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Muse



Mengs Parnasus
A.R. Mengs - Le Muse con Apollo
Roma, Villa Albani
Nella tradizione più diffusa, narrata da Esiodo nella Teogonia, erano figlie di Zeus e di Mnemosine, dea della memoria.
Erano patrone del canto e della danza.
  • Clio - colei che rende celebri
  • Euterpe - colei che rallegra
  • Talia - che si diletta nella danza
  • Erato - che suscita desideri
  • Polimnia - ricca di inni
  • Urania - la celeste
  • Calliope - dal bel canto
  • Melpomene - la cantante
  • Tersicore - colei che si diletta nella danza
    Secondo un'altra tradizione erano soltanto tre e su chiamavano Melete (l'esercizio), Mneme (il ricordare) e Aoide (il cantare).
    In epoca tarda fu attribuita, a ciascuna delle nove Muse, la tutela di un'arte particolare:
  • Clio - storiografia
  • Euterpe - l'arte del flauto
  • Talia - commedia
  • Melpomene - canti funebri e tragedia
  • Tersicore - l'arte della lira
  • Erato - la danza
  • Polimnia - la narrativa
  • Urania - l'astrologia
  • Calliope - il canto eroico.
    Le attribuzioni variano talvolta nelle diverse versioni del mito.
    Le guidava, nel canto e nella danza, il dio Apollo, detto per questo Musagete.
    In un mito tramandato da Pausania, le nove figlie del macedone Pieros (le Pieridi), sfidarono nel canto le vere Muse.
    Al canto delle Pieridi il cielo si oscurò e nessuno volle ascoltare mentre, quando cantarono le vere Muse il monte Elicona cominciò a crescere magicamente verso il cielo.
    Per fermare la sua crescita, Posidone, ordinò a Pegaso di colpire la vetta con gli zoccoli: dal punto colpito da Pegaso scaturì la fonte Ippocrene, sacra alle Muse ed alla loro madre Mnemosine.
    Si è più volte supposta la raffigurazione arcaica delle Muse in forma di uccelli, in relazione con il mondo dell'aldilà, gli antichi - infatti - attribuivano al canto poetico uno stretto rapporto con gli inferi.

    A Roma non si ebbe un vero culto delle Muse - che venivena spesso identificate con le indigene Camene - tuttavia seguendo l'uso greco poeti e letterati romani includevano spesso nelle loro opere invocazioni alle dee.
    Esiodo, che fu il primo a citare i nove nomi delle Muse, collega il loro canto e la letizia che gli dei ne ricevevano alla celebrazione della vittoria di Zeus sui Titani ed al nuovo ordine del mondo che ne era conseguito.
    I luoghi più antichi di culto delle Muse furono l'Olimpo e l'Elicona.
    Sulle pendici orientali dell'Olimpo (la Pieride) si svolgevano le feste Olimpie, istituite dai re macedoni che furono celebrate con particolare solennità da Alessandro in poi.
    Il culto delle Muse sull'Elicona era strettamente connesso all'opera esiodea, infatti Esiodo, all'inizio della Teogonia immagina di essere stato interpellato ed educato dalle Muse sugli eventi da narrare mentre sorvegliava il proprio bestiame sull'Elicona.
    Spesso le Muse erano considerate ninfe delle fonti e delle sorgenti.
    Nel mito di Orcomeno il dio Dioniso, inseguito e ferito, aveva trovato accoglienza ed aiuto presso le Muse.
    Il piacere e l'entusiasmo che nascono dall'esperienza artistica veniva a volte comparato con il misticismo dionisiaco e da questa relazione nacque la figura di un Dioniso Musagete.
    Nell'analizzare le corrispondenze dei miti greci con quelli egiziani, Diodoro Siculo comprende le Muse nel seguito di Dioniso e in quello di Osiride ed accenna ad una tradizione alternativa che le considerava figlie di Urano e di Gea.
    Nell'evoluzione del pensiero greco le Muse nascono quindi come divinità minori, paragonabili a ninfe, alle Grazie o alle Ore.
    L'animo arcaico della Grecia le immagina come un gruppo di fanciulle intente a cantare danzando le vittorie di Zeus. A poco a poco la loro competenza si estende all'uso degli strumenti musicali ed altre forme artistiche finché - in età ellenistica - ciascuna Musa giunge a specializzarsi nel patronato di una singola attività artistica.
    E' comunque importante il concetto esiodeo della loro onniscenza riguardo alle origini del mondo e degli dei, un sapere che evidentemente derivano da Mnemosine, loro madre, ed elargiscono a poeti e cantori umani perchè diffondano la loro arte e la loro verità nel mondo.

    Sono frequenti gli episodi nei quali le Muse partecipano a gare di talento o ne sono giudici. In un mito narrato da Apollodoro, Tamiri figlio di Filammone e della ninfa Argiope le sfida in una gara di musica e dopo averlo battuto le Muse lo privano degli occhi e della sua cetra.
    Ancora Apollodoro afferma che fu dalle Muse che la Sfinge apprese il celebre enigma che fu risolto da Edipo.
    In Igino le Muse arbitrano la gara di musica fra Apollo e Marsia.
    Pausania (IX, 34, 2) racconta una leggenda della Beozia in cui le Sirene, convinte da Era, sfidavano in una gara di canto le Muse che dopo averle vinte spennavano le loro ali per fare delle corone di piume.


    Riferimenti letteratura:
  • Iliade
  • Inni Omerici
  • Esiodo - Teogonia
  • Esiodo - Le opere e i giorni
  • Euripide - Reso
  • Diodoro Siculo - Biblioteca storica
  • Virgilio - Eneide
  • Ovidio - Metamorfosi
  • Igino - Fabulae
  • Teocrito - Idilli
  • Plinio il Vecchio - Storia Naturale
  • Pausania - Descrizione della Grecia
  • Luciano di Samosata - Dialoghi marini, degli dei e delle cortigiane
  • Pseudo-Apollodoro - Biblioteca
  • Nonno di Panopoli - Dionisiache
  • Fozio - Biblioteca (Conone)
  • Divina Commedia - Inferno
  • Divina Commedia - Purgatorio
  • Divina Commedia - Paradiso



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