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Eginardo

VITA DI CARLO MAGNO



PROLOGO


L'autore introduce la sua opera con la considerazione che se è giusto studiare la storia antica anche gli eventi contemporanei meritano di essere tramandati, soprattutto quando si tratta della vita di "un re grandissimo e di meritatissima fama".
Eginardo aggiunge che a spingerlo a scrivere è anche la sua gratitudine per Carlo che lo ha sempre voluto alla sua corte e, quando era in vita, lo ha sempre colmato di benefici. Questo debito d'amicizia Eginardo lo onorerà dunque scrivendo la biografia del suo patrono e scrivendola in latino, mettendo quindi a rischio lui "barbaro" la sua reputazione.

1. L'antica stirpe regale dei Merovingi si concluse con Childerico che fu deposto per ordine di papa Stefano e relegato in monastero ma in realtà già da diverse generazioni i Merovingi erano privi di potere ed esercitavano un ruolo esclusivamente rappresentativo mentre l'autorità era tutta nelle mani del prefetto di palazzo, detto "maggiordomo".

2. Quando Childerico venne deposto era maggiordomo Pipino padre di Carlo. La sua famiglia deteneva la carica dai tempi del bisnonno di Pipino, il famoso Carlo Martello vincitore sui Saraceni a Poitiers e Narbona.
Pipino inizialmente ricoprì la carica insieme al fratello Carlomanno finché questi non scelse la vita contemplativa fondando un monastero sul Monte Soratte e più tardi trasferendosi a Montecassino.

3. Pipino divenne re per volontà del papa e governò per quindici anni. Morì lasciando il trono ai figli Carlo e Carlomanno fra i quali l'assemblea generale dei Franchi divise il regno riapplicando la precedente divisione fra Pipino e il fratello, così la parte che era stata di Pipino andò a Carlo e Carlomanno ebbe quella già governata dall'omonimo zio.
Carlomanno morì dopo due anni e Carlo divenne re di tutti i Franchi.

4. Poiché già per Eginardo non era possibile trovare notizie sull'infanzia e la prima giovinezza di Carlo Magno l'autore dichiara che non se ne occuperà.

5. La prima impresa militare di Carlo Magno fu la conduzione di una guerra con l'Aquitania già iniziata sotto Pipino. Carlo catturò Unaldo duca di Aquitania e anche Lupo, signore della Guascogna, gli si sottomise.

6. Accogliendo le preghiere del papa Adriano, Carlo mosse quindi guerra contro i Longobardi in Italia.
Già Pipino aveva combattuto contro il re Astolfo assediando Pavia e costringendo i Longobardi a restituire città e castelli tolti ai Romani.
Carlo combattè contro Desiderio portandolo alla resa, mandò in esilio Adelchi figlio di Desiderio e sconfisse Rotgaudo duca del Friuli. Quando ebbe sottomesso l'intera Italia vi impose come re il figlio Pipino.

7. Vinti i Longobardi, Carlo Magno iniziò la guerra contro i Sassoni che da sempre insidiavano i territori di confine. Questa guerra durò trentatre anni durante i quali i Sassoni vennero sconfitti più volte, più volte trattarono la pace e altrettante violarono i patti.
Alla fine Carlo Magno stroncò la resistenza del nemico deportando migliaia di Sassoni, quelli rimasti dovettero convertirsi al Cristianesimo e accettare le leggi dei Franchi.

8, 9) Durante la lunga guerra contro i Sassoni Carlo affrontò anche altri conflitti ma non si perse mai d'animo.
Valicò i Pirenei, entrò in Spagna ed accettò la resa di molte città senza subire perdite se non a causa di un'imboscata nel territorio dei Baschi (al valico di Roncisvalle) sulla via del ritorno. In quell'occasione cadde in combattimento il prefetto di Bretagna Rolando.

10) Carlo sottomise i Bretoni della costa occidentale della Gallia quindi scese in Italia spingendosi fino in Campania dove ricevette lo spontaneo giuramento di fedeltà di Arechi duca di Benevento.

11) Tassilone duca dei Bavari (Tassilo III) si alleò con gli Avari (Eginardo scrive Unni) per provocare la guerra contro i Franchi, lo istigava la moglie Liutperga figlia del deposto re Desiderio che intendeva vendicare la sconfitta del padre. Tuttavia quando Carlo giunse con l'esercito al confine con la Baviera Tassilone si arrese spontaneamente.

12) Carlo combattè anche una campagna contro il popolo slavo dei Welatabi (Veleti) che minacciavano gli Obodriti alleati dei Franchi.

13) Dopo quella contro i Sassoni la campagna militare più importante fu quella contro gli Avari (Eginardo scrive Unni) che durò otto anni. Carlo intervenne personalmente una sola volta, per il resto le operazioni furono condotte da suo figlio Pipino e da altri nobili.
Con questa guerra gli Avari vennero completamente annientati, tanto che i loro territori rimasero desolati e i Franchi ricavarono immense ricchezze.

14) L'ultima guerra fu contro i pirati normanni il cui capo Godefrido minacciava di invadere Gallia e Germania e di arrivare ad Aquisgrana, ma quando Godefrido fu ucciso dai suoi uomini la guerra ebbe termine.

15) Con queste guerre Carlo raddoppiò il regno ereditato dal padre assoggettando l'Aquitania, la Guascogna, la regione dei Pirenei, l'Italia, la Sassonia, la Pannonia, la Dacia, l'Istria, la Liburnia, la Dalmazia e ancora altri territori dell'Europa Centrale.

16) Strinse invece rapporti di amicizia con Alfonso re delle Asturie, con i re degli Scoti, con Haron re dei Persiani ((Harun al-Rashid, califfo della dinastia abbaside). Gli imperatori di Costantinopoli Niceforo, Michele e Leone gli offrirono amicizia e stipularono con lui precisi patti di non belligeranza.

17) Carlo curò anche molte opere di pace come la Cattedrale di Aquisgrana, il ponte sul Reno a Magonza e molti magnifici edifici.

18) Eginardo, dopo aver ricordato le imprese del re, passa a descrivere l'uomo e la sua vita personale.
Sostenne con grande pazienza l'atteggiamento ostile del fratello con il quale inizialmente dovette condividere il potere.
Su pressione della madre sposò la figlia di Desiderio re dei Longobardi (Ermengarda) ma presto la ripudiò e sposò la nobile Ildegarda dalla quale ebbe Carlo (Carlo il Giovane), Pipino, Ludovico, Rotrude, Berta e Gisla. Dopo Ildegarda sposò Fastrada dei Franchi Orientali dalla quale nacquero Teoderada e Iltrude.
Un'altra figlia di nome Rotaide nacque da una concubina. L'ultima moglie fu l'alemanna Liutgarda che non gli diede figli.
Dopo la morte di Liutgarda ebbe altri figli da quattro concubine: da Madelgarda nacque Rotilde, da Gersuinda, sassone, nacque Adaltrude, da Regina ebbe Drogone e Ugo e infine Adalinde generò Teoderico.
Fu molto legato alla madre Bertrada con la quale ebbe ottimi rapporti, alla sua morte la fece seppellire nella basilica di Saint-Denis.
Ebbe grande affetto anche per la sorella Gisla che si votò alla vita religiosa e trascorse la sua esistenza in un monastero.

19) Faceva studiare ai figli le arti liberali, voleva che i maschi si addestrassero con le armi e la caccia e che le femmine imparassero a filare.
Fra i suoi figli morirono prima di lui Carlo, Pipino e Rotrude promessa sposa di Costantino imperatore di Bisanzio.
Pipino lasciò un figlio di nome Bernardo e cinque femmine: Adelaide, Adula, Gundrada, Bertaide, Teoderada. Carlo Magno lasciò che Bernardo succedesse al padre nella carica di re d'Italia e fece educare le femmine con le sue figlie.
Dava grande importanza alle amicizie e agli affetti familiari, non voleva che le figlie si sposassero per tenerle sempre con se, ma non sempre la moralità della sue figlie fu come l'avrebbe desiderata.

20) Aveva un altro figlio di nome Pipino nato da una concubina e deturpato dalla gobba. Cospirò contro il padre ma venne scoperto e rinchiuso in monastero. Questa congiura e un'altra precedente furono forse causate dalla durezza della regina Fastrada e dai suoi effetti sul carattere di Carlo solitamente mite e clemente.

21) Era molto ospitale ed accoglieva gli stranieri con magnanimità.

22) Era alto e robusto, la statura e i capelli bianchi gli conferivano un aspetto autorevole ma lo sguardo era allegro e cordiale. La sua salute fu sempre buona tranne che negli ultimi anni ma continuò comunque ad essere attivo e dinamico. Amava cacciare e nuotare alle terme, spesso con i figli e gli amici.

23) Vestiva sempre alla foggia dei Franchi con una tunica, calzoni e calzari, un mantello azzurro e d'inverno una pelliccia; non indossava mai abiti stranieri. Solo nelle occasioni ufficiali si presentava in pubblico con la corona e con ornamenti d'oro, vestendo altrimenti come la gente comune.

24) Mangiava e beveva con moderazione, amava molto gli arrosti. Raramente teneva banchetti.

25) Aveva un'ottima eloquenza e sapeva esprimersi in latino, comprendeva il greco ma non lo parlava. Coltivò le arti liberali studiando la grammatica con Pietro da Pisa e le altre materie con Alcuino. Si sforzava di scrivere ma con scarso successo perché aveva iniziato troppo tardi.

26) Fu religioso e costruì la grande cattedrale di Aquisgrana facendo portare marmi da Roma e da Ravenna.

27) Si dedicò molto all'assistenza dei poveri e alle elemosine che inviava anche fuori dal suo regno a favore dei bisognosi di altri paesi. Aveva particolare venerazione per la Basilica di San Pietro a Roma e ne arricchì il tesoro con innumerevoli doni. Onorava anche l'antica grandezza di Roma ma nonostante ciò durante i quarantasette anni del suo regno vi si recò solo quattro volte.

28) L'ultima visita a Roma la fece per portare soccorso a papa Leone che era stato accecato dai Romani (Eginardo accoglie evidentemente la tradizione della miracolosa guarigione del pontefice). In quell'occasione il papa, di propria iniziativa, lo incoronò imperatore. Carlo non gradì la nomina ed in seguito usò la sua diplomazia per non compromettere i rapporti con l'impero d'oriente.

29) Fece censire e scrivere tutte le leggi tramandate oralmente e progettò la promulgazione di un nuovo codice, progetto che non riuscì a condurre a termine.

30) Verso la fine della sua vita, con il consenso dell'assemblea generale dei Franchi, nominò suo collega il figlio Ludovico e lo designò suo successore. Durante una caccia fu colpito da una forte febbre e da un dolore che lo costrinsero a letto. Morì dopo sette giorni all'età di settantuno anni. Era il 28 gennaio 814.

31) Avevano preceduto la sua morte vari segni premonitori: eclissi di sole e di luna, il crollo di un arco della basilica, un incendio che bruciò il ponte di legno che Carlo aveva fatto costruire sul Reno. E ancora una sua caduta da cavallo che lo privò degli ornamenti regali, scosse di terremoto ad Aquisgrana, un fulmine sulla basilica.

32) Curò con attenzione la spartizione dei suoi beni personali fra gli eredi per evitare litigi e con i suoi lasciti assicurò ai poveri altre elemosine.
La biografia si conclude con una sintesi delle ultime volontà di Carlo e con l'elenco delle chiese, abbazie ed altre istituzioni beneficiate dai suoi lasciti.