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Bonifacio VIII papa
Il suo nome al secolo era Benedetto Caetani. La famiglia Caetani aveva origini spagnole ma all'epoca si era trasferita in
Italia
da generazioni stabilendosi prima a
Gaeta
, poi ad Anagni dove, nel
1235
, nacque Benedetto, figlio di Loffredo.
La data di nascita non è certa, documenti ecclesiastici che fanno riferimento alla sua carriera precedente il pontificato hanno indotto qualche storico a spostarla indietro di qualche anno, forse nel
1230
.
La madre di Benedetto era imparentata con i conti di Segni, il casato di
Innocenzo III
e di
Gregorio IX
.
Benedetto studiò in Umbria: a
Todi
e a
Spoleto
, poi a
Bologna
e forse perfezionò la sua formazione a
Parigi
. A Roma raggiunse il dottorato in diritto canonico per ricoprire poco dopo mansioni di avvocato e di notaio presso la Curia romana.
Nel
1265
partecipò ad una missione diplomatica in Inghilterra con il cardinale-diacono Ottobono Fieschi, che sarà papa per poche settimane nel
1276
con il nome di
Adriano V
. Si trattava di comporre una ribellione della nobiltà inglese contro il re
Enrico III
.
Nel
1281
, era papa
Martino IV
, divenne cardinale diacono del titolo di San Nicolò in Carcere Tulliano.
In quegli anni continuò a svolgere delicate missioni diplomatiche in Inghilterra ed in
Francia
. Nel
1287
entrò a far parte del Sacro Collegio e nel
1291
, sotto
Niccolò IV
, divenne cardinale prete, titolare di SS. Silvestro e Martino ai Monti, carica che ancora ricopriva al momento dell'elezione al soglio pontificio.
Quando, il 13 dicembre
1294
,
Celestino V
rinunciò al seggio papale il cardinale Caetani era molto potente, tanto che molti ritengono che l'inerme pontefice-eremita abbia subito forti pressioni per commettere quello che
Dante
definì 'il gran rifiuto'.
In materia di elezione pontificia vigevano all'epoca le disposizioni emanate vent'anni prima dal Concilio Lionese II (7 maggio - 17 luglio
1274
).
In quel concilio il papa
Gregorio X
aveva realizzato, con la costituzione
Ubi periculum
l'istituzione del Conclave. Lo scopo di quel pontefice era stato quello di eliminare o almeno contenere i brogli nell'elezione papale.
Con questa nuova istituzione i cardinali elettori venivano fisicamente isolati dal mondo esterno per tutta la durata delle consultazioni, costretti a vivere nello stesso ambiente per ostacolare accordi privati fra loro e sollecitati a rendere lo scrutinio il più rapido possibile. Si prevedeva infatti di ridurre i loro pasti dopo il terzo giorno di votazioni inefficaci e di portarli ad un regime di pane e acqua dall'ottavo giorno in poi. Ma la disposizione che forse pesava di più sul cuore di una parte dei prelati era quella che prevedeva che tutte le loro rendite, per la durata del Conclave, fossero dirottate alla Chiesa. Fatto sta che il conclave che si riunì in Castel Nuovo a
Napoli
il 23 dicembre
1294
(il già citato concilio di
Lione
aveva anche disposto che non si potesse attendere più di dieci giorni per dare inizio alle operazioni elettorali) impiegò un solo giorno nell'assolvere al suo mandato ed il 24 dicembre, vigilia di Natale, Benedetto Caetani veniva eletto al soglio di Pietro. Come si è visto la sua età al momento dell'elezione era fra i cinquantanove ed i sessantaquattro anni.
Nonostante tutte le precauzione nella procedura elettorale, non mancarono nel mondo laico sospetti di simonia nei confronti del nuovo pontefice. La voce più autorevole in questo senso è quella di
Dante Alighieri
che condanna Bonifacio all'eterna penitenza. D'altra parte si deve tener presente che bel tredici dei ventinove cardinali votanti erano giunti alla porpora durante il breve pontificato di
Celestino
, periodo in cui certamente il Caetani esercitò un grande potere dietro le quinte e durante il quale avrà forse predisposto le cose in modo da assicurare la propria nomina una volta destituito il papa-monaco.
Ottenuta la nomina, che doveva essere pubblicamente ufficializzata con una cerimonia di consacrazione, Benedetto Caetani che aveva assunto il nome di Bonifacio VIII decise di non trattenersi oltre a
Napoli
e nei primi giorni di gennaio si trasferì a
Roma
. Qui si svolse, il 23 gennaio
1295
, una consacrazione il cui sfarzo non aveva precedenti. Si racconta che Bonifacio VIII giunse alla basilica di
San Giovanni in Laterano
alla presenza di tutta la nobiltà romana, su uno splendido cavallo bianco le cui redini erano condotte da
Carlo II re di Napoli
e dal un figlio di questi,
Carlo Martello d'Angiò
reggente d'
Ungheria
. Subito dopo la cerimonia Bonifacio emanò la sua prima enciclica nella quale annunciava al mondo di essere succeduto a
Celestino V
e dichiarava, come in un programma, la sua visione della Chiesa superiore ad ogni altro ente temporale.
La rinuncia di
Celestino
, tuttavia, non era evento di così lieve peso da poter passare inosservato. In ambienti ecclesiastici questo fatto senza precedenti aveva creato agitazione e Bonifacio intuiì che il deposto pontefice sarebbe potuto diventare uno strumento politico nelle mani dei suoi oppositori. Temendo l'elezione di un antipapa e volendo assolutamente evitare uno scisma, Bonifacio decise di segregare
Celestino
. In un primo momento l'ex-pontefice fu affidato alla custodia dell'abate di
Montecassino
ma riuscì ad evadere e tornò al suo eremo di Sulmona. Raggiunto dagli emissari di Bonifacio,
Celestino
fuggì di nuovo e dopo una serie di avventure riuscì ad imbarcarsi per la
Dalmazia
ma la nave che lo trasportava rischiò un naufragio a causa di una tempesta e finì per approdare a Vieste, in
Puglia
, dove
Celestino
fu arrestato e portato ad Anagni per essere rinchiuso nel palazzo di Bonifacio dove visse per qualche tempo guardato a vista. Lo sfortunato monaco, infatti, vi morì il 19 maggio
1296
, dopo dieci mesi di ininterrotta e durissima prigionia.
Controverse le cause della morte di
Celestino
, forse dovuta semplicemente alla sua veneranda età (era ultraottantenne) ed alle stressanti vicende degli ultimi tempi. Si dice anche, tuttavia, che sul suo cranio siano state rinvenute amplie lesioni che potrebbero far pensare ad un assassinio. In ogni caso è certo che la detenzione di
Celestino
sia stata ordinata da Bonifacio VIII ma non esistono prove storiche per attribuire a quest'ultimo l'uccisione del suo predecessore.
Fin dai primi passi del suo pontificato, Bonifacio VIII rese chiara la sua intenzione di instaurare un regime teocratico che vedesse l'autorità del papa anteposta a quella di qualsiasi governante europeo. Con il supporto della propria esperienza di canonista e di quella di esperti giuristi come
Egidio Romano
, sostenne che la Chiesa in quanto rappresentante di Dio è detentrice ed emanatrice di ogni forma di potere e soltanto la Chiesa può concedere l'autorità ad un regnante laico così come può, se opportuno, immediatamente revocarla.
Ambizioso ed assetato di potere, Bonifacio governò la Chiesa da sovrano assoluto ed instaurò un proprio culto della personalità facendosi ritrarre in statue ed opere pittoriche in numerose chiese italiane.
All'interno della Chiesa Bonifacio non ebbe oppositori di rilievo se si fa eccezione per
Jacopone da Todi
il quale fu scomunicato ed imprigionato per aver esplicitamente condannato il potere del papa nei suoi versi.
Nell'ambito dello stato pontificio Bonifacio VIII trovò invece fieri avversari nella
famiglia Colonna
, da sempre rivale della famiglia Caetani. Le ostilità con i Colonna culminarono con la distruzione di
Palestrina
ordinata dal pontefice.
Palestrina
era al centro dei possedimenti dei Colonna ed il papa la ottenne tramite negoziati con la famiglia rivale.
Fra le sue prime cure come pontefice assunse il compito di dirimere l'annosa questione siciliana che si protraeva dalla rivolta dei Vespri. Probabilmente Bonifacio intendeva gratificare
Carlo II d'Angiò
che lo aveva aiutato nella cattura di
Celestino V
, tuttavia è più probabile che il suo comportamento in questa vicenda si uniformasse ad una tendenza della Chiesa già definita dai suoi predecessori. Per sua iniziativa si arrivò alla pace di Anagni del 20 giugno
1295
con la quale
Giacomo II d'Aragona
rinunciava alla
Sicilia
a favore di
Carlo II d'Angiò
ed accettava di impalmare la figlia di questi,
Bianca d'Angiò
. Gli
Aragonesi
ottenevano inoltre la
Sardegna
e la
Corsica
che, come la
Sicilia
, erano considerati feudi della Santa Sede. I firmatari del trattato, tuttavia, non avevano previsto la reazione della popolazione siciliana, popolazione che solo tre anni prima aveva espulso gli
Angioini
dall'isola con la famosa rivolta dei Vespri
Siciliani
. In odio al governo francese i
Siciliani
elessero re
Federico d'
Aragona
, fratello di
Giacomo II
che come reggente aveva dimostrato doti di buon governatore ed attaccamento ai problemi degli Isolani.
Federico
accettò ed a nulla valse il tentativo di Bonifacio VIII di lusingarlo con la promessa di fargli ottenere il trono di
Costantinopoli
organizzando un opportuno matrimonio con
Caterina di Courtenay
, nipote di
Baldovino II
. L'Aragonese venne incoronato a
Palermo
il 25 marzo
1296
e Bonifacio sfogò la propria ira scomunicandolo e colpendo l'intera
Sicilia
con l'interdetto mentre i
Siciliani
cacciavano il legato pontificio. Le ostilità che seguirono si conclusero solo nel
1302
con il trattato di Caltabellotta nel quale l'incoronazione di
Federico
veniva accettata dal re di
Napoli
a condizione che alla sua morte l'isola tornasse agli Angiò. Il trattato venne suggellato dal matrimonio di
Federico
con
Eleonora
, figlia di
Carlo II d'Angiò
e Bonifacio, certo non volentieri, lo ratificò revocando la scomunica e riconoscendo a sua volta l'elezione di
Federico d'
Aragona
(12 giugno
1303
).
Il 25 febbraio
1296
, con la bolla
Clericis laicos
, Bonifacio VIII proibiva la tassazione degli ecclesiastici.
Adolfo di Nassau
, re di
Germania
, non si oppose perché mirava alla corona imperiale. In Inghilterra
Edoardo I Plantageneto
finì per sospendere le imposte dovute dal clero. In
Francia
, invece,
Filippo IV il Bello
reagì energicamente con una serie di editti che proibivano l'esportazione di denaro dalla
Francia
, impedendo quindi alla Chiesa di Roma di riscuotere le decime dai vescovi francesi.
Bonifacio fu costretto a rivedere la propria posizione ed a consentire, con una nuova bolla, che
Filippo
tassasse il clero in caso di estrema necessità .
Nella curia di
Roma
si formò uno schieramento contro il Caetani capeggiato dai cardinali
Giacomo
e
Pietro Colonna
, schieramento che voleva invalidare l'abdicazione di
Celestino V
e la nomina di Bonifacio, sostenuto dal movimento francescano. Il 10 maggio
1297
questo schieramento pubblicò il 'Manifesto di Lunghezza' nel quale Bonifacio veniva dichiarato decaduto.
Bonifacio reagì deponendo i due cardinali Colonna, confiscando i loro beni e costringendoli a fuggire in
Francia
presso
Filippo il Bello
. In questa occasione venne scomunicato ed imprigionato anche
Jacopone da Todi
.
Nell'estate del
1298
i Colonna, politicamente sconfitti, si umiliarono davanti a Bonifacio VIII che li ricevette a
Rieti
ed accordò loro il perdono ma non accettò di reintegrare i due cardinali deposti. Inoltre Bonifacio pretese che l'intera
famiglia Colonna
si trasferisse a
Tivoli
in attesa di sue decisioni, e gli consegnasse la cittadina di
Palestrina
che era il centro dei possedimenti Colonna.
Nell'aprile
1299
Bonifacio VIII ordinò la completa distruzione di
Palestrina
arrivando ad arare ed a cospargere di sale il terreno su cui erano situati gli edifici demoliti.
Con la bolla
Antiquorum habet fidem
del 22 febbraio
1300
Bonifacio VIII indisse il primo
giubileo
offrendo l'indulgenza plenaria a chi si fosse recato a visitare le basiliche romane di San Pietro e di San Paolo fuori le mura: gli abitanti di
Roma
dovevano visitare le basiliche per almeno trenta volte, per i forestieri erano sufficienti quindici visite.
L'iniziativa si conformava alla religiosità dell'epoca: giÃ
Celestino V
aveva istituito la
Perdonanza
per consentire ai fedeli di ottenere la remissione dei peccati, remissione che costituiva anche il premio per chi partecipava alle crociate o contribuiva a finanziarle.
Tuttavia gli intenti di Bonifacio erano molto più materiali: si trattava da un lato di riaffermare il suo prestigio personale e quello della Chiesa e dall'altro di convogliare, sotto forma di offerte dei penitenti, considerevoli somme di denaro nelle casse pontificie.
L'iniziativa ebbe un enorme successo e decine di migliaia di pellegrini visitarono ogni giorno la città di
Roma
che da secoli non aveva più visto tanta vitalità . La personalità egocentrica e megalomane di Bonifacio dovette ricevere un'enorme gratificazione nel constatare la venerazione dei penitenti nei confronti della Chiesa e della sua persona anche se i sovrani europei non parteciparono alle celebrazioni dimostrando che la politica teocratica del pontefice non aveva possibilità di successo.
Intanto si inasprivano i rapporti con la corona francese a causa della contesa fra Bonifacio ed il re di
Germania
Alberto I d'Asburgo
, alleato di
Filippo il Bello
.
Bonifacio accusò
Alberto I
di aver assassinato il predecessore
Adolfo di Nassau
e lo convocò a
Roma
per discolparsi. Questa posizione fu sgradita a
Filippo
che reagì con la confisca dei beni ecclesiastici in
Francia
. A sua volta Bonifacio VIII emanando nel
1301
la bolla
Salvator Mundi
annullò ogni precedente concessione fatta dalla Chiesa al re di
Francia
, in particolare quella relativa al prelievo fiscale sul clero di cui si è detto.
Subito dopo seguì la bolla
Ausculta fili
con la quale Bonifacio VIII convocava un concilio da tenersi l'anno successivo ed invitava
Filippo
a parteciparvi per chiarire definitivamente i rapporti fra Stato e Chiesa.
Ancora una volta la reazione del re fu immediata e decisa: egli convocò a
Parigi
l'assemblea degli
Stati Generali
nella quale erano rappresentati tutti i centri di potere politico ed economico della
Francia
del tempo: la nobiltà , l'alta borghesia ed il clero e divulgò il contenuto delle due bolle papali chiedendo ed ottenendo la garanzia che tutti i presenti avrebbero supportato un'azione decisiva contro il dispotismo di Bonifacio.
Nel corso di questa consultazione fu stilata una lettera rivolta al pontefice del quale si respingeva duramente la politica e venne emanato il divieto al clero francese di partecipare al concilio, pena la confisca dei beni.
La successiva mossa di Bonifacio portò allo scontro definitivo con
Filippo
e fu probabilmente l'evento scatenante della definitiva rovina della sua politica e del suo potere.
Riunito il Concilio, il 18 novembre
1302
, egli emanò la bolla
Unam Sanctam
nel quale dogmatizzava il concetto della superiorità del papa sui sovrani temporali. Questa concezione tipicamente medioevale si articolava sull'idea che il papa dovesse reggere il potere spirituale personalmente e tramite i ministri del culto mentre quello temporale, comunque di sua esclusiva pertinenza, fosse delegato al re il cui ruolo veniva così ridotto a quello di semplice esecutore del volere della Chiesa.
Chiunque si fosse ribellato a questa legge sarebbe stato punito con la scomunica. Si deve tener presente che nel
Medioevo
la scomunica di un re comportava la liberazione dei suoi sudditi da ogni obbligo di obbedienza. Si trattava evidentemente di una liberazione puramente morale ma in un'epoca nella quale il terrore religioso fungeva da strumento di governo il re scomunicato era esposto a concreti pericoli di ribellione molto più di un monarca il cui potere veniva considerato sacro.
Filippo il Bello
passò dunque alle vie di fatto ed istituì un processo contro Bonifacio VIII accusandolo di simonia e di eresia. Non gli fu difficile raccogliere testimonianze perché Bonifacio contava parecchi nemici fra i quali i membri della
famiglia Colonna
che si trovavano ancora in
Francia
sotto la protezione del re.
Il consigliere di stato
Guglielmo di Nogaret
ebbe l'incarico di recarsi in
Italia
per arrestare Bonifacio VIII e costringerlo a sottoporsi al processo.
Vani furono i tentativi del pontefice di fronteggiare la situazione:
Filippo
ignorò la scomunica con la quale egli lo colpì considerando inefficaci le disposizioni di un pontefice ormai prossimo alla deposizione. Anche il tentativo di attrarre dalla sua parte
Alberto I d'Asburgo
lusingandolo con la promessa della corona imperiale non sortì effetti concreti. Intanto l'istruttoria proseguiva ed altri capi di accusa, fra i quali l'assassinio di
Celestino V
, venivano ascritti a carico del papa.
Avanzando in
Italia
Nogaret
vide schierarsi dalla sua parte
Sciarra Colonna
e tutta la nobiltà rivale della famiglia Caetani. Il 7 settembre
1303
il palazzo di Anagni fu circondato dai
Francesi
e Bonifacio venne arrestato,
Nogaret
dovette difendere il papa dall'ira dei Colonna che lo avrebbero giustiziato sul posto, per poter completare la sua missione e tradurre l'illustre prigioniero davanti al tribunale di
Parigi
.
L'impresa comunque non gli riuscì perchè la popolazione di Anagni liberò Bonifacio consentendogli di riparare a
Roma
(9 settembre). Sul motivo di questa reazione popolare gli storici non concordano. Per alcuni si trattò dell'indignazione per le ingiurie, e forse per le percosse, subite da chi era pur sempre il legato di
Cristo
in terra; per altri fu il timore che alleati politici di Bonifacio muovessero militarmente su Anagni coinvolgendo la città nelle sofferenze di una guerra. In ogni caso i più facinorosi approfittarono dell'occasione per saccheggiare prima il palazzo papale poi le case dei nobili che avevano contribuito alla cattura di Bonifacio.
Dal 25 settembre
1303
Bonifacio fu in Vaticano, sotto la protezione della famiglia
Orsini
, gravemente ammalato di calcolosi renale e probabilmente prostrato nello spirito per le umiliazioni subite.
Sopravvisse solo pochi giorni: morì l'11 ottobre
1303
. Il sepolcro in cui fu tumulato nella basilica di San Pietro era opera di
Arnolfo di Cambio
ed era stato commissionato dallo stesso pontefice. Andò perduto nel rinascimento durante la costruzione della nuova basilica e la salma fu trasportata nell'attuale collocazione nelle grotte vaticane.
Il suo successore
Benedetto XI
visse soltanto pochi mesi dopo la nomina, quindi si verificò una vacanza del seggio pontificio di undici mesi prima dell'elezione di
Clemente V
.
Nel
1303
Bonifacio VIII fondò l'Università Romana, in contrapposizione agli atenei francesi che erano controllati da
Filippo il Bello
.
Riferimenti letteratura:
Divina Commedia - Inferno
Vedi anche:
Cronologia dei Papi ed Antipapi
Indice sezione