultimo si suicidò pugnalandosi e gettandosi nel fuoco.
Diocleziano depose il titolo imperiale per invecchiare nei suoi possedimenti di Salona. Rifiutò la proposta di quanti gli chiedevano di tornare al potere, ma quando fu accusato da Costantino e da Licinio di aver protetto Massenzio e di aiutare Massimino, temendo di essere ucciso violentemente preferì prendere il veleno e morì a sessantotto anni dopo averne vissuti nove come privato.
Costanzo e Galerio divennero augusti mentre furono creati cesari Severo e il nipote di Massimiano, ma nello stesso tempo Costantino fu creato cesare e Massenzio, a Roma, imperatore, così Alessandro e Valente.
Severo fu ucciso da Massimiano.


MASSIMIANO




GALERIO ARMENTARIO




GALERIO MASSIMINO




ALESSANDRO




COSTANTINO




ANNIBALIANO, COSTANTE, COSTANZIO




COSTANZIO




SILVANO




GIULIANO




GIOVINIANO




VALENTINIANO




VALENTE




TEODOSIO