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EUSEBIO DI CESAREA
STORIA ECCLESIASTICA
Libro I
L'opera inizia con la dichiarazione degli argomenti che l'autore si propone di trattare che riguardano la storia della Chiesa dai tempi degli
Apostoli
a quelli di
Eusebio
, le
eresie
sorte in quel periodo e le sciagure che colpirono la nazione degli
Ebrei
dopo la morte di
Cristo
.
A questa premessa segue un
sommario
nel quale
Eusebio
esprime le proprie convinzioni religiose (duplice natura di
Cristo
) ed altri argomenti relativi
alla divinità di nostro Signore e Salvatore,
Cristo
figlio di Dio.
.
La narrazione vera e propria inizia dalla nascita di
Gesù
, avvenuta a
Betlemme
in
Giudea
durante il regno di
Augusto
. La
Giudea
dipendeva allora dalla
Siria
che era governata da
Publio Sulpicio Quirinio
. In quei tempi fu indotto un censimento dei Giudei da
Quirinio
, censimento che fu pretesto per una rivolta antiromana capeggiata da
Giuda di Gamala
e da
Saddoc
.
In quegli anni, conformemente alla profezia, regnò per la prima volta sulla
Giudea
uno straniero,
Erode
che ottenne il governo dai
Romani
. Dai tempi di
Mosè
, infatti, avevano retto la
Giudea
governanti aristocratici in forza di un potere ereditario finché
Pompeo
, conquistata
Gerusalemme
, non aveva interrotto la successione.
Pompeo
aveva mandato a
Roma
Aristobulo II
, fino ad allora re e sommo sacerdote, sostituendolo con il fratello
Ircano II
ed aveva sottoposto la
Giudea
al pagamento di un tributo.
Ircano
fu fatto prigioniero dai
Parti
ed i
Romani
posero sul trono
Erode
il quale abrogò l'ereditarietà del sommo sacerdozio.
Avendo saputo dai
Magi
venuti dall'Oriente della nascita di un nuovo re annunciata dagli astri,
Erode
ordinò di uccidere tutti i bambini al di sotto dei due anni ma
Gesù
fu salvato dai genitori avvertiti da un angelo.
Erode
fu punito per le sue colpe con una serie di sciagure familiari (egli stesso fece uccidere la moglie e tre figli) e con un'orribile malattia che lo portò alla morte. Gli succedette il figlio
Archelao
poi spodestato dai
Romani
.
Durante il regno di
Tiberio
venne nominato procuratore per la
Giudea
Ponzio Pilato
che ricoprì la carica per dieci anni.
All'età di trent'anni
Gesù
si fece battezzare da
Giovanni
ed iniziò la sua predicazione che durò circa quattro anni durante i quali i
Romani
affidarono il sommo sacerdozio a quattro diversi personaggi, da
Anna
a
Caifa
.
Gesù
scelse dodici
Apostoli
ed altri settanta discepoli.
Giovanni Battista
fu decapitato per ordine di
Erode Antipa
che ne temeva la crescente popolarità.
Antipa
aveva sposato la cognata
Erodiade
(già moglie di
Filippo
) dopo aver ripudiato la sua prima moglie che era figlia di
Areta IV
re dei
Nabatei
; combattè contro
Areta
e fu sconfitto.
Al termine del primo libro
Eusebio
inserisce un racconto tratto dagli scritti apocrifi.
Abgar
, re di Edessa, aveva sentito parlare di
Gesù
e dei suoi miracoli e vi credeva profondamente. Essendo gravemente malato scrisse a
Gesù
implorando la guarigione.
Gesù
rispose che la Sua missione doveva essere svolta solo in Israele ma che, una volta assunto in cielo, avrebbe mandato un Suo discepoli ad Edessa. Infatti dopo la resurrezione di
Cristo
l'apostolo
Giuda Taddeo
si recò ad Edessa, guarì
Abgar
e predicò gli insegnamenti di
Gesù
.
Libro II
Il posto fra i dodici
Apostoli
del traditore
Giuda
fu assegnato, per estrazione a sorte, a
Mattia
. Vennero nominati anche sette diaconi fra i quali
Stefano
che fu il primo martire cristiano.
Giacomo
, fratello di
Gesù
, fu il primo vescovo di
Gerusalemme
.
Iniziò la persecuzione dei Cristiani ad opera dei Giudei e molti discepoli furono dispersi. Fra i più attivi persecutori era
Paolo
che mise in prigione molti fedeli. In quel tempo il diacono
Filippo
predicava in
Samaria
, qui
Simeone il Samaritano, detto
Simon Mago
, che esercitava arti magiche si fece battezzare simulando la fede in
Cristo
come avrebbero poi fatto tutti i suoi seguaci.
Anche
Paolo di Tarso
, convertito da una visione entrò a far parte degli
Apostoli
. Secondo
Tertulliano
Pilato
inviò a
Tiberio
una relazione sulla storia di
Cristo
e su quanto si diceva in
Giudea
a proposito della Sua resurrezione.
Tiberio
avrebbe presentato al
Senato
una proposta per riconoscere la divinità di
Gesù
. La proposta venne respinta ma
Tiberio
non attuò alcuna violenza nei confronti dei Cristiani.
Intanto gli
Apostoli
facevano proseliti ovunque ed iniziarono a sorgere importanti chiese come quelle di Cesarea e di
Antiochia
.
Morto
Tiberio
divenne imperatore
Gaio (Caligola)
il quale esiliò
Erode Antipa
ed
Erodiade
e nominò
Erode Agrippa
re dei Giudei.
Una delegazione di Alessandrini si presentò a
Gaio
, ne faceva parte
Filone
, illustre ebreo di
Alessandria
, teologo e filosofo che aveva l'incarico di difendere le tradizioni della sua gente presso l'imperatore.
Gaio
lo derise poi lo scacciò brutalmente come lo stesso
Filone
ricordava nei suoi scritti.
Una serie di sciagure, interpretate dall'autore come punizioni per il delitto commesso contro
Cristo
, si riversarono sui Giudei: così a
Roma
dove venivano perseguitati già dai tempi di
Seiano
, così in
Giudea
dove
Pilato
non tutelava le leggi ebraiche ed arrivò a requisire le somme raccolte dai Giudei per i sacrifici utilizzandole per la costruzione di un acquedotto.
La situazione peggiorò sotto
Caligola
che ordinò di collocare statue e ritratti che lo raffiguravano nei luoghi sacri di
Gerusalemme
.
Anche
Pilato
, dice
Eusebio
, fu colpito dalla giustizia divina e durante il regno di
Caligola
si trovò in difficoltà tali da scegliere il suicidio (la notizia proviene da testi apocrifi e non trova conferma storica).
Sotto
Claudio
, successore di
Gaio
, una grave carestia colpì la
Giudea
.
Erode Agrippa
fece giustiziare l'apostolo
Giacomo
ed imprigionare
Pietro
il quale evase, si dice, con l'aiuto di un angelo.
A
Roma
Simon Mago
ebbe grande successo, al punto che gli furono dedicate iscrizioni in cui si riconosceva la sua divinità, ma presto la sua fortuna ebbe termine. Nello stesso periodo l'apostolo
Pietro
giunse a
Roma
e qui iniziò la sua opera di predicatore. Su pressante richiesta dei seguaci di
Pietro
,
Marco
compilò il suo
Vangelo
che
Pietro
convalidò.
Marco
fu inviato in
Egitto
dove fondò la Chiesa di
Alessandria
, attorno a lui si formò una comunità ascetica descritta da
Filone
.
Claudio
espulse i Giudei da
Roma
(49 d.C.) ed a
Gerusalemme
scoppiò una rivolta durante la festa di Pasqua, con tragiche conseguenze per la popolazione. Prima di morire lasciando il trono a
Nerone
Claudio
nominò re di
Giudea
Erode Agrippa II
.
Anche sotto
Nerone
a
Gerusalemme
si verificarono disordini a causa delle azioni terroristiche di un gruppo di nazionalisti.
Paolo
fu arrestato e condotto a
Roma
, qui si appellò all'imperatore in forza della sua cittadinanza romana e venne assolto (61 d.C.), continuò quindi indisturbato la sua opera di predicazione ma più tardi (64 d.C., in seguito all'incendio) venne nuovamente arrestato e condannato. Dalle lettere scritte durante il secondo periodo di prigionia traspare la sua consapevolezza di essere ormai prossimo al martirio.
Il sommo sacerdote
Ananos (Anna il Giovane)
approfittò di un periodo di assenza del governatore romano (Porcio Festo morì nel 62 mentre era in carica ed il suo successore non si era ancora insediato) per processare arbitrariamente e giustiziare l'apostolo
Giacomo
. Subito dopo
Gerusalemme
fu assediata da
Vespasiano
.
Durante il regno di
Nerone
, che fu
primo fra tutti ad essere riconosciuto nemico di Dio
, subirono il martirio gli
Apostoli
Pietro
e
Paolo
, il primo crocifisso, il secondo decapitato.
A
Gerusalemme
scoppiò infine una grave rivolta a causa degli inumani metodi repressivi del governatore
Gessio Floro
, rivolta alla quale seguirono disordini in tutte le province orientali.
Libro III
La predicazione degli
Apostoli
continuò a diffondersi nel mondo:
Tomaso
in Partia,
Andrea
in Scizia,
Giovanni
in
Asia
.
Dopo il martirio di
Pietro
,
Lino
assunse la guida della Chiesa di
Roma
.
Fra i primi successori degli
Apostoli
fu
Luca
, medico di
Antiochia
che visse a lungo con
Paolo
e fu autore di un
Vangelo
e degli
Atti degli Apostoli
.
Anche Clemente, quarto vescovo di
Roma
fu compagno di
Paolo
.
Proseguendo il racconto delle vicende della
Giudea
,
Eusebio
racconta che quando
Vespasiano
fu proclamato imperatore si trovava, appunto, in
Giudea
e partì per
Roma
affidando il comando al figlio
Tito
. In quegli anni una serie di sciagure, ritenute dall'autore il castigo divino per la morte di
Cristo
, colpì gli
Ebrei
.
Eusebio
, che racconterà questi eventi in sintesi rinvia alla
Guerra Giudaica
di
Giuseppe Flavio
per i particolari.
Mentre i seguaci di
Cristo
avvertiti da una profezia si portavano in salvo fuori dalla
Giudea
scoppiò una gravissima carestia che a sua volta generò molte ribellioni. I rivoltosi razziavano le case di chi aveva ancora qualcosa da mangiare e la fame provocava innumerevoli vittime mentre i
Romani
assediavano
Gerusalemme
impedendo a chiunque la fuga.
Infine
Tito
espugnò la città (settembre 70 d.C.), i superstiti furono catturati e venduti come schiavi o destinati agli spettacoli con le belve nei circhi. Questa catastrofe, del resto, era stata predetta da
Gesù
come testimoniavano i
Vangeli
ed annunciata da una serie di sinistri prodigi che gli
Ebrei
non seppero o non vollero interpretare.
A questo punto
Eusebio
rende omaggio a
Giuseppe Flavio
, importantissimo fra le sue fonti, lodandone la sapienza e l'attendibilità ed elencandone le opere.
Dopo la presa di
Gerusalemme
,
Vespasiano
avrebbe ordinato la ricerca di tutti i discendenti di
Davide
per privare i Giudei di una stirpe reale (ma la notizia è presente solo in
Eusebio
).
A
Vespasiano
successe il figlio
Tito
(79 d.C.) durante il cui primato divenne vescovo di
Roma
Anacleto
. A
Tito
, che regnò solo per due anni e due mesi, successe
Domiziano
.
Ad
Anacleto
successe
Clemente
che fu autore di una lettera (Epistola ai Corinzi) molto nota ai tempi di
Eusebio
.
Per la sua crudeltà
Domiziano
si mostrò
erede dell'odio di
Nerone
e scatenò contro i Cristiani una nuova persecuzione che colpì anche il
console
Flavio Clemente
e
Flavia Domitilla
, parenti dell'imperatore. Anche
Domiziano
ordinò la cattura dei discendenti di
Davide
, in quell'occasione furono arrestati anche alcuni parenti di
Gesù
dei quali
Egesippo
raccontava gli interrogatori. A
Domiziano
successe
che interruppe la persecuzione.
In quegli anni fu composta l'
Apocalisse
detta di
Giovanni
.
L'apostolo
Giovanni
, che era stato esiliato nell'isola di Patmo, rientrò in
Giudea
ed operò la conversione di un brigante che
Eusebio
racconta citando un'omelia di Papa
Clemente
.
Giovanni
compilò il quarto
Vangelo
che differisce dagli altri tre per il periodo trattato in quanto si occupa anche degli eventi precedenti all'arresto di
Gesù
.
Già nei primi tempi del cristianesimo presero a svilupparsi le
eresie
. Gli inganni di
Simon Mago
furono ripresi ed imitati dal suo seguace
Menandro
. In Palestina si formò la setta degli
Ebioniti
(= i poveri) che negavano la divinità di
Cristo
.
Un'altra
eresia
veniva divulgata dall'antiocheno Cerinto il quale, prendendo le mosse da un passo dell'
Apocalisse
, sosteneva che
Cristo
sarebbe tornato sulla terra per regnarvi mille anni.
Anche sotto
Traiano
continuarono le persecuzioni contro i Cristiani, ne fu vittima, fra gli altri, Simeone secondo vescovo di
Gerusalemme
. Su esortazione di
Plinio il Giovane
, legato in
Bitinia
dal
110
al
112
,
Traiano
mitigò le persecuzioni ordinando di non ricercare più i Cristiani ma di punirli solo in caso di denuncia, provvedimento che se migliorò la situazione in generale non mancò di provocare numerosi casi di delazione pretestuosa.
Al vescovo di
Roma
Clemente
(esiliato nel 97 d.C. e morto nel 100 d.C.) succedette
Evaristo
. Fra i martiri di quegli anni
Eusebio
ricorda
Ignazio
vescovo di
Antiochia
del quale cita alcune lettere.
Libro IV
A
Roma
Evaristo
morì dopo otto anni di episcopato e gli successe
Alessandro
. Durante il regno di
Traiano
i Giudei si ribellarono in
Mesopotamia
ed in
Egitto
, le rivolte furono sanguinosamente represse dai legati romani.
Traiano
morì dopo venti anni di regno, gli successe
Adriano
, dopo tre anni
Sisto I
successe ad
Alessandro I
come vescovo di
Roma
. A
Sisto
, dopo dieci anni, successe
Telesforo
.
Durante il regno di
Adriano
i Giudei si ribellarono nuovamente, questa volta in Palestina. Li guidava un certo
Bar Kocheba
(figlio della stella) che
Eusebio
definisce assassino e rapinatore. I
Romani
attaccarono i ribelli e, dopo averli assediati nella città di Betthera non lontana da
Gerusalemme
, li sgominarono. Repressa la rivolta,
Adriano
vietò agli
Ebrei
di entrare in
Gerusalemme
.
Le
eresie
continuarono a moltiplicarsi. A
Simon Mago
e
Menandro
seguirono
Saturnino
in
Siria
e
Basilide di Alessandria
e
Carpocrate
in
Egitto
.
Degli eventi di quell'epoca, come la rivolta giudaica e la morte di
Antinoo
, scrissero importanti autori quali
Egesippo
e
Giustino
.
Adriano
ordinò che le condanne contro i Cristiani fossero emesse solo dopo aver appurato reali colpe tramite un regolare processo, ordinò inoltre di punire eventuali delatori e calunniatori.
Morto
Adriano
, divenne imperatore
Antonino Pio
. Nel primo anno del suo regno morì
Telesforo
ed
Igino
divenne vescovo di
Roma
.
Gli
eresiarchi
di quel tempo furono
Valentino
,
Cerdone
,
Marcione
.
Dopo quattro anni di episcopato
Igino
morì e fu eletto
Pio
al quale, dopo quindici anni, successe
Aniceto
.
Il filosofo
Giustino
compose un'apologia indirizzata ad
Antonino Pio
in difesa dei Cristiani, scritto del quale
Eusebio
cita alcuni brani.
Antonino
scrisse all'assemblea delle città delle province asiatiche (il Concilio d'
Asia
) disponendo che non si facessero più processi contro i Cristiani in quanto tali ma solo se colpevoli di azioni sediziose contro l'impero.
In quegli anni era ancora vivo
Policarpo
vescovo di Smirne che aveva conosciuto gli
Apostoli
. Pur molto anziano egli venne a
Roma
per incontrare
Aniceto
e predicare contro le
eresie
.
Policarpo
subì il martirio sul rogo a Smirne,
Eusebio
racconta la sua gloriosa fine citando una lettera della chiesa di Smirne nota come
Martyrium Polycarpi
.
Anche
Giustino
, predicando a
Roma
il Cristianesimo, si procurò rivali e nemici e finì per subire il martirio.
Eusebio
elenca le sue opere (a noi sono pervenute solo due apologie rivolte ad
Antonino Pio
e a
Marco Aurelio
ed un
Dialogo con Trifone
) citandone qualche passo.
Ad
Antonino Pio
successe
Marco Aurelio
durante il cui regno morì
Aniceto
e divenne vescovo di
Roma
Sotero
. Fiorirono in quel tempo numerosi scrittori ecclesiastici fra i quali
Egesippo
,
Dionigi di Corinto
,
Ireneo
ed altri.
Egesippo
, spesso citato da
Eusebio
, scrisse molte opere e parlò approfonditamente delle
eresie
del suo tempo. Di
Dionigi
vescovo di
Eusebio
ricorda le numerose lettere sull'ortodossia inviate alle chiese di altre città.
Teofilo
(vescovo di
Antiochia
dal
169
al
181
) fu autore di trattati contro l'
eresia
e di
Ad Autolico
(conservata).
Filippo
vescovo di Gortina scrisse un trattato contro
Marcione
.
Melitone
vescovo di
Sardi
ed
Apollinare di Hierapolis
composero apologie della fede.
Melitone
compose anche un'opera sulla Pasqua e numerosi testi di cui
Eusebio
fornisce l'elenco.
Apollinare
compose altre opere di teologia e contro le
eresie
del suo tempo.
Libro V
Sotero
vescovo di
Roma
morì e gli successe
Eleutero
.
Eusebio
dichiara di voler parlare in questo libro della storia dei martiri distinguendosi da altri autori che dedicarono le loro opere alla descrizione di guerre, combattimenti e vittorie militari.
Riporta infatti lunghi brani di una lettera indirizzata dai fedeli di
Lione
e
Vienna
alle chiese asiatiche nelle quali vengono descritti i supplizi ai quali furono sottoposti i martiri cristiani nelle Gallie durante il regno di
Marco Aurelio
.
Il contenuto delle lettere è discusso dagli studiosi in quanto non si hanno altre testimonianze di persecuzioni in Occidente sotto
Marco Aurelio
e perchè la condanna per acclamazione popolare, più volte descritta nelle lettere, sembra più usanza orientale.
Ampia parte del quinto libro è dedicata anche a citazioni delle opere di
Ireneo
, fra le quali una traduzione della Bibbia dei Settanta.
Marco Aurelio
morì (17 marzo 180) e gli successe il figlio
Commodo
.
Furono attivi in quegli anni
Panteno
e
Clemente Alessandrino
, entrambi diressero la scuola catechetica di
Alessandria
.
Si era affermata l'
eresia
montanista
,
Eusebio
riporta lunghe citazioni contro questa
eresia
da
Apollinare
e da altri autori.
Nel decimo anno del regno di
Commodo
morì
Eleutero
e divenne vescovo di
Roma
Vittore I
. Durante l'episcopato di
Vittore
fu definitivamente sancito per tutta la comunità cristiana l'uso di celebrare la Pasqua di domenica. In un primo tempo le chiese orientali non aderirono a questa decisione e la minaccia di scomunica da parte di
Vittore
rischiò di provocare uno scisma, ma la controversia fu risolta grazie alla mediazione di
Ireneo
.
Commodo
fu ucciso (31 dicembre 192), gli successe
Pertinace
e dopo pochi mesi
Settimio Severo
.
A
Vittore I
(che morì nel 199) successe Zefirino.
Libro VI
Buona parte del sesto libro è dedicato alla vita, alle opere ed alla figura di
Origene
.
Figlio di cristiani di
Alessandria
, educato sin dall'infanzia allo studio delle scritture,
Origene
mostrò subito grande fervore religioso tanto che quando il padre fu arrestato e condannato la madre dovette nascondergli i vestiti per costringerlo a rimanere in casa e non esporsi al pericolo.
Dopo il martirio del padre ed il sequestro dei beni,
Origene
che aveva circa diciassette anni si dedicò all'insegnamento per provvedere alle esigenze della sua famiglia. I suoi considerevoli studi, dedicati anche alla cultura greca, gli consentirono un certo successo come insegnante.
Contemporaneamente iniziò a fare proseliti, adottò uno stile di vita rigorosamente ascetico e spesso corse gravi pericoli pur di rimanere vicino ai cristiani condannati. Autore di numerose conversioni, vide spesso il martirio dei suoi discepoli. Per dimostrare la propria purezza nei confronti delle seguaci di sesso femminile decise di evirarsi, azione che gli procurò l'ammirazione di molti ma anche velenose critiche da parte dei suoi avversari.
Approfondendo lo studio delle Scritture,
Origene
compilò gli
Exapla
, opera nella quale confrontava la versione originale ebraica con cinque traduzioni in greco (ce ne sono pervenuti frammenti).
Quando
Alessandria
si ribellò a
Caracalla
che ordinò un massacro,
Origene
si trasferì temporaneamente a Cesarea dove, benché laico, venne autorizzato a predicare in chiesa.
Intanto a
Roma
gli imperatori si succedevano rapidamente:
Caracalla
,
Macrino
,
Eliogabalo
,
Alessandro Severo
. A
Zefirino
(morto nel
217
) successero nell'episcopato romano
Callisto
, morto nel
222
, quindi Urbano.
Durante il regno di
Eliogabalo
,
Origene
venne invitato ad
Antiochia
da Mamea, madre dell'imperatore, desiderosa di approfondire i suoi precetti.
Origene
ricevette l'ordinazione sacerdotale a Cesarea, dove si trasferì definitivamente durante l'episcopato di Pontiano, successore di Urbano.
A
Severo Alessandro
successe
Massimino
(
235
) che ordinò una nuova persecuzione contro i Cristiani.
Massimino
fu ucciso dopo tre anni di regno (238) e prese il suo posto
Gordiano III
.
Nell'episcopato romano a Pontiano successe
Antero
che morì dopo un solo mese, quindi
Fabiano
che fu "miracolosamente designato" perché una colomba scese su di lui durante la riunione di quanti dovevano scegliere il nuovo vescovo.
Dopo sei anni a
Gordiano III
succedette
Filippo l'Arabo
il quale era cristiano e, secondo un racconto, accettava di confessarsi e sedere fra i penitenti durante le funzioni religiose.
Origene
scrisse lettere all'imperatore ed anche a sua moglie
Marcia Otacilia Severa
.
Dopo sette anni di principato
Filippo
fu sconfitto e sostituito da
Decio
che riaprì le persecuzioni. Ne fu vittima, fra gli altri,
Fabiano
al quale successe
Cornelio
.
Origene
venne arrestato e lungamente torturato.
La persecuzione di
Decio
(ne vengono descritti diversi terribili episodi) provocò numerosi casi di abiura dai quali presero origine la questione del comportamento da tenere nei confronti degli apostati e lo scisma di
Novato
.
Un concilio convocato a
Roma
durante l'episcopato di
Cornelio
deliberò che gli apostati fossero riammessi nella chiesa tramite opportune penitenze ma i rigoristi rimasero a lungo sulle proprie posizioni. Fra loro l'africano
Novato
ed il romano
Novaziano
(
Eusebio
confonde i loro nomi) fondatore della setta dei Catari.
Libro VII
Decio
fu trucidato durante il secondo anno di regno e fu proclamato imperatore
Treboniano Gallo
.
A
Cornelio
vescovo di
Roma
successe Lucio e, dopo due anni, Stefano. Stefano entrò in polemica con Cipriano vescovo di
Cartagine
che sosteneva che quanti si convertono da un'
eresia
devono essere purificati con un nuovo battesimo.
Successore di Stefano fu
Sisto
, dopo di lui fu nominato Dionigi (259).
Gallo
fu ucciso nel secondo anno di regno e il potere passò a
Valeriano
ed al figlio
Gallieno
.
Valeriano
riaprì le persecuzioni, pare per influsso del suo consigliere Fulvio Macriano, direttore del fisco imperiale. Su queste persecuzioni
Eusebio
riporta la testimonianza di
Dionigi vescovo di Alessandria
che fu esiliato in
Libia
.
Valeriano
fu fatto prigioniero dai barbari e
Gallieno
, rimasto solo al governo, mise fine alle persecuzioni. L'episodio di un militare di nome Marino che fu giustiziato a Cesarea per essersi dichiarato cristiano dimostra tuttavia che
Gallieno
, pur avendo interrotto la persecuzione attiva, non legalizzò ufficialmente il Cristianesimo.
In questo libro sono ampie le citazioni dalle lettere di
Dionigi di Alessandria
, particolarmente interessante quella che esprime e documenta l'opinione che
Giovanni Evangelista
e l'autore dell'
Apocalisse
non siano la stessa persona.
Dionigi di
Roma
divenne vescovo dopo
Sisto
. In quel periodo sorse l'
eresia
di Paolo di Samosata vescovo di
Antiochia
che negò la divinità di
Cristo
.
Gallieno
morì (in una congiura del
268
) e gli successe
Claudio il Gotico
che dopo due anni morì lasciando il potere ad
Aureliano
.
Un sinodo condannò Paolo di Samosata che venne scomunicato e destituito ma si rifiutò di lasciare la sede episcopale finchè non vi fu costretto dall'intervento di
Aureliano
.
Ad
Aureliano
(ucciso nel
275
) successe
Probo
, a questi Caro ed i suoi figli Carino e Numeriano, quindi l'impero passò a
Diocleziano
, autore di una nuova persecuzione. Nella sede episcopale di
Roma
a Dionigi seguì Felice, in quegli anni in Oriente si diffondeva l'
eresia
dei Manichei. Felice presiedette la chiesa di
Roma
per cinque anni, venne quindi eletto
Eutichiano
, dopo dieci mesi
Caio
, dopo altri cinque anni
Marcellino
.
Libro VIII
Nel diciannovesimo anno del suo regno
Diocleziano
emanò l'editto persecutorio ordinando la distruzione delle chiese ed il rogo delle Scritture. I primi ad essere colpiti furono i militari cristiani che vennero espulsi dall'esercito ed in qualche caso giustiziati, poi la persecuzione divenne sistematica e capillare. Una grande strage fu compiuta a
Nicomedia
a seguito dell'incendio del palazzo imperiale del quale furono accusati i Cristiani.
Eusebio
racconta di aver assistito personalmente all'esecuzione di alcuni martiri a Tiro. Le vittime furono uccise con la spada perché le belve, miracolosamente, rifiutavano di toccarle.
Proseguendo con la descrizione dei supplizi inferti ai cristiani e della crudeltà dei carnefici,
Eusebio
elenca numerosi esponenti della chiesa e della cultura cristiana che subirono il martirio sotto
Diocleziano
, fra questi il suo maestro Panfilo.
Si giunse infine all'anno 305 quando
Diocleziano
ed il collega Massimiano abdicarono. Poco tempo dopo morì
Costanzo Cloro
(25 luglio
306
) lasciando il suo posto al figlio
Costantino
.
Eusebio
tesse le lodi di
Costanzo
, primo imperatore a non aver recato offesa alla Cristianità.
Poco dopo
Licinio
venne nominato augusto, ciò addolorò
Massimino Daia
che era il più anziano dei Cesari.
Massimino
si ribellò e, sconfitto da
Costantino
, "morì di morte ignominiosa" (pare che fu costretto al suicidio.
Suo figlio
Massenzio
(che era rimasto da solo al governo di
Italia
e Spagna, simulando mitezza e clemenza, ordinò di cessare le persecuzioni. In realtà, secondo
Eusebio
, fu un feroce tiranno che si macchiò di atroci delitti verso la popolazione e che, nella speranza di consolidare il proprio potere non esitò a ricorrere a sanguinose ed oscure pratiche magiche.
Anche il collega d'Oriente,
Massimino Daia
, era dedito alla magia e si sforzò di rinnovare i culti pagani con la ricostruzione di templi e santuari. Vessò i territori a lui sottoposti con inusitate esazioni e si circondò di adulatori e ciarlatani.
Massimino
beveva smodatamente e praticava ogni genere di oscenità. Solo i cristiani, uomini e donne, resistevano alla sua tirannia affrontando la tortura e la morte. Fra le vittime di questa persecuzione viene ricordato
Luciano di Antiochia
.
Questa situazione si protrasse per dieci anni (
303
-
313
) poi, stando ad
Eusebio
, la divina provvidenza intervenne cominciando col punire
Galerio
, primo autore delle persecuzioni, che fu colpito da un'orrenda malattia.
Galerio
, soffrendo, comprese la gravità delle proprie colpe ed emanò un editto con il quale ritrattò le precedenti disposizioni contro i Cristiani e morì poco dopo questa ritrattazione.
Libro IX
Dal canto suo
Massimino
cercò di occultare nei suoi territori l'editto di ritrattazione di
Galerio
e invece di pubblicarlo apertamente dispose che fosse fatto circolare in forma privata fra i suoi funzionari. Comunque le condanne vennero annullate e quanti erano prigionieri vennero liberati.
Ma
Massimino
non tollerò a lungo questa situazione e si adoperò con ogni mezzo per sobillare una nuova persecuzione. Si diffusero calunnie di ogni genere, false testimonianze ed atti mistificati ai fini di screditare i cristiani. In breve la situazione sfociò in una nuova persecuzione con processi sommari, condanne e supplizi. L'ondata anticristiana portò molte città a richiedere all'imperatore l'espulsione dei cristiani, richiesta che
Massimino
si affrettò ad approvare con un editto che fu inciso su tavole ed esposto nelle piazze.
Le sciagure che seguirono sono ovviamente considerate da
Eusebio
la punizione divina contro
Massimino
. Arrivò la siccità portando carestie ed epidemie. Scoppiò anche una guerra contro gli
Armeni
ed in breve la popolazione fu decimata dalle sofferenze. Infine la Divina Provvidenza volle che i due tiranni,
Massimino
e
Massenzio
, venissero eliminati dai loro colleghi
Costantino
e
Licinio
.
Costantino
mosse contro
Massenzio
e lo sconfisse poco lontano da
Roma
, fra la via Flaminia ed il
Tevere
. Le truppe sconfitte si ritirarono precipitosamente attraversando un ponte di barche sul Tevere che cedette facendole cadere in acqua. Molti annegarono, fra questi lo stesso
Massenzio
.
Costantino
fu accolto a
Roma
come un liberatore e
Massimino
, informato degli eventi, ritenne opportuno emanare un nuovo rescritto di tolleranza nei confronti dei Cristiani che tuttavia non autorizzava pienamente le professioni di culto.
Massimino
infine decise di far guerra a
Licinio
(313) del quale invase i territori ma fu prontamente sconfitto e si salvò solo con la fuga. Tornato alla sua sede mise a morte sacerdoti ed indovini che lo avevano consigliato per la guerra ed emanò finalmente un editto che concedeva ai Cristiani piena libertà di culto e la restituzione dei beni confiscati, morendo subito dopo.
Statue e ritratti di
Massimino
vennero distrutti ed egli, dichiarato nemico dell'impero, subì la
damnatio memoriae
.
Costantino
e
Licinio
, rimasti soli al potere, emanarono la legislazione dei Cristiani.
Libro X
Tornata la pace e definitivamente proclamata la loro libertà, i cristiani cominciarono a ricostruire le chiese. Ovunque si svolgevano riunioni e cerimonie. Qui
Eusebio
parla di se stesso quando lesse un proprio panegirico in occasione della dedicazione di una nuova basilica a Tiro. Nel panegirico, che viene interamente trascritto, è compresa un'interessante descrizione del nuovo edificio sacro.
Vengono a questo punto riportate le trascrizioni di leggi imperiali in merito al Cristianesimo a cominciare dal rescritto di
Licinio
del 13 giugno 313 noto come "editto di Milano".
Nel testo si precisa che la concessione della libertà di culto non si riferisce solo ai Cristiani ma a chiunque voglia scegliere una propria religione. Si dispone inoltre con estrema chiarezza sulla restituzione dei beni confiscati ai Cristiani e sull'indennizzo di chi li avesse nel frattempo acquistati o ricevuti in dono.
Eusebio
trascrive anche altri documenti: le lettere con le quali
Costantino
ordinava la convocazione di concilii per risolvere dissidi interni alla Chiesa, una donazione in denaro, l'ordine di esentare i capi delle chiese da tutti gli oneri pubblici.
L'opera si conclude con il breve racconto delle successive vicende di
Licinio
che prese a tramare contro
Costantino
ed emanò, nelle province a lui sottoposte, una serie di decreti anticristiani.
Secondo
Eusebio
,
Licinio
era roso dall'invidia verso il collega e sconvolto da una follia di ispirazione demoniaca ed avrebbe certamente avviato una nuova persecuzione se
Costantino
e suo figlio
Crispo
non lo avessero fermato in tempo.
Sconfitto
Licinio
,
Costantino
riunificò l'impero e lo governò tramite leggi giuste ed umane, garantendo ai Cristiani la libertà di professare la propria fede.