4/vgF0McT6WBi1RPOKg40mK96lk1bJq1dTncfbVzjMYsVgdkLfU3L2ZoQ

Sunelweb
    
Guida rapida
A B C D E F G H I J K L M
N O P Q R S T U V W Y Z  

GIOVANNI ZONARA

STORIA DEL MONDO

Sintesi Parziale
Prologo alla prima parte

Ritiratosi dal mondo, l'Autore ha intrapreso una vita oziosa ma gli amici lo hanno esortato a scrivere un'opera che fosse di utilità per la Repubblica e di onore per il suo nome.
Dopo molte insistenze Zonara si è lasciato convincere a compilare questa Storia del Mondo e nel prologo anticipa al lettore gli argomenti che saranno trattati.
Per la prima parte attingerà all'Antico Testamento e a Giuseppe Flavio per narrare le vicende degli Ebrei, dei Persiani, dei Profeti, di Alessandro Magno e dei suoi successori, di Pompeo Magno e della dominazione romana.

Argomento della seconda parte

Passando alla storia romana, Zonara parlerà degli antichi abitatori d'Italia, di Romolo e Remo, della cacciata di Tarquinio il Superbo.
Seguiranno la storia della Repubblica, la lotta fra patrizi e plebei, le magistrature.
Si parlerà quindi di come Giulio Cesare prese il potere, delle vicende di Ottaviano e degli imperatori successivi fino a Costanzo Cloro padre di Costantino.

Argomento della terza parte

La conversione di Costantino, la fondazione di Costantinopoli, i successivi imperatori. I patriarchi di Costantinopoli, i concilii, le eresie.

PARTE PRIMA

La Creazione,Adamo ed Eva
Dio "per somma bontà, immensa misericordia e ineffabile benignità" dopo aver creato il mondo visibile fece l'uomo a Sua immagine.
Zonara riepiloga brevemente i sei giorni della Creazione come narrati nella Genesi, soffermandosi sul sesto nel quale Dio formò l'uomo dalla polvere, "spirò in quello anima vivente" e lo chiamò Adamo che significa rosso, dal colore della terra utilizzata.
Adamo fu posto nel Paradiso Terrestre, dove cresceva l'albero della vita e della conoscenza del quale fu proibito mangiare i frutti.
Nel Paradiso Terrestre scorreva un fiume che si divideva in quattro bracci: il Fison, detto Gange dai Greci, il Geon (Nilo), il Tigri e l' .
Dio volle che Adamo scegliesse i nomi degli animali, quindi mentre dormiva gli tolse una costola e da quella creò Eva, la prima donna. Eva si lasciò indurre dal serpente a mangiare il frutto proibito e da allora lei ed Adamo si vergognarono della propria nudità. (Peccato originale)
Dio punì il serpente privandolo degli arti e della parola quindi condannò la donna ai dolori del parto e l'uomo a procurarsi il pane con fatica.
Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso Terrestre e da quel momento ebbe inizio la storia dell'umanità. Ebbero dei figli: il primo fu Caino che coltivò la terra, il secondo fu Abele, pastore di pecore.
Quando offrirono sacrifici Caino non scelse i frutti migliori ed i suoi doni vennero rifiutati dal Signore. Turbato ed invidioso, Caino uccise il fratello e fu condannato e cacciato. Caino inventò i pesi e le misure, fondò una città e la chiamò Enoch dal nome del suo primogenito. Da Enoch discesero Gadad (Irad), Maleleem (Mecuiael), Mathusalem, Lamec e Jubal che scoprì la musica.
Adamo ebbe un altro figlio di nome Seth che generò Enos che fu il primo ad invocare Dio chiamandolo Signore e fu padre di Kenan dal quale discesero Maalaleel, Jared, Enoch, Matusalemme, Lamech.

Noè e il Diluvio Universale
Lamech fu padre di Noè che ebbe tre figli: Sem, Cam, Iafet. Intanto l'umanità si era moltiplicata ed era diventata malvagia, perciò Dio mandò il diluvio a sterminarla ma salvò Noè e la sua famiglia ordinando loro di costruire l'Arca.
Quando le acque calarono Noè con i suoi parenti e con gli animali che aveva portato in salvo approdò sulla cima di un monte dell'Armenia.
Noè piantò la vite, fece il vino e si ubriacò. Mentre dormiva Cam vide le sue pudende scoperte e ne rise, per questo fu maledetto dal padre.
I figli di Noè ebbero una vasta discendenza. Nembrot nipote di Cam fu un gigante ed instaurò la prima tirannia. Ordinò di costruire la Torre ma Dio confuse i linguaggi di quanti vi lavoravano.
Iafet ebbe sette figli che popolarono l'Asia, da loro discesero i Galati, gli Ioni, i Medi, i Traci, i Cilici ed altre genti.

Abramo
Discendente da Sem, Abramo caldeo per ordine divino lasciò il suo paese ed abitò in Cananea e da qui passò in Egitto dove insegnò l'aritmetica e l'astronomia. Quando gli Assiri attaccarono la città di Sodoma e fecero prigioniero Lot nipote di Abramo questi lo liberò con l'aiuto dei suoi amici.
Fu quindi accolto benignamente da Melchisedec re dell'antica città di Solima che in seguito prese il nome di Gerusalemme. Dio promise ad Abramo un'innumerevole discendenza e la moglie Sara, pur avendo novant'anni, partorì un bambino che ebbe nome Isacco.
In precedenza, per desiderio di Sara, Abramo si era unito con la serva Agar ed aveva avuto un figlio chiamato Ismaele. Quando Isacco aveva vent'anni Dio comandò ad Abramo di sacrificarlo e padre e figlio accettarono l'ordine senza protestare ma all'ultimo momento Dio fermò Abramo. Dopo la morte di Sara Abramo sposò Cetura ed ebbe altri sei figli. Isacco sposò Rebecca che partorì due gemelli: Esau e Giacobbe.
In vecchiaia Isacco divenne cieco e prima di morire chiamò Esau che considerava primogenito per benedirlo ma, ingannato da Rebecca, benedisse invece Giacobbe come Dio aveva voluto perché Esau era empio.

Giacobbe
Giacobbe fuggì in Mesopotamia presso Agar fratello di Rebecca e divenne guardiano del bestiame.
Giacobbe si innamorò di Rachele figlia di Labano e per averla accettò di lavorare sette anni ma la prima notte di nozze Labano introdusse nella tenda di Giacobbe non Rachele ma Lia, sua primogenita. Il mattino seguente Giacobbe si lamentò dell'inganno e Labano gli promise Rachele in cambio di altri sette anni di lavoro. Da Giacobbe e Lia nacquero Ruben, Simeone, Levi, Giuda.
Rachele era sterile e volle che Giacobbe si unisse alla sua serva Balla dalla quale nacquero Dan e Neftali. Anche Lia diede al marito la serva Zelfa che partorì Gad e Ascer.
Ancora da Lia nacquero Zabulon, Issacar e Dina. Infine anche Rachele ebbe un bambino che fu chiamato Giuseppe.
Giacobbe con le mogli, le concubine e i figli tornò al suo paese e Rachele nel partire prese con se gli idoli di Labano per usarli nel caso il padre l'avesse perseguitata.
Durante il viaggio Giacobbe ebbe una visione e lottò con un angelo, da allora cambiò il proprio nome in Israele. Si riconciliò con Esau e si stabilì a Sichem dove sua figlia Dina venne violata dal principe del luogo. Per rappresaglia Simeone e Levi fecero strage dei maschi della città che si erano ubriacati durante una festa.

Giuseppe
Giuseppe era il prediletto del padre e i fratelli gelosi lo vendettero ai mercanti di schiavi facendo credere a Giacobbe che fosse stato sbranato da una belva. Giuseppe divenne schiavo di Putifar, un funzionario del faraone, ma la moglie del suo padrone tentò di sedurlo e vedendosi rifiutata disse al marito che lo schiavo aveva tentato di usarle violenza.
Giuseppe fu imprigionato insieme al coppiere e al fornaio reali dei quali interpretò i sogni. Il coppiere fu liberato ed il fornaio impiccato come Giuseppe aveva predetto e più tardi il coppiere ne parlò al faraone che fece chiamare Giuseppe per farsi spiegare un suo sogno. Si tratta del famoso sogno delle vacche grasse e delle vacche magre in base al quale Giuseppe predisse sette anni di carestia e consigliò di ammassare il grano finché se ne aveva in abbondanza.
Colpito dalle parole di Giuseppe, il faraone lo fece liberare e lo nominò ministro delle vettovaglie.
Giuseppe sposò l'egiziana Asenath che ebbe due figli, Manasse e Efraim. Venne la carestia e Giacobbe mandò a comprare grano in Egitto tutti i suoi figli tranne Beniamino. Giuseppe, che non fu riconosciuto dai fratelli, diede loro il grano senza esigere il pagamento ma fece loro giurare di tornare col fratello minore di cui avevano parlato e per garanzia trattenne Simeone.
Quando i fratelli tornarono Giuseppe li accolse benevolmente ma poi accusò di furto Beniamino per vedere se gli altri lo avrebbero difeso, infine rivelò la propria identità e perdonò i fratelli con grande commozione di tutti. Ordinò quindi di andare a prendere Giacobbe con tutta la sua gente.
L'Egitto superò la carestia grazie alla saggezza di Giuseppe. Prima di morire Giacobbe predisse che la sua discendenza sarebbe vissuta in Cananea e benedisse i figli di Giuseppe.
Giuseppe morì a sua volta e col trascorrere del tempo gli Egiziani lo dimenticarono e divennero gelosi della prosperità degli Ebrei.

Mosè
Un sacerdote avvertì il faraone che stava per nascere un ebreo che avrebbe sconfitto gli Egiziani. Turbato dalla profezia il faraone ordinò la morte di tutti i neonati Ebrei di sesso maschile ma un nobile ebreo, confortato da Dio che gli era apparso in sogno, pose il suo bambino appena nato in una cesta e lo affidò alle acque del Nilo.
Il neonato fu salvato da Tharmuth figlia del faraone che lo adottò chiamandolo Mosè e lo fece allattare da una donna ebrea che, all'insaputa della principessa, era proprio la madre del piccolo.
Mosè crebbe alla corte del faraone e divenuto adulto fu nominato capitano dell'esercito, si coprì di gloria combattendo contro i nemici dell'Egitto e sposò Tarbe figlia del re degli Etiopi.
Più tardi però Mosè uccise un egiziano per averlo visto colpire dei lavoratori Ebrei e fu costretto a fuggire nel deserto. Raggiunse la città di Mashian dove fu ospitato da un sacerdote che gli fece sposare sua figlia Sefforah e divenne pastore.
Un giorno mentre il suo gregge pascolava sul Sinai, Mosè vide un rovo che ardeva senza consumarsi ed udì una voce proveniente da quel rovo che gli ordinava di tornare in Egitto per liberare il popolo ebreo.
Mosè prese con se Sefforah e i figli Gherson e Eleazar e tornò in Egitto, lungo la strada incontrò il fratello Aronne che si unì a lui.
Davanti al faraone che lo derideva Mosè gettò a terra il suo bastone che si mutò in serpente, lo fecero anche i sacerdoti egizi ma il serpente di Mosè divorò i loro.
Contro l'ostinazione del sovrano Mosè mutò l'acqua del fiume in sangue, procurò l'invasione delle rane e dei pidocchi, la moria del bestiame e "un'epidemia di piaghe"; ancora l'Egitto fu invaso dalle locuste e coperto per tre giorni dalle tenebre, infine la morte colpì tutti i primogeniti ma non quelli degli Ebrei che avevano segnato le loro porte con il sangue delle vittime sacrificali.
Il faraone concesse finalmente agli Ebrei il permesso di partire, Mosè ed Aronne alla testa del popolo portarono con se le ossa di Giuseppe, ma il faraone cambiò idea e li fece inseguire dai soldati e dalla cavalleria. Sulla riva del Mar Rosso Mosè invocò il Signore ed il mare si aprì lasciando passare gli Ebrei per poi richiudersi sugli Egiziani, sommergendoli.
Iniziò il grande viaggio del popolo attraverso il deserto: quando avevano sete Mosè rendeva dolce l'acqua dei pozzi, cadeva ogni giorno la manna per sfamarli.
Sul Sinai Mosè consigliato dal suocero nominò i prefetti che lo aiutarono nel comando, quindi ascese al monte e vi si trattenne a lungo. In sua assenza il popolo costruì un vitello d'oro e l'adorò, quando Mosè scese dall monte punì gli idolatri e distrusse il vitello, quindi apparve trasfigurato e consegnò al popolo le leggi scolpite su due tavole di pietra.
Per ordine del Signore gli Ebrei fecero un tabernacolo ed un'arca nella quale custodire le tavole delle leggi. Si offrirono sacrifici, si istituirono rituali. I Leviti furono separati dalle altre tribù ed ebbero la carica sacerdotale. Ma il popolo era scontento e scettico, allora Mosè inviò esploratori in Cananea e quelli, tornati dopo quaranta giorni riferirono che la Terra Promessa era splendida e ricca ma difficile da conquistare. A queste notizie il popolo si sollevò ed il Signore comandò gli Ebrei a rimanere nel deserto per quaranta anni perché solo i loro figli avrebbero raggiunto la Terra Promessa. Gli Ebrei tentarono di attaccare i Cananei ma furono sconfitti.
Il levita Cora cospirò contro Mosè e contestò il pontificato di Aronne ma Mosè invocò il giudizio divino ed una fiamma apparsa miracolosamente arse vivi Cora e tutti i congiurati.
Dopo quarant'anni dalla partenza dall'Egitto morì Mariamme sorella di Mosè. Poco dopo morì anche Aronne lasciando le vesti sacerdotali al figlio Eleazaro.
Moabiti ed Amorrei tentarono di sbarrare il passo agli Ebrei ma Mosè ebbe da Dio l'ordine di combattere e quelli vennero sterminati.
Preoccupato per l'arrivo degli Israeliti il re di Moabiti Balak chiamò il profeta Balaam per maledirli ma Balaam, per ispirazione divina, benedisse gli Ebrei e predisse a Balak grandi sventure.
Su consiglio di Balaam il re mandò le giovani donne del suo popolo dagli Israeliti per sedurli. Molti Israeliti si unirono a loro rinnegando la propria religione e suscitando l'ira di Mosè.
Un israelita di nome Zimri rifiutò di ripudiare la donna che aveva sposato e venne ucciso da Fineas figlio di Eleazaro. Ne seguì una sommossa nella quale perirono quindicimila persone.
Mosè nominò Giosuè suo successore e concesse la terra degli Amorrei alle tribù di Ruben, Gad e a metà di quella di Manasse che la richiedevano a patto che si impegnassero ad aiutare le altre tribù nella guerra contro i Cananei.
Erano passati quarant'anni meno trenta giorni dalla partenza dall'Egitto quando Mosè salì sul monte Naban dove Dio gli mostrò la Terra Promessa, fu quindi avvolto da una nuvola e scomparve, nessuno sa quale fu la causa della sua morte.

Giosuè
Dopo il lutto per Mosè, Giosuè mandò spie a Gerico. Gli informatori furono scoperti ma vennero nascosti e salvati da una donna di nome Raab alla quale promisero l'incolumità. Gli Israeliti avanzarono verso Gerico ed il Giordano interruppe il suo corso per lasciarli passare.
Per sei giorni i sacerdoti girarono sette volte intorno alle mura di Gerico recando l'Arca e suonando le trombe, al settimo giorno le mura crollarono, gli Israeliti entrarono in città e la devastarono uccidendo tutti ma risparmiando Raab - la donna che aveva aiutato gli esploratori - e la sua famiglia.
Il bottino fu consacrato ma un uomo tenne per se dell'oro ed alla prima occasione gli Israeliti furono sconfitti. Giusuè seppe da Dio il motivo della Sua ira e denunciò l'uomo che aveva sottratto l'oro, che venne lapidato.
I Gabaoniti, fingendosi stranieri in Cananea, strinsero un patto con gli Israeliti ma quando Giosuè scoprì l'inganno non potendo ucciderli per non violare il patto li ridusse pubblici schiavi.
Nella successiva battaglia Giosuè fermò il sole per avere il tempo di distruggere i nemici e uccise i re che si erano alleati contro di lui. Conquistò gran parte della Cananea e distribuì le terre alle tribù. Morì venticinque anni dopo la morte di Mosè.
I Cananei approfittarono della sua morte per attaccare gli Israeliti ma vennero sconfitti e persero altri territori.
Le tribù di Giuda e Simeone attaccarono i Cananei, catturarono e uccisero il re Adoni-Bezek e conquistarono la parte inferiore di Gerusalemme e la città di Ekron. I Beniaminiti conquistarono Betel.
La prosperità raggiunta spinse gli Israeliti alla negligenza e al disordine.
Un levita attraversando il territorio dei Beniaminiti sostò in una città dove la moglie venne violentata fino a morirne. L'uomo divise il suo corpo in dodici parti e le spedì alle tribù di Israele chiedendo vendetta e provocando la guerra.
I Beniaminiti furono sconfitti e sterminati. Per evitare che la loro tribù si estinguesse gli Israeliti assegnarono ai superstiti quattrocento vergini catturate nella città di Iabes. Intanto i Cananei avevano condotto altre azioni costringendo la tribù di Dan a lasciare i territori occupati e a trasferirsi altrove.

I Giudici
Sdegnato per il comportamento degli Israeliti il Signore mandò contro di loro gli Assiri che li sottomisero per otto anni finché non furono liberati da una rivolta guidata da un uomo di nome Otniel (Gothoniel) che dopo la vittoria venne nominato "giudice", il primo in Israele.
Otniel governò per cinquant'anni (quaranta secondo Giuseppe Flavio) e alla sua morte gli Israeliti furono soggiogati da Eglon re dei Moabiti. Un uomo di nome Eud riuscì a conquistare la fiducia di Eglon e ne approfittò per avvicinarlo ed ucciderlo, quindi guidò una rivolta e liberò gli Israeliti. Fu nominato giudice e governò per ottant'anni.
Il suo successore Megar (Sanagar, Shamgar) morì durante il suo primo anno di governo.
Sottomessi da Jabin re dei Cananei per vent'anni, gli Israeliti reagirono quando la profetessa Debora investì del comando Barak. Barak e Debora guidarono diecimila uomini contro il nemico. Il re fuggì e si nascose nella tenda di una donna di nome Giaele che lo uccise nel sonno. Nominato giudicee, Barak regnò insieme a Debora per trent'anni.
Gli Israeliti furono perseguitati per anni dalle incursioni dei Madianiti finché Dio suscitò contro questi il giovane Gedeone della tribù di Manasse. Incoraggiato dai segni che Dio gli mandava, Gedeone con soli trecento uomini attaccò il campo nemico e sterminò i Madianiti, fu nominato giudice e governò per quarant'anni. Alla sua morte lasciò settanta figli legittimi ed un figlio naturale di nome Abimelech.
Abimelech uccise a tradimento tutti i fratelli tranne Jotham che riuscì a fuggire, si stabilì a Sichem e prese a governare da despota.
Durante una ribellione Abimelech fu ucciso in combattimento. Dopo di lui Jair della tribù di Manasse governò per ventidue anni (Zonara omette Tola).
Attaccati dagli Ammoniti, gli Israeliti elessero giudice Jefte il quale riportò una vittoria ma avendo fatto voto di sacrificare la prima cosa che gli fosse venuta incontro al suo rientro fu costretto ad offrire in olocausto la giovane figlia che accorreva ad accoglierlo.
Jefte governò per sei anni e gli successe Amesa (Ibzan) che tenne il potere per sette anni. Seguì Lado (Abdon) con otto anni di governo, quindi gli Israeliti furono assoggettati per quarant'anni dai Palestinesi.
In quel periodo un angelo annunciò alla moglie di Manoch della tribù di Dan la nascita di un figlio che sarebbe stato un nazireo (consacrato a Dio) e che quindi non avrebbe mai dovuto bere vino e tagliarsi i capelli.
Nacque così Sansone che crebbe diventando straordinariamente forte e si innamorò di una giovane palestinese che volle sposare nonostante fosse straniera. Un giorno Sansone incontrò sulla sua strada un leone e lo uccise con le sole mani. Ripassando qualche giorno dopo presso la carcassa vide che nella bocca della bestia le api avevano fatto un nido e si cibò del loro miele.
Al banchetto nuziale propose un indovinello: "Dal mangiante uscì il cibo e dal forte la dolcezza", concedendo sette giorni per risolverlo e mettendo in palio trenta vesti. La moglie convinse Sansone a rivelarle la soluzione e poi la comunicò ai contendenti. Sansone sdegnato la ripudiò.
Più tardi, offeso perché la donna aveva sposato un altro, Sansone incendiò i campi e le vigne dei Palestinesi che per rappresaglia arsero viva la donna con i suoi parenti. Seguì una dura lotta fra Sansone e i Palestinesi ed in molte occasioni l'eroe uccise migliaia di nemici, infine però Sansone si innamorò di una meretrice di nome Dalila che, carpitogli il segreto della sua forza, gli tagliò i capelli mentre dormiva.
Privato della sua straordinaria energia, Sansone venne catturato ed accecato.
Un giorno Sansone prigioniero fu portato in un salone dove si teneva un banchetto per essere schernito dai commensali, nel frattempo i suoi capelli erano ricresciuti, così si appoggiò a due colonne e le scosse fino a far crollare l'edificio uccidendo se stesso e tutti i presenti.
Così morì Sansone che aveva governato per vent'anni.

Abimelech di Betlemme era andato a vivere fra i Moabiti per sfuggire la carestia con la moglie Noemi ed i figli. Abimelech ed i figli in seguito morirono e Noemi tornò in patria con la nuora Ruth che sposò Booz, parente di Abimelech. Da questa unione nacque Obed che fu padre di Jesse che fu padre di Davide che divenne re di Israele.
Eli aveva due figli, Ofni e Fineo, che non ascoltavano le ammonizioni paterne. Il profeta Samuele, ancora ragazzo, predisse la loro rovina.
Elkana aveva due mogli, Anna e Peninna. Non riuscendo ad avere figli, Anna fece voto che se avesse partorito avrebbe consacrato il suo nato al servizio del Tempio. Il Signore esaudì il suo desiderio e nacque Samuele.
A dodici anni Samuele iniziò a sentire la voce divina e predisse la disgrazia del gran sacerdote Eli a causa del comportamento irriverente dei figli di lui.
I Filistei fecero guerra agli Ebrei, ne uccisero trentamila e si impadronirono dell'Arca. Quando Eli venne informato della sconfitta e della morte dei sui figli Ofni e Fineo (Cofni e Pincas), morì per il dolore. Aveva governato quarant'anni.
L'Arca arrecò malattie e disgrazie nelle città dei Filistei dove veniva collocata finché gli anziani decisero di caricarla su un carro trainato da due vacche e lasciarla andare. Le vacche trasportarono senza guida l'Arca in Israele dove fu sistemata in casa di Abinadab e vi rimase per vent'anni.
Dopo aver subito altre sconfitte, gli Ebrei si rivolsero a Samuele che invocò l'aiuto divino e nella successiva battaglia i Filistei fuggirono terrorizzati da un terremoto, gli Ebrei li inseguirono e ne fecero strage. Da allora Samuele ebbe il governo di Israele.
Divenuto vecchio Samuele nominò giudici i suoi figli Ioel e Abia ma questi si dimostrarono corrotti e il popolo chiese al profeta di scegliere un re.

Saul La richiesta addolorò Samuele ma il Signore gli ordinò di soddisfarla comunque. Samuele scelse il giovane Saul che vagava cercando delle asine smarrite, lo ospitò nella sua casa e lo unse re di Israele per volontà di Dio.
Poco dopo la sua nomina Saul sconfisse gli Ammoniti che minacciavano il villaggio di Iabes e fu incoronato con una grande festa. Così gli Ebrei passarono dal governo dei nobili a quello di un re.
Di nuovo in guerra contro i Filistei, Saul disattese le disposizioni di Samuele e questi gli annunciò che il suo regno sarebbe stato instabile e che presto Dio avrebbe scelto un altro re.
Dopo aver compiuto un'audace missione in campo nemico, Gionata figlio di Saul trovò del miele e ne mangiò non sapendo che il padre aveva ordinato di uccidere chiunque si fosse nutrito prima del tramonto (tutti dovevano dedicarsi esclusivamente al combattimento). Saul lo condannò a morte ma Gionata si salvò per intercessione del popolo.
Saul sconfisse i Filistei ed altri nemici liberando gli Israeliti da ogni soggezione. Violando l'ordine divino di uccidere tutti gli Amaleciti, Saul risparmiò il re Agag e Samuele predisse nuovamente la sua caduta, quindi si mise alla ricerca del nuovo eletto. Il signore gli indicò Davide figlio di Iesse ed il profeta lo unse re di Israele.
Tormentato dagli spiriti malvagi, Saul trovava sollievo nel suono della cetra e su consiglio dei suoi servi chiamò a se Davide, col tempo gli si affezionò e lo nominò suo scudiero.
Golia, campione dei Filistei, propose agli Israeliti un duello con un guerriero che fosse al suo livello. Quando Davide lo udì chiese a Saul il permesso di battersi, si presentò al gigantesco nemico munito soltanto di un bastone e di una fionda e con questa lo abbattè immediatamente per poi decapitarlo e presentare la testa al re.

Davide
Il successo di Davide provocò l'invidia di Saul che studiò uno stratagemma per farlo morire. Gli propose di sposare sua figlia Micol ma chiese come premio nuziale i prepuzi di cento nemici. Davide riuscì rapidamente nell'impresa e sposò la figlia di Saul.
Il re decise allora di tendere un'imboscata a Davide ma questi fu avvisato dall'amico Gionata ed ancora una volta si salvò. Continuando a combattere Davide riportò belle vittorie esasperando l'invidia del re ed infine, sentendosi in grave pericolo, decise di fuggire.
Saul lo perseguitò a lungo ma quando i suoi sicari raggiungevano Davide prendevano immediatamente a profetare.
Davide si recò dal sacerdote Achimelech dal quale ebbe la spada di Golia, scampò ad Achis re di Gat fingendosi pazzo e continuò a nascondersi ma Saul fece uccidere Achimelech e tutti i suoi parenti. Quando Davide ebbe occasione di uccidere Saul non lo fece ma chiese al re la ragione di tanto odio e Saul, commosso e turbato, ammise il suo errore.
In quel tempo morì Samuele che aveva governato per dodici anni da solo e per diciotto con Saul.
Davide si sdegnò contro un allevatore di nome Nabal che lo aveva offeso negandogli del cibo con arroganza e lo avrebbe ucciso se la moglie Abigail non lo avesse onorato chiedendo perdono per il marito ed offrendogli molti doni. Pochi giorni dopo Nabal morì e Davide sposò Abigail.
Nonostante gli avesse risparmiato la vita, Saul continuò a perseguitare Davide e quando questi ebbe di nuovo occasione di ucciderlo, di nuovo lo risparmiò.
Davide quindi si trasferì con la sua gente nel paese dei Filistei dove fu accolto da Achis re di Gat.
Scoppiata una nuova guerra, Saul tentò di consultare il Signore ma non ottenne risposta; tramite una negromante evocò lo spirito di Samuele che lo avvisò che il giorno successivo sarebbe caduto in battaglia.
Intanto Davide veniva allontanato dal fronte perché gli ufficiali filistei non si fidavano di lui e, tornato al villaggio che Achis gli aveva assegnato, lo trovò saccheggiato dagli Amalechiti che avevano rapito anche le donne. Con una parte dei suoi uomini Davide inseguì i rapitori e recuperò donne e bottino.
L'indomani Ebrei e Filistei si scontrarono in battaglia: gli Ebrei furono sconfitti, tre figli di Saul uccisi ed il re, ferito e disperato, si suicidò. I Filistei recuperarono il suo corpo e quello dei figli, li decapitarono ed esposero le teste come macabro trofeo di guerra offerto ai loro dei.
Saul aveva regnato per ventidue anni con Samuele e diciotto dopo la sua morte, uomini coraggiosi recuperarono le spoglie del re e dei suoi figli che furono onorevolmente sepolte per ordine di Davide.
Un uomo si presentà a Davide e, sperando in una ricompensa, raccontò di aver aiutato Saul a morire, ma Davide lo fece uccidere per aver osato alzare la mano contro l'unto del Signore.
Su ordine del Signore Davide con le mogli Achinoam e Abigail e tutta la sua gente si recò a Ebron dove fu unto re di Giuda, mentre Abner, capo dell'esercito di Saul, faceva ungere Is-baal re di tutte le altre tribù di Israele.
Abner attaccò Giuda e sconfisse il comandante Joab uccidendone il fratello Asael: questo fu l'inizio della guerra civile fra gli Ebrei.
In Ebron Davide ebbe dei figli il maggiore dei quali fu Ammon.
Abner si unì ad una concubina di Saul e quando Is-baal lo rimproverò decise di passare a Davide ma Joab lo fece uccidere per vendicare il fratello.
Davide pretese da Is-baal la restituzione di Micol, figlia di Saul che aveva sposato anni prima, quindi accettò le proposte di pace di Is-baal.
Is-baal fu ucciso da due uomini che chiesero un premio a Davide ma questi li fece giustiziare per aver colpito il loro signore.
Dopo aver regnato per sette anni sulla tribù di Giuda, Davide che aveva trent'anni fu incoronato re di tutto Israele e governò per altri trentatre anni. Conquistò Gerusalemme togliendola ai Gebusei e vi stabilì la propria residenza. Sconfisse due volte i Palestinesi e trasportò l'Arca a Gerusalemme. Durante il trasporto Oza figlio di Aminadab osò toccare l'arca che stava per cadere con l'intento di sorreggerla ma venne fulminato per il sacrilegio.
Micol vedendo il marito danzare in testa al corteo lo rimproverò giudicando quell'atteggiamento poco dignitoso per un re, ma Davide rispose che nulla di ciò che si fa in nome di Dio toglie dignità.
Davide progettava la costruzione di un tempio nel quale custodire l'Arca ma Dio, tramite il profeta Nathan, lo informò che quell'opera non era destinata a lui ma a un suo figlio.
Sconfitti di nuovo i Palestinesi, Davide sottomise la Siria ad un tributo e stabilì un presidio in Damasco.
In memoria di Gionata rintracciò Merib-Baal, figlio dell'amico che era storpio, gli consegnò tutti i beni del padre e lo accolse alla sua tavola.
Morì il re degli Ammoniti e Davide mandò ambasciatori a condolersi con il figlio ma questi, sospettando fossero spie, li oltraggiò e li rimandò indietro. Davide reagì con la guerra e il suo comandante Joab sconfisse gli Ammoniti ed i loro alleati siriani.
Innamoratosi di una donna di nome Betsabea il re la rese incinta e fece in modo che il marito Uriah morisse in guerra. Sdegnato Dio lo biasimò tramite Nathan e fece morire il bambino ma in seguito Davide ebbe da Betsabea un altro figlio che fu chiamato Salomone. Ammon figlio di Davide si innamorò di Tamar sua sorrellastra e sorella di Assalonne, la violentò e la scacciò. L'onore di Tamar fu vendicato da Assalonne che uccise Ammon e fuggì in Gad dove rimase per tre anni, quindi si riconciliò con il padre per intercessione di Joab.
Trascorso qualche tempo Assalonne si trasferì a Ebron e si fece proclamare re dai suoi sostenitori.
Davide lasciò Gerusalemme mettendosi in salvo con la famiglia ed i compagni più fedeli, intanto il consigliere Achitofel suggeriva ad Assalonne di attaccarlo e di farlo morire ma Cusai (un fedele di Davide che si era infiltrato nella corte di Assalonne), convinse l'interlocutore che era preferibile rimandare per organizzare un attacco in grande stile, quindi avvisò Davide che si portò immediatamente oltre il Giordano. Disperato per non essere stato ascoltato, Achitofel si impiccò.
Quando infine i due eserciti si scontrarono quello di Davide ebbe la vittoria e Assalonne rimase ucciso mentre fuggiva.
Alla notizia della morte del figlio Davide fu preso dalla disperazione ma poi, facendosi forza, ringraziò i suoi soldati e tornò a Gerusalemme dove perdonò quanti erano stati suoi avversari.
Quando Davide ebbe sconfitto Ammoniti e Gabaoniti iniziò un periodo di pace nel quale il re compose i Salmi ed insegnò ai sudditi a cantarli accompagnandosi con la musica.
Davide ordinò a Joab di compilare il censimento, ciò offese il Signore che, tramite il profeta Gad, gli ordinò di scegliere una punizione fra sette anni di carestia, tre mesi di guerra e tre giorni di peste. Davide scelse la peste e perirono settantamila persone prima che il Signore, sedato dal sincero pentimento del re, fermasse la mano dell'angelo dispensatore di morte.
Davide era diventato molto vecchio e per riscaldarsi dormiva con una giovinetta di nome Abisaig ma l'età non gli consentiva di unirsi a lei.
Approfittando della vecchiaia di Davide suo figlio Adonia progettò di impadronirsi del regno e congiurò con Joab e con il sacerdote Abiatar. Avvertito dal profeta Nathan e dalla moglie Abigail, Davide decise di evitare il tentativo di usurpazione facendo subito ungere Salomone come nuovo re.
Prima di morire Davide raccomandò a Salomone la costruzione del tempio per la quale aveva accumulato tante ricchezze e tanti pregiati materiali.

Salomone
Davide morì a settant'anni, dopo quaranta di regno, e fu onorevolmente sepolto, quindi Salomone iniziò a governare.
Davide, che pur essendo più grande di Salomone era stato escluso dalla successione, si rassegnò e chiese soltanto di sposare Abisaig concubina di Davide ma Salomone lo fece uccidere e bandì dal regno il sacerdote Abiatar che era stato sostenitore di Adonia. Fece uccidere anche l'ex comandante Joab.
Quando sognò Dio che gli offriva una grazia, Salomone chiese la sapienza ed il Signore, apprezzando questa scelta, lo rese il più sapiente degli uomini.
Anche Zonara ricorda il famoso aneddoto delle due donne che contendendo un bambino chiesero il giudizio del re. Per sapere quale fosse la vera madre. Salomone decretò di tagliare il bambino in due parti per poi assegnarlo a quella che si mostrò disposta a rinunciare per non far morire il figlio.
Salomone compose migliaia di proverbi e canzoni, studiò le piante e gli animali ed insegnò un metodo per esorcizzare i demoni.
Nel quarto anno di regno cominciò la costruzione del tempio che fu completata in sette anni, l'edificio fu consacrato e vi fu collocata l'Arca.
Salomone costruì anche le mura di Gerusalemme e il palazzo regale, sottomise i Cananei del Libano. Divenne tanto famoso per saggezza e splendore che la regina degli Etiopi volle fargli visita e constatò quanto quella fama fosse meritata.
Tuttavia Salomone, a causa della sua smisurata libidine, finì col violare i sacri precetti ed adorare gli idoli delle molte mogli straniere che prendeva.
Il Signore gli fece sapere che la Sua punizione avrebbe smembrato il regno ma che, in memoria di Davide, ciò sarebbe avvenuto nelle generazioni successive.
Un certo Abder, idumeo di stirpe reale, era fuggito in Egitto quando Joab aveva conquistato il suo paese. Anni dopo, informato della morte di Davide, passò in Siria dove arruolò una banda di malviventi e si diede a saccheggiare gli Israeliti.
Un funzionario di Salomone di nome Geroboamo incontrò un giorno il profeta Ahia che predisse che sarebbe divenuto re di dieci delle dodici tribù di Israele.
Inorgoglito, Geroboamo dimostrò il suo desiderio di regnare ma poi, sentendosi in pericolo, fuggì in Egitto e vi rimase fino alla morte di Salomone.
Salomone morì a cinquantadue anni dopo aver regnato per quaranta, gli successe il figlio Roboamo la cui superbia spinse il popolo alla rivolta. Roboamo riparò a Gerusalemme dove regnò sulle sole tribù di Giuda e Beniamino mentre le altre si allontanavano da lui e nominavano re Geroboamo come era stato predetto.
Geroboamo, temendo che il culto del tempio di Gerusalemme riavvicinasse il popolo all'altro re, fece fondere due vitelli e ne ordinò la venerazione.
Un profeta avvertì Geroboamo che la punizione divina sarebbe caduta su Israele ma Geroboamo perseverò nell'empietà e nell'idolatria. Neanche la morte di un figlio, interpretata dal profeta Achia come un segno dell'ira del Signore, servì a indurre Geroboamo a correggere il proprio comportamento.
Anche il popolo di Giuda violò la Legge e fu attaccato dagli Egiziani che depredarono il Tempio senza che Roboamo potesse difenderlo.
Roboamo morì a cinquantasette anni, dopo diciassette di regno, lasciando il trono al figlio Abia il quale fu subito attaccato da Geroboamo e lo sconfisse duramente.
Roboamo morì dopo tre anni e gli successe il figlio Asa che tornò all'ortodossia.
Morì anche Geroboamo, dopo ventidue anni di regno e gli successe il figlio Nabat, uomo empio simile al padre che fu ucciso dopo due anni. Il suo uccisore Baaza si impadronì del potere ed emulò l'empietà della sua vittima. Baaza morì dopo ventiquattro anni lasciando il regno al figlio Ela che due anni dopo fu ammazzato da Zambre che a sua volta fu ucciso dal popolo e sostituito con un altro Zambre dopo soli sette giorni.
Questo Zambre fondò Samaria e regnò dodici anni, gli successe il figlio Achab la cui malvagità era stimolata dalla moglie Jezebel.
Figlia del re di Tiro e Sidone, Jezebel dedicò un tempio alle divinità della sua patria e lo dotò di sacerdoti. Dio colpì il paese con la siccità e la carestia come predetto da Elia.
Elia operò miracoli moltiplicando il cibo della vedova che lo ospitava e risuscitandone il figlio.
Elia sfidò i falsi profeti di Achab. Accettando la sfida quelli posero una vittima sull'altare senza accendere il fuoco e presero ad invocare il loro dio ma non accadde nulla. Elia fece altrettanto e subito il Signore mandò il fuoco per consumare la vittima.
Il popolo uccise i falsi profeti ma Jezebel ordinò di far morire Elia che fuggì nel deserto e lo attraversò con l'aiuto di un angelo. Il Signore ordinò a Elia di ungere Azaleo re di Siria, Jehu re di Israele e Eliseo nuovo profeta.
Achab desiderava acquistare il terreno di un uomo di nome Nabot che non intendeva vendere. Jezebel costruì false accuse di bestemmia e lesa maestà e fece lapidare Nabot. Elia predisse al re e alla consorte una morte analoga a quella di Nabot e lo sterminio della loro stirpe ma il sincero pentimento di Achab indusse il Signore a differire il castigo.
I Siriani assediavano Samaria e Achab, dopo averli sconfitti due volte, risparmiò la vita al loro re.
Michea predisse a Achab che sarebbe morto al posto del nemico che aveva graziato, a questa notizia Achab, alleatosi con il re di Giuda Josafat, riprese la guerra contro i Siriani. Come Elia e Michea avevano predetto, Achab venne ucciso durante la spedizione. Aveva regnato ventidue anni, gli successe il figlio Ochozia.
Josafat si salvò e tornò a Gerusalemme. Più tardi fu attaccato da Moabiti, Ammoniti e Arabi confederati contro di lui ma seppe da un profeta che Dio avrebbe disperso i nemici. L'indomani infatti Josafat schierò il suo esercito ma non gli fu necessario combattere perché i nemici si uccisero fra loro.
Nell'undicesimo anno del suo regno Ochozia si ammalò e mandò a consultare un oracolo pagano sulla propria salute. Elia lo avvisò che sarebbe morto per questo sacrilegio e così avvenne. Gli successe il figlio Joram che distrusse gli idoli ma per il resto si comportò con empietà.
Elia fu portato in cielo su un carro infuocato alla presenza di Eliseo. Quest'ultimo chiese che lo spirito del maestro rimanesse con lui ed infatti da allora fu in grado di compiere prodigi.
Ioram, Josafat ed il re degli Idumei, si coalizzarono contro i Noabiti ma poiché il loro esercito era a corto di acqua si rivolsero a Eliseo che fece scaturire nuove fonti.
All'alba i Moabiti videro l'acqua dalla loro città ma poiché i riflessi del sole la rendevano rossa, credettero fosse sangue. Convinti che gli assedianti si fossero uccisi fra loro uscirono dalle mura e furono massacrati. Il re dei Moabiti, disperato, sacrificò il proprio figlio sulle mura sperando così di ottenere il soccorso divino, i tre re attaccanti lo videro e, impietositi, tolsero l'assedio.
Josafat morì settantenne dopo venticinque anni di regno, avendo designato il figlio Joram come suo successore.
Anche Eliseo fece miracoli, come aveva fatto Elia moltiplicò l'olio di una donna bisognosa e risuscitò un bambino, sfamò gli abitanti di Galgala colpiti dalla carestia moltiplicando il pane, sanò un lebbroso.
Ader re di Siria tese un'imboscata a Ioram re di Israele ma questi si salvò avvertito da Eliseo. I soldati di Ader vennero a catturare Eliseo ma furono resi ciechi dal Signore.
Ader tornò ad assediare Samaria e gli abitanti furono costretti dalla fame a mangiare i propri figli. Ioram accusò Eliseo di non aiutarlo con le preghiere ma poi, pentito, lo pregò di liberare la città e durante la notte il Signore diffuse il terrore fra gli assedianti facendoli fuggire, il mattino seguente i Samaritani si sfamarono con l'abbondante cibo che i Siriani avevano lasciato nel campo.
Il re di Damasco si ammalò e mandò il nobile Azaleo a consultare Eliseo. Il profeta predisse che il re sarebbe morto e che Azaleo avrebbe regnato recando disgrazia al popolo di Israele. Azaleo strangolò il re e prese il potere.
Joram re di Giuda, sobillato dalla moglie Gotholia (Othlia) figlia di Achab, divenne empio e fu punito: gli Arabi attaccarono i Giudei ed uccisero tutti i suoi figli tranne Ochozia; Joram morì di malattia a quaranta anni dopo aver regnato otto anni.
Ioram di Israele fu ferito in guerra e si ritirò: Eliseo unse re Jehu ordinandogli di sterminare la stirpe di Achab.
Jehu uccise Ioram, Ozochia e Jezebel, quindi fece giustiziare tutti i settanta figli di Achab che vivevano in Samaria e tutti i falsi profeti.
Ma Gotholia moglie di Ochozia prese il potere ed uccise tutta la progenie di Davide eccetto Joas che, ancora bambino, fu nascosto dalla nutrice Iosabe.
Sette anni dopo il sacerdote Ioade marito di Iosabe mostrò Joas ai soldati inducendoli a ribellarsi a Gotholia. Gotholia venne uccisa e Joas incoronato re di Israele.
Joas restaurò il Tempio con le offerte dei fedeli e governò saggiamente finché visse Ioade, ma quando il sacerdote morì si lasciò andare all'empietà e, non tollerando gli ammonimenti del profeta Zaccaria, lo fece lapidare.
Zaccaria morendo maledisse Joas che fu punito per mano del re di Siria Azael che assediò e saccheggiò Gerusalemme.
Ieu morì dopo ventisette anni di regno e gli successe Ioacaz che fu a sua volta sconfitto dal re di Siria. Ioacaz regnò per diciassette anni, quindi gli successe il figlio che si chiamava Joas come il re di Giuda.
Sotto il regno di Joas morì Eliseo che, in agonia, predisse ad re che avrebbe sconfitto i Siriani e recuperato i territori perduti. Infatti Joas sconfisse Ader, figlio del defunto re di Siria Azael.
Morì Joas di Giuda, ucciso dai suoi servi dopo quarant'anni di regno e salì al trono il figlio Amasia.
Per far guerra a Idumei, e Amaleciti, Amasia assoldò soldati Israeliti ma poi, su consiglio di un profeta, li rimandò a casa senza averli fatti combattere.
Offesi, gli Israeliti attaccarono il regno di Giuda facendo incursioni ed uccidendo quanti incontravano.
Amasia intimò al re di Israele di sottomettersi, ma Joas gli rispose di non eccedere nella superbia. Amasia lo attaccò e venne sconfitto. Dopo averlo umiliato, Joas entrò in Gerusalemme e portò a Samaria i tesori del Tempio.
Joas regnò sedici anni, gli successe Ieroboamo.
Amasia fu ucciso dopo trentadue anni di regno e gli successe il figlio Ozia.
Il profeta Giona ebbe l'ordine divino di andare a Ninive per avvisare gli abitanti dell'imminente rovina. Per evitare la pericolosa missione si imbarcò ma quando la nave stava per essere affondata da una tempesta confessò di essere la causa della situazione e lasciò che lo gettassero in mare dove fu ingoiato da una balena che lo rigettò vivo a terra dopo tre giorni.
Allora Giona andò a Ninive per pronunciare la sua profezia, il re e il popolo gli credettero e presero a fare penitenza muovendo a pietà Dio che non distrusse la città.
Ieroboamo sconfisse i Siriani e morì nel quarantunesimo anno di regno succedendogli il figlio Acazia.
Ozia fu pio e onesto e vinse molte battaglie ma alla fine divenne superbo e fu colpito dalla lebbra. Morì confinato fuori dalla città a settantanove anni dopo averne regnati cinquantuno, il regno passò a suo figlio Iotham.
Azaria fu ucciso dopo sei mesi si governo, l'uccisore Selumo regnò trenta giorni e fu ucciso da Mainamo il quale regnò crudelmente per dieci anni poi fu assassinato. Gli successe il figlio Fecezia poi ucciso da Fakea sotto il cui governo il paese fu invaso dal re assiro Taglafarafar che distrusse molte città e fece molti prigionieri.
Ieroboamo re di Gerusalemme, pietoso e giusto, sottomise gli Ammoniti e morì nel sedicesimo anno di governo. Gli successe il figlio Acaz che tornò all'idolatria.
Centro di lui si allearono Raasone re di Siria e Fakea re di Israele che presero molte città e, deportata la popolazione, vi stanziarono colonie di Siriani.
Acaz chiamò in aiuto il re di Assiria che lo liberò dai nemici ma pretese come ricompensa tutti i tesori del Tempio.
Ad Acaz, morto nel sedicesimo anno di potere, successe il figlio Ezechia.
Fakea fu ucciso e sostituito da Osea che venne sottomesso da Salmanassar re degli Assiri.
Ezechia, giusto e pio, ripristinò culto e festività tradizionali.
Osea cercò l'aiuto degli Egiziani contro Salmanassar il quale, indignato, assediò Samaria per tre anni, la espugnò e deportò la popolazione ed il re.
Nel paese furono stanziati coloni di origine persiana e religione pagana e Dio li colpì con una pestilenza. Costoro mandarono quindi a chiamare sacerdoti ebrei e si convertirono all'Ebraismo.
Nei quattordicesimo anno di Ezechia, il re Assiro Sennacherib invase la Giudea ma Ezechia evitò la distruzione di Gerusalemme offrendo un pesante tributo. L'assiro partì ma lasciò un forte presidio e mentre Ezechia prudentemente fortificava le mura mandò un ambasciatore di nome Rabsace a pretendere nuovi versamenti. Tramite il profeta Isaia Echezia implorò l'aiuto divino e quella notte un angelo sterminò i nemici accampati presso Gerusalemme. In seguito Sennacherib tornò in patria e venne ucciso dai figli.
Ezechia si ammalò e Isaia predisse che sarebbe morto ma il re implorò di avere ancora il tempo di procreare un erede ed il Signore lo informò tramite il profeta che sarebbe vissuto per altri quindici anni.
Ezechia strinse amicizia con Balada re di Babilonia ma Isaia lo avvertì che i Babilonesi non avrebbero rispettato i patti.
Ezechia morì a cinquantaquattro anni dopo averne regnati ventinove e lasciò il trono al figlio, l'empio Manasse. Questi profanò il Tempio ed uccise dei profeti ma quando fu attaccato dall'esercito babilonese si pentì e chiese perdono a Dio che lo aiutò a salvare il regno. Visse poi onestamente e regnò per cinquantacinque anni.
Gli successe il figlio Ammon che fu ucciso dopo due anni e lasciò il regno al figlio Iosia che aveva otto anni.
Iosia fu pio, riportò il popolo al culto ortodosso e restaurò il Tempio. Sotto il suo regno furono ritrovati i libri di Mosè leggendo i quali Iosia fu preso dalla disperazione constatando di quali si era macchiata la sua gente e con la guida della profetessa Ofla svolse solenni riti espiatori facendo giurare al popolo l'osservanza delle Leggi.
Iosia morì nel trentunesimo anno di regno combattendo contro il faraone Necao al quale non aveva concesso di attraversare il Paese con l'esercito.
Iocaz figlio di Iosia ebbe il regno a ventitre anni ma fu catturato da Necao che mise sul trono il fratello Eliacimo al quale cambiò il nome in Ioachimo.
Il re di Babilonia Nabucodonosor uccise Necao e sottomise Egiziani e Giudei al pagamento di un tributo. Ioachimo dopo tre anni si ribellò, nonostante gli avvertimenti del profeta Geremia. Nabucodonosor attaccò ed uccise Ioachimo ponendo sul trono di Giuda il figlio anche questo di nome Ioachimo.
Più tardi, temendo che anche il secondo Ioachimo volesse ribellarsi, Nabucodonosor attaccò di nuovo, deportò i giovani e gli uomini validi, imprigionò il re e la sua famiglia ed affidò il regno a Sedecia zio di Ioachim al quale fece giurare fedeltà.
Anni dopo gli Assiri tornarono ed assediarono a lungo Gerusalemme perché Sedecia aveva tradito gli accordi, il profeta Geremia insisteva per la resa ma non fu ascoltato.
Sedecia catturato da Nabucodonosor che gli fece uccidere i figli in sua presenza, lo accecò e lo portò prigioniero a Babilonia.
Il Tempio fu spogliato e distrutto, la città demolita, i cittadini deportati. Solo i poveri furono lasciati in Giudea per coltivare la terra sotto il governo del nobile Godolia.
Qualche tempo dopo si presentò un certo Ismaelo chiedendo asilo a Godolia, questi lo accolse ma Ismaelo durante la notte lo uccise a tradimento.
Dopo la morte di Godolia, i Giudei che si trovavano ancora in patria decisero di andare in Egitto. Geremia si oppose ma non fu ascoltato, anzi fu portato anche lui in Egitto e quando predisse nuove disgrazie venne lapidato. Più tardi Alessandro Magno portò i suoi resti in Alessandria.
Quattro anni dopo la caduta di Gerusalemme, Nabucodonosor conquistò anche l'Egitto deportando in Babilonia gli Ebrei che vi si trovavano.
Fra i deportati erano quattro nobili giovani: Daniele, Anania, Misaele e Azaria che il re trattò con attenzione, facendoli istruire. I quattro giovani ottennero i essere nutriti soltanto di "cibi senz'anima" come datteri e legumi.
Nabucodonosor convocò tutti i saggi della sua corte per interpretare un sogno che aveva dimenticato. Vi riuscì il solo Daniele per ispirazione divina. Il re aveva sognato una statua con il capo d'oro, le spalle d'argento, l'addome di rame e le gambe in parte di ferro ed in parte di terra. Una grande pietra distruggeva la statua e cresceva fino a riempire il mondo.
Il capo d'oro, disse Daniele, rappresentava Nabucodonosor ed il regno degli Assiri, l'argento rappresentava i Medi ed i Persiani di Ciro, il rame il regno dei Macedoni. Il ferro indica la potenza dei Romani, la terra con cui è mescolato indica la loro debolezza costituita dalle discordie interne. La pietra infine è Cristo: si stacca dal monte "senza mani" (per decreto divino), distrugge il vecchio impero e riempie il mondo della sua gloria.
Colpito dalla sapienza di Daniele, il re gli fece ricchi doni e lo nominò principe.
I tre compagni di Daniele rifiutarono di adorare un idolo e furono gettati in una fornace ardente ma il fuoco non li offese. Vedendo ciò Nabucodonosor nominò principi anche loro.
Nabucodonosor chiamò Daniele per interpretare un altro sogno: vedeva un grande albero ed un angelo che scendeva dal cielo per ordinare di abbatterlo ma di preservarne le radici. In base al sogno Daniele predisse ciò che avvenne di lì a poco: Nabucodonosor impazzì e vagò nel deserto per sette anni ma poi, guarito, riprese a regnare. Morì dopo quarantatre anni di regno.
Gli successe il figlio Euisad Merocad che liberò Joachim dalla prigionia e gli rese onore.
A Euisad Merocad successe il fatello Baltasar. Mentre costui, assediato da Ciro, teneva un banchetto e commetteva sacrilegio usando a tavola i sacri vasi presi dal tempio di Gerusalemme da Nabucodonosor, comparve dal nulla una mano che scrisse sulle pareti parole incomprensibili. Le interpretò Daniele ed erano presagio della fine della vita e del regno di Baltasar, infatti poco dopo Ciro conquistò Babilonia ed uccise il re.
Daniele fu portato dal re dei Medi Ciassare che lo accolse con onore provocando l'invidia dei satrapi che tramarono per far morire il profeta.
I satrapi convinsero il re ad emanare un editto che sospendeva ogni culto per trenta giorni e quando Daniele fu trovato a pregare venne arrestato e rinchiuso in una fossa con i leoni. Il mattino seguente Daniele era vivo ed illeso e Ciassare fece gettare ai leoni i suoi accusatori.
Durante il primo anno del regno di Baltasar, Daniele aveva visto in sogno quattro animali uscire dal mare: il primo era una leonessa ma aveva penne ed ali d'aquila e cuore e piedi umani. Rappresentava il re con la sua superbia ma anche con il suo inevitabile destino di essere soltanto un uomo.
Il secondo era un'orsa con tre ali in bocca, rappresentava i Persiani che conquistavano le nazioni con grande violenza e sottoponevano i nemici ad orrende torture.
Il terzo era una pantera con quattro ali e quattro teste: Alessandro Magno con le sue veloci conquiste (le quattro ali) e i quattro regni in cui alla sua morte fu diviso il suo impero (le quattro teste).
Daniele non descrisse la forma del quarto animale limitandosi a dire che tutto divorava con i suoi denti di ferro. Si tratta del dominio dei Romani, troppo vasto e multiforme per essere rappresentato da un solo animale.
La bestia aveva dieci corni (ad indicare i numerosi regni che formavano l'impero romano) di cui uno più piccolo ma dotato di occhi e bocca che abbatteva gli altri e muoveva guerra ai santi (l'Anticristo).
Appariva nel sogno un vecchio dall'aspetto solenne con un seguito immenso (mille volte centomila) e la bestia veniva gettata nel fuoco (Dio che abbatte l'Anticristo). Morta la bestia, il Figlio dell'uomo scendeva dal cielo e Gli venivano dati il potere, l'onore ed un regno senza fine.
Daniele ebbe un'altra visione: un montone con due corna diseguali cozzava in ogni direzione e nessuna bestia poteva resistergli. Rappresentava i Persiani (i due corni sono Ciro e Cambise) che sconfiggevano tutti gli altri potenti.
Ma giungeva un altro montone dotato di un solo corno e batteva il primo: rappresentava Alessandro Magno che vinse Dario sconfiggendo gli eserciti di Persia e di Media.
Dopo la vittoria il secondo montone perdeva l'unico corno e ne nascevano altri quattro (Tolomeo, Seleuco, Antigono e Antipatro).
L'arcangelo Gabriele compariva nel sogno di Daniele per interpretare la visione e prediceva che dopo sei anni e sei mesi Antioco Epifane sarebbe caduto e Gerusalemme sarebbe tornata libera. La profezia di Gabriele parlò di sessantadue settimane fino alla ricostruzione della città.
Zonara spiega che le settanta settimane vanno intese come quattrocentonovanta anni, quanti cioè ne trascorsero fra la visione di Daniele e la venuta di Cristo.
La ripartizione delle settanta settimane è quella che si legge nel Libro di Daniele: sette settimane fino alla consacrazione di un unto (Esdra, rifondatore dello stato ebraico), sessantadue per la ricostruzione di Gerusalemme, altre sette fino a quando un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui .

Nel dodicesimo anno del suo regno Nabucodonosor mosse guerra al re dei Medi e dopo averlo sconfitto e ucciso si volse contro le nazioni che avevano rifiutato di aiutarlo: Cilicia, Siria, Giudea e Egitto.
Il generale Oloferne ebbe il comando della spedizione con l'ordine di risparmiare quanti si arrendevano e sterminare chi opponeva resistenza.
Il principe alleato Achior suggerì ad Oloferne di non tentare di vincere i Giudei protetti dal loro Dio ma il generale, indignato, lo fece consegnare ai nemici che lo accolsero nella città di Betulia. Oloferne assediò Betulia e dopo trentaquattro giorni la popolazione era in procinto di arrendersi ma il principe Ozia decise di attendere per altri cinque giorni l'aiuto divino. Una bella vedova della città di nome Giuditta, dopo aver criticato la mancanza di fede dei cittadini, uscì dalla città portando con se un'ancella e del cibo e si lasciò catturare dagli assedianti.
Condotta davanti a Oloferne, Giuditta raccontò che i Giudei stavano per commettere il peccato di mangiare cibi destinati ai sacrifici e, abbandonati dal loro Dio, sarebbero stati facilmente sconfitti. Per sfuggire la morte lei aveva quindi abbandonato la sua gente e voleva mettersi al servizio di Oloferne.
Giuditta ottenne il permesso di rimanere nel campo degli assedianti, di uscirne di tanto in tanto per pregare e di nutrirsi soltanto del cibo che aveva portato con se. Invaghitosi di lei, Oloferne offrì un banchetto, si ubriacò e si appartò con la donna ma si addormentò per il troppo vino bevuto e Giuditta lo uccise nel sonno, quindi tornò alla sua città con la testa mozzata del generale.

Tobi della tribù di Neftali era un uomo devoto ed osservante. Fatto prigioniero dagli Assiri si astenne dal mangiare il loro cibo; col tempo divenne funzionario del re Salmonassar ma quando questi morì e gli successe Sennacherib che odiava i Giudei per essere stato da loro sconfitto, Tobi fu costretto a fuggire e tutti i suoi averi furono confiscati. Potè tornare a Ninive solo quando Sennacherib fu ucciso ed il suo posto fu preso da Assarhaddon.
Tobi viveva con la moglie Anna e con il figlio Tobia. Il giorno della festa della Pentecoste, dopo aver seppellito un popolano trovato morto in piazza, si addormentò in giardino e sui suoi occhi caddero gli escrementi degli uccelli rendendolo cieco.
Divenuto povero Tobi viveva del lavoro di sua moglie e pregava il Signore che lo facesse morire.
Analoga preghiera levava a Dio una donna di Ecbatana di nome Sara che era stata promessa sette volte in matrimonio ma tutte le volte il demone Asmodeo aveva fatto morire lo sposo prima che si unisse a lei.
Il Signore ascoltò le loro preghiere, Tobi riebbe la vista e suo figlio sposò Sara che fu liberata da Asmodeo.
Quando Tobi rivelò al figlio di aver depositato una forte somma in Media il giovane partì accompagnato da una guida che si fingeva un suo parente di nome Azaria ma che in realtà era l'arcangelo Raffaele.

Media e Persia erano due regni distinti, retti l'uno da Astiage e l'altro da Cambise. Cambise sposò Mandane figlia di Astiage e generò Ciro.
Zonara descrive i costumi dei Persiani, in particolare la dura disciplina a cui erano sottoposti i giovani durante la formazione militare. Anche Ciro ricevette questo tipo di educazione e da adulto divenne un potente guerriero.
Il re degli Assiri, che aveva soggiogato diverse popolazioni, decise di volgersi contro la Media. Prima di attaccare si procurò l'alleanza di Creso re di Lidia, dei Cilici, dei Carii e di altre genti.
Ciassare, che era succeduto a Astiage, percependo un pericolo chiese aiuto a Cambise che inviò un esercito comandato da Ciro.
Ciro si portò in Media e nell'attesa dell'attacco degli Assiri compì una spedizione contro gli Armeni che non stavano fornendo aiuti a Ciassare come previsto da un patto vigente. Catturò il re con tutta la famiglia e dopo averlo costretto ad ottemperare agli accordi lo rilasciò.
Dopo aver subito una prima sconfitta ad opera di Ciro, gli Assiri furono abbandonati dagli alleati e i Persiani combattendo insieme ai Medi li costrinsero alla fuga. Ciro seguì i fuggitivi finché non riuscì a raggiungerli e farne strage.
Conquistata l'Assiria, Ciro non nocque alla popolazione ed ordinò che ciascuno continuasse a vivere secondo i propri costumi.
Un assiro di nome Gobria, proprietario di una rocca e disponendo di mille cavalieri, offrì a Ciro di passare dalla sua parte a condizione di essere aiutato a vendicarsi contro il figlio del re che aveva ucciso suo figlio. Ciro lo accolse e gli promise vendetta.
Con Gobria al suo seguito, Ciro raggiunse Babilonia ma il re degli Assiri rifiutò il combattimento sfidando gli avversari a tornare dopo trenta giorni.
In questa occasione si unì a Ciro anche Gadata, principe di un regno cliente che il re degli Assiri aveva fatto castrare. Gadata fu tradito da alcuni dei suoi e, sorpreso da un'imboscata degli Assiri fu ferito e catturato ma Ciro accorse prontamente e lo liberò.
Giunto al confine della Siria Ciro si incontrò con Ciassare, si decise di prepararsi per l'inverno in luoghi fortificati e di procurare le necessarie provviste per essere pronti ad eventuali azioni nemiche.
Intanto la bella prigioniera Pantea si lamentò con Ciro per le advances di Araspe, per evitare complicazioni Ciro allontanò momentaneamente l'amico Araspe e permise alla donna di convocare il marito Abradate. Questi la raggiunse e informato sulla correttezza di Ciro volle diventare suo alleato.
Il re degli Assiri si era recato in Lidia con i suoi tesori e aveva stretto alleanza con il re Creso. Informato di ciò Ciro preparò l'esercito lasciando Ciassare con un terzo dei Medi a difendere il suo regno.
Poco dopo l'esercito persiano si scontrò con quello di Creso che oltre a Lidi e Assiri comprendeva vari contingenti alleati fra cui uno egiziano.
Lottando contro gli Egiziani perse la vita Abradate e lo stesso Ciro fu disarcionato, i Persiani si concentrarono contro gli Egiziani che si difesero valorosamente ma alla fine dovettero arrendersi e consegnare le armi.
Creso e i suoi sudditi fuggirono a Sardi e si chiusero in città. Grazie alle indicazioni di un persiano residente a Sardi Ciro riuscì ad entrare in città e a prenderla senza combattere.
Ciro e Creso si accordarono: i Lidi avrebbero offerto spontaneamente oggetti preziosi per evitare il sacco di Sardi.
Furono celebrate le esequie di Abradate e di Pantea che si suicidò sul cadavere del marito.
Ciro occupò la Frigia, la Cappadocia e l'Arabia. Tornato a Babilonia fece scavare un profondo canale con il quale deviò gran parte delle acque dell'Eufrate permettendo al suo esercito di superare facilmente il fiume. I Persiani entrarono in Babilonia, Gobria e Gadata che conoscevano bene la città li guidarono al palazzo reale dove il re fu catturato.
Conquistata Babilonia, Ciro si dedicò a organizzare il suo impero, sposò la figlia di Ciassare che gli portò la Media in dote, visse e governò dividendo il suo tempo fra Babilonia, Susa e Ecbatana.
Divenuto molto vecchio sognò che gli dei lo chiamavano e designò erede del trono il figlio maggiore Cambise e nominò il minore Tanossare (Smerdi in Erodoto) principe dei Medi, Armeni e Cadusii, ma dopo la sua morte sorsero contrasti e scoppiarono ribellioni.
Cambise fece uccidere il fratello ma durante la sua assenza due fratelli magi presero il potere approfittando della somiglianza di uno dei due con il defunto.
Cambise si preparò a muovere guerra all'usurpatore ma morì per un banale incidente realizzando una vecchia profezia. Aveva regnato sette anni e cinque mesi, non aveva avuto figli.
Il falso Smerdi regnò indisturbato per sette anni fin quando il nobile Otane scoprì il suo inganno e organizzò una congiura per eliminarlo.
Intanto Pressaspe, esecutore materiale dell'omicidio del fratello del re, preso dal rimorso svelò pubblicamente la verità e si uccise , i congiurati agirono immediatamente ed uccisero l'usurpatore.
Quietati i tumulti che seguirono a queste vicende, i congiurati scelsero fra loro il nuovo re con un sorteggio casuale (l'episodio del primo cavallo che nitrisce raccontato anche da Erodoto) e Dario figlio di Istaspe divenne re di Persia.
Per assolvere un voto Dario mandò a Gerusalemme gli oggetti sacri che erano rimasti a Babilonia quando Ciro, all'inizio del suo regno, aveva concesso ai Giudei di tornare in patria.
Finanziò inoltre la ricostruzione del Tempio e nominò governatore della Giudea Zorobabel che aveva guidato il rientro degli Ebrei liberati da Ciro.
I Samaritani cercarono di ostacolare i lavori del tempio coinvolgendo satrapi siriani, ma Dario confermò che anche Ciro aveva autorizzato l'opera e tacitò gli oppositori. Dario fu sempre favorevole ai Giudei che continuarono ad avere problemi con i Samaritani. Dopo la sua morte salì al trono il figlio Serse che proseguì nella politica del padre concedendo esenzioni fiscali e benefici ai Giudei e autorizzò un nuovo esodo da Babilonia a Gerusalemme sotto la guida di Esdra.
Esdra tornò a Gerusalemme con molte persone e durante la sua vita fu ripristinata l'osservanza della legge mosaica.
Il coppiere ebreo Nehemia chiese al re il permesso di recarsi a Gerusalemme preoccupato dai contrasti della sua gente con i popoli confinanti. Il re concesse il permesso e dotò Nehemia di credenziali e di fondi per la ricostruzione delle mura. Da notare che Zonara precisa che la partenza di Nehemia da Susa avvenne nel venticinquesimo anno del regno di Serse mentre in Giuseppe Flavio si legge che Nehemia era coppiere di Artaserse figlio di Serse.
Nehemia si impegnò a fondo per convincere i connazionali a lavorare alacremente alle mura, resistendo anche agli attacchi militari degli avversari che volevano impedire che Gerusalemme venisse fortificata.
Completate le mura si occupò di ripopolare la città convincendo molte famiglie a trasferirvisi. Morì molto vecchio e morì anche Serse lasciando il trono al figlio Artaserse.
Una volta Artaserse offrì un banchetto e voleva mostrare ai suoi ospiti la moglie Vasti ma questa per pudore rifiutò di farsi vedere, il re si ritenne offeso e la ripudiò. Ordinò quindi che si cercasse per lui la più bella vergine del regno e fu scelta una giovane ebrea di nome Ester che, priva dei genitori, viveva con lo zio Mardocheo. Successivamente Mardocheo salvò il re scoprendo una congiura degli eunuchi di corte.
Un consigliere del re di nome Aman, indignato contro Mardocheo che non lo onorava come gli altri, convinse il re a far uccidere tutti gli Ebrei presenti nell'impero. Ester pregò il re di invitare Aman ad un banchetto durante il quale lo smascherò svelando che aveva intenzione di far morire Mardocheo. Il re, che ricordava la congiura svelata da Mardocheo, mandò a morte Aman e concesse a Ester di scrivere in suo nome l'ordine di ritirare la condanna degli Ebrei. Molti parenti e seguaci di Aman furono uccisi e gli Ebrei commemorarono questi eventi istituendo una festa.
Johanan figlio di Joiada ebbe il sommo sacerdozio e venne in lite con il fratello Jesus al quale la carica era stata promessa dal generale Bagoa. Johanan uccise Jesus nel tempio e Bagoa ordinò sette anni di punizione per gli Ebrei. A Johanan successe il figlio Joad. Manasse fratello di Joad aveva sposato Nicassa figlia del nobile persiano Sanabalete, matrimonio con una "donna gentile" che aveva suscitato polemiche a Gerusalemme. Sanabalete promise a Manasse di costruire un nuovo tempio e di nominarlo gran sacerdote in Samaria ma mentre attendeva il consenso di re Dario questi fu sconfitto a Isso da Alessandro Magno. Sanabalete passò ai Macedoni ed ottenne da Alessandro il permesso per il nuovo tempio.
Alessandro era figlio di Filippo re di Macedonia e di Olimpiade ma si favoleggiava che la madre l'avesse concepito con Zeus in forma di serpente. Era di carnagione chiara ed emanava odore gradevole, si dimostrò maturo fin dall'infanzia. Si doleva delle vittorie del padre temendo che non rimanessero per lui occasioni di gloria.
Da ragazzo domò il cavallo Bucefalo che nessuno riusciva a montare girandolo verso il sole perché aveva capito che l'animale era spaventato dalla propria ombra. Fu educato da Aristotele che lo iniziò anche alle scienze segrete dette acroamatiche.
Quando Filippo fu ucciso da Pausania, Alessandro salì al trono. Aveva vent'anni e rapidamente mise ordine nel regno domando le ribellioni in corso, conquistando Tebe e facendo pace con gli Ateniesi.
A Tebe una donna di nome Timoclea uccise un ufficiale macedone che l'aveva violentata e condotta davanti ad Alessandro disse orgogliosamente di essere sorella di Teagene morto combattendo contro Filippo. Ammirando il suo coraggio, Alessandro la fece liberare.
A Corinto incontrò Diogene di Sinope e gli offrì ciò che desiderava, Diogene gli chiese di spostarsi per non coprire la luce del sole e Alessandro lo ammirò al punto da dire che se non fosse stato Alessandro avrebbe voluto essere Diogene.
Iniziata la guerra contro l'Asia, Alessandro si scontrò con l'esercito di Dario re di Persia sul fiume Granico e lo sconfisse, Sardi si arrese e conquistò Panfilia, Cilicia, Fenicia, Pisidia, Paflagonia e Cappadocia.
Ammalatosi gravemente in Cilicia guarì bevendo il farmaco preparato dal suo medico Filippo Acarnano nonostante questi fosse stato tacciato di tradimento.
Sconfisse di nuovo i Persiani a Isso e i Macedoni saccheggiarono il campo nemico mentre Dario fuggiva. Alessandro trattò con clemenza e rispetto la moglie e le figlie del re ordinando che non subissero offesa.
Conquistò ancora Damasco, espugnò Tiro ed occupò l'Egitto dove fondò Alessandria. Fece visita al tempio di Ammone attraversando il deserto, il sacerdote lo salutò figlio di Zeus, cosa di cui Alessandro andò molto fiero.
Dario offrì ad Alessandro un riscatto per la sua famiglia, gli propose di sposare la figlia e di condividere il regno ma Alessandro rifiutò. Morì di parto la moglie di Dario e fu sepolta con tutti gli onori.
Alessandro si scontrò di nuovo con i Persiani nella decisiva battaglia di Gaugamela e questa volta fu proclamato re dell'Asia mentre Dario fuggiva ancora una volta. Occupò Babilonia, Susa e l'intera Persia.
Inseguì ancora Dario e lo trovò moribondo per le molte ferite. Il re lo ringraziò per la clemenza usata con i suoi familiari e spirò. Alessandro mandò il corpo alla madre, quindi fece squartare vivo Besso che aveva provocato la morte di Dario.
Presso il Mar Caspio gli Ircani rubarono il suo cavallo Bucefalo ma lo resero incolume quando Alessandro minacciò lo sterminio.
Sposò la nobile Rossane e cominciò ad assumente usanze orientali. Fece morire Parmenione e Filota per tradimento ed uccise personalmente Clito che lo offese durante un banchetto.
Alessandro proseguì la sua campagna in India con grande ardimento affrontando molti pericoli e spesso venne ferito. In India ottenne senza combattere la resa di diverse città, combattè contro il principe Poro che si battè con tanto coraggio da conquistare le stima di Alessandro che lo nominò satrapo delle province sulle quali aveva regnato.
Nella battaglia con Poro fu ferito l'amato Bucefalo che era molto vecchio e poco dopo morì con grande dolore di Alessandro.
I suoi soldati si rifiutarono di passare il Gange finché non fece fabbricare navi per navigarlo in sicurezza. Giunse al territorio dei Malli dove si trovò in grave pericolo circondato dai nemici e fu ferito quasi mortalmente.
Una volta risanato, Alessandro continuò a soggiogare province indiane. Marciò lungo la costa orientale in regioni poverissime e inospitali dove il suo esercito soffrì la fame e subì molte perdite. Tornato in Persia visitò il sepolcro di Dario e fece giustiziare il nobile Peleo che lo aveva ucciso. Sposò Statira figlia di Dario. Congedò quanti tra i suoi soldati non potevano più combattere per età o per le ferite ricevute, li rimandò in Macedonia scrivendo a Antipatro di concedere loro privilegi e onori.
Giunti a Ecbatana, morì di malattia Efestione. Alessandro ordinò celebrazioni di lutto e fece crocifiggere il medico che non aveva saputo guarire l'amico. Preceduta da diversi presagi giunse anche la morte di Alessandro sulla quale si formarono diverse opinioni: febbre, altre malattie, veleno.
Dopo aver conquistato Tiro, Alessandro mosse contro Gerusalemme perché il sacerdote Ioado non aveva accolto la sua richiesta di aiuti militari per non violare la parola data al re di Persia. Giunto a Gerusalemme, tuttavia, vide i sacerdoti e il popolo vestire vesti candide, lo ritenne un presagio favorevole per la conquista dell'Oriente e si comportò con rispetto nei confronti di Ioado e del tempio.
Dopo la morte di Alessandro il suo impero venne diviso in quattro parti. Tolomeo conquistò Gerusalemme senza trovare resistenza perché attaccò di sabato, fece molti prigionieri e li deportò in Egitto. Tolomeo morì dopo quarant'anni di regno e gli successe il figlio Tolomeo Filadelfo il quale liberò tutti gli schiavi Ebrei che si trovavano in Egitto. Scrisse quindi al gran sacerdote Eleazaro chiedendogli una squadra di Giudei capaci di tradurre la Bibbia in greco e accompagnò la sua lettera con molti ricchi doni.
Il sacerdote scelse sei uomini da ciascuna delle dodici tribù e li inviò a Alessandria dove furono accolti con onore e sistemati in locali tranquilli nei quali completarono la traduzione in settantadue giorni.
Coinvolti nella guerra tra Antioco III e i Tolomei, i Giudei si schierarono inizialmente con Antioco ma quando Tolomeo IV Filopatore morì lasciando il potere al figlio Tolomeo V Epifane, i Giudei si allearono con quest'ultimo per tornare successivamente alla prima alleanza. Infine, quando fu ristabilita la pace, Antioco fece sposare Tolomeo V con sua figlia Cleopatra e la Giudea fece parte della dote iniziale insieme a Samaria, Fenicia e Celesiria.
Il gran sacerdote dei Giudei, di nome Onia, rifiutò per avarizia di versare il tributo annuale provocando l'ira di Tolomeo V chre inviò un ambasciatore a riscuotere minacciando rappresaglie. La situazione fu risolta da Giuseppe figlio della sorella di Onia che riuscì a guadagnare la fiducia dell'ambasciatore ed in seguito quella dello stesso re Tolomeo che gli affidò l'incarico di esattore. Per molti anni Giuseppe svolse l'incarico ottenendo sempre maggior fiducia da parte del re. Sposò la figlia di suo fratello ed ebbe un figlio di nome Ircano.
Alcimo organizzò una squadra di criminali da usare contro Giuda e convinse Demetrio a mandare Nicanore in Giudea con l'ordine di uccidere Giuda e tutta la sua gente. Nicanore tentò prima con l'inganno e poi co la guerra di prendere Giuda ma fu sconfitto e ucciso. Alcimo morì e il popolo diede il pontificato a Giuda il quale scrisse ai Romani chiedendo la loro amicizia. Demetrio mandò in Giudea un altro esercito comandato da Bachide e questa volta Giuda morì in combattimento.
Bachide mise a morte molti Giudei mentre gli amici di Giuda persuadevano Gionata a prendere il posto del fratello. Anche Giovanni, fratello minore di Giuda e di Gionata, venne ucciso. Bachide si chiuse nella rocca di Gerusalemme con molti ostaggi e mentre Gionata faceva strage degli Amorei che avevano ucciso Giovanni, lasciò la Giudea e tornò presso Demetrio.
Trascorsero due anni di relativa tranquillità, quindi Bachide tornò con l'ordine di catturare Gionata, non riuscendovi accettò la proposta di Gionata di porre fine alle ostilità. Sconfitto da Alessandro figlio di Antioco Epifane, Demetrio cercò l'aiuto di Gionata ordinando a Bachide di liberare tutti gli ostaggi.
Non rispettando gli accorti, Antioco VII inviò un esercito comandato da Cendebeo contro la Giudea. Simone sconfisse Cendebeo e trascorse in pace i successivi otto anni, quindi fu ucciso a tradimento dal genero Tolomeo. Questi prese in ostaggio la moglie e due figli di Simone mentre un altro figlio di nome Giovanni Ircano riuscì a salvarsi. Assediato in una fortezza da Giovanni Ircano, Tolomeo si servì a lungo dei suoi ostaggi per trattenere gli assedianti, ma infine li uccise e fuggì presso Zenone Cotila tiranno di Seleucia.
Antioco tornò ad attaccare la Giudea ed assediò Ircano in Gerusalemme. L'assedio si protraeva e Ircano, temendo di rimanere a corto di viveri, propose una tregua. Durante la tregua Antioco e Giovanni Ircano trovarono un accordo e l'assedio fu tolto dietro pagamento di tributi e consegna di ostaggi.
Fatta amicizia con Antioco, Ircano accettò di aiutarlo nella sua guerra contro i Parti. Il re dei Parti Arsace uccise Antioco e mise al suo posto il fratello Demetrio. Morto Antioco, Giovanni Ircano occupò alcune città della Siria e conquistò l'intera Idumea imponendo costumi giudaici agli abitanti.
Odiando Demetrio per la sua malvagità, i suoi soldati tramarono segretamente con Tolomeo VIII il quale mandò Alessandro Zabina che vinse Demetrio, questi fuggì a Tiro ma qui venne catturato e ucciso.
Giuseppe iniziò la riscossione dei tributi da Ascalona in Siria dove fece giustiziare i capi di una fazione ribelle e ne confiscò i beni mandando una grossa somma al re. Da allora non ebbe più difficoltà nel riscuotere e visse prosperamente per ventidue anni. Ebbe due mogli e otto figli, la seconda moglie era figlia di suo fratello, da questa nacque Ircano.
Per la nascita di un figlio di Tolomeo, Giuseppe che era ormai troppo anziano per viaggiare, mandò Ircano in Alessandria con una lettera per il suo procuratore che doveva finanziare l'acquisto di regali. Insoddisfatto della somma modesta che il procuratore gli metteva a disposizione, Ircano lo fece incarcerare e non lo liberò finché non ebbe otttenuto quanto voleva.
Superando ampiamente tutti gli altri visitatori di Tolomeo, Ircano spese duecento talenti per comprare duecento schiavi che donò alla coppia reale, e ciascuno degli schiavi portava un talento in dono.
Sulla via del ritorno Ircano fu aggredito dai fratelli gelosi di lui e fuggì oltre il Giordano dove costruì un castello e vi trascorse sette anni. Infine si uccise per paura del nuovo re di Siria Antioco Epifane. Morto Tolomeo Epifane, Antioco attaccò l'Egitto ma fu respinto dai Romani, prese invece senza contrasti Gerusalemme dove erano in corso ostilità tra due candidati al sacerdozio, Iesu/Iasone e Onia/Menelao. Menelao si unì a Antioco adottando costumi diversi dai tradizionali e affini a quelli dei Greci. Aprì le porte a Antioco che uccise molti cittadini e tornò a Antiochia dopo aver saccheggiato Gerusalemme. Tornò due anni dopo per ripetere stragi e saccheggi, profanò il tempio e vietà ai Giudei di circoncidere i figli. Quanti non accettarono di adorare gli dei di Antioco furono uccisi barbaramente, fra questi furono il sacerdote Eleazaro, sua madre e i suoi discepoli.
Viveva in Gerusalemme un sacerdote di nome Mattatia che aveva cinque figli: Giovanni detto Gadi, Simeone, Giuda Maccabeo, Eleazaro, Gionata. Quando i ministri reali gli ordinarono di sacrificare secondo il costume greco, Mattatia si ribellò, uccise un ministro e fuggì nel deserto con la moglie e i figli seguito da numerose famiglie di Gerusalemme.
Mattatia governò per un anno uccidendo quanti accettavano di offrire sacrifici agli dei e facendo circoncidere tutti i bambini. Mattatia morì e il figlio Giuda Maccabeo prese il suo posto. Continuando a uccidere gli inviati di Antioco provocò l'ira di questi che gli mandò contro un grosso esercito comandato da Lisia. Questa spedizione si concluse con una sconfitta e Giuda saccheggiò il campo dei nemici.
Giuda restaurò il tempio rinnovandone gli arredi, istituì una ricorrenza annuale detta "festa dei lumi". Antioco Epifane morì e divenne re il figlio Antioco Eupatore il quale inviò nuovamente un esercito contro i Giudei. Nella battaglia che seguì perse la vita Eleazaro fratello di Giuda Maccabeo.
Lisia e Antioco assediarono Gerusalemme ma per timore che suo figlio Filippo usurpasse il regno, Antioco volle concludere la pace per tornare in patria. Entrato in città Antioco non rispettò gli accordi e fece demolire le mura, portò via il sacerdote Onia detto Menelao rimpiazzandolo con Alcimo detto Gioachimo. Sconfisse Filippo e lo uccise.
Demetrio figlio di Seleuco, al suo secondo anno di regno, uccise anche Lisia e affidò il governo della Giudea a Alcimo.
Alessandro figlio di Antioco, sconfitto Demetrio, ottenne il regno di Siria e sposò Cleopatra figlia di Tolomeo Filometore. Durante un'assenza di Alessandro il suo luogotenente Apollonio provocò Gionata finché questi non prese le armi e, sconfitto Apollonio, occupò alcune città della Siria.
Tramite ambasciatori, Gionata stabilì rapporti di amicizia con Roma e con Sparta. Si occupò di far ricostruire le mura di Gerusalemme e di restaurare il tempio. Demetrio fu catturato dai Parti in battaglia e Trifone pensò di approfittarne uccidendo Antioco per prendere il potere ma temendo l'intervento di Gionata provò a prenderlo con l'inganno. Attirò Gionata con un pretesto nella città di Tolemaide e qui lo fece prigioniero dopo aver ucciso la sua scorta. Trifone pretese e ottenne cento talenti e due figli di Gionata in ostaggio per liberare il suo prigioniero ma non tenne fede agli accordi e lo uccise. Simone Maccabeo fu nominato gran sacerdote (143 a.C.), smise di versare tributi ai Macedoni e tenne sotto controllo le nazioni vicine.
Trifone uccise Antioco (Antioco VI Dioniso) e lo finse morto per cause naturali ma quando i soldati scoprirono la verità lo abbandonarono e passarono a Cleopatra vedova di Demetrio la quale sposò Antioco (Antioco VII Sidete), quest'ultimo con l'aiuto di Simone sconfisse Trifone e lo uccise.
Alessandro fece amicizia con Ircano ma morì combattendo contro Antioco Grifo figlio di Demetrio. Questo Antioco prese il regno di Siria e combattè a lungo contro il fratellastro Antioco Ciziceno (erano entrambi figli di Cleopatra Tea).
Giovanni Ircano mandò Aristobulo e Antigono a assediare Samaria. I Samaritani chiesero aiuto a Antioco Ciziceno che fu sconfitto da Aristobulo e in seguito tentò di portare la guerra in Giudea per allontanare gli assedianti da Samaria. Infine Ircano prese Samaria e la distrusse.
Tre sette erano molto forti in Giudea: Farisei, Esseni e Sadducei. I Farisei credevano nel destino ma ammettevano che qualcosa avvenga per volontà umana, gli Esseni negavano la libertà umana e credevano chr tutto avvenga per destino, infine i Sadducei negavano il destino e credevano che tutto dipenda dalla nostra volontà. Ircano era stato allievo dei Farisei e poi si era avvicinato ai Sadducei e per questo i Farisei lo odiavano. Regnò comunque per trentuno anni e morì serenamente lasciando cinque figli. Gli successe Aristobulo che si incoronò re e rinchiuse la madre e due fratelli che gli contendevano il potere. In un primo momento associò al regno il fratello Antigono ma poi, credendo ai calunniatori perse la fiducia in lui e lo fece uccidere.
Morto Antigono, fu la volta di Aristobulo, sconvolto dal rimorso, che morì di malattia dopo aver regnato per un solo anno.
Salomè Alessandra, moglie di Aristobulo, fece liberare i fratelli del marito e sposò Alessandro Gianneo che, divenuto re, si comportò con grande crudeltà. Sconfitto dagli Arabi fuggì in Gerusalemme dove si sollevò contro di lui una rivolta che Gianneo represse nel sangue facendo migliaia di vittime e mandando in esilio ottomila persone.
Da allora visse in sicurezza finché Antioco Dioniso non attaccò la Giudea. Antioco morì in battaglia e il suo successore Areta si accortò con Gianneo. In seguito Gianneo combattè per tre anni conquistando città degli Idumei, dei Cilici e dei Siriani, quindi tornò a Gerusalemme e si ammalò di febbre quartana.
Prima di morire consigliò alla moglie di cercare l'alleanza con i Farisei che erano molto potenti. Morì all'età di quarantanove anni dopo aver regnato per ventidue anni. Salomè Alessandra seguì il consiglio del moribondo e stabilì buoni rapporti con i Farisei e ciò le permise di regnare indisturbata.
La regina Alessandra nominò il figlio Ircano sommo sacerdote e prese a regnare con l'altro figlio Aristobulo affidando il governo ai Farisei ma questi la spinsero a far morire molti degni uomini. Alessandra si ammalò e Aristobulo lasciò Gerusalemme per unirsi ai sostenitori di suo padre. Quando Alessandra lo seppe fece rinchiudere la moglie e i figli di Aristobulo, quindi dichiarò di non voler più interessarsi degli affari del regno e poco dopo morì all'età di settantatre anni, dopo nove anni di regno.
Fu guerra tra Aristobulo e Ircano, quest'ultimo aveva come alleato l'idumeo Antipatro che ottenne l'aiuto del re arabo Areta per deporre Aristobulo dando il trono della Giudea a Ircano.
Aristobulo comperò per quattrocento talenti l'aiuto del romano Scauro che stava combattendo in Armenia e che sconfisse rapidamente Ircano e Areta.
Pompeo giunse a Damasco dove ricevette ambasciatori mandati da Aristobulo e da Ircano per sottoporgli la loro contesa e promise di recarsi al più presto in Giudea per risolvere le ostilità ma il comportamento sleale di Aristobulo lo spinse a intervenire militarmente occupando Gerusalemme. Pompeo ristabilì Ircano come sommo sacerdote, rispettò il tempio, giustiziò i facinorosi e tornò a Roma portando con se Aristobulo e i suoi figli, tra questi Alessandro che riuscì a fuggire e tornò in Giudea per attaccare Ircano. Contro di lui mosse Gabinio che lo costrinse a rinchiudersi nella fortezza di Alessandreion nella quale si arrese ottenendo il perdono di Gabinio. Anche Aristobulo riuscì a fuggire ma fu ripreso da Gabinio e rimandato a Roma insieme al figlio Alessandro.
Sistemate le cose in Giudea Gabinio consegnò la provincia a Crasso e tornò a Roma. Entrato in Giudea, Crasso rapinò il tesoro del tempio quindi mosse con il suo esercito contro i Parti e venne ucciso.
Antipatro sposò una donna araba di nome Cipro dalla quale ebbe Fasaele, Erode, Giuseppe, Ferora e Salomè.
Cesare liberò Aristobulo e lo mandò in Siria ma strada facendo Aristobulo fu avvelenato e Alessandro suo figlio venne decapitato.
Dopo la morte di Pompeo, Antipatro aiutò Cesare in Egitto e fu ferito.
Cacciato dal suo regno, Antigono si rivolse a Cesare che lo nominò procuratore in Giudea ma diede il pontificato a Ircano. Partito Cesare, Antipatro assunse di fatto il governo della Giudea perché Ircano era di ingegno tardo, nominò suo figlio Fasaele governatore di Gerusalemme, assegnò la Galilea a Erode che liberò il paese dal ladrone Ezechia. La determinazione di Erode preoccupò i nobili che protestarono presso Ircano il quale citò Erode in giudizio. Presentandosi con una scorta di armati, Erode spaventò i giudici che non osarono condannarlo, Ircano rimandò ad altra data il giudizio e Erode tornò più tardi con un grosso esercito. Avrebbe conquistato Gerusalemme se non fosse stato trattenuto dal padre e dai fratelli.
Intanto in Siria Cecilio Basso, di parte pompeiana, eliminava il governatore Sesto Giulio Cesare e prendeva il governo della provincia, ostacolato dagli ufficiali di Cesare e dai figli di Antipatro. Venne quindi inviato da Roma il nuovo governatore Marco Staio Murco.
Giulio Cesare fu ucciso da Bruto e Cassio, ne nacque una guerra e Cassio si recò in Siria per arruolare uomini ed incassare imposte. Antipatro chiese ai figli di riscuotere quanto richiesto da Cassio. Malico non fece altrettanto e sarebbe stato ucciso da Cassio se non fosse intervenuto Antipatro a pagare cento talenti a nome di Malico.
Cassio e Murco affidarono il comando dell'esercito che avevano reclutato a Erode promettendogli di nominarlo re di Giudea una volta finita la guerra contro i cesariani.
Malico cospirò contro Antipatro e lo fece avvelenare ma fu ucciso a sua volta da Erode con l'approvazione di Cassio.
Erode cacciò Antigono figlio di Aristobulo dalla Giudea, quindi tornò a Gerusalemme dove sposò una nipote di Ircano.
Antonio e Ottaviano vinsero a Filippi Bruto e Cassio. Ottaviano andò in Gallia e Antonio in Asia. Erode gli andò incontro con ricchi doni ottenendo la sua amicizia. In Efeso Ircano mandò una corona d'oro a Antonio pregandolo di liberare i Giudei fatti prigionieri da Cassio e Antonio accolse la richiesta.
Antonio nominò tetrarchi Fasaele e Erode affidando loro il comando della Giudea ed imprigionò un certo numero di Giudei sediziosi.
Antigono promise grandi premi a Pacoro re dei Parti se deponesse Ircano ed uccidesse Erode e i suoi. I Parti furono più volte battuti da Erode, ma il re dei Parti riuscì con un inganno a catturare Fasaele e Ircano. Informato di ciò, Erode fuggì al castello di Masada con la madre, le sorelle, sua moglie e sua suocera ed una scorta di armati. Sistemate le donne nel castello, proseguì per l'Arabia. Al mattino i Parti saccheggiarono Gerusalemme.
Insediatosi sul trono di Giudea, Antigono tagliò le orecchie a Iscano per evitare che il popolo gli restituisse il potere (secondo la legge il sacerdote non doveva avere difetti fisici o mutilazioni). Fasaele privò i nemici del piacere di ucciderlo fracassandosi il cranio contro delle pietre perché aveva la mani legate, poco prima di spirare sentì dire che Erode era fuggito e se ne rallegrò.
Erode intendeva chiedere aiuto a Malco re d'Arabia ma questi, per paura dei Parti, gli fece sapere che non lo avrebbe ricevuto, perciò Erode andò in Egitto e da qui a Roma dove raccontò a Antonio i recenti avvenimenti. Antonio, deciso ad aiutarlo, parlò in senato dei buoni rapporti di Erode con i Romani e di come sarebbe stato vantaggioso averlo re di Giudea durante la guerra contro i Parti.
Il senato approvò il discorso di Antonio e Erode fu nominato re di Giudea.
Antigono intanto assediava Masada. Giuseppe fratello di Erode aveva deciso di tentare la fuga per mancanza d'acqua ma una notte di pioggia mutò i suoi propositi.
Ventidio, che i Romani avevano incaricato di cacciare i Parti dalla Siria, passò in Giudea fingendo di voler aiutare gli assediati ma in realtà incassò denaro da Antigono e ripartì lasciando sul posto un presidio comandato da Silone.
Erode raccolse un esercito, prese la città di Ioppe e raggiunse Gerusalemme dove si accampò insieme agli uomini di Ventidio e fece venire grande quantità di vivande per evitare lamentele. Liberati i familiari, che mandò in Samaria, Erode occupò la Galilea e tornò in Samaria per affrontare Antigono.
Intanto Pacoro re dei Parti era stato ucciso e Ventidio, che aveva vinto una battaglia contro i Parti, mandò aiuti a Erode.
Erode raggiunse Antonio che assediava Samosata. Giuseppe fratello di Erode fu ucciso a Gerico in un'imboscata dai soldati di Antigono.
I Galilei si ribellarono e affogarono nel lago gli uomini del presidio di Erode. Erode accorse in Galilea e sconfisse i ribelli, quindi mosse verso Gerico per vendicare il fratello Giuseppe. Antigono gli mandò contro soldati comandati da Pappo ma questi venne sconfitto e ucciso da Erode.
Erode si recò a Samaria dove furono celebrate le sue nozze con una figlia di Alessandro, quindi passò ad assediare Gerusalemme insieme a Sossio (governatore della Siria). Dopo circa due mesi Erode e Sossio avevano conquistato la parte bassa della città, mentre la cittadinanza si ritirava nella parte alta, quindi completavano la conquista con gravi perdine dei difensori.
Offrendo ricche ricompense, Erode evitò che i soldati saccheggiassero Gerusalemme. Fece grandi doni anche a Sossio il quale ripartì da Gerusalemme per consegnare Antigono a Antonio, ma Erode, temendo che Antigono potesse ottenere per i suoi figli il favore del senato romano, inviò una grossa somma di denaro a Antonio chiedendogli di uccidere Antigono.
Con la morte di Antigono si estinse la dinastia degli Asmonei che aveva regnato centotrenta anni e il potere passò a Erode, figlio di Antipatro, di origini popolari.
Ottenuto il regno dell'intera Giudea, Erode premiò i suoi amici e punì gli avversari. Onorò Pollione fariseo e suo figlio Samea che aveva predetto la sorte di Ircano. Uccise quaranta sostenitori di Antigono e sequestrò i loro beni. Ircano era stato autorizzato da Fraate re dei Parti a vivere libero in Babilonia dove i Giudei lo consideravano ancora re e pontefice, ma quando seppe che Erode aveva preso Gerusalemme volle tornare in Giudea nonostante il parere contrario di quanti gli consigliavano prudenza.
Tornato a Gerusalemme, Ircano venne onorato da Erode che nascondeva abilmente il proposito di ucciderlo. Per non onorare altri nobili nominò sacerdote un certo Ananiel di bassa condizione sociale, ma Alessandra che avrebbe voluto il titolo per il figlio Aristobulo ne fu offesa e si rivolse ad Antonio e Cleopatra. Per timore di Antonio Erode conferì il pontificato al giovane Aristobulo ma relegò Alessandra nel palazzo tenendola sotto sorveglianza. Alessandra scrisse a Cleopatra descrivendo la sua situazione e Cleopatra le rispose di raggiungerla, di conseguenza la donna organizzò la fuga sua e del figlio ma il tradimento di un servo la fece scoprire. Erode la perdonò per paura di Cleopatra ma continuò a progettare di ucciderle il figlio.
Durante la festa dei tabernacoli Aristobulo si mostrò per la prima volta nei panni del pontefice e fu acclamato entusiasticamente dal popolo per la sua bellezza e la sua dignità. Erode, preso atto di ciò, rimandò l'uccisione di Aristobulo ma trascorsa la festa lo invitò nella sua piscina dove, con l'aiuto di amici, lo fece annegare.
Quando Alessandra scrisse a Cleopatra che Ercole aveva fatto morire il figlio, Antonio convocò Erode a Laodicea. Prima di partire Erode affidò il governo al cognato Giuseppe con l'ordine segreto di uccidere Mariamne se non fosse tornato. Giuseppe svelò a Alessandria e Mariamne l'ordine ricevuto e al ritorno di Erode sua madre e sua sorella Salomè accusarono Mariamne di tradirlo con Giuseppe. Erode non punì Mariamne che si professò innocente, ma fece morire Giuseppe e imprigionò Alessandra.
Cleopatra andò in Giudea presso Erode e forse provò a sedurlo ma Erode la placò facendole dei doni.
Nel settimo anno del regno di Erode un terremoto in Giudea uccise trentamila persone e infiniti animali. Erode fece guerra agli Arabi che non volevano pagare il tributo a Cleopatra e, tornato vittorioso, fu detto Erode il Grande.
Dopo Azio, Erode fece morire Ircano montando false accuse contro di lui, quindi mise al sicuro la famiglia nella fortezza di Masada e incontrò Ottaviano a Rodi. Ottaviano apprezzò il comportamento dignitoso di Erode e confermò il suo regno.
Pur amando intensamente la moglie Mariamne, Erode si lasciò turbare dalla gelosia e dalla maldicenza fino a ordinare la sua morte ma subito dopo, per il dolore, si ammalò e mostrò sintomi di alienazione mentale.
La carestia e la pestilenza portarono la fame in Giudea. Erode acquistò frumento in Egitto e lo distribuì gratuitamente nel suo paese e in quelli confinanti procurandosi con questa liberalità il favore del popolo e dei vicini.
Si sposò nuovamente con la figlia di un sacerdote di Gerusalemme, quindi mandò i suoi figli Alessandro e Aristobulo a Roma a rendere omaggio a Augusto ed ebbe il consenso dell'imperatore a nominare il proprio successore.
Erode usava mescolarsi alla gente in abiti privati per conoscere le opinioni su di lui e punire chi gli si mostrasse ostile. Pretendeva giuramento di fedeltà dai suoi sudditi ad eccezione degli Esseni per rispetto a uno di loro di nome Manaimo che aveva previsto il suo regno molto tempo prima.
Nel diciottesimo anno del suo regno, Erode iniziò la costruzione del nuovo tempio di Gerusalemme molto più grande del precedente. Fortificò la rocca prossima al tempio e la chiamò Antonia in onore di Marco Antonio.
I figli di Erode, Alessandro e Aristobulo, tornarono da Roma. Aristobulo sposò Berenice figlia di Salomè e Alessandro sposò Glafira figlia del re di Cappadocia.
Salomè e Ferora misero Erode il Grande contro i figli che lo odiavano per l'uccisione di Mariamne loro madre. Erode lasciò intendere che voleva nominare suo successore il primogenito Antipatro nella speranza di ridimensionare le aspettative di Alessandro e Aristobulo. Dal canto suo Antipatro prese a calunniare i fratellastri per mettere il padre contro di loro. Di nuovo a Roma insieme a Antipatro, i due giovani furono riconciliati con il padre da Augusto. Al ritorno in Giudea Erode riunì il consiglio ed annunciò che avrebbe lasciato il regno prima a Antipatro e poi ai figli di Mariamne.
Come Zonara racconta dettagliatamente, nella famiglia di Erode ciascuno accusava o calunniava gli altri, tutti spinti dalla gelosia e dall'ambizione. In particolare le accuse contro i figli di Mariamne turbarono Erode che fece imprigionare Aristobulo e Alessandro. Ferora venne espulso dalla corte per aver diffuso la falsa notizia di un adulterio tra Erode e Glafira.
Una testimonianza strappata con la tortura agli eunuchi di corte dimostrò che Alessandro riteneva di avere diritto alla successione e ciò bastò a Erode per imprigionare Alessandro. Vedendosi perduto, Alessandro decise di portare con se alla rovina i suoi nemicie scrisse a Erode denunciando Ferora e Salomè come cospiratori.
Nelle liti familiari intervenne un certo Euricle di Lacedemone che, guadagnata l'amicizia di Alessandro, la tradì riferendo a Antipatro e ad Erode quanto veniva detto dal principe. Questa ed altre delazioni esasperarono l'odio di Erode che fece imprigionare Alessandro e Aristobulo in due celle diverse. I due indagati affermarono di non aver mai voluto attentare alla vita del padre ma ammisero di aver tentato di organizzare la propria fuga sentendosi in pericolo. Consultato sul da farsi, Augusto si limitò a suggerire moderazione e clemenza.
Erode convocò un consiglio scegliendo i cortigiani sui quali poteva fare affidamento e dopo una breve inchiesta tramite la quale procurò altre "prove" contro i figli tramite la tortura, fece strangolare Alessandro e Aristobulo ed uccidere molti presunti complici.
Dopo aver fornito un breve elenco delle mogli e dei figli di Erode, Zonara torna sulla malvagità di Salomè che faceva di tutto per incolpare Antipatro e Ferora.
Ferora fu esiliato da Gerusalemme e visse per il resto della vita nella sua tetrarchia.
Anche Antipatro divenne infine sospetto al padre e fu processato alla presenza di Quintilio Varo, governatore romano della Siria. Il procedimento non portò a una sentenza definitiva e Erode fece ricorso al giudizio di Augusto.
Intanto si svolse un altro processo contro i sacerdoti che avevano atto rimuovere dal tempio un'aquila d'oro dedicata da Erode.
Giunto a settanta anni, Erode soffriva per diverse malattie contro le quali provava ogni sorta di farmaco. Si fece portare a Gerico e qui fece rinchiudere nell'ippodromo tutti i più importanti capifamiglia ebrei, ordinando di sterminarli subito dopo la sua morte. Intanto giunse da Roma un messaggio di Augusto che lasciava facoltà ad Erode di punire Antipatro. Erode ordinò subito la morte di Antipatro e cambiò il proprio testamento dividendo il regno tra Antipa, Archelao e Filippo. Donò a Salomè Lamia, Azoto e Faselide. Lasciò ricchi doni anche a Livia moglie di Augusto. Morì cinque giorni dopo l'uccisione di Antipatro. Aveva regnato trentaquattro anni dalla morte di Antigono.
Salomè e Alesa liberarono quanti erano rinchiusi nell'ippodromo e li rimandarono alle loro case.


I Cartaginesi, esperti navigatori, oltre alla Libia controllavano la Sardegna e gran parte della Sicilia, inoltre progettavano la conquista dell'Italia. Tra Romani e Cartaginesi era molta tensione, si sospettavano reciprocamente di voler prevalere e aspettavano l'occasione per dichiarare la guerra.
I Mamertini che erano passati a Messina si trovarono assediati da Ierone di Siracusa e chiesero aiuto ai Romani che volentieri li accontentarono per evitare che si rivolgessero ai Cartaginesi, tuttavia per risolvere altri problemi non riuscirono a intervenire rapidamente. I Mamertini passarono perciò ai Cartaginesi che presero il controllo dello stretto. Giunse a Reggio il console Claudio con alcune navi, non attaccò i Cartaginesi che erano molto numerosi ma prese contatti con i Mamertini per convincerli a rompere gli accordi con i Cartaginesi.
Dopo vari eventi i Romani presero Messina, Claudio vi lasciò un presidio e marciò contro Siracusa ma le difficoltà dell'assedio e un'epidemia tra i soldati lo costrinsero a desistere.
I nuovi consoli Valerio Massimo e Ottacilio Crasso furono entrambi mandati in Sicilia e prima di attaccare Siracusa occuparono diversi altri luoghi dell'isola. Considerando la forze che i Romani avevano messo in campo, Gerone propose loro la pace offrendo condizioni vantaggiose che i consoli accettarono soprattutto per poter sommare le risorse di Gerone con le loro nella lotta contro i Cartaginesi.



PARTE SECONDA

Dei principi e delle origini dei Romani
In un breve proemio Zonara precisa che tratterà la storia di Roma in modo sintetico, dalle origini al periodo di massimo potere. Al principio governarono i re, poi gli ottimati, quindi si passò a un governo popolare per tornare rapidamente alla monarchia.
Dopo la guerra di Troia, Enea giunse nel luogo dove in seguito sarebbe giunta Roma. Vi regnava Latino il quale si oppose ai Troiani e venne sconfitto. Enea si riconciliò con Latino e ne sposò la figlia Lavinia, fondò una città che chiamò Lavinio, chiamò Lazio il paese e Latini coloro che vi abitavano. Fu la guerra con i Rutuli, originari di Ardea, al cui re Turno in precedenza era stata promessa Lavinia. Turno e Latino morirono in combattimento, Enea ebbe la vittoria e il regno del suocero.
I Rutuli continuarono a combattere con l'aiuto degli Etruschi, Enea scomparve senza che se ne conoscesse il destino e fu divinizzato dai Latini. Gli successe il figlio Ascanio durante il cui regno i Latini fondarono Albalonga. Dopo Ascanio regnò Silvio, figlio di Enea e di Lavinia. Seguirono un Enea figlio di Silvio, Latino figlio di Enea, Atis, Tiberino. Questi annegò nel fiume Albula che in sua memoria fu da allora chiamato Tevere.
Tra i discendenti di Tiberino fu Amulio, tanto superbo da volersi spacciare per un dio tramite macchine appositamente costruite che producevano tuoni e lampi. Questo Amulio finì annegato in una palude, suo figlio Luentino morì in guerra. I nipoti di Luentino, Numitore e Amulio, decisero di dividere l'eredità: Amulio ebbe il denaro e Numitore il regno, ma presto Amulio usurpò il trono. Per evitare futuri rivali, costrinse la figlia di Numitore a farsi vestale, ma la giovane rimase comunque incinta (si disse che Marte l'avesse amata) e partorì due bellissimi gemelli. Amulio ordinò l'uccisione dei neonati e un servitore li lasciò in una cesta sulle rive del Tevere. Trasportata dal fiume la cesta approdò a una spiaggia dove i gemelli furono allattati da una lupae poi imboccati da un picchio.
Furono infine ritrovati da Faustolo, porcaio di Amulio che li affidò alla moglie Laurentia. Secondo alcuni la donna si prostituiva ed era chiamata Lupa e questo soprannome fu l'origine del mito della lupa. I due bambini furono chiamati Romolo e Remo e crebbero sani e robusti.
Una contesa tra i pastori di Amulio e quelli di Numitore fu occasione per quest'ultimo di incontrare e riconoscere suo nipote Remo che era stato catturato, intanto Romolo, riuniti molti uomini per liberare il fratello attaccò Amulio che morì in combattimento.
I gemelli rimisero Numitore sul trono di Alba, onorarono la madre e decisero di fondare una nuova città ma dovendo stabilire che avrebbe avuto il potere litigarono e Romolo uccise Remo.
Sepolto Remo, Romolo tracciò con l'aratro il perimetro delle mura e la costruzione fu portata a termine il 20 aprile, i Romani festeggiavano ogni anno il 21 aprile come anniversario della fondazione.
Romolo organizzò in legioni di tremila uomini i cittadini atti a combattere, quindi istituì il senato scegliendo cento persone della classe dei patrizi che comprendeva i cittadini più illustri per nascita.
Per dare moglie a quanti non ne avevano Romolo organizzò una festa attirando in città i Sabini e, al suo segnale, i Romani aggredirono i visitatori portando via tutte le ragazze nubili. Si avviarono trattative e Romolo propose ai Sabini di approvare i matrimoni tra rapite e rapitori ma Acrone re di Cenina attaccò i Romani con un grosso esercito. Acrone fu sconfitto e ucciso e Romolo trasferì a Roma tutti gli abitanti di Cenina dopo aver conquistato la loro città. Gli altri Sabini attaccarono sotto il comando di Tazio ed assediarono Roma. Riuscirono a prendere il Campidoglio grazie al tradimento della romana Tarpeia che aprì loro le porte ma venne poi uccisa per ordine dello stesso Tazio. [257] ....
(Dei principi e dell'origine dei Romani) ...

Impero di Claudio
Dopo la morte di Gaio, mentre il senato discuteva del nuovo governo, i soldati entrati nel palazzo trovarono Claudio nascosto. Lo presero e lo salutarono imperatore perché era della stirpe dei Cesari ed era persona benigna e clemente. Consoli e senatori confermarono la nomina.
Claudio Nerone Germanico era nipote di Livia e figlio di Druso, aveva cinquanta anni. Era colto, di salute cagionevole e di semplici costumi, cresciuto tra le donne e i liberti, aveva sempre tenuto un basso profilo. Amava il vino e le donne ma era molto timido.
Attese trenta giorni prima di presentarsi in senato e adottò molte misure per la sua sicurezza come la perquisizione di chi lo avvicinava e una scorta armata quando partecipava ai conviti. Fece giustiziare Cherea e altri congiurati. Sabino si uccise dopo la morte di Cherea.
Claudio richiamò dall'esilio Giulia e Agrippina sorelle di Gaio ed altri confinati. Bruciò le carte di Gaio e fece rimuovere le sue statue ma non permise che il senato condannasse la sua memoria.
Rifiutò statue, sacrifici e onori dimostrando grande moderazione. Una sua figlia sposò Lucio Iunio Silano e l'altra Gneo Pompeo Magno. Restituì i beni confiscati da Tiberio e da Gaio e si comportò sempre con generosità.
Realizzò un grande porto alla foce del Tevere, opera grandiosa e molto utile per il commercio e l'importazione del frumento.
Ebbe un figlio chiamato Claudio Tiberio Germanico Britannico.
Amava molto i giochi dei gladiatori nei quali fece morire molti condannati. I suoi liberti e la moglie Messalina lo convincevano spesso ad ordinare la morte dei loro avversari e questa pratica gli procurò molti nemici.
Annio Viniciano fomentò la ribellione di Furio Camillo Scriboniano governatore della Dalmazia, ma i soldati non aderirono alla rivolta e Scriboniano si uccise. Più tardi si suicidarono anche Viniciano ed altri sospettati. Di questa occasione approfittarono Messalina e il liberto Narcisso per uccidere molte persone.
Arria amica di Messalina si pugnalò poi porse l'arma al marito Cecina esortandolo ad usarla perché non faceva male.
Quando Aulo Plauzio, comandante dell'esercito in Britannia, informò l'imperatore sull'andamento della sua spedizione, Claudio affidò il governo al console Lucio Vitellio e raggiunse la Britannia con un esercito più grande munito di elefanti. Vinte le popolazioni locali tornò a Roma dove il senato decretò grandi onori per lui e per suo figlio Britannico.
Messalina aveva molti amanti e riusciva sempre a ingannare Claudio mentre il potere veniva spesso gestito da tre liberti: Callisto, Narcisso e Pallante. Messalina, non accontentandosi degli amanti, volle prendere un altro marito, Gaio Silio, con il quale celebrò una sontuosa cerimonia matrimoniale mentre Claudio era lontano da Roma. Infine Narcisso informò l'imperatore sulla condotta della moglie, Claudio fece uccidere Messalina e tutti i suoi amanti, quindi su consiglio dei liberti sposò la propria nipote Agrippina.
Donna astutissima, Agrippina iniziò subito a tramare per assicurare la successione a suo figlio Domizio: lo fece adottare da Claudio e gli fece sposare Ottavia, figlia dell'imperatore. Per liberare Ottavia da un precedente fidanzamento calunniò il fidanzato Silano inducendolo a morire.
Agrippina fu chiamata Augusta e il figlio Claudio Nerone Druso Germanico Cesare.
Agrippina privò Britannico del suo precettore Sosibio e dei suoi servitori, lo allontanò dal padre e vietò che si mostrasse in pubblico. In occasione di una malattia di Claudio, Nerone offrì grandi giochi per la sua salute divenendo molto popolare mentre Britannico viveva nell'ombra dimenticato da tutti.
Quando Claudio si rese conto delle trame della moglie, fece indossare la toga virile a Britannico e pensò di nominarlo suo successore, a questo punto Agrippina decise di eliminare suo marito. Lo fece con un veleno preparato dall'avvelenatrice Locusta con il quale condì i funghi che Claudio stava per mangiare.
Claudio visse sessantatre anni, due mesi e tredici giorni. Fu imperatore per tredici anni, otto mesi e venti giorni. Durante il suo regno si svolse la vicenda di Teuda che, spacciandosi per profeta, raccolse molti seguaci finché fu sconfitto e giustiziano da Fado procuratore della Giudea. Nello stesso periodo Simon Mago predicava in Roma esibendosi in pretesi miracoli.
Pietro Apostolo, ancora sotto Claudio, predicò a Roma la nuova religione.

Impero di Tito
A Vespasiano successe il figlio Tito che regnò soltanto due anni, cinque mesi e venticinque giorni morendò all'età di trentanove anni.
Governò con moderazione, non uccise alcun senatore e confermò tutti i privilegi concessi dai predecessori. Fu parsimonioso ma non avaro.
In Asia un certo Terenzio Massimo, approfittando di una somiglianza fisica, si spacciò per Nerone e raccolse un esercito, si alleò con il re dei Parti Artabano che si impegnò a condurlo a Roma.
Durante il primo anno del regno di Tito in Campania il monte Vesuvio eruttò spargendo a grande distanza fuoco e cenere. Uccise tutti gli abitanti di Ercolano e Pompei e tutti gli animali, gli uccelli, i pesci nel mare. La cenere sospinta dai venti arrivò in Africa, in Egitto, in Siria e a Roma. Tito inviò aiuti e molto denaro in Campania.
Costruì a sue spese molti edifici pubblici e offrì meravigliosi giochi durante i quali dispensava doni a tutti. Rimase famosa la sua frase "Oggi non sono stato imperatore perché non ho fatto del bene a nessuno".
Durante il suo regno morì il papa Lino al quale successe Anacleto.
L'anno successivo Tito si ammalò gravemente. Il fratello Domiziano, che forse l'aveva avvelenato, lo fece mettere in una vasca piena di neve con il pretesto che il malato necessitava di refrigerio. Sul punto di morire Tito dichiarò di rimproverarsi una sola colpa ma non disse quale. Alcuni pensano si riferisse alla cognata Domizia con la quale aveva forse avuto una relazione, altri che fosse pentito di non aver eliminato il fratello che scopertamente tramava contro di lui.

Impero di Domiziano
Domiziano si fece incoronare imperatore dai soldati subito dopo la morte del fratello. "Uomo pessimo", covava odio verso molte persone dissimulando i propri sentimenti. Ripudiò la moglie Domizia per adulterio e ne fece uccidere l'amante Paride. Aveva rapporti con la nipote Giulia, figlia di Tito, e continuò ad averne anche dopo aver ripreso Domizia.
Andò in Gallia, oltre il Reno, saccheggiando genti che erano in pace con i Romani. Aumentò la paga dei soldati poi, pentito, ne ridusse il numero.
Fu console per dieci volte e censore a vita. Durante il suo regno si ribellarono i Nasamoni che sconfissero i soldati di Flacco governatore della Numidia ma dopo la vittoria si ubriacarono e fu facile per i Romani massacrarli, impresa della quale Domiziano si vantò in senato.
Mandò a morte moltissime persone con i più banali pretesti. I suoi camerieri Partenio e Sigerio, il cancelliere Entello e il liberto Stefano congiurarono con Domizia e con i funzionari Norbano e Petronio per eliminare Domiziano. Si disse che Domizia trovò delle tavolette sulle quali Domiziano aveva elencato i nomi delle persone che intendeva far morire.
Stefano, il più robusto dei congiurati, fu il primo a colpire Domiziano mentre dormiva, quindi lo finì con l'aiuto degli altri.
Il filosofo e mago Apollonio di Tiana, che si trovava in Efeso, nel momento della morte di Domiziano gridò il nome di Stefano approvando la sua azione.
Domiziano visse quarantaquattro anni, undici mesi e ventisei giorni, fu imperatore per quindici anni e cinque giorni.
Nel decimo anno del suo regno morì Anacleto vescovo di Roma e gli successe Clemente.
Domiziano riprese la persecuzione dei cristiani, confinò nell'isola di Patmo san Giovanni Evangelista, ordinò l'uccisione di quanti appartenevano alla stirpe di David.
...
Impero di Diocleziano
Di umilissime origini, fu liberto e poi mercenario in Misia dove divenne capitano e fu proclamato imperatore.
Dichiarò di non essere responsabile della morte di Numeriano e, accusatone il prefetto Apro, lo uccise di propria mano davanti all'esercito.
Giunto a Roma assunse il governo ma dopo due o quattro anni decise di dividerlo con Massimiano Erculio. I due augusti proclamarono una persecuzione su vasta scala dei cristiani che sterminò un numero enorme di seguaci della nuova religione. Le città egiziane di Busiride e Copto si ribellarono e vennero distrutte.
Furono scelti due cesari: Massimino Galerio che sposò la figlia di Diocleziano e Costanzo detto Cloro, nipote dell'imperatore Claudio, che sposò Teodora figlia di Massimiano. Per questi matrimoni i due cesari dovettero ripudiare le precedenti consorti.
Massimiano passò in Gallia e sconfisse il ribelle Amando e in Africa i Pentagentiani, il prefetto Asclepiodoto liberò la Britannia.
Costanzo combattè contro gli Alemanni e dopo una prima sconfitta riportò una gloriosa vittoria.
Regnava sui Persiani Narseno, settimo re dopo Artaserse, Sapore, Ormisda, Vararane, Varace, Vararane II. Contro Narseno combattè Galerio il quale, come Costanzo, subì una sconfitta prima di vincere il nemico, ma la sua vittoria fu schiacciante, inseguì Narseno in patria, catturò la sua famiglia e molti nobili e infine il persiano fu costretto a firmare un trattato favorevole ai Romani.
Questi successi inorgoglirono Diocleziano che cominciò a pretendere di essere venerato.
Nel diciannovesimo anno del suo regno i due augusti ordinarono un'azione massiccia contro i cristiani che prevedeva la distruzione dei luoghi di culto e dei libri sacri, l'eccidio dei sacerdoti, l'esilio dei cristiani di condizione sociale più alta e la schiavitù per tutti gli altri.
L'anno successivo i due augusti abdicarono e si ritirarono a vita privata: Diocleziano a Salona e Massimiano in Lucania. Ufficialmente dichiararono di essere esausti per il peso delle responsabilità dell'impero ma agli intimi confidarono di essere disperati per l'impossibilità di distruggere il Cristianesimo. Prima di uscire di scena Diocleziano e Massimiano celebrarono il trionfo sui Persiani.
Le province orientali con l'Illirico furono assegnate a Galerio, quelle occidentali e l'Africa a Costanzo Cloro. Intanto a Roma i pretoriani dichiaravano imperatore Massenzio figlio di Massimiano.
Nelle sue province Costanzo si mostrò clemente verso i cristiani e governò con moderazione mentre in oriente Massimino (divenuto cesare per volontà di Galerio) continuava a vessare i sudditi con ogni tipo di angheria e sopraffazione e altrettanto accadeva a Roma sotto il governo di Massenzio.
Diocleziano e Massimiano morirono, ma le fonti non concordano sulle circostanze della loro morte. Secondo Eusebio di Cesarea Diocleziano morì pazzo dopo una lunga malattia e Massimiano si impiccò. Altri dicono che i due tramarono per riprendere il potere e furono fatti uccidere dal senato.
Secondo alcuni Massimiano tentò prima di prendere il posto del figlio Massenzio, poi si recò in Francia dal genero Costantino e tentò di usurpare il suo regno ma fu scoperto e si uccide.
Costanzo morì in Britannia dopo undici anni di regno, avendo scelto per successore il figlio maggiore Costantino che ritenne più adatto degli altri avuti da Teodora.
Si raccontava che Costantino era andato per un periodo di formazione militare presso Galerio il quale, invidioso per la prestanza e la destrezza del giovane, lo aveva più volte esposto a gravi pericoli finché Costantino, comprese le intenzioni di Galerio, era fuggito ed era tornato dal padre.