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Fidia



Testa di Atena Lemnia
Testa di Atena Lemnia
(Copia romana I secolo)
Bologna, Museo Civico Archeologico
Di Stefano Bolognini - Opera propria
circa 500 a.C. - 432 a.C.
Scultore ateniese, figlio di Carmide, fu allievo di Elada di Argo1.
Famoso per la colossale statua crisoelefantina di Zeus ad Olimpia considerata una delle sette meraviglie del mondo, ebbe larga parte nel rinnovamento di Atene voluto da Pericle, soprattutto nella costruzione del Partenone per il quale realizzò la statua crisoelefantina di Athena Pathénos ed altre dieci o dodici statue.
Pausania parla della statua della Madre degli Dei realizzata da Fidia per il tempio della dea al Ceramico di Atene, della statua di Apollo nel Partenone e di varie altre opere.
Sono incerte e discusse le notizie sulla fine di Fidia, secondo varie fonti fu attaccato dagli oppositori di Pericle che intorno al 432 a.C. intentarono un processo contro di lui (forse per aver sottratto oro o avorio destinati alle sue opere), riuscì a dimostrare la sua innocenza ma fu di nuovo processato, questa volta per empietà per aver ritratto se stesso sullo scudo di Atena e condannato a morte. Studiosi moderni, tuttavia, ipotizzano che sia riuscito a fuggire oppure che sia stato espulso da Atene e morto in esilio.

Racconta Pausania che i discendenti di Fidia, detti Fedrinti, avevano il compito onorifico di mantenere pulita la statua di Zeus in Olimpia, prima di occuparsene offrivano sacrifici a Atena Ergane, protettrice del lavoro.
Fra i molti allievi di Fidia furono Agoracrito di Paro (il prediletto) e Alcamene di Atene.
Provenienza immagine: dalla rete
Amazzone ferita
Musei Capitolini
User:Tetraktys (2006), CC BY-SA 3.0,
Wikimedia Commons


L'Amazzone ferita

Nel 435 a.C. lo scultore realizzò l'Amazzone ferita con la quale partecipò a una competizione indetta dal santuario di Efeso.
La gara, stando a Plinio (Naturalis Historia XXXIV, 53) , fu vinta da Policleto mentre Fidia fu il secondo classificato e Ctesilao il terzo4.
Una copia romana della statua di Fidia si trova a Roma nei Musei Capitolini ma l'identificazione con l'originale è incerta a causa dell'affinità con l'opera di Policleto e con varie altre copie.
Questa statua si trovava anticamente a Villa Adriana a Tivoli e fu donata al museo dal papa Benedetto XIV nel 1753


La statua di Athena Parthénos
Provenienza immagine: dalla rete
Athena Parthenos di Fidia. Copia romana in marmo
Museo Archeologico Nazionale di Atene

La statua di Athena Parthènos (Atena Vergine) fu realizzata da Fidia nel 438 a.C. per il tempio principale dell'Acropoli di Atene che proprio da questa statua prese il nome di Partenone.
L'opera, eseguita in avorio e oro e decorata con pietre preziose, andò perduta per un incendio nel quinto secolo d.C. ma se ne hanno le descrizioni degli autori antichi ecopie in scala ridotta fra cui quella custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Atene che è forse la più fedele.
Era alta circa dodici metri e rappresentava la dea in piedi con lo sguardo rivolto in avanti. Aveva sul capo un elmo con tre cimieri raffiguranti un cavallo, una sfinge e un grifo. Nella mano destra aveva una piccola Nike dea della vittoria mentre la sinistra reggeva una lancia e poggiava sullo scudo riccamente decorato sui due lati, seminascosto dallo studio era il serpente erittonio, animale sacro correlato alla fondazione di Atene.
Atena vestiva un peplo dalla profonda pieghe verticali. Sulla fibbia pettorale erano rappresentate Medusa e l'egida con la testa della Gorgone che appare in molte altre immagini della dea.
L'ammirazione che l'opera suscitò fu probabilmente il motivo per cui nel 436 Fidia fu chiamato a Olimpia per realizzare la statua crisoelefantina di Zeus.


La statua di Zeus Olimpio
Provenienza immagine: dalla rete
Zeus di Olimpia, xilografia del XIX secolo
Sidney Barclay
Voyage aux Sept merveilles du monde

Fidia lavorò alla statua di Zeus per il Tempio di Olimpia dal 436 al 433 a.C. circa.
Alta dodici metri, realizzata con lamine d'oro e avorio, la statua rappresentava il dio seduto in trono con una Nike (la vittoria) nella mano destra e nella sinistra uno scettro sul quale posava un'aquila, uccello che faceva parte dei simboli di Zeus. Il manto e i calzari erano in oro e, secondo Pausania, il manto era decorato con figure di fiori e di animali, probabilmente in pasta di vetro. Sulla base della statua era inciso un epigramma con il nome dell'autore.
Fidia lavorò in un locale nei pressi del tempio che è stato identificato negli anni cinquanta del ventesimo secolo. Vi sono state ritrovate matrici usate per martellare le lamine d'oro, resti di vari materiali e attrezzi usati dallo scultore e dai suoi aiuti.
Trasportato a Costantinopoli all'inizio del quinto secolo d.C., Zeus Olimpio fu distrutto da un incendio nel 475.
Secondo una notizia tramandata da Strabone, Fidia dichiarò di essersi ispirato a versi dell'Iliade per l'aspetto e l'espressione del dio:
Disse: e il gran figlio di Saturno i neri
sopraccigli inchinò, Sull'immortale
capo del sire le divine chiome
ondeggiaro, e tremonne il vasto Olimpo.

(Iliade I, 528-531)


Apollo Parnopio
Provenienza immagine: dalla rete
Apollo di Kassel
Museo del castello Wilhelmshöhe a Kassel

Pausania (I, 24, 7) parla di una statua in bronzo di Apollo Parnopio, opera di Fidia, collocata nei pressi del Partenone. Il termine parnopio significa "che allontana le cavallette", ci si rivolgeva evidentemente a Apollo per allontanare questi insetti. L'originale è perduto ma esistono varie copie romane in marmo tra le quali è l'Apollo di Kassel custodita nel museo del castello Wilhelmshöhe a Kassel, in Germania, che fu rinvenuta nel 1721 nella zona del Circeo, nella villa di Domiziano.

Fidia e la Pace
Nella commedia Pace, Aristofane, alludendo alle disavventure giudiziarie di Fidia, fa dire a Ermes che Pericle temendo di essere coinvolto aveva distratto la pubblica attenzione dal processo emanando un decreto che stabiliva l'embargo commerciale contro i Megaresi, creando così una delle concause della guerra del Peloponneso e quindi dell'allontanamento della pace dalla città.
Il nesso tra il processo contro Fidia e il decreto di Pericle è in realtà un'insinuazione non dimostrabile che Aristofane usa per introdurre una "parentela" della pace con lo scultore e far dire al coro Capisco perché [la Pace] ha un aspetto tanto bello: è imparentata con Fidia2  3.


Fidia in Pausania
I, 3 - Statua della Madre degli Dei nel Ceramico di Atene
I, 14 - Statua di Afrodite Urania per il tempio della dea nel Ceramico di Atene
I, 24 - Statua di Apollo Parnopio e statua di Atena Lemnia sull'Acropoli di Atene
I, 33 - Statua di Nemesi per il santuario di Ramnunte
I, 40 - Collaborazione con Teocosmo per la statua di Zeus a Megara
V, 10 - Statua di Zeus a Olimpia
V, 11 - Descrizione della statua di Zeus a Olimpia
V, 14 - I suoi discendenti avevano il compito di pulire la statua di Zeus
V, 15 - Un ambiente in Olimpia era detto studio di Fidia perché lo scultore vi aveva lavorato alla statua di Zeus
VI, 4 - Statua di un giovane atleta (Pantarce) che si cinge il capo con una fascia (Olimpia)
VI, 10 - Altra statua di Pantarce in Olimpia
VI, 26 - Statua di Atena nella cittadella di Elea
IX, 4 - Statua in legno di Atena nel tempio della dea a Platea
IX, 10 - Statua di Ermes nel tempio di Apollo Ismenio a Tebe
IX, 24 - Opere di Agoracrito allevo prediletto di Fidia nel tempio di Atena Itonia a Coronea
X, 10 - Statue di Codro, Teseo e Fileo a Delfi

Fidia e Plinio il Vecchio
Plinio il Vecchio menziona più volte Fidia e le sue opere nella sua Naturalis Historia:
Nel libro XXXIV vengono elencate le principali opere dello scultore, Zeus di Olimpia (che non ha rivali), Athena Parthénos nel Partenone, l'Amazzone ferita seconda qualificata nella gara di Efeso vinta da Policleto, un'altra Atena detta la bella (probabilmente l'Atena Lemnia), una Portatrice di chiavi (si intendono le chiavi dei portali dell'Acropoli idealmente affidate a Atena come custode della città), l'Atena che Paolo Emilio portò a Roma e dedicò nel Tempio della Fortuna nel 168 a.C. e altre due statue vestite del pallio dedicate nello stesso tempio da Lutazio Catulo nel 101 a.C.. Infine una seconda statua colossale nuda probabilmente di Zeus della quale non si hanno altre notizie. Plinio conclude questo passo con il suo apprezzamento: Si ritiene giustamente che abbia rivelato le possibilità della scultura in bronzo e ne abbia dato un modello. L'idea di Fidia iniziatore della scultura in bronzo è ribadita poco più avanti (N.H. XXXV, 56) dove si dice che a Fidia seguì Policleto che portò l'arte del bronzo alla perfezione.
In N.H. XXXV, 54, Plinio ricorda che Fidia iniziò come pittore e che decorò personalmente l'interno dello scudo di Athena Parthénos. Nel libro XXXVI si parla di Fidia scultore in marmo e di una sua Venere che si trovava a Roma nel Portico di Ottavia. Infine in XXXV, 18 Figlia è consacrato lo scultore più famoso tra tutti i popoli a cui giunge la fama di Giove Olimpio. Tralasciando di parlare ancora delle grandi opere di FIdia, Plinio si sofferma in su particolari virtuosismi come la battaglia delle Amazzoni e a Gigantomachia sui due lati dello scudo di Atena, lo scontro tra Lapiti e Centauri sui suoi sandali e altri dettagli perché si capisca che la sua grandezza è stata pari a se stessa che nei particolari.

Fidia e Dione Crisostomo5
Dione Cocceiano, anche detto Dione di Prusa dalla sua città natale o Dione Crisostomo (bocca d'oro) per le sue qualità di oratore, visse nel I secolo d.C. e fu noto per i suoi discorsi dei quali ottanta sono giunti fino a noi. Nel discorso che fiene indicato come dodicesima orazione, Dione affronta il complesso argomento delle relazioni tra poesia e arti figurative. La narrazione consiste in un dialogo tra lo scultore e alcuni giudici che devono stabilire se la statua di Zeus a Olimpia come rappresentazione del divino sia perfetta o comunque insuperabile.
Una tradizione ampiamente documentata sosteneva l'ipotesi che lo scultore avesse cercato ispirazione nel già citato passo di Omero (Iliade I, 528-531). Il Fidia di questa orazione nota come il poeta goda di maggior libertà nel rappresentare il divino non essendo vincolato come lo scrittore dai limiti della materia immobile che può raffigurare un solo aspetto, un solo stato d'animo. L'illusione e il temporaneo non sono possibili in plastica. La scelta di Fidia è stata quella di realizzare Zeus come è possibile effigiare una natura divina.
Ha lavorato tenendo presente un gruppo omogeneo di attività che gli uomini attribuiscono a Zeus, tralasciando l'aspetto guerriero e temibile del dio che non era possibile rappresentare insieme agli altri attributi. A uno scultore, conclude Fidia, non si può chiedere di più.



Riferimenti letteratura:
  • Aristofane - Pace
  • Diodoro Siculo - Biblioteca storica
  • Strabone - Geografia
  • Properzio - Elegie
  • Igino - Fabulae
  • Plinio il Vecchio - Storia Naturale
  • Luciano di Samosata - Immagini
  • Pausania - Descrizione della Grecia
  • Plutarco - Vite di Pericle e Fabio Massimo


    Note:


    Note:
    1. Johann J. Winckelmann - Storia delle Arti del Disegno L. IX Cap. I
    2. Aristofane - Pace v.615 - Traduzione di Umberto Albini
    3. Johann J. Winckelmann - Storia delle Arti del Disegno L. IX Cap. II
    4. Johann J. Winckelmann - Storia delle Arti del Disegno L. IX Cap. II §24
    5. FERRI, SILVIO. "IL DISCORSO DI FIDIA IN DIONE CRISOSTOMO (1936): Saggio Su Alcuni Concetti Artistici Del V Secolo." Studi Classici E Orientali 11 (1962): 165-91. Accessed July 24, 2021. http://www.jstor.org/stable/24172518.

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